| inviato il 07 Febbraio 2019 ore 9:54
Buongiorno a tutti C'è qualche anima pia che ha voglia di spiegare se sia possibile e come calcolare il sistema zonale già in fase di scatto. Grazie |
| inviato il 07 Febbraio 2019 ore 10:35
La risposta breve (e completa) è quella di passare in biblioteca e sfogliare almeno i primi due volumi di AA della sua famosa triologia. La risposta "incompleta" è quella di iniziare studiando la gamma di brillanza della scena inquadrata, utilizzando la funzione spot del tuo esposimetro e ragionare sull'esposizione a partire da quei dati. |
| inviato il 07 Febbraio 2019 ore 12:17
Il sistema zonale non è un calcolo, ma la messa in pratica di una serie di azioni tecniche in conseguenza alla decisione creativa del fotografo. Ti consiglio questa lettura "The practical zone system for Film and Digital Photography" by Chris Johnson Un ottimo sunto, molto chiaro e applicato anche al mondo digitale, di buona parte delle tecniche del sistema zonale. Io l'ho studiato lì sopra e solo in seguito ho letto i libri di A.Adams Sapere cos'è è relativamente semplice. Saperlo applicare bene è invece l'esatto contrario. Scriverne qui sarebbe una specie di suicidio (difficile da spiegare, sarebbe inoltre complicato evitare la rituale "corsa degli asini saccenti" che si scatena ad ogni tentativo). |
| inviato il 07 Febbraio 2019 ore 13:18
Senza passare alla fase finale della stampa penso sia impossibile o quantomeno poco realistico |
user15476 | inviato il 07 Febbraio 2019 ore 14:28
In fase di scatto, in digitale, ha ancora senso usare il sistema zonale? Qualche tempo fa ho trovato questa intervista ad un professionista foto ritoccatore che raccomanda la sotto esposizione a prescindere: (link) "[...] un dettaglio che molti fotografi sembrano ancora non aver capito anche se va totalmente contro le regole. Con le reflex digitali raccomandiamo di sotto esporre di almeno uno stop e forse anche due a seconda dell'illuminazione della scena. Più semplice è recuperare le ombre rispetto alle alte luci. In uno scatto con luce uniforme, in una giornata di sole, avete bloccato il contrasto e perso molte informazioni nelle alte luci. Consigliamo ai fotografi che passano da pellicola a digitale di usare questa tecnica per ottenere quei colori densi e quella profondità che erano soliti ottenere con la pellicola." |
| inviato il 07 Febbraio 2019 ore 18:13
Si esatto. Questo però serve a “calibrare” il sistema zonale. Nelle pellicole ti preoccupi del dettaglio dei neri, troppo sottoesposto perdi le trame. Da questo presupposto (o test) trovi la sensibilità reale della pellicola e poi applichi il sistema zonale. Nel digitale a perdersi sono i bianchi, quindi dovremmo “tarare” l'esposizione nelle alte luci e poi applicare il zonale. Ma a senso considerando che dovremmo capire quanto in nostro sensore supporta le variazioni di esposizione, quanto il nostro software può estrapolare, se siamo corretti col monitor e soprattutto se non stampiamo, (dove il bianco è un dato preciso, la carta)? |
| inviato il 07 Febbraio 2019 ore 18:23
Però puoi provare cosi (io almeno provo cosi, visto che mi sono posto pure io il problema): in macchina ottieni un istogramma completo, dove non peli le alte luci. Diciamo che trovi la zona più luminosa dove vuoi dettaglio e la esponi per la zona VII oppure VI (o VIII e qui il discorso del sensore-software-monitor) verifichi le ombre interessanti e in silver efex hai la tua scala zonale con cui giocare |
| inviato il 07 Febbraio 2019 ore 20:39
Già non é facile spiegare il zone system in modo conciso ma efficace, e poi effettivamente non é più cosi importante come lo poteva essere all'epoca di Ansel Adams, oggi la dinamica dei sensori e l'edizione dei raw permettono tutte le fantasie, ma se la tua questione viene dal desiderio di ben "centrare" l'esposizione e sfruttare al meglio la dinamica del sensore, ti vorrei già far notare che esistono diversi metodi di misura della luce per l'esposizione della foto : 1) la misura della luce riflessa che consiste a misurare la luce riflessa dai toni medi della scena per ottenere un grigio medio (grigio kodak 18%) sulla stampa e quindi una gamma tonale estesa e equlibrata (é il metodo usato dalle fotocamere, con le varianti : spot, centrale, media ponderata, matrice) questo metodo per essere preciso necessita di identificare e misurare i toni medi della scena inquadrata , ma permette di gestire le situazioni di luce difficili come i contro-luce ecc... 2 ) la misura della luce incidente che consiste a misurare la sorgente luminosa che colpisce la scena, cio garantisce di "centrare" perfettamente i toni medi senza errori possibili sulla zona misurata dall'esposimetro e di ottenere una gamma dinamica la più estesa possibile. questo metodo é di una grande precisione ed é la base di partenza per l'utilizzazione del zone system ma é efficace praticamente solo con le situazioni di luce classiche cioé sole alle spalle, ecc... No veramente non vedo l'utilità del zone system oggi, già con la misura a matrice incorporata alle fotocamere o al limite scegliendo la centrale ponderata (più previsibile) si ottengono già ottimi risultati, al limite in caso di forte contrasto magari sottoesporre un po col correttore d'esposizione per proteggere le luci e via ..effettivamente le zone scure si recuperano meglio. |
