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La fotografia...







avatarjunior
inviato il 20 Giugno 2018 ore 14:55

Una fotografia non è altro che un istante immortalato.
La fotografia è, invece, la capacità da parte del fotografo di usare luci, ombre e colori per esprimere il significato che - a suo modo di vedere - si nasconde dietro ad un momento.
Dunque il fotografo affida ad un'immagine il compito di raccontare una storia, o la propria storia. E per farlo, usa una certa quantità e tipologia di luce, una certa quantità e tipologia di ombre, e una certa quantità e tipologia di colore.
Ecco. La "quantità e tipologia" di luci. ombre e colori non hanno una regola aurea. Al contrario di quanto pensino i soloni della fotografia, i finti "esperti" che dalla sera alla mattina sono divenuti maestri di fotografia, la quantità di luci, ombre e colori che un fotografo utilizza non sono altro che gli stati d'animo che egli aveva al momento della scatto, oppure le gioie e i dolori - e perciò la "sensibilità" - che chi scatta porta dentro di sé, da mesi, anni o solo nell'istante preciso in cui ha scattato. Facile, dunque, comprendere che il colore intenso è ottimismo e gioia; il bianco e nero è rabbia, timore o turbamento; un mezzo colore può indicare nostalgia, delicatezza inespressa o la voglia di puerile innocenza.
Nella fotografia - fatti salvi il gusto e il buongusto e gli 8/10 canoni ben noti, e che pure ad essi riconducono - regole non ce ne sono. Chi ne vuole dare lo fa per imporre nuove mode o per un proprio tornaconto.

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2018 ore 15:14

Tu intendi la fotografia come forma espressiva, se non ho capito male. Trattandosi quindi di un linguaggio, ha comunque una sua grammatica. Conoscerla ed apprezzarla non può far altro che giovare alla capacità comunicativa dell'immagine prodotta. Di converso, seguire la regola della rima cuore-amore non porta da nessuna parte. Meglio allora impadronirsene per poi disfarsene consapevolmente. Senza nostalgia alcuna, portiamo il nostro bagaglio di conoscenze e di cultura dentro l'immagine e la rendiamo nostra. Opera unica ancor più unica perché solo nostra. Ricordo che agli albori della fotografia in movimento (il cinema) qualcuno notò come rivoluzionario aver reso trasparente la quarta parete, quando Oliver Hardy guardava sconsolato direttamente in macchina per comunicare il proprio stato d'animo direttamente al pubblico. Semplice ed efficace, no?
Ebbene, trovo quest'idea geniale dal punto di vista espressivo. A volte, per fare rivoluzioni è sufficiente un martello virtuale che rompa qualcosa.

avatarjunior
inviato il 20 Giugno 2018 ore 15:27

Maurizio, sono perfettamente d'accordo. E si, la forma espressiva ha una propria grammatica, rigida quanto piacevole da seguire. Va declinata secondo schemi e conoscenze che riportino alla propria cultura, al proprio bagaglio conoscitivo ed alle esperienze maturate, ma anche in linea con il gusto e la sensibilità personali, innati e non insegnabili. Niente a che vedere, ovviamente, con il melenso schema cuore-amore.

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2018 ore 16:09

Bellissima questa discussione, leggendovi, specie il pensiero di Maurizio, ho rivisto alcune epoche della mia vita legate alla fotografia. Io penso che il melenso schema cuore-amore sia solo l'inizio per poi seguire la propria via. Bello comunicare anche così con alcuni utenti del forum. Saluti, Fabio.

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2018 ore 19:09

Io credo molto nel bianco e nero e nelle sue innumerevoli capacità espressive. Lo associo volentieri a scene di qualsiasi genere fotografico. Personalmente, mi diletto a ritratti che vorrebbero comunicare un ben definito messaggio grave, ma conosco persone che sanno tirar fuori una gran tenerezza negli scatti dedicati ai bambini o alle occasioni liete (si, vabbè, se un matrimonio si può considerare un evento lieto...bisognerebbe sentire lo sposo dopo una decina di anni...) .
Quindi, non mi barricherei dietro classificazioni dove la presenza più o meno accentuata del colore è sinonimo di positività.

