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Primi incontri di fine estate


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Primi incontri di fine estate , testo e foto by Claudio Cortesi. Pubblicato il 30 Settembre 2018; 28 risposte, 3094 visite.


Ricordo che da bambino aspettavo l'estate perché da giugno a settembre le scuole erano chiuse e facevo vita all'aperto in campagna: la passione per la natura mi portava a lunghe esplorazioni e osservazioni della natura, nelle colline boscose della Sabina.
Da quando ho iniziato a lavorare, invece, aspetto impaziente l'arrivo di settembre che porta con sé, oltre alla ripresa del lavoro, anche l'inizio della migrazione autunnale, seguita da 9 mesi pieni di fotografie ai migratori e all'avifauna che trascorre l'inverno nell'Italia centrale.
Di solito a partire da fine agosto i primi a vedersi sono i falchi pescatori che seguono la costa tirrenica nel loro viaggio verso sud e si fermano a pescare nei laghi prossimi al Monte Circeo. Arrivo col fresco e aspetto la loro comparsa nei giorni di settembre che precedono la luna piena, indossando una ghillie fogliata seduto all'ombra di un ombrello mimetico. Mi piace appostarmi negli angoli più solitari di queste preziose zone umide. Le attese sono più lunghe in questo periodo perché si vedono solo pochi limicoli e qualche anatra, alzavole e germani per lo più. Insomma ci si annoia un po' e si soffre ancora il caldo. Solo dopo le dieci si alza una lieve brezza di mare che rende più piacevoli le lunghe attese.
Finalmente compare una sagoma lontana e inconfondibile. Un falco pescatore attraversa diagonalmente il lago e si avvicina, guardando la superficie dell'acqua ancora ancora piatta e poco increspata dal vento.




Dopo un po' vira verso destra, e il sole inizia a illuminarlo meglio . Le sue ali sono lunghissime e terminano a forma di mano aperta con 4 remiganti primarie a forma di dita che servono a percepire meglio le correnti termiche ascensionali che gli permettono di salire velocemente durante i lunghi viaggi migratori. Il suo sguardo sembra diretto verso un punto preciso della superficie dell'acqua. Poi raccoglie le ali aumentando la sua velocità e mi sfreccia davanti a non più di trenta metri. Sono quasi le dieci. Il sole non è ancora salito molto e lo illumina magnificamente, agevolando la precisione dell'autofocus. Scatto una lunga raffica.




Devo stare attento a tenerlo nell'inquadratura perché il soggetto riempie quasi tutto il frame. Si tratta di un magnifico esemplare giovane con penne perfettamente sviluppate e colori già accentuati sotto le ali. Dopo pochi metri cambia rapidamente assetto di volo, così da mostrarmi la sua parte superiore, cosa molto rara a vedersi durante i voli di spostamento, a meno di essere in montagna nei luoghi dove i falchi di passo si accostano ai rilievi cercando le correnti termiche per sollevarsi facilmente e poi planare percorrendo lunghe distanze senza lavoro muscolare.




Si tratta di un esemplare davvero magnifico, che non manca di darmi una sbirciatina mentre picchia verso il basso. Questo non lo aiuta nel suo lavoro, infatti manca la preda e risale in cabrata proprio sopra di me. Come tutti i giovani è curioso e confidente. Queste sono le situazioni che cerco di trovare, perché dimostrano che il pianeta è ancora vivo malgrado quello che gli stiamo facendo. Ha scelto proprio questa parte del lago per cercare di catturare qualche cefalo o spigola, molto numerosi in questa stagione in cui le bocche a mare sono chiuse e la riproduzione estiva ha ripopolato questo ambiente di acqua salmastra. Intanto il falco continua a girare sul lago e a tentare la sorte senza però riuscire a pescare nulla.
A un certo punto decide di fare una sosta e succede una cosa straordinaria, a cui avevo assistito una sola volta prima.
Dopo l'ennesimo tentativo fallito, punta dritto verso di me fino a posarsi su un paletto distante non più di 12 metri!




