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Profilo colore per la stampa


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user84789
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inviato il 08 Ottobre 2018 ore 14:31

Profondamente errato non direi. Si tratta di una scelta.

Non va assolutamente bene lavorare un'immagine utilizzando per essa i profili colore delle periferiche, ma scegliere di usare ad esempio sRGB invece di ProPhoto se si ha uno schermo con copertura colore sRGB la trovo una scelta plausibile che mette al riparo dall'avere, in alcune tipologia di stampe, come risultato alcuni colori inaspettatamente saturi.

avatarsenior
inviato il 08 Ottobre 2018 ore 15:01

Ora sono al lavoro, ma ti pongo una domanda, sempre semplificando i concetti. Se tu lavorassi su un vecchio monitor in bianco e nero non stamperesti a colori solo perché non vedi i colori? I colori nel file ci sono, poi quanti ne vedi è un altro paio di maniche. Più è esteso il gamut della tua immagine e meno possibilità di tagli hai in fase di stampa. Tra l'altro non è assolutamente vero che le stampanti non coprono li spazi colore sRGB e AdobeRGB, in alcune coordinte le stampanti sono addiritttura più estese. Tra l'altro ricordiamoci che i gamut occupano un volume, non un'area. Quindi, nonostante il Prophoto sia eccessivo (va oltre quanto può vedere l'occhio umano) però se lo stmpatore sa trattarlo è il formato migliore. E parlo del ProPhoto perché è ilpiù conosciuto, ma andrebbe bene qualunque spazio colore esteso, come il Cobalt (sviluppato da Raamiel, ma che non ho mai avuto l'occasione di provare) o altri widegamut.

user84789
avatar
inviato il 08 Ottobre 2018 ore 15:05

1. Semplifichi un po' troppo e finisci per fare paragoni che non stanno né in cielo né in terra.
2. Non ho mai scritto che le stampanti non coprono li spazi colore sRGB e AdobeRGB. Anzi, a leggere la discussione non l'ha scritto proprio nessuno.

avatarsenior
inviato il 08 Ottobre 2018 ore 15:36

Semplifico per far capire a tutti

Comunque

Per darvi idea la carta fotografica a processo chimico (mi riferisco a unità di stampa professionali e non certo ai minilab) ha un gamut molto simile allo spazio Apple.... che è ancora meno esteso dell'sRGB.


Due post fa. Difficilmente mi espongo dicendo cose a caso.

user84789
avatar
inviato il 08 Ottobre 2018 ore 15:37

Ha parlato di stampa a processo chimico, non in generale della stampa fotografica.
Comunque non l'ho scritto io quindi non mi interessa. MrGreen

avatarsenior
inviato il 08 Ottobre 2018 ore 15:44

OK, ma faccio un mea culpa pure io, non avevo letto "processo chimico".

Comunque non mi riferivo a te, che tra l'altro non avevi nemmeno mai scritto MrGreen

avatarjunior
inviato il 09 Ottobre 2018 ore 8:44

Tra il dire e il fare... c'è di mezzo il "confrontare".
Ed è quello che si dovrebbe fare alla ricezione della stampa ordinata: senza arrivare all'utilizzo di illuminatori per stampe, il confronto con quanto si "vede" sul monitor, è necessario.
Il fotografo si aspetta una riproduzione accurata di quanto ha post-prodotto.
La stampa non deve essere più "gradevole", dovrebbe riprodurre quanto visualizzato.
E il monitor davanti a noi quanto ci fa "vedere"?

Proprio perchè alcune periferiche di stampa giclèe vanno ben oltre l'Adobe (interamente visualizzabile solo su qualche monitor ma che solo qualcuno possiede) il risultato di "stampa corretta" verrà definito in base alla gradevolezza o alla vividezza della stampa?
Nessuno impedisce di stampare a chi possiede un ipotetico monitor bianco-nero: ma con quale criterio si potrà dire "la stampa è corretta"? Sarebbe facilissimo stampare per loro...
In realtà non avrei dovuto citare la carta a processo chimico in una sezione dove si parla di Fine-Art: chiedo scusa!
Le mie considerazioni, potrebbero essere per qualcuno "profondamente errate" ma sono provate da stampe che reggono il confronto.

