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Il nido dei picchi


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Il nido dei picchi, testo e foto by Giuseppe Taverna. Pubblicato il 15 Gennaio 2019; 11 risposte, 7347 visite.


Sono passati ormai anni da quando ho costruito un capanno, nei pressi di una robinia (Robinia pseudoacacia), in cui ho visto il foro di entrata del nido del picchio verde.

Ero sicuro fosse del picchio verde (Picus viridis) perché era un foro ovalizzato, con l'apice rivolto verso il basso, poi era più grande di quello del picchio rosso maggiore.




Mi ero fermato, un po' nascosto, per vedere se era frequentato.

Poco dopo, una testolina era apparsa, evidentemente mi aveva sentito arrivare, era rimasto un po' tranquillo, sospettoso, poi non udendo altri rumori si era affacciato.

Era la dimostrazione che era occupato, avevo pensato, il piccolo non si era ancora involato, quindi era ancora alimentato dai genitori.

Mentre pensavo a questo, ecco arrivare l'adulto, la femmina, l'avevo riconosciuta per il mustacchio nero ai lati del capo, il maschio ce l'ha di un bel rosso, la stavo osservando da una decina di metri, non me l'aspettavo così grossa.




Bisognava mi organizzassi per poter fotografare in sicurezza.

Per l'hanno in corso ormai era impossibile, il piccolo sarebbe uscito tra qualche giorno, non volevo disturbarlo, i genitori si sarebbero allarmati vedendomi e, avrebbero potuto abbandonarlo.

Dovevo costruire un capanno che mi mimetizzasse alla vista.
L'avrei costruito in inverno, pronto per essere usato in primavera.

Così feci.




A novembre, nel bosco, si erano effettuati lavori forestali, si erano tagliate le piante ammalorate, soprattutto Farnia (Quercus robur), Rovere (Quercus petraea), e qualche Roverella (Quercus pubescens), da anni infestate dalla processionaria della quercia (Thaumetopoea processionea).

Le larve della processionaria della quercia, vivono nei boschi di latifoglia, nascono in primavera e vivono tutte insieme in una specie di nido costruito con la seta che secernono dall'apparato boccale, una ragnatela che avvolge il tronco e i rami.

Gli adulti si trasformano in farfallina e volano durante i mesi di luglio o agosto.

Di notte, le larve, abbandonano il loro rifugio e, disponendosi una dietro l'altra a formare una lunghissima fila indiana, si arrampicano sui tronchi e sui rami per raggiungere le foglie, nel caso delle latifoglie, o gli aghi di pino nel caso delle conifere, nutrendosi.

Queste larve sono caratterizzate dalla presenza sul corpo, di ciuffi di peli urticanti.

Il secreto contenuto nei peli se viene a contatto con l'epidermide dell'uomo o degli animali domestici, può provocare forti irritazioni, che sono particolarmente pericolose quando vanno ad interessare gli occhi o le mucose delle vie respiratorie.

Nelle mie numerosissime uscite in natura, più volte ho avuto problemi di irritazioni cutanee agli arti superiori e inferiori, soprattutto durante le uscite in cerca di funghi nei boschi di pianura.

Nei nostri boschi è presente anche la processionaria del pino (Thaymetopoea pityocampa), presente su tutto il territorio nazionale.

Questa processionaria ha costumi simili e, in Italia, ha importanza economica maggiore di quella della quercia.

Compie anch'essa una generazione all'anno con lo sfarfallamento degli adulti all'inizio dell'estate, le uova vengono deposte sugli aghi dei pini, si schiudono dopo un mese.

Le larve vivono e svernano nei nidi sericei, dalla forma caratteristica di un manicotto, ed escono nelle ore notturne per nutrirsi.

Il materiale delle piante abbattute, era stato evacuato per essere conferito all'inceneritore, al fine di ottemperare alla normativa di legge, che in questi casi, prevede la distruzione totale della pianta infestata dalla processionaria.

Sul terreno, erano rimasti ancora parecchi tronchetti di piccolo diametro, lunghi anche un paio di metri.

Il materiale ideale per la costruzione del riparo che mi occorreva.

Avevo trovato anche un ceppo di robinia con una forma particolare, lo usai come mangiatoia naturale.




Cominciai ad alimentarla ai primi freddi, ci misi palle di grasso con semi vari e frutta secca.

Cominciarono a giungere cince, pettirossi, scriccioli, picchi muratori, una volta anche la ghiandaia, molto sospettosa, si fermò solo qualche secondo.

Ho fatto belle foto, per tutto l'inverno.

Venne la primavera, il vocalizzo del picchio verde era costante, lo si vedeva, lì vicino, sugli alberi dei dintorni, ma il nido rimaneva inutilizzato.