La foto che vedete è a pieno formato, è del tutto casuale che il falco si sia posato alla distanza giusta, c'erano altri paletti più vicini e anche più lontani. Ora mi sembra diversa la sua intenzione... non voleva riposarsi.... vuoi vedere che si è posato così vicino per guardarmi e scoprire "cosa" sono? Un uomo che indossa una ghillie fogliata all'ombra è difficile da riconoscere perfino per un falco, se è la prima volta che passa da quelle parti. Però scruta da vicino la grande lente anteriore del 500 mm e decide di averne abbastanza, distende le ali e riprende il volo.
Questa è l'essenza della wilderness che cerco fin da quando ero bambino: la possibilità di un incontro ravvicinato con un grande viaggiatore in migrazione, una delle più belle icone di natura in libertà, non ancora spazzata via dalle attività umane, tanto stupide quanto deteriori per il nostro habitat e per tanti suoi abitanti.
Catturare immagini di natura selvaggia può essere infatti molto piacevole e insieme anche rispettoso di questi nostri fratelli più fragili, che vivono da sempre la precarietà dell'esistenza peggiorata dalle invadenti attività umane, motivate dall'avidita' di profitto e dalla consapevole ignoranza delle condizioni di esistenza sul pianeta terra. Quante case sono state costruite nelle pianure italiane e lungo le nostre coste, quanta terra e quanta acqua è stata inquinata dall'agricoltura intensiva che uccide tutte le piante e gli animali residenti rincorrendo la non-necessità di raccolti sempre maggiori. Così il terreno si impoverisce fino al punto di obbligare i contadini a fare coltivazioni in serra e perciò a sottrarre completamente le nostre pianure alla fauna e alle piante selvatiche: avanti così fino alle colture idroponiche, dove persino il terreno non si usa più, solo acqua sali minerali e luce. E il cibo che mangiamo é sempre più insipido e meno salutare, ricco solo di residui chimici tossici indispensabili per queste artificiali coltivazioni.




Un tempo non lontano si faceva riposare il terreno, e perciò lo si lasciava a disposizione degli animali e delle piante selvatiche. Non si sentiva alcun bisogno di sopprimere tutti gli esseri viventi in un terreno.... le piante con gli anticrittogamici, gli insetti con gli antiparassitari, persino i funghi sono sterminati nelle moderne coltivazioni. Per non parlare degli allevamenti in cui si usano alimenti addizionati con antibiotici, per poi somministrare alla gente antibiotici depositati nella carne di manzo e di pollo, fino a distruggere le nostre difese immunitarie e a trasformarci in malati cronici sin da giovani, intossicati e dipendenti da medicine per tutta la vita.

Il falco pescatore è tornato e mi strappa ai miei cattivi pensieri, mi regala altre immagini di libertà e wilderness che mi rigenerano dentro, facendomi sentire vivo come quando ero bambino e nel paese di mia madre ci portavano il latte appena munto davanti alla porta di casa.
Oggi non si può, anzi è vietato: il latte che ci vendono é prodotto da mucche che non brucano erba, è scremato e più che sterilizzato. È diventato un alimento povero di nutrienti e insieme causa di malattie che ci regaleranno dipendenze da farmaci, cioè tossicodipendenze di stato, così l'economia girerà bene e arricchirà sempre di più i più ricchi, che saranno circondati da masse sempre più povere. Che brutto futuro ci riserva l'Homo Sapiens o forse dovremmo dire l'Homo Stupidus, come i moderni scienziati hanno denominato recentemente la nostra specie: anche il pane e la pasta che mangiamo hanno alti carichi di una sostanza derivante dal glicosato, un pesticida che viene sparso sul grano canadese immaturo, per farlo maturare mentre viaggia verso l'Europa: questa sostanza denominata don fa assorbire dai villi intestinali macromolecole che attivano il sistema immunitario e sono causa delle intolleranze alimentari, oggi frequentissime.




Un altro migratore tipico di questo periodo é la pittima minore. Oggi molto rara nelle paludi e nelle coste sabbiose del centro Italia, è un trampoliere elegante e confidente, facilissimo da fotografare anche a distanza ravvicinata. L'anno passato, durante una attesa del falco pescatore, ne è comparsa una bellissima che si accompagnava ad alti limicoli, corrieri grossi, piovanelli comuni e pancianera, oltre agli immancabili piro piro piccoli e combattenti giovani. Il becco e le zampe più corti della pittima reale, visitatore primaverile delle coste tirreniche, ha un volo potente e si distingue facilmente per il becco rosato rivolto all'insu' che sfuma in color nero nella parte terminale. Con lei non servono particolari accorgimenti mimetici. Se ci si sdraia o si resta seduti potrà facilmente avvicinarsi e perfino curiosare.




Conduce vita gregaria e spesso si associa ad altri limicoli di medie o grandi dimensioni. Possiede un volo veloce a rapidi battiti d'ala. Sul terreno cammina agilmente. Si reca in pastura nelle acque basse e sui fondali che affiorano durante le fasi di bassa marea. Nidifica a Nord del 65° parallelo nelle zone a clima artico e sub-artico dell'Europa (Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia), della Siberia settentrionale e dell'Alaska occidentale. L'area di svernamento della popolazione della Regione Paleartica occidentale è assai discontinua lungo le coste atlantiche dalla Gran Bretagna al Sud Africa, prediligendo litorali fangosi.
Durante le migrazioni utilizza poche aree di sosta, quasi esclusivamente situate in zone umide costiere, intermedie tra le zone di riproduzione e quelle di svernamento, effettuando voli ininterrotti anche di 4-6.000 km.
Dalla Siberia fino al Sudafrica, oltre 12000 chilometri, pensate un po'.



