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Fotografia, autenticità, cultura, etica.


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avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 8:04

I fotografi hanno sempre fatto fotografie pagando i soggetti ed organizzando la scena, ossia taroccando la fotografia, e le foto taroccate esistono da sempre, da quando è nata la fotografia.

Se l'osservatore della fotografia è competente, la foto taroccata la vede subito e va bene così, ciascuno è libero di fare quello che vuole nel rispetto degli altri.

E' quando ci sono dei commenti falsi e bugiardi dell'autore della fotografia taroccata che allora non va più bene, ed è allora che viene il bello, è lì che io mi diverto un mondo a sputt anarli, e per benino!

user109536
avatar
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 8:41

Beato te se ti diverti cosi!

avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 9:41

Qualunque forma di documentazione "postuma", che rimanda cioè a qualcosa che è già passato e non più verificabile, è passibile di modifiche che vanno dall'interpretazione al taroccamento vero e proprio. La fotografia non fa eccezione in questo, perché il problema non è legato al mezzo utilizzato per documentare, ma al fatto che quando pubblico il documento l'evento è già terminato e, appunto, non più verificabile direttamente.
Paradossalmente, all'epoca in cui la tecnologia a disposizione rendeva estremamente difficile se non impossibile la documentazione in tempo reale, e in molti casi la ricostruzione staged era praticamente un obbligo tecnico, credo ci fosse molta più consapevolezza di questo limite del concetto di documento; oggi sembriamo tutti convinti che la tecnologia moderna abbia risolto questo problema, ma non è così: se ciò che documento non è più verificabile direttamente, quel documento è sempre "presunto". E' questo che introduce l'aspetto etico del come presento quell'immagine o dei vari paletti che questo o quel concorso o testata pongono nella scelta delle foto.
Però anche l'osservatore dovrebbe tornare a quella consapevolezza di cui sopra; insomma, il dubbio non deve essere interpretato come incapacità critica, ma come sprone a valutare tutti gli aspetti e i caratteri di un'immagine.
Se poi anche così l'osservatore si accontenterà dell'effetto "wow", allora credo che l'aspetto documentale gli interessi ben poco.

avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 10:08

I fotografi hanno sempre fatto fotografie pagando i soggetti ed organizzando la scena, ossia taroccando la fotografia, e le foto taroccate esistono da sempre, da quando è nata la fotografia
chi ha un minimo di esperienza nella composizione fotografica non fatica a smascherare tali situazioni che fanno onestamente sorridere, ma fortunatamente esistono fotografi magari meno conosciuti ma con ben altro livello di etica e linguaggio.

avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 10:24

Però anche l'osservatore dovrebbe tornare a quella consapevolezza di cui sopra; insomma, il dubbio non deve essere interpretato come incapacità critica, ma come sprone a valutare tutti gli aspetti e i caratteri di un'immagine.
Se poi anche così l'osservatore si accontenterà dell'effetto "wow", allora credo che l'aspetto documentale gli interessi ben poco


il grosso del pubblico che frequenta un'esposizione non ha in genere una formazione e un'esperienza in campo fotografico si fida molto di come viene pubblicizzato l'evento, si fida altrettanto dell'importanza dell'autore e del suo blasone, si aspetta di trovare emozioni facili e convincenti difronte alle opere esposte, potenzialmente aumenta il rischio dell'effetto "wow" o peggio che il pacchetto del prodotto offerto sia stato almeno in parte confezionato con artificio. Ma ripeto ci sono, per contro, molti autori meno conosciuti che hanno un livello etico e di linguaggio ineccepibile: veri fotografi.

user158139
avatar
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 12:13

Cirillo, potresti fare qualche esempio di quegli autori?

avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 12:21

Post interessantissimo. Aggiungo la mia opinione: sotto la foto di cui si parla, è evidente il fine della stessa: promuovere dei tour fotografici. E' quindi una foto commerciale, e non ci vedo niente di male, essendo l'autore un fotografo professionista. Tra l'altro non vedo come diversamente un "pro travel photographer" possa finanziarsi costosi e lunghi viaggi.
Purtroppo abbiamo in molti un'opinione estremamente romantica e poetica della fotografia, quando invece è solo un linguaggio, da usare a proprio uso e consumo.
Vi faccio un esempio: se io avessi voluto fare una foto del genere con spirito reportagistico\documentario, avrei dovuto fare più sopralluoghi, conoscere l'esposizione del sito, tradizioni, storia, trovare un alloggio vicino, ecc...
Tutto ciò non è evidentemente sostenibile, nemmeno se mi avesse ingaggiato il National Geographic.

avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 12:26

@jacopo: mi sembra un po' esagerato riportare i dati tecnici delle foto in una rivista o libri di reportage. I dati tecnici li ritengo non necessari perchè si parla di documentazione. La p.p c'è sempre ma tieni presente che le immagini non nascono per essere artistiche (perfezione=finzione). Quasi tutti i fotoreporter pubblicano libri dove raccontano con le loro immagini i progetti, raccontando i retro scena e non solo ma difficilmente si parla di attrezzature o dati di scatto...quelli secondo me vanno bene per i manuali sulla fotografia.

avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 12:35

quelli secondo me vanno bene per i manuali sulla fotografia.