Frequentavo periodicamente il capanno, non alimentavo più la mangiatoia (lo faccio solo nel periodo invernale), ora il cibo era abbondante.

Passò tutta l'estate, venne l'autunno, poi un altro inverno.

Frequentai periodicamente sempre la zona, ma il nido rimase vuoto.

L'anno successivo, mi accorsi che i Calabroni (Vespa crabro) ne avevano sigillato l'entrata lasciando solo una sottile fessura che fungeva da entrata.




Avevo oramai perso ogni speranza, col nido così compromesso il picchio verde non si sarebbe più visto.

Quest'anno, nel mese di marzo, cominciai il solito giro d'ispezione nei boschi della zona; passando al capanno, che avevo come sempre utilizzato per tutto l'inverno, mi accorsi che il foro che era stato ostruito dai calabroni ora era libero.

Subito pensai: vuoi vedere che il picchio verde se li è mangiati tutti e ora ha intenzione di usare il nido per sé?

Rimasi per un po' nelle vicinanze ma, non successe nulla.

Ritornai la settimana successiva e mi avvidi di un'altra ostruzione al foro del nido, questa volta era rimasto un piccolo foro, ma tutto intorno il foro originale, vi era materiale che lo aveva ostruito.

Subito pensai al picchio muratore, era infatti sua abitudine utilizzare i nidi di altri picchi ma, essendo di piccole dimensioni, circa 14 cm, ne rimpiccioliva l'entrata adattandola alla sua corporatura.




Come mai si era deciso di utilizzare quel nido dopo tre anni che era libero?

Forse la mangiatoia, che per anni era a disposizione durante tutto l'inverno, l'ha convinto che il posto era sicuro?

Decisi che avrei frequentato il capanno ogni due o tre giorni.

E così avvenne che una mattina vidi la testolina del picchio muratore sbucare dal foro d'entrata del nido, poi ne arrivò un altro con del cibo.

Non è facile distinguere il maschio dalla femmina, sono molto simili, ma gli ornitologi dicono che solo la femmina cova, mentre il maschio la alimenta.

Da allora, ogni settimana facevo visita al nido e scattavo belle foto; gli adulti alimentavano costantemente i piccoli, ne vidi sicuramente due, lottavano tra di loro per riuscire a infilare la testa nel foro, ci fu un momento che riuscii a scattare una foto che evidenziava i due becchi.




Una volta vidi un'altra testolina che mi parve più grossa delle altre, anche il becco era più corto, che si trattasse dell'ultimo nato?
Non saprò mai quanti furono i piccoli, statisticamente le uova covate possono essere da sei a nove, ma quanti ne nascono?

E quanti sopravvivono?

I due o tre che avevo visto erano gli unici o altri si sono involati quando non ero presente?

Un giorno tornando al capanno mi accorsi subito che non vi era movimento, solo le cince erano presenti, rimasi qualche ora ma, era evidente che il nido era stato abbandonato.

Altre vite erano venute al mondo, madre natura aveva ancora una volta fatto il suo dovere.

SCHEDA TECNICA Picchio verde (Picus viridis)

Identificazione: 31 cm.
Un grosso picchio con parti superiori verde scuro, parti inferiori verde grigio chiaro, vertice carminio, groppone e basso dorso visibilmente giallo.
Lati del capo e mustacchi neri.
Il maschio ha il centro del largo mustacchio nero, di un bel rosso, i giovani sono più pallidi, distintamente macchiati e barrati.
Si ciba frequentemente sul terreno, ai nidi di formiche.
Salta pesantemente in una posa piuttosto eretta.
Volo profondamente ondulante con lunghe pause ad ali chiuse tra ogni impennata.
Si riproduce in boschi aperti, ai margini dei boschi, oppure in territori con alberi sparsi.
Il nido è un buco in un albero scavato da entrambi i sessi, a un'altezza minima da terra di 90 cm circa.

Habitat: Boschi cedui, parchi, terreni coltivati, zone ad alberi sparsi.
Nidifica in buchi scavati negli alberi.

Nido: Una cavità scavata nel legno sano oppure in parte marcio. Larghezza dell'ingresso 7,5 cm e 6-9 cm in altezza.
All'estremità si trova la cavità allungata, priva di rivestimento, profonda 38 cm e larga 15 cm

Stagione riproduttiva: Inizia in aprile.
Covata singola.

Incubazione: Da entrambi i sessi. 18-19 giorni.

Allevamento: I nidiacei sono accuditi da entrambi i genitori.
Il cibo è una massa semiliquida rigurgitata.
Lasciano il nido a 18-21 giorni.