avatarjunior
inviato il 10 Ottobre 2018 ore 18:01

provo a fare qualche domanda

1) avete un monitor calibrato?
2) a quale temperatura lo avete calibrato?
3) su quale carta/stampante andate a stampare?
4)avete chiesto il profilo icc corrispondente alla carta+stampante che andrete ad usare con lo stampatore?
5) avete corretto il file in softproof caricando il file icc in "prova colore" con lo schermo calibrato a 5000k per il bianco carta?
6) lo stampatore è dotato di spettrofotometro per crearsi profili colore aggiornati in base a temperatura/umidità/cartucce/testine o viaggia coi profili generici?
7) la stampa va poi confrontata al monitor con la giusta illuminazione che non è un valore generico ma corrisponde a 5000k , per questo esistono le stazioni di controllo colore, vedi Just Normlicht, con lampade a determinate coordinate di temperatura colore xy che potremmo addirittura far coincidere alla profilatura del monitor , se si vuole essere pignoli... lo stampatore ha una stazione di controllo colore?

credo che queste siano domande abbastanza utili oltre a parlare di profilo colore.

per la stampa fine art è sufficiente un profilo finale SRGB dal momento che alcuni dei ciano e dei verdi che sono a vantaggio di prophoto e adobe rgb non sono riproducibili su carta o visualizzabili su monitor venendo segnalati come fuorigamma , quindi si rischierebbe di andare alla cieca.... che è il contrario della stampa fine art.
Uno stampatore deve riuscire a capire a monitor quanto si chiuderà un ombra prima di affogare nel nero e quanto dovrà correggere determinati colori per evitare dominanti introdotte da determinati tipi di carta. Questo prima della stampa. Un sistema che funziona e calibrato è in grado di farlo se correttamente profilato.

avatarsenior
inviato il 10 Ottobre 2018 ore 19:08

State facendo disinformazione consigliando di usare uno spazio castrato come sRGB, che va bene per fotolab e stampe commerciali, ma non certo per stampe fotografiche di alta qualità. La stampa fine art non è assolutamente castrare un prodotto per sapere cosa può uscire. Oltretutto monitor e stampa possono essere equivalenti, ma saranno sempre differenti. Stampa fine art, di cui molti ne abusano il termine, oltre ad avere caratteristiche di durata e metodologie, è sopratutto lo stampatore, che ne conosce i limiti e garantisce il miglior risultato possibile. Chi comanda sono le potenzialità del file, non il monitor, che nel 99% dei casi è inadeguato, a dir poco.

avatarsenior
inviato il 10 Ottobre 2018 ore 19:10

Aggiungo che si può stampare ad altissimi livelli con jpg, sRGB, 8 bit e basse risoluzioni, ma potendo si spreme il massimo dal file, non il contrario.

avatarsenior
inviato il 11 Ottobre 2018 ore 0:51

Ha ragione Massimiliano! Al limite passi usare l'adobe rgb, ma non l'srgb, non che venga male, ma qualche colore ve lo state segando via...
Io uso un monitor che copre l'adobe rgb, un Epson a pigmenti non copre per intero l'adobe rgb, ma su alcuni colori va anche oltre, in sRGB vi perdete ancora di più. Certo se non volete sorprese perché non avete il monitor adeguato allora può andare anche l'srgb, ma non è la scelta migliore, perché perdete roba che in stampa verrebbe riprodotta.

avatarsenior
inviato il 11 Ottobre 2018 ore 5:21

Ma difatti Husqy. Che poi tutte le immagini+stampante+carte sfruttino tutto il gamut disponible è un altro paio di maniche, ma non vedo perché limitarsi in partenza. Anche perché un domani ci potranno essere metodi di produzione delle carte e stampanti nuove che magari ci permetteranno di vedere in stampa delle sfumature che oggi non vediamo. Ribadisco, sRGB viene preferito dai grandi centri di stampa e dai fotolab per pararsi il didietro, visto che passano tutto in automatico, ma è il modo peggiore di lavorare. AdobeRGB va bene praticamente per quasi tutto, ProPhoto, o altri widegamut, per tutto. Ora sono a casa e quando sono in studio lavoro, ma giusto per sintesi riporto un semplice grafico 2D preso da Internet (ricordiamoci che dovremmo ragionare sempre in 3D). Guardate quanto perdereste in stampa con sRGB, tra l'altro con una stampante indietro di un paio di generazioni e con gamut meno ampio rispetto alla serie 7900/7000SC, attualmente al top.



