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Il "punctum" in paesaggistica, esiste?







avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 10:47

Nel suo libro "La camera chiara" Roland Barthes propose due termini per descrivere un suo eventuale interesse in una fotografia. Lo "studium" nasce da un nostro retroterra culturale che ci porta a provare un interesse generale verso una foto, "è una distesa, esso ha l'estensione d'un campo, che abbastanza familiarmente io vedo in funzione del mio sapere, della mia cultura; questo campo può essere più o meno stilizzato, più o meno riuscito, secondo la perizia o la fortuna del fotografo. ... Lo studium è il vastissimo campo del desiderio noncurante, ... appartiene all'ordine del 'to like' e non del 'to love'"
Il "punctum" invece "viene a infrangere (o a scandire) lo studium. Questa volta, non sono io che vado in cerca di lui ... ma è lui che, partendo dalla scena, come una freccia, mi trafigge ... Chiamerò quindi questo secondo elemento che viene a disturbare lo studium, punctum ... E punctum di una fotografia è quella fatalità che, in essa, mi punge (ma anche mi ferisce, mi ghermisce)" . Delle foto può dire che " la maggior parte non suscita in me che un interesse generico e, se così si può dire, educato" .
Ora si dà il caso che tutte le foto presenti nel libro di Barthes per le quali viene descritta la presenza del "punctum" siano foto ritraenti persone, non sia presente nessuna foto di paesaggio.
E questo ha destato il mio interesse: esistono foto di paesaggio in cui sia presente questo "punctum"? Vi sovviene qualche foto di paesaggio, sapreste citarla descrivendo quale sia per voi in essa l'elemento del punctum? A me non ne vengono in mente al momento.
Come si potrebbe inserire un "punctum" in una fotografia di paesaggio?

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 13:59

Credo che il concetto "punctum" possa essere assimilato a quello del 'sublime' così com'è stato (più o meno) definito a cavallo tra il 700 e l'800: si riferisce all'approccio ad un opera "[] ... in relazione agli effetti che esercita sull'animo umano, anziché occuparsi della sua intrinseca natura. Già in questo trattato si manifesta dunque l'aspetto peculiare di un'estetica che supera la concezione mentale del Bello e la sua aspirazione a definire canoni oggettivi ...[]
[] ... Tra i molti artisti che, a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento, hanno interpretato più o meno consapevolmente l'estetica del sublime, merita una menzione particolare il pittore inglese William Turner, i cui uragani, le cui bufere di neve e le cui battaglie marine rappresentano l'incarnazione pittorica di questa idea. Suo complementare è il tedesco Caspar David Friedrich, con tele in cui l'uomo è raffigurato come un minuscolo neo di fronte alla grandezza della natura, mentre la sua controparte inglese è John Constable, con una differente interpretazione del sublime applicata al quotidiano ...[] ".
Wikipedia - Sublime



Caspar David Friedrich - Viandante nel mare di nuvole








William Turner - Fishermen at Sea








John Constable - Salisbury Cathedral from the Meadows












avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 14:27

Grazie per il tuo intervento Cosmosub, interessante questo tuo suggerimento di un parallelismo tra il concetto di punctum e l'estetica del sublime in campo pittorico. tra l'altro Turner e Friedrich sono due pittori che mi piacciono parecchio. Non sono sicuro che Barthes con l'elemento del punctum si riferisse proprio al concetto del sublime, cioè, se ho ben capito, ad un'estetica pittorica che partisse dal possibile effetto dell'opera sull'animo umano più che a astratti canoni di bellezza. Barthes definisce il punctum a partire dall'analisi di alcune foto di sua madre che lui riguarda dopo la morte. La mia cultura in estetica però non è così ferrata.
Le foto che tu hai inserito di chi sono?
Tra l'altro esiste un fotografo giapponese che fotografa sui luoghi percorsi da Turner e crea effetti alla Turner. Onestamente il giapponese non mi convince al 100%, neopittorialismo il suo?