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avatarjunior
inviato il 30 Settembre 2018 ore 23:44

Bella descrizione e belle sensazioni trasmesse Claudio !

avatarsupporter
inviato il 01 Ottobre 2018 ore 7:49

Grazie Marcello. Non potendo viaggiare perché ho 5 figli, fotografo soggetti che passano la vita viaggiando molto. ;-)

avatarjunior
inviato il 01 Ottobre 2018 ore 10:27

MrGreen

avatarjunior
inviato il 02 Ottobre 2018 ore 16:45

La Natura non smette mai di sorprendere, non ci si stanca mai!
Complimenti per gli scatti, sono sorprendenti Eeeek!!!

avatarsenior
inviato il 03 Ottobre 2018 ore 19:11

Grande Claudio :-P

avatarsenior
inviato il 03 Ottobre 2018 ore 19:16

Ottimo lavoro.

avatarjunior
inviato il 11 Ottobre 2018 ore 17:54

Complimenti bellissima descrizione e stupendi scatti

avatarsupporter
inviato il 29 Ottobre 2018 ore 12:56

Bellissimo racconto del tuo aproccio alla foto naturalistica, vera.
Io purtoppo nella mia regione non ho zone umide e mi debbo sempre spostare, ma mi sono stancato.
E bellissima disanima di quello di innaturale che ci circonda e di un futuro grigio per le future generazioni.
E' un piacere leggerti, scrivi molto bene.
A presto
Antino

avatarsupporter
inviato il 29 Ottobre 2018 ore 14:02

Grazie ragazzi, mi fa veramente piacere che troviate utili e piacevoli questi piccoli articoli, che trent'anni fa pubblicavo sulle riviste fotografiche di allora.

@Antino
Non bisogna rinunciare ad adattare la nostra attività ai grandi cambiamenti in corso. Le Marche offrono un vasto ambiente appenninico, che è certamente molto più conservato di quello di pianura. Prova a dare un'occhiata a questo articolo, www.juzaphoto.com/article.php?l=it&t=2875953&npost=&show= che ho scritto dopo aver riscoperto l' Appennino laziale. In primavera, poi, cercherei di intercettare la fauna migratoria appostandomi sul litorale adriatico. www.juzaphoto.com/article.php?l=it&t=2763420&npost=&show=

avatarsupporter
inviato il 29 Ottobre 2018 ore 14:45

Caro Claudio, ho letto i tuoi piacevoli e interessanti commenti, traspare una innata passione per la natura nello specifico del nostro magnifico litorale, tu sai che io ci sono nato e posso garantirti che anche se riesco a fare qualche viaggio in posti dove la natura è quasi o del tutto incontaminata sono radicato e innamorato delle nostre zone umide.
Le opportunità che abbiamo noi appassionati sono molte rispetto a chi purtroppo abita in aree geografiche non idonee per foto naturalistiche di avifauna.
Ciao ;-)

avatarsupporter
inviato il 29 Ottobre 2018 ore 17:27

Grazie Mauro, certamente abbiamo in comune l'amore per questa area del litorale laziale. Sorriso

avatarsupporter
inviato il 29 Ottobre 2018 ore 21:27

grazie per il bel racconto che non avevo ancora letto Claudio.
belle storie... sogno di avere molto più tempo di quello che ho a disposizione per potermi rilassare, seduto in qualche bel posto in mezzo alla natura ed aspettare gli incontri con qualche amico pennuto.. Sorriso
e per ora si fa quel che si può ...
cari saluti ;-) e buona luce ora che comincia a essere cosa preziosa.

avatarsupporter
inviato il 29 Ottobre 2018 ore 22:09

Grazie Massimo, sei molto gentile Sorriso

avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2018 ore 22:42

Ciao Claudio, bello questo tuo articolo tra etica filosofia e fotografia naturalistica, abbellito da un piccolo gran repertorio fotografico: grazie per avercene reso partecipi.
Io a volte mi trovo a ricercare i posti scomparsi dove magari da ragazzo andavo a pesca, pensando a cosa saranno diventati, a cosa potrebbero offrirmi, per poi rendermi conto che sono semplicemente scomparsi, il più delle volte cementificati o coperti da un'autostrada.
Però a volte trovo altri posti, una volta molto degradati, che lentamente ricominciano a vivere.
Ecco - pur nella coscienza della realtà dell'Homo stupidus - scelgo di restare nella speranza di queste rinascite, o nella semplice magia dello storno che canta sul tetto del condominio di fronte.
Un saluto.

avatarsupporter
inviato il 29 Ottobre 2018 ore 22:48

È proprio così Mauro. La natura sembra sempre rinascere dalle ceneri in cui continuamente la riduciamo. ;-)





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