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Ragazzi, vi segnalo il blog www.ladoveosanoifagiani.blogspot.com di mio cugino, viaggiatore (non turista) per passione. E' il diario di un cammino di vari mesi tra Sud-Est asiatico, Cina fino al far ritorno lungo la Via della seta. Nessuna agenzia di supporto, solo uno zaino e un sogno che ti spinge oltre mille difficoltà! Lui e il suo compagno di viaggio nelle loro ultime avventure si sono lasciati alle spalle la caotica e multiculturale Bangkok per partire alla volta di Ayuttaya.
Mi piace citare questo estratto dal blog, che mi sembra un bel approfondimento sulla Thailandia, appena lasciata dai viaggiatori e ora in cammino nel Laos
Ovvero: essi lasciarono la Thailandia finalmente capendo come deve essere usata la Lonely Planet
Sono rarissimi quei luoghi sulla terra ove puoi, per più di cinque minuti, non udire alcun suono prodotto da fonte umana. Anche a questa frase, letta chissà dove, pensano i due quando, a quindici giorni dalla loro partenza, si ritrovano a camminare su una striscia d'asfalto che taglia panettoni verde scuro in territorio laotiano. È strano come una linea immaginaria riesca a far mutare gli esseri umani. Certo un limite inventato, come un confine, rimane comunque osmotico: volti, parole, soldi e atteggiamenti filtrano da una parte all'altra, per un po' sono mischiati e si confondono, ma già dopo pochi chilometri si cominciano a notare le piccole e crescenti differenze tra la Thailandia e una terra a noi assolutamente sconosciuta come il Laos. Abbiamo deciso di passare da questo posto di confine perché molto meno battuto rispetto a quello di Chiang Rai, che la guida consigliava e su cui spendeva molte parole su come attraversarlo. Proprio la guida, in questi ultimi giorni di Thailandia, ci ha dato decisamente una mano nel nostro vagabondare: dopo lo shock di Chiang Mai abbiamo deciso di consultarla attentamente, per decidere di evitare con cura ogni luogo consigliato. Tutti i must see, i sleep here, e i where to eat avranno un tempo sicuramente avuto un fascino e un motivo per essere segnalati, ma il problema è proprio questo: quando un luogo viene scoperto per la sua bellezza o la sua genuinità, di conseguenza si snatura, con l'arrivo di tonnellate di seguaci di quella religione moderna che è il turismo di massa. La logica del selfie, la semplice dimostrazione del “io sono stato qui e mo' lo metto su facebook”. (...) visitatori diligenti col ritmico su e giù del capo verificano se tutto quel che c'è scritto nella guida corrisponde alla realtà e se tutto quel che si vede nella realtà c'è scritto sulla guida, notava il signor Palomar... Ma allora cosa si fa? Alcuni luoghi sembra oramai possano essere vissuti solo in modo prestabilito, guardandoli nella sola situazione cui possono essere guardati oggi, sporgendo il proprio collo tra altri colli. Non siamo così aristocratici da pensare di essere estranei a tutto ciò, sappiamo benissimo che è impossibile osservare in silenzio l'alba sul Machu Picchu o il tramonto ad Angkor Wat. Però per questo viaggio ci siamo costruiti il grande lusso del tempo e intendiamo sfruttarlo. Ripetendoci come un mantra nessuno ci corre dietro abbiamo deciso di provare a far tappa in città non segnalate sulla guida, e ci siamo presi delle soddisfazioni. Non abbiamo scoperto templi sconosciuti o città misteriose, ma solo vissuto una parte di Thailandia più semplice, e avuto occasione di parlare con thailandesi normali, o comunque leggermente al di fuori dei circuiti turistici massivi. Già perchè i thailandesi fino ad ora ci erano abbastanza oscuri: le poche occasioni di incontro e scambio erano limitate a banali necessità quotidiane (trasporti, dormire, mangiare). Osservandoli durante i nostri (lunghi) spostamenti in treno li abbiamo più volte trovati timidi: spesso non si osano (con noi ma anche tra di loro) a chiedere qualcosa, se ci svaccavamo su un sedile occupando un posto col cappello nessuno (anche a vagone strapieno) ha mai fatto neanche il gesto di chiedere il permesso per sedersi. In generale li abbiamo poi trovati silenziosi e di una gentilezza disarmante, tesa ad assecondarci o soddisfare le nostre esigenze (tassisti e parte, naturalmente!). Un altro aspetto interessante da osservare sono gli innumerevoli ritratti del re che chiunque espone in molteplice copia sul lavoro, a casa, per strada e negli uffici pubblici. Abbiamo naturalmente pensato a una presenza opprimente dello stato e di un culto indotto della personalità, ironizzando sui molteplici ritratti di lui con macchine fotografiche o penne in bocca. Le lunghe chiacchiere con Du e Su, una coppia da cui siamo stati ospiti a Lampang, ci sono state molto utili per capire qualcosina in più su questo popolo