Anche perché i dati tecnici con un po' di esperienza puoi ricavarteli, e cmq non hanno tutta questa importanza

avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 12:50

"Vi faccio un esempio: se io avessi voluto fare una foto del genere con spirito reportagistico\documentario, avrei dovuto fare più sopralluoghi, conoscere l'esposizione del sito, tradizioni, storia, trovare un alloggio vicino, ecc...
Tutto ciò non è evidentemente sostenibile, nemmeno se mi avesse ingaggiato il National Geographic."...ti muovi in maniera diversa e segui una burocrazia molto complicata. Arrivato sul posto dovresti avere i contatti con persone del luogo o che lo conoscono molto bene. Tutto dipende da cosa vuoi documentare. Una volta i reporter erano inviati dalle testate (parlo in modo generico) ed erano loro a smazzarsi per la burocrazia e quant'altro. Oggi non è così. Si lavora in modo diverso per cui se non si ha esperienza si rischia grosso in tutti i sensi e trovarsi con il cu_lo per terra in un'attimo. Mccurry questo lo ha capito per primo e intelligentemente ha preso altre vie alternative dando vita ai così detti "reportage di viaggio".

avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 12:52

Cirillo, potresti fare qualche esempio di quegli autori?
Guglielmo Chiolini, Moreno Gentili, Tranquillo Casiraghi, Fabrizio Tempesti, Igino Muzzani, Franceso Paolo Michetti, Amedeo Vergani, Nino Migliori, Mario Giacomelli che ho conosciuto di persona, GBG che non ho mai conosciuto personalmente ma gli ho organizzato una sua esposizione al mio paese per foto scattate in terra mantovana.
Guido Guido mio ex insegnante di Land Art, Renè Burri, Giorgio lotti, il grande Mario De Biasi che ho conosciuto di persona e dal quale mi son preso una bella tirata di orecchie, potrei aggiungerne molto altri ma quelli che ho citato sono quasi tutti sponsorizzati da Alinari, una garanzia.

avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 13:16

"...ti muovi in maniera diversa e segui una burocrazia molto complicata. Arrivato sul posto dovresti avere i contatti con persone del luogo o che lo conoscono molto bene. Tutto dipende da cosa vuoi documentare. Una volta i reporter erano inviati dalle testate (parlo in modo generico) ed erano loro a smazzarsi per la burocrazia e quant'altro. Oggi non è così. Si lavora in modo diverso per cui se non si ha esperienza si rischia grosso in tutti i sensi e trovarsi con il cu_lo per terra in un'attimo. Mccurry questo lo ha capito per primo e intelligentemente ha preso altre vie alternative dando vita ai così detti "reportage di viaggio"."

Sì, sono d'accordo.
Tornando in topic: se poi McCurry fa foto "staged", senza veilletà fotogiornalistiche o documentarie, ma prevalentemente estetiche, non penso che l'autore della foto di cui sopra sia in difetto. In fondo non è un fotogiornalista, appunto.

avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 13:52

Ciao ho letto,l'interessante spunto di discussione.Tanti anni fa compravo le riviste di viaggio,quando le informazioni scarseggiavano e le foto erano poche,ora no.
Il turista fotoamatore un domani potrebbe recarsi in loco,in una remota località, che forse non ci è dato sapere, ma rappresenta l'emblema del viaggio nelle remote località,per trovarsi davanti all'ora X, una giovane in preghiera con un fascio di luce laterale,che squarcia l'ambiente polveroso...Il nostro eroe sarà li con la mirroless ad immortalare la scena...oppure con la macchinetta e lo smartphone, perché la foto sia bella-molto bella-veramente bella.Non male.
Ci troviamo davanti,all'idea del viaggio, alla sintesi del momento sognato ,in pillole impacchettata gia' pronta,o forse qualche volta,ci vorrebbe la scritta"non fatelo a casa".
Forse non sarà una novità a livello globale oppure piuttosto ,alcuni comportamenti sono stati assimilati talmente da non suscitare piu' stupore o meraviglia.
E come dicono qui sul forum perchè così mi diverto...e fra le citazioni un po' meno celebri, c'è il "non mi interessa niente" ,oppure "è la stessa cosa" ,"conta il risultato finale".
L'immagine qualche volta o tante volte, per raccontare una storia in cui immedesimarsi sembra non esimersi dal ricostruire o mettere in scena,contando sempre sullo spettatore medio ,a volte un po' contabile, un po' "sognatore" molto pragmatico nei suo tanti click ,che è cliente,fruitore,viaggiatore.



avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 14:31

"non penso che l'autore della foto di cui sopra sia in difetto. In fondo non è un fotogiornalista, appunto."...non penso nemmeno io che sia in difetto. ;-)

avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2019 ore 14:39

Per me la cosa più fastidiosa è definire il genere "reportage di viaggio". A chiamarla semplicemente ritrattistica si farebbe più bella figura.

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