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Tagliare o non tagliare... un formato diverso, perché no?


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avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2018 ore 17:50

Skylab considera che il 4x5 è un formato da banco ottico.
A me piace moltissimo anche se non è sempre ottimale

avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2018 ore 18:02

Grazie Antonio, non lo conoscevo come formato "standard". E' un quasi-quadrato . Lo si vede poco.

avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2018 ore 18:03

Paradossalmente alcuni formati nascono al di fuori della fotografia (il 4:5 o il 4:3 erano considerati adatti per le classiche tele da ritratto pittorico, soprattutto per pose scarsamente dinamiche) o per ragioni tecniche anziché espressive (il 6x6 che nasce dall'esigenza di dare al fotografo la possibilità di dare un taglio verticale o orizzontale in stampa, senza obbligarlo al contorsionismo durante lo scatto con una scomoda macchina a pozzetto, ma che ha aggregato una schiera di seguaci anche come formato finale di presentazione al pubblico)

avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2018 ore 18:10

E' vero che i formati tendenti al quadrato si leggono come statici. E sono i più difficili da usare se si vuole mantenerli. Viene proprio voglia di tagliare: è istintivo.

E' anche vero però che se si usa un formato e solo quello, per finire ci si abitua e si inquadra di conseguenza. Parlo per esempio delle diapositive, con le quali non si può tagliare.
Ma anche con le citate biottiche è così. Ho usato come prima macchina seria una Yashica-mat 6x6, e devo dire che l'immagine la "vedevo" quadrata, nel senso che la componevo così nella testa prima che nel mirino.
Ora questa facoltà è sparita, come quella di "vedere in 50mm", quando si aveva solo quello.
Ora si è liberi nella focale (zoom) e nel formato. Naturalmente è un bene, ma si è perso qualcosa per strada...

avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2018 ore 18:40

tagli diversi....foto diverse. Foto diverse... storie diverse.
quindi perché no!

avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2018 ore 18:42

Quando si prepara un allestimento per una mostra, o anche semplicemente un album, si cerca di dare un senso anche ai diversi formati. Questo significa per es. impaginare in modo unitario le foto che fanno parte di una serie, ed esporle insieme. Si può trovare un ordine anche all'interno di un apparente caos. Per una mostra si deve!


Chi ci riesce potrebbe scrivere un libro di successo.
L'ordine del caso.
Immagino una bella parete con altezze tutte diverse, oppure allineiamo le altezze e ce ne freghiamo della parte bassa.
E le larghezze? Ma se le dispongo a scala? Ma prima quelle grandi o quelle piccole?
E l'illuminazione? Usiamo un bel binario o faretti singoli?
Una cosa è uniformare formati diversi rientranti in parametri standard, 2:3 4:3 parl lato e via dicendo. Altro sono 50 foto di rapporto assolutamente casuale.
Boh.

avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2018 ore 18:55

Una mostra nasce generalmente da un progetto che spesso ha un filo conduttore unitario e che presuppone la ricerca di un'armonizzazione anche per quanto riguarda i formati di presentazione; già se presentassimo ad una mostra le immagini con differenze di taglio e rapporti dimensionali che troviamo in certi articoli di riviste ci verrebbe il mal di mare, però sulle riviste funzionano meglio

avatarjunior
inviato il 04 Dicembre 2018 ore 20:28

In passato non tagliare le foto era motivo di vanto, molti fotografi lasciavano il rigo nero per dimostrare che la foto era stata composta durante lo scatto. Personalmente non sono un drago della fotografia quindi io croppo perché non devo dimostrare nulla anche se l'attenzione a comporre bene in macchina ce l'ho sempre, non mi faccio problemi a salvare errori o o a ripensamenti in fase di editing. Sul fatto del taglio libero invece sono contrario per due motivi: il primo di natura pratica, molti stampatori online considerano ordini diversi ogni formato quindi per risparmiare meglio un solo formato. Credo che un portfolio deve avere una sua costante, come non metterei foto in bianco e nero insieme a foto a colori, non vedo esteticamente gradevole usare tagli tutti diversi per delle foto di una mostra, o di un portfolio.

user117231
avatar
inviato il 04 Dicembre 2018 ore 20:43

Se c'è una cosa bella nel fotografare..
è riuscire a dare armonia a quello che si mette dentro quello spazio ben definito.
Secondo me..
dovrebbe esistere un solo formato.
Una via di mezzo tra il 1:1 e il 3:2..
probabilmente il 4:3 è il formato perfetto. Cool

avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2018 ore 21:25

È vero che una presentazione qualunque essa sia, deve avere un certo filo logico, anche formale. Sennò è un casino.
Si può mettere della logica anche nel disordine, se serve.

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 8:28

dovrebbe esistere un solo formato.
Una via di mezzo tra il 1:1 e il 3:2..
probabilmente il 4:3 è il formato perfetto.


Per fortuna no!
MrGreen
Scherzi a parte, per gusto personale trovo davvero brutto e tozzo l'uso di un 4/3.
In verticale, seppur raramente, l'ho usato.
Solitamente uso il 3/2, non mi dispiace quando appropriato nemmeno il panoramico ed ho un amore odio verso la perfezione del pari lato.
Ma il 4/3 proprio non lo digerisco.

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 8:45

Secondo me non esiste nessuna regola e non potrebbe essere altrimenti, i rapporti tra i due lati hanno da essere infiniti, si deve poter scegliere in relazione all'immagine che vediamo, dobbiamo togliere quello che è inutile e mettere il soggetto principale in un centro di attenzione.
Tutto questo parte al momento dello scatto ovviamente, ma l'affinamento è spesso necessario.
Anche ai tempi dell'analogico in camera oscura non poteva mancare, oltre all'ingranditore e bacinelle varie, una bella taglierina;-)

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 8:49

Secondo me non esiste nessuna regola e non potrebbe essere altrimenti, i rapporti tra i due lati hanno da essere infiniti,


In effetti è così, a che sono serviti i pittori? Erano solo invasati con il pennello, mica si mettevano a studiare le composizioni. Che ci vuole a fare fotografie, basta un click e sono un artista.
Che dire poi di decenni di condizionamenti visivi di monitor vari.
Vengono cancellati con una taglierina ed è tutto ok.
Ahhh l'arte.
Che bella cosa.

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 9:02

Il fatto è che effettivamente, per questioni legate alla psicologia della percezione, ci sono formati con resa più "statica" e altri invece più "dinamica", alcuni si adattano al ritratto, altri al paesaggio, o a quella determinata immagine e via dicendo; facendo la nostra scelta già in fase di scatto (ovvero di composizione), l'eventuale ritaglio sarà minimo e funzionale solo ad ottenere il formato che già avevamo in mente.
E' anche vero che alcuni scatti si potrebbero prestare a diversi utilizzi e relativi crop, ma in genere la composizione iniziale in fase di scatto detta Legge sul taglio finale della foto (sempre con le eccezioni tipo macro e avifauna in cui sia impossibile, per motivi tecnici o di appostamento, raggiungere il rapporto d'ingrandimento sufficiente a non dover scartare nulla)

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2018 ore 9:08

La vecchia scuola che insegnava ad utilizzare l'intero fotogramma per la composizione era tutt'altro che negativa; poi, naturalmente, c'è chi si è innamorato del formato nativo che utilizzava (ci sono passato anch'io per questa fase) e chi non si limita a quello, ma lo adatta alle diverse esigenze, dove adattare e croppare non sono necessariamente la stessa cosa

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