| inviato il 07 Dicembre 2018 ore 15:03
Daniele, per ora non ho mai fatto mostre. Se fosse il caso, ovviamente dovrei impostare le diverse serie in modo che siano omogenee. Il Passepartout è una soluzione di ripiego. Meglio allora un pannello gigante con diverse foto dentro, come se fosse una pagina di un libro o una grande cornice. Questo però diventa un altro tema. Ho l'impressione di aver fatto la figura dello sprovveduto dicendo che non mi sento legato ad un formato particolare. Forse ce l'ho come conformazione mentale il fatto di non crearmi inutili vincoli. Quando poi i parametri fissi servono, sono il primo a metterli. Sarà la testa che ho, o il lavoro che faccio. Vincolarsi a priori su una cosa che non è prioritaria per me è controproducente. |
| inviato il 07 Dicembre 2018 ore 15:16
Io in genere cerco di tenere, già allo scatto, la composizione all'interno di uno dei formati che prediligo (magari cannando alcune altre regole), però nemmeno io mi faccio più certi problemi se il soggetto pretende un taglio tutto suo (alcuni soggetti sembrano certi clienti ostici dei barbieri e parrucchieri, con pretese eccentriche, che però magari funzionano) |
| inviato il 07 Dicembre 2018 ore 15:33
Sai Daniele, nel mio modo di lavorare (nel lavoro) inizio dalla sostanza, dalla funzione, dal soggetto, cercando di non pormi limiti che non siano per qualche motivo invalicabili. E in quell'ambito opero. Poi alla fine, quando ho raggiunto una soluzione, compongo il vestito finale, cercando di rovinare il meno possibile la soluzione trovata, o meglio ancora di dare un valore aggiunto con un certo tipo di forma. In fotografia è lo stesso: lavoro sulle forme, le prospettive, le luci, i colori, senza badare troppo all'involucro. Quando sono arrivato a quello che volevo, delimito il tutto nel modo che mi soddisfa di più. la forma dell'involucro può contribuire ad accentuare certe caratteristiche della foto e a completare il lavoro. Questo non significa scattare alla cacchio per poi aggiusticchiare tutto a forbiciate. |
user158139 | inviato il 07 Dicembre 2018 ore 22:49
Io credo che fotografare sia inscindibile dall'inquadrare (inteso come "framing", mettere all'interno di una struttura geometrica bidimensionale). Avere in mente il riquadro al momento dello scatto è per me essenziale, altrimenti non sto fotografando. Questo può coincidere con i 2:3 della mia FF, oppure può essere un 1:1 o qualsiasi altro formato, purché sia già nella mia mente al momento dello scatto. Altrimenti non "vedo" la scena in modo fotografico. Ammetto piccole correzioni quando non sono riuscito ad ottenere con precisione il risultato che avevo in mente, ad esempio una linea che interseca perfettamente uno degli angoli, perché la copertura del mirino della mia macchina è "circa" il 100%, come da specifiche del costruttore, non "esattamente" il 100%. Allo stesso modo, ammetto correzioni prospettiche quando la foto che ho in mente richiederebbe un tilt-shift, che non ho. |
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