avatarjunior
inviato il 20 Giugno 2018 ore 19:41

Caro Fabio, è quello che auspicherei anch'io. Invece i forum di questi siti finiscono per essere una sorta di continuo ring dove darsene di santa ragione. Nella migliore delle ipotesi partono commenti a raffica, non certo lusinghieri, nei confronti del malcapitato che l'unico torto che abbia avuto è quello di aver condiviso un momento della propria vita e della propria crescita professionale sperando di avere una pacca sulla spalla e invece si ritrova addosso una valanga di saccenti improperi. Quanto al paradigma "cuore-amore", pensa che io ho iniziato a scattare quando avevo 4 anni (ne sono trascorsi 43), con le macchine di mio nonno e di mio padre, e fotografavo solo fiori.
Maurizio, il colore esprime gioia e felicità, non necessariamente positivismo (diverso a sua volta dalla positività). Ed è poi inscindibilmente legato al marketing multimediale proprio perché funga da esca per l'utente. In ambito turistico il colore è ultrapompato appositamente perché le agenzie e gli alberghi non venderebbero. Stessa cosa dicasi per la food photography, nella quale talvolta si usano colori talmente caricati da rasentare il ridicolo. Le classificazioni per colore/luce/ombra non le invento io, ovviamente. Parliamo di studi scientifici risalenti ai primi del novecento, e di trattati di psicologia del cromatismo. Basti pensare a quanto ne scrissero, nel Medioevo e nel Rinascimento, i pittori, e quanto ne disse Leon Battista Alberti. E' tuttavia vero che se una foto nasce con un pathos a colori, nel momento in cui viene resa chiaroscurale, può diventare un capolavoro dai toni e dai significati nettamente diversi da quelli originari. Anche su tale argomento ricordo un passo di Kierkegaard. Ma non voglio tediarvi.
Grazie infinite per le risposte.

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2018 ore 23:26

La conversazione sta decollando...bene, bene.
@Gabriele: concordo su quanto dici riguardo agli accostamenti cromatici e dai loro effetti sullosservarore. Uno di questi è il blu primario con l'arancio, tanto per esemplificare, che sembra dia un senso di gradevolezza superiore ad altri, tant'è che Mediaset lo adopera ad arte nelle sigle del tg5 e del Meteo.
Per quanto riguarda il cibo, non è necessario scomodare la fotografia, in quanto esistono da decenni tubi al neon trifosforo pensati apposta per i banchi frigo delle macellerie e salumerie.
In fondo viviamo in un mondo a colori ed è evidente che essi abbiano un ruolo decisivo nella nostra emotività.
La mia piccola osservazione era solo per "difendere" la foto in b/n riconoscendole una comunicatività particolare che ha un fascino tutto suo. Penso che sarai d'accordo in questo.

avatarsenior
inviato il 21 Giugno 2018 ore 1:35

Secondo me la Fotografia a colori risulta descrittiva della realtà
Quella in b/n ne è più interpretativa.

Naturalmente esistono esempi di grandi fotografi ( penso a Egglestone, Shore, Ghirri, Parr ) che utilizzano il colore in funzione espressiva se non espressionistica. Spesso il colore tende a comunicare intenzionalmente un genere fotografico 'democratico', alla portata di tutti, producendo ( sempre volutamente ) immagini come quelle prodotte dai fotografi 'della domenica' o 'delle vacanze'. Pensiamo al colore di Egglestone, che cerca spesso soggetti non pittorici, ma nei quali il colore è tutto; oppure al caso di Ghirri, con i suoi colori Polaroid-style, o alle scene di Parr in cui il colore ci riporta un mondo quasi parodistico. Intendiamoci: sono fotografi che apprezzo moltissimo e che hanno operato scelte frutto di una conoscenza e ispirazione tutt'altro che sprovvedute, anzi!

Il bianconero cosa fa? Prima di tutto ci rappresenta una 'realtà' che non esiste in natura: noi non vediamo in bn. Però una lunghissima e coltissima tradizione fotografica ci condiziona fortemente a considerare la fotografia in bn come la Fotografia 'colta'. Non soltanto, ma come la Fotografia che, rinunicando al colore, offre all' osservatore il senso profondo della realtà, la sua essenza, la sostanza delle cose colta nella sua quasi 'nudità'.

Naturalmente, come qualcuno di voi ha osservato più sopra, non ci sono regole. Sono convinto che si possa realizzare unp scatto a colori che può essere molto drammatico, così come qualche bn può risultare piatto o melenso.