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 14:36

Ma Barthes, ti rin.... sce con le sue teorie,MrGreen
Cerchiamo di godere dei nostri miseri risultutati
Questo nessun sommo critico di fotografia ha mai cercato di indicare una via che possa essere
percorsa da noi poveri amatori.
Tutti artisti, narratori di storia sociale, giornalisti d'assalto MrGreen
E ormai comunque si fanno solo copie di copie di altri
Raramente esce un'originale

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 15:07

è per cercare di migliorare i nostri miseri risultati che ci vuole dello Studium, ;-), molto studium, ma non è sufficiente purtroppo. Scarso ero e scarso resto MrGreen.
Stavo leggendo un libro dell Zoja www.einaudi.it/catalogo-libri/problemi-contemporanei/vedere-il-vero-e- e c'ho trovato un riferimento ai concetti di Barthes e da cosa nasce cosa, sono andato a rivederli un po' e mi è nata la riflessione su sta cosa del punctum in foto di paesaggio, del tutto assente nel libro di barthes. Tra l'altro spigolando in rete ho trovato che gli stessi concetti partoriti dal barthes vengono presi in prestito in un libro di marketing, sul "content marketing, in cui si analizzano alcune immagini e video pubblicitari alla ricerca del punctum.
Dove trovare il punctum in una foto di paesaggio? Qualche esempio?

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 15:08

Come sempre succede le discussioni sul forum dedicate ad argomenti di cultura vanno perlopiù deserte, mentre le campagne di tifoseria fotografica riempiono le 15 pagine in men che non si dica.

user81826
avatar
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 15:26

Premetto che a me i grandi sistemi di "etichettatura" non scientifici non piacciono, e faccio fatica a fidarmi del filosofo/scrittore/artista di turno sul come abbia circostanziato le possibili casistiche di un problema.
Detto questo non sono sicuro di aver capito la definizione di questo Punctum, specialmente perché lo si va a distinguere da ciò che che è retroterra culturale quando penso che sia proprio questo aspetto a determinare ciò che ci "trafigge".

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 16:01

Come sempre succede le discussioni sul forum dedicate ad argomenti di cultura vanno perlopiù deserte, mentre le campagne di tifoseria fotografica riempiono le 15 pagine in men che non si dica.

+1
E ocio di non protestare troppo, prima che qualcuno salti fuori a replicare che 'bisogna dare l'esempio' e che 'se non piace questo forum basta non frequentarlo più'.MrGreen

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 16:31

L'analisi di Barthes vale certamente la pena di essere studiata, però in effetti trova difficile riscontro, oltre che nel paesaggio, in molti altri generi fotografici. Trovo suggestiva l'idea di assimilare in qualche modo il punctum al sublime, come i relativi esempi (anche se, per uscire un momento dal tema, mentre li guardo mi punzecchia insistente e fastidiosa l'idea della fotografia come una cugina un po' tamarra della pittura...). Provando a pensare a foto di paesaggio in cui il punctum sia presente, cosa ne dite per esempio di questa di Robert Adams?




avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 16:41

Già il fatto che Barthes definisca il punctum a partire dall'osservazione di foto della madre (morta) mette in chiaro che il valore del punctum ha una componente soggettiva molto forte, spesso prevalente: direbbero qualcosa a noi le foto della madre di Barthes? E se la madre fosse stata ancora in vita, quelle foto avrebbero ugualmente folgorato lo stesso Barthes sul tema del punctum?
Forse si, se il fotografo che le realizzò fosse stato di quelli capaci di vedere "dentro" le cose che ritraeva, ma forse quel valore particolare era valido solo per il figlio di quella donna, perché partiva dal legame tra i due che il contenuto di quelle foto aveva solo richiamato e innescato, cosa che non avrebbe potuto accadere nei confronti di un'osservatore estraneo.
E stiamo pur sempre parlando di ritratti, cioè di una categoria di immagini che ha sempre occupato una posizione particolare agli occhi di qualunque osservatore, perché mostra gli elementi principali della manifestazione della personalità (gli occhi, il sorriso e tutta l'espressività del viso) di un nostro simile. E' indubbio che la percezione anche del più piccolo indizio che richiami l'essere umano, la sua presenza o il suo passaggio, sposta (inquina?) inevitabilmente il nostro giudizio rispetto a qualunque fotografia o immagine: ci colpirebbe alo stesso modo una foto di paesaggio naturale se un piccolo squarcio in quel banco di nebbia nell'angolo rivelasse la presenza di una piccola e insignificante casupola?
Non stupisce quindi che
tutte le foto presenti nel libro di Barthes per le quali viene descritta la presenza del "punctum" siano foto ritraenti persone
, perché anche nella vita quotidiana si tratta dei soggetti che, più di altri, mettono allo scoperto i nostri sentimenti: amore, odio ecc.
Se però già per un ritratto può essere rilevante l'aspetto soggettivo della percezione di un punctum, figuriamoci in altri soggetti; nemmeno a me vengono in mente paesaggi, ma anche nature morte, still life ecc. che suggeriscano la presenza del punctum, tranne forse, ma non sono paesaggi, appunto, alcuni scatti di Edward Weston
petapixel.com/assets/uploads/2017/08/edwardwestonpepper30.jpg
ma sempre a patto di vedervi rappresentato, anche solo simbolicamente, l'uomo