che sembra essere pacifico, dal punto di vista di due persone istruite che hanno viaggiato e sono molto legate alla propria terra. Seppur vivendo in maniera sconfortata il capitalismo di rapina che sta fagocitando il paese (e rimpiangendo nostalgicamente un paese dove se avevi fame chiunque ti offriva da mangiare, senza chiederti soldi), sono grati alla casa reale per aver difeso la democrazia dalla minaccia comunista dei paesi confinanti (e diciamo che i khmer cambogiani potevano effettivamente inquietare un po'...). Naturalmente anche la Thailandia ha avuto (ed ha tuttora) una serie di giunte militari che ogni tanto si fanno un colpetto di stato a vicenda, caratterizzate da un alto livello di corruzione. Il vecchio re, che ha regnato per settant'anni ed è morto due anni fa, è riuscito invece a destare un reale amore, come verso un buon padre, in tutta la popolazione. Non sappiamo se sia tutto vero, ma tutti i thai che ci hanno parlato provano una sincera e incondizionata ammirazione per Rama IX. La sua simbologia (viene rappresentato sovente con i quattro oggetti-simbolo del suo potere) è affascinante: Una macchina fotografica, in quanto buon fotografo, inizialmente dedito a foto artistiche che da quando prende il potere smette di scattare “belle immagini” per ritrarre la Thailandia vera, e rifletterci su. Una mappa, in quanto cartografo, per avere una reale conoscenza del suo territorio, delle distanze, delle risorse. Una matita, perché scriveva, non solo poesie, ma prendeva appunti sulle sue mappe, sul suo paese. Una radio, per poter raccontare tutto a tutti. Era inoltre un compositore e un ottimo musicista. Non sappiamo se tutto questo sia demagogia, una figura ben costruita per per far sopportare alla popolazione il peso di governi autoritari militari: sicuramente è stato un uomo colto e carismatico (al contrario del figlio, un militare sospeso tra la voglia di accentrare più potere nelle sue mani e un'ereditá da regnante forse non troppo desiderata). Anche se la simbologia è sicuramente forte e interessante, comunque ci sono una serie di fattori (l'enorme patrimonio personale, è il monarca più ricco del mondo; il reato di lesa maestà, 15 anni di carcere, usato più che altro per far fuori gente scomoda) che fanno sorgere più di qualche dubbio... Insomma, dobbiamo informarci di più, ma l'amore sincero che abbiamo colto verso Rama, rimane per noi strano e inafferrabile, forse anche perché in quanto italiani non abbiamo mai avuto troppa fortuna col culto della personalità, e ci insospettisce sempre un po'... Comunque sembra che il re (assieme al turismo, gli USA e la Cina…) abbia aiutato molto lo sviluppo del paese, che si trova a crescere a un ritmo velocissimo, come dev'essere stata l'Italia del boom. Insomma, a parte il monarca e la vegetazione, Italia e Thailandia non ci sembrano poi così diverse (e non casuali sono stati i nostri costanti riferimenti a località patrie durante i comunicati): si vedono città turistiche come città normali, con gente normale, che lavora, va all'università, scuola, cinema, ristorante, fiere di paese, guarda quiz in tv, i ragazzi vanno sullo skate e ascoltano trap con casse bluetooth. Certo, in Italia il passaggio dalle mondine allo smartphone è stato più dilatato nel tempo, mentre qui si ha l'occasione di osservare la convivenza di due mondi estremamente distanti (le mondine con lo smartphone). Il consumismo sfrenato, fatto da plastica, tanta plastica, sacchetti dentro sacchetti dentro altri sacchetti, aria condizionata al massimo anche se inutile, auto e motorini ovunque e sempre accesi, anche se parcheggiati, megaschermi al plasma… ma in mezzo a questo tripudio ci rimangono fisse alcune immagini, come la cura, il rispetto e quasi la sacralità di ciò che è pubblico (come le stazioni ferroviarie o i monumenti) ma soprattutto la visione dei monaci bambini, che al mattino presto girano scalzi, da soli per la città, con dei fiori in mano, e davanti a loro adulti che si inginocchiano e ricevono benedizioni. Chissà, forse sono solo residui destinati a scomparire (come pensano Du e Su) abbagliati, fino a dissolversi, dai flash dei tanti stranieri che vivono questo paese come un parco divertimenti (culturali, sportivi, sessuali, ecc). O forse sono veramente diversi da noi, e la forza di questo Oriente sta proprio nell'aver sposato la religione del consumo senza perdere la spiritualità delle sue radici.
Dopo 3 mesi di viaggio tra Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam i due fagiani si sono separati in Cina. Adesso c'è da affrontare il lungo ritorno ripercorrendo la Via della seta. Qui l'attraversamento a piedi del confine tra Cina e Kirghizistan per raggiungere Samarcanda!
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