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Parlare di/della fotografia - 5


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avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2019 ore 10:44

solo che Ghirri quelle foto le fa quando nè è già passata di acqua sotto i ponti fotograficamente parlando, non erano prime foto limitate dal mezzo o da un linguaggio che si stava ancora formando

user39791
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inviato il 25 Marzo 2019 ore 10:44

Shore compie una operazione sul paesaggio americano molto simile a quella che Ghirri fa con il paesaggio italiano. Uncommon Places a mio avviso è una pietra miliare della fotografia della seconda metà del 900'.

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2019 ore 10:47

Secondo me le foto 'normali' o 'banali' ( vedi anche gli esempi portati da Skylab ) sono quelle in cui, giocoforza, è più presente la visione e la percezione dell'Autore.
Proprio perchè i soggetti non richiamano l'attenzione del lettore, tutto si concentra su come l'Autore ha metabolizzato, elaborato, 'ruminato' gli oggetti, il paesaggio, le scene.
Il 'bello' e il 'notevole' sono troppo ingombranti di per sé, per poter lasciare agli autori sufficiente spazio di espressione.
Per cui quella Fotografia che sembra occuparsi dell' ovvio e del banale, in realtà racconta un viaggio interiore dell'autore stesso.
( secondo me )

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2019 ore 10:49

Mi piace molto la tua interpretazione Paolo.
A volte la bellezza del soggetto sovrasta l'interpretazione fatta dall'autore.

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2019 ore 10:52

Se posso fare un paragone con il cinema:
molti film sono fondati sul "nulla": storie comuni, ambientazioni banali della vita quotidiana, ma che vanno talmente in profondità e con una maestria tale da lasciare di stucco. Questo è il cinema che mi piace.
Anche nella fotografia qualche volta è proprio così.

avatarsupporter
inviato il 25 Marzo 2019 ore 10:54

come Roma , un grande film e anche molto fotografico secondo me, infatti mi pare abbia vinto anche l'Oscar per la fotografia

user39791
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inviato il 25 Marzo 2019 ore 11:24

Questi fotografi sono andati in cerca della normalità più che della banalità. E la normalità spesso spaventa. Leggevo di una famosa blogger che in pochissimo tempo ha perso gran parte dei suoi contatti dopo aver deciso di mostrarsi al naturale. Al loro opposto altri grandi fotografi hanno seguito per tutta la loro carriera la anormalità, un esempio su tutti Diane Arbus. Questa dicotomia potrebbe essere un buono spunto di discussione.

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2019 ore 11:26

Diane Arbus fu criticata e Lisette Model furono anche criticate da Eva Rubinstein (anche lei allieva della Model) perchè troppo "violente" nel voler avere l'immagine a ogni costo

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2019 ore 11:30

Il confine fra NORMALITA' e BANALITA' è molto labile e delicato. Oltretutto ha una connotazione personale: non per tutti è uguale.

Descrivere la normalità suscitando interesse attraverso un'attenta analisi non è cosa facile. Si cade spesso e volentieri nel banale, nel già visto e nel "vuoto" come caratteristica principale.

Non sono bravo a spiegarmi...Confuso

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2019 ore 11:34

Si ti sei spiegato, allora io penso che chi fa foto stile Ghirri pattina sull'orlo della cagata ed è mooolto facile cadere al di la.
Detto questo concordo sul discorso della normalità, mi viene in mente Nan Golding che documenta la sua vita e suoi amici, non so se la sua normalità è quella che tutti giudichiamo tale

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2019 ore 11:47

In generale chi ambisce scattare foto "stile qualcuno" cade facilmente nella banalità, e sicuramente nel già visto.
Trovo che imitare o emulare altri non sia una buona cosa, se non un buon esercizio per migliorare la propria tecnica.

Il punta e scatta così alla caxxo messo su un piedistallo e trasformato in arte mi lascia veramente moooolto scettico. Mi dispiace, ma è più forte di me, non so che farci... Confuso

Alcuni invece "fanno finta" di proporre foto banali, ma in verità sono parecchio studiate. Io stesso ci sono cascato parecchie volte, e ho dato giudizi taglienti. Poi però comunque, se non trovo un senso, non riesco a dare un significato a queste cose e apprezzarle a pieno.
Dovrei riuscire a trovare una chiave di lettura soddisfacente.

user39791
avatar
inviato il 25 Marzo 2019 ore 11:49

Nan Golding ha uno stile molto intimista, quasi autobiografico. Al centro del suo lavoro ci sono sesso, droga, trasgressione, amicizia, solitudine e anche violenza. La sua è una normalità molto lontana dalla mia, ad ogni modo di sicuro ha creato un genere narrativo molto personale, e anche molto imitato.

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2019 ore 12:36

come Roma , un grande film e anche molto fotografico secondo me, infatti mi pare abbia vinto anche l'Oscar per la fotografia


Ho pensato a Roma di Fellini e sono rimasto di sasso ("storie comuni, ambientazioni banali della vita quotidiana, ma che vanno talmente in profondità e con una maestria tale da lasciare di stucco"), poi ho capito che era il film di Cuaron (che non ho visto, ma mi riprometto di farlo).

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2019 ore 13:39

la normalità spesso spaventa


è vero !
forse perché inconsciamente temiamo qualche esito inaspettato

mi viene in mente questo tratto de 'I Limoni' di Eugenio Montale:

"Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità. "

la normalità allude, ci interroga molto più dello 'stra-ordinario'

è vero anche che è difficilissimo correre sul filo della normalità e della sua rappresentazione
(che sempre e comunque è interpretazione ) senza precipitare nell'insignificante
ecco: forse la normalità dei nostri due fotografi è carica di significato.

user39791
avatar
inviato il 25 Marzo 2019 ore 13:40

Comunque sarebbe interessante fare un confronto tra i grandi autori che hanno rappresentato la normalità e quelli che hanno cercato le situazioni fuori dalla normalità o hanno enfatizzato gli aspetti forti. Ad esempio Salgado ha spesso cercato l'estetica nel/del dolore.

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