| inviato il 07 Febbraio 2019 ore 21:04
Se vuoi provare la misura della luce incidente ci sono tante applicazioni gratuite per smartphone Android...io uso Light Meter for Photo |
| inviato il 07 Febbraio 2019 ore 21:04
“ Senza passare alla fase finale della stampa penso sia impossibile o quantomeno poco realistico „ Non aveva senso allora... quando la stampa era l'unico supporto possibile per vedere il risultato definitivo di uno scatto fotografico. Il sistema zonale è utilizzabile anche oggi, a maggior ragione con le ampie possibilità di intervenire sullo "sviluppo" del negativo digitale: il Raw. Indubbiamente l'utilizzo di tale metodo impone ragionamenti antecedenti lo scatto... ma offre un controllo di "previsualizzazione " dello scatto di indubbio valore. Agli scettici, consiglio una ricerca su Google, per vedere alcuni filmati del fotografo Francesco Francia, che del sistema zonale è un convinto sostenitore. |
| inviato il 07 Febbraio 2019 ore 21:09
Contento lui (parlo di F.F.) forse lo fà per abitudine) ...io pure lo usavo moltissimo con le diapositive (che non si stampano dunque) che avevano una latitudine di posa = a 0 ma a parte che non è adatto a tutti i casi di luce, oggi non ne sento più il bisogno invece della misura della luce incidente si...per un bel paesaggio la uso ed è piu che sufficente per un'esposizione perfetta. |
| inviato il 07 Febbraio 2019 ore 21:25
“ Se vuoi provare la misura della luce incidente ci sono tante applicazioni gratuite per smartphone Android...io uso Light Meter for Photo „ Dipende molto dalla "qualità" dello smartphone utilizzato; in ogni caso dubito fortemente che il sensore di un telefono possa essere preciso quanto quello di un esposimetro professionale, appositamente progettato per tale scopo. Può dare indicazioni per una misura approssimativa dell'intensità della luce. Il sistema zonale richiede molta precisione.. altrimenti diventa un metodo di dubbia utilità. |
| inviato il 07 Febbraio 2019 ore 21:38
Seguo |
| inviato il 07 Febbraio 2019 ore 21:45
"Buongiorno a tutti C'è qualche anima pia che ha voglia di spiegare se sia possibile e come calcolare il sistema zonale già in fase di scatto. Grazie" Lascia perdere. Cos'è che non riesce a fare la tua macchina digitale ? Non espone bene? Bracketing a parte, in postproduzione puoi fare quel che vuoi. Scatta fotografie e non ti fare pippe mentali: saperlo non ti renderà più figo. Dopo questa necessaria premessa provo ad argomentare: per applicare il sistema zonale, riservato al BN dove si decide di piazzare il grigio medio oppure il bianco che presenti ancora un qualche dettaglio, occorre una macchina a pellicola: una folding minimo 4x5". Una folding o un banco ottico perché ogni singola pellicola dovrà avere un trattamento di sviluppo a se stante, già deciso in fase di ripresa. Minimo 4x5" perchè alcuni trattamenti strapazzeranno alquanto il negativo degradandone la qualità e solo un formato grande può consentire il succesivi ingrandimento mantenendo una qualità visiva accettabile. Un esposimetro spot può essere d'aiuto nel valutare le varie luminosità presenti sulla scena e stabilire quali privilegiare. Riassumendo in poche parole se la scena è molto contrastata (forte luce solare ecc. ) converrà esporre per le ombre e sviluppare per le luci, cioè sovraesporre e sottosviluppare. Se la scena è a basso contrasto, sarà meglio esporre per le luci e sovrasviluppare per tirare fuori i particolari in ombra. Le pellicole, normalmente, non amano il sovrasviluppo e si vendicano tirando fuori la grana e degradando la nitidezza. Non vedo come questo si possa applicare al digitale. Ai vecchi tempi qualcuno si ostinava a volerlo mettere in pratica con la pellicola in rullo, 120 o, moooolto peggio, 35 mm. In linea di massima era possibile: ma occorreva esporre tutto il rullo sul medesimo soggetto e con lo stesso criterio di esposizione, per poi sviluppare di conseguenza, con tutti i guai che ne derivavano. Non conosco alcuno che abbia perseverato. >Tieni anche presente che Adams aveva un ingranditore che illuminava il grande negativo (per le sue foto migliori usava un negatico 8x10") con molte piccole lampadine (i led erano aldilà da venire) che potevano essere accese o spente separatamente. Il che la dice lunga sulle difficoltà di far entrate nello stesso fotogramma tutti i valori tonali. Usa le tue energie per qualcosa di più sensato. |
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