| inviato il 25 Agosto 2018 ore 22:09
Oggi è morto Lindsay Kemp, grande tra i più grandi del teatro mondiale (no, non esagero). Conoscevo la sua collaborazione con il David Bowie dei primi anni '70, così quando all'inizio del 1979 lessi che sarebbe arrivato a Milano con due spettacoli, Flowers (da Notre Dame Des Fleurs di Jean Genet) e Salomè di Oscar Wilde, decisi di andarci senza pensarci due volte (domenica pomeriggio, treni con orari comodi da Modena). Li vidi entrambi, il primo al Teatro Manzoni e il secodo al Nazionale. Flowers fu sconvolgente. Pur avendo già visto e amato tanti spettacoli di Carmelo Bene, certamente non "tradizionali", l'impatto con Lindsay Kemp fu più emotivo, quasi fisico. Ricordo l'inizio con una musica di tamburi ossessivi a volume assordante, mentre sulle impalcature di tubi da cantiere una decina di attori/prigionieri mimavano impossibili approcci sessuali tra le sbarre (riferimento al film Un Chant d'Amour di Genet). Seguono scene drammatiche come un gruppo di ombre velate a lutto che fa una danza con ombrelli sotto la pioggia in un cimitero, poi una specie di grottesca cerimonia funebre con i parenti rappresentati come rapaci. Alla fine della cerimonia uno sparo. Poi tutto tace e appare Kemp che interpreta Divina, una dama sfatta dei bassifondi, lentissimamente si avvicina a un tavolino da bar, si fa servire con sinuosi movimenti serpentini delle mani, come fosse una regina. Ma intanto i marinai la sbeffeggiano e la oltraggiano. No... non voglio raccontare tutto... Cito solo la scena più bella. Dopo essere stata "umiliata e offesa", sposata e abbandonata (vestita come Ingrid Thulin in " La Caduta degli Dei " di Visconti), Divina vede scendere dalle impalcature un angelo, come colonna sonora " You're my thrill " cantata da Billie Holiday. Divina balla con l'angelo (annunciatore o sterminatore?) che diventa un ragazzo che alla fine muore tra le sue braccia come nella Pietà di Michelangelo. Un urlo finale straziante, sgraziato, rauco, animalesco, è l'unica "parola" dello spettacolo. Avevo la macchina fotografica con me ed ero pure nelle prime file, ma ero così ipnotizzato che non riuscii a fare nessuna foto. 20 minuti di applausi. E confesso che piansi di gioia. La settimana dopo tornammo a Milano, con alcuni amici ai quali avevamo raccontato l'esperienza straordinaria. Il secondo spettacolo era Salomè , tratto da Oscar Wilde. Il teatro era un altro, il Nazionale, lo ricordo molto più brutto, grande, una specie di cinemone di periferia. Sarà stato che non trovammo posti vicini al palco, sarà stato che a differenza di Flowers qui c'erano anche delle parti recitate da alcuni attori in un improbabile italiano, sarà che avendo visto tante volte la Salomè di Carmelo Bene... non so... ma l'impatto fu meno esaltante. Rividi poi Kemp tutte le volte che mi fu possibile e a distanze affrontabili (Milano, Bologna, Firenze, Prato): Flowers almeno altre tre volte, e poi Duende , Mr Punch , Nijinsky , Parade , Il sogno della notte di mezza estate , Onnagata ... A Salomè feci qualche foto, ma ero lontano e così salvai solo questi pochi scatti che metto qui in ricordo di Lindsay Kemp.



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