avatarjunior
inviato il 11 Ottobre 2018 ore 9:29

La teoria è anche condivisibile, quello che purtroppo succede nella pratica è un po' diverso, perchè non ci sono differenze sostanziali tra una stampa fine art in srgb e una in adobe rgb. Non sono percepibili , misurabili nella vita reale, quindi su carta. Nella pratica una stampante con 12 ink , con un blu , un verde e un rosso cromatico fa più la differenza ed è in grado di allargare verso il passo il profilo della carta.
Basta che guardi l'immagine che hai messo. Le zone di confine a sx del profilo srgb e quelle coperte da una carta glossy sono zone "cuscinetto" che hanno poche variazioni o trascurabili variazioni.
Se ti prendi una qualsiasi carta matte le differenze sono ancora inferiori.
Lavorando in softproof un file in srgb puoi tranquillamente sfruttare tutto il gamut della carta e in maniera precisa ma solo se possiedi uno spettrofotometro e magari incorporato alla stampante per calcolare la reale resa della tua attrezzatura, non dei profili generati con altre stampanti, altri inchiostri, altre testine. Solo in determinati casi, tipo aurore boreali, con verdi e fucsia estremi si può passare a adobe rgb sperando di avere qualche vantaggio, ma si deve sempre passare da softproof e profilo icc della carta "fresco", appena fatto, calibrato. Se si vuole essere pignoli i colori su carta dipendono anche da umidità e temperatura e se non se ne tiene conto spuntano dominanti percettibili.
Va bene spaccare il capello in quattro sullo spazio di lavoro srgb adobe rgb , per carità, ma trovo paradossale che non siano ancora stati menzionati strumenti come "spettrofotometro" e profilo ICC da generare.
Avete uno spettrofotometro per creare i profili carta sul momento e caricarli sul softproof? Avete una stazione di controllo colore per confrontare i risultati?

questa è la reale resa su inchiostri k3 epson ultrachrome su carta matte. Come si può intuire il risultate rele, misurato in laboratorio, e non un test teorico, rientra pienamente nell'srgb e rende l'input adobe rgb non corrispondente al risultato sperato.




avatarsenior
inviato il 11 Ottobre 2018 ore 9:36

Avete uno spettrofotometro per creare i profili carta sul momento e caricarli sul softproof? Avete una stazione di controllo colore per confrontare i risultati?
si MrGreen

p.s. forse non hai capito il concetto. se lavori in uno spazio grande, quando vai a fare softproof (ammesso che il monitor riesca a coprire buona parte del gamut della stampante) riesci a vedere i colori che variano di più e farli rientrare in modo controllato, se parti subito in srgb te li sei già segati e non li vedrai mai, ha già deciso per te il software e non hai controllato il risultato.

avatarjunior
inviato il 11 Ottobre 2018 ore 10:17

forse non hai capito il mio discorso. Ho aggiunto un grafico di un test indipendente, così magari si riesce a comprendere meglio che nonostante tu mandi alla stampante un file lavorato in adobe rgb, quella ti restituisce un 'immagine su carta castrata .
Basterebbe tu avessi uno spettrofotometro con un profilo srgb per accorgerti che la resa reale(misurata, non teorica e confrontata su stazione controllo colore a 5000k) è più simile alla visione a monitor srgb. Puoi lavorare in ADOBE RGB o prophoto ma risulterà inutile in stampa per la maggior parte delle foto perchè puoi inviare l'immagine con tutti i colori belli che vuoi... su carta ti tornano castrati.... cerchi fuori contro cerchi interni... Se invece lo scopo è mantenere più dettagli possibili in archivio digitale tutto ok.
Questo discorso, con molta umiltà, l'ho imparato a mie spese e a suon di fumo passivo, circa 50 sigarette, quando andai in laboratorio da un certo signor MANTA... il quale in una mattinata mi spiegò tutto il suo modus operandi, per filo e per segno... la procedura da lui adottata, lo spettrofotometro, i profili colore, i monitor... anche io entrai tutto baldanzoso con teorie mirabolanti sulla resa dell'Adobe RGB. Poi mise in moto tutto lo studio , con tanto di spettrofotometro EFI da 10000 cucuzze, monitor, stazioni colore e stampanti epson ultrachrome e abbassai la cresta, aveva ragione lui , lo spazio di colore SRGB è più che sufficiente, perchè ci si perde in dettagli e non si considerano altri fattori. Tornai in studio e mi accorsi che sbandierare numeri e grafici senza avere attrezzature adeguate era un'illusione. Quindi quando mi capita di vedere certe discussioni , la prima cosa che mi stupisce è sentir parlare di stampa fine art senza nominare lo spettrofotometro che rende chiaramente l'idea di quello che si può riprodurre realmente su carta attraverso linearizzazione, ink limit e tutti test necessari. Con molta umiltà il mio contributo l'ho dato, per il resto , mi fido di Antonio e quello che ho imparato ve lo riporto pari pari.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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