SCHEDA TECNICA Picchio muratore (Sitta europaea)

Identificazione: 14 cm.
Un uccello corto e massiccio, che si arrampica sugli alberi, con un becco potente e appuntito.
Si riconosce per le parti superiori e il vertice blu grigi, le parti inferiori fulve con fianchi castani, gola e guance bianche ed una larga stria nera attraverso l'occhio.
I giovani non hanno il castano.
Si arrampica sugli alberi con brevi corsette in qualsiasi direzione, compresa quella all'ingiù.
Martella le noci dopo averle incuneate nella corteccia.
La coda non serve da sostegno.
Si riproduce in boschi cedui e misti, parchi e coltivazioni con alberi grandi e sparsi.
Il nido è un buco in un albero o in un muro, talvolta nel vecchio buco di un picchio o in un nido artificiale.

Habitat: Vecchi alberi cedui nei boschi, parchi e giardini.
Nidifica in buchi negli alberi, occasionalmente nei muri, cassette-nido, ecc., cementando il foro d'entrata e le fenditure con il fango.

Nido: I fori grandi vengono ridotti di dimensione cementando con del fango l'ingresso, e le fessure interne possono essere otturate.
Il nido è una coppa disordinata di pezzetti e schegge di corteccia e foglie morte.
E' costruito principalmente dalla femmina ma il maschio può collaborare intonacando l'apertura.

Stagione riproduttiva: Inizia da aprile inoltrato sino ai primi di maggio.
Di solito covata singola, occasionalmente doppia.

Incubazione: Uova deposte a intervalli giornalieri. Le uova sono incubate solo dalla femmina, che viene nutrita dal maschio e inizia a covata completa. 14-18 giorni.

Allevamento: I nidiacei sono accuditi da entrambi i genitori.23-25 giorni nel nido.




Risposte e commenti


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user23063
avatar
inviato il 18 Gennaio 2019 ore 7:52

Bel racconto, fatto di evidente passione e costanza, peccato per il mancato ritorno del picchio verde, speriamo solo per cambiata dimora.

avatarjunior
inviato il 18 Gennaio 2019 ore 11:17

Bell'articolo, è bello essere spettatori discreti dei comportamenti degli animali.

avatarsupporter
inviato il 18 Gennaio 2019 ore 17:41

Grazie ragazzi, ben trovati, ciao

avatarsenior
inviato il 31 Gennaio 2019 ore 10:03

Un bel racconto, ricco di indicazioni utili, maturate in tante giornate di osservazioni. Complimenti per il lavoro fatto al capanno e per le ottime foto!
Ciao

avatarjunior
inviato il 31 Gennaio 2019 ore 12:01

Grande!
Breve, simpatico, tutto l'articolo. Buona fortuna per le altre osservazioni. Vorrei averlo anche io uno spazio vicino in cui mettermi, in completo silenzio, a guardare l'avifauna. Ma la mia vita mi ha portato in zone fin troppo antropizzate...
Saluti e... condividici pure tutte le foto dei meravigliosi animaletti che incontri.

avatarsupporter
inviato il 31 Gennaio 2019 ore 12:32

Grazie Alfredo e V1nc3, che la luce sia con voi, ciao

avatarjunior
inviato il 06 Febbraio 2019 ore 21:13

Ottimo racconto interessante e particolareggiato, speriamo che la prossima primavera il nido venga riutilizzato da qualche soggetto interessante.

avatarjunior
inviato il 08 Febbraio 2019 ore 8:45

Ma si può costuire un capanno in un bosco? Comuqnue sei molto informato, bel articolo!

avatarsupporter
inviato il 08 Febbraio 2019 ore 12:42

Tutti i boschi hanno un proprietario, può essere un Parco, un Comune, il Demanio, oppure un privato. Nel mio caso non ho fatto altro che ammucchiare vecchi rami presi in loco, basta toglierne uno e il tutto casca. Per rendermi invisibile mi porto sempre un telo con feritoie, con lacci di scarpe lo fisso ai legni, e il gioco è fatto, al termine lo ritiro nello zaino e me ne vado lasciando tutto come prima. Si può parlare di costruzione? Quest'anno sono 4 anni che è in loco, nessuno ha mai detto nulla.
La risposta alla tua domanda è no! occorre sempre il permesso del proprietario. Ciao.

avatarjunior
inviato il 12 Gennaio 2021 ore 17:44

mi sto avvicinando a questo ramo della fotografia ed il tuo articolo è stato per me molto interessante. grazie.
ciao giuliano

avatarsupporter
inviato il 13 Gennaio 2021 ore 14:00

Felice di esserti stato utile, ci sono notizie pratiche anche negli altri racconti sulla volpe, lo scricciolo, ecc. che ti potrebbero essere utili per gli approcci agli animali selvatici, buona lettura; poi metti in pratica. Ciao e auguri





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