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 16:43

anche se, per uscire un momento dal tema, mentre li guardo mi punzecchia insistente e fastidiosa l'idea della fotografia come una cugina un po' tamarra della pittura...

Interessante accostamento: siamo tutti nani sulle spalle di giganti, ci mancherebbe, tuttavia, secondo me, la fotografia è senz'altro 'una cugina un po' tamarra della pittura' quando ci si limita a descrivere , piuttosto che a raccontare .

"Lo scrittore che chiama zappa una zappa dovrebbe essere costretto ad usarla" - Oscar Wilde ;-)

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 16:45

Bella la citazione di Wilde, non la conoscevo

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 18:13

@Cosmo
Anche a me sembra che il punctum sia diverso dal sublime: da quel che ho capito, il punctum sarebbe un elemento, un dettaglio che rende significativa l'immagine; ma il sublime, da quel che ricordo dalle superiori, è l'atteggiamento verso la natura incontaminata: la piccolezza dell'uomo al confronto della sua vastità.

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 19:19

Ironluke, il Robert Adams è il mio preferito dei due Adams fotografi, sembra che tu mi abbia letto nel pensiero. In effetti era anche in riferimento a quel tipo di "paesaggismo" che mi era sorto il dubbio sul punctum: devo farti i complimenti perché, secondo me, sei proprio riuscito ad esemplificare una fotografia di paesaggio in cui invece il punctum è presente.
Quel cartello con la scritta gas food che fa riferimento a dei bisogni umani messo lì in un paesaggio semiastratto-semidesertico quasi postnucleare dove è l'assenza umana a farla da padrone punge perché lo sguardo vi si sofferma e si trova come inebetito da quell'elemento che appare fuori contesto in un marcato contrasto con ciò che lo circonda.

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 19:42

PaoloPgC: anche io tendo a prendere con le molle le affermazioni assiomatiche presentate in sistemi del sapere poco "scientifici" (ma è pur vero gli assiomi esistono anche in geometria ad es. e cambiarne anche solo uno o due porta a conclusioni completamente diverse). Pure io confesso che vado un po' ad intuito quando si parla di Studium e Punctum, senza l'assoluta certezza di aver bene compreso cosa esattamente intendesse il Barthes, attenzione che l'espressione "retroterra culturale" è una mia espressione; peraltro giusta la tua osservazione che anche ciò che ci trafigge è determinato dal retroterra culturale, ma anche e forse di più dal vissuto personale, dalle emozioni e dall'inconscio.
Giuste le osservazioni di Daniele Ferrari, tanto è vero che come ho scritto sopra, ciò che mi colpisce nella foto di Adams è proprio il cartello con il riferimento "umano".
Bella la citazione di Oscar Wilde Cosmo. Devo confessare che anche io, guardando gli esempi fotografici postati da CosmoSub, avevo provato quella sensazione che IronLuke ha riferito di una Fotografia Cenerentola-Tamarra della pittura, tanto è vero che avevo tirato fuori l'esempio di Hiroyuki Masuyama dicendomi poco convinto dalla sua operazione:
www.fiaf.net/agoradicult/2015/01/25/hiroyuki-masuyama-il-sublime-ingan

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