Nella mia modestissima esperienza personale, ho l'impressione che fare una BUONA Fotografia a colori, alla fine, risulti più impegnativo, perchè in essa è sempre in agguato il pittorialismo, l'oleografia, lo scontato.
Ma prendetele per quello che sono: considerazioni del tutto personali.

avatarsenior
inviato il 21 Giugno 2018 ore 8:54

scusate i miei limiti nel comprendere il succo del post iniziale, Gabriele scrive ed esprime alcuni concetti che sono condivisibili, ma pone anche la cosa in modo contraddittorio (se non ho capito male).
ad esempio scrivi:
E per farlo, usa una certa quantità e tipologia di luce, una certa quantità e tipologia di ombre, e una certa quantità e tipologia di colore.
Ecco. La "quantità e tipologia" di luci. ombre e colori non hanno una regola aurea.


ma poi le regole "psicologiche" le dai tu o quantomeno tracci un profilo appunto una "regola":

la quantità di luci, ombre e colori che un fotografo utilizza non sono altro che gli stati d'animo che egli aveva al momento della scatto, oppure le gioie e i dolori - e perciò la "sensibilità" - che chi scatta porta dentro di sé, da mesi, anni o solo nell'istante preciso in cui ha scattato. Facile, dunque, comprendere che il colore intenso è ottimismo e gioia; il bianco e nero è rabbia, timore o turbamento; un mezzo colore può indicare nostalgia, delicatezza inespressa o la voglia di puerile innocenza.


non è polemica la mia, ma sono interessato a capire perchè i soloni o finti esperti hanno torto (ma non ho capito riguardo cosa) mentre quello che scrivi tu è corretto, fammi solo capire.

buona luce
rob

avatarsenior
inviato il 21 Giugno 2018 ore 9:11

Ritrovo alcuni meccanismi del colore, tra le parole espresse da Paolo: è vero, quando scatto una fotografia, l'ho già vista in testa, a colori o b/n. Ma rimango sul colore in questo post... dicevo, scatto la foto e poi quando la lavoro, cerco il colore che secondo me, si abbini al contesto e qui, nella mia testa compare qualche immagine legata all'arte, ai grandi fotografi di un'altra epoca, a volte immagini storiche, etc... dicevo, compaiono nella mia mente e mi danno una grossa mano nell'interpretazione. Quello che vi posso dire è che il discorso sul colore è incredibilmente interpretabile, l'ho notato anche con i miei clienti in studio, a volte il colore che ho visto nelle foto, non viene condiviso, come giusto che sia, perché magari il cliente ha una visione colorata diversa. Non è una critica, ci mancherebbe, anzi è una veduta diversa che a volte può generare nuovi spunti sul colore. Il bianco e nero, nella mia mente l'ho interpreto come un messaggio per un fatto capitato o che voglio rendere storico. Mi spiego meglio: quando penso al b/n la prima cosa che vedo nella mia mente è la strada, la popolazione, le notizie, etc... mentre per la foodphoto, tenetevi forte ragazzi... mentre scatto, anzi mentre creo la composizione (e anche qui si potrebbe aprire una discussione sulla creatività...), mi vengono in mente le opere del Caravaggio, la natura morta... conclusioni? Beh, io spesso la fotografia finisco per associarla all'arte... ciao a tutti

avatarjunior
inviato il 21 Giugno 2018 ore 10:03

Paolo Longo, sei gentilissimo come sempre. E sono pienamente d'accordo con te sia su quanto dici sulla fotografia in b/n che sulla "buona" fotografia a colori. Quanto è bella, poi, la lingua italiana quando pensi al binomio semantico "còlta"-"colta"...
Grazie mille!

avatarjunior
inviato il 21 Giugno 2018 ore 10:14

RobBot, forse hai interpretato male il mio post, e me ne dispiaccio.
Quando - parlando di un qualsiasi fotografo - scrivo "E per farlo, usa una certa quantità e tipologia di luce, una certa quantità e tipologia di ombre, e una certa quantità e tipologia di colore". E poi successivamente chiarisco "Ecco. La "quantità e tipologia" di luci. ombre e colori non hanno una regola aurea" è proprio perché esso usa "ingredienti" in quantità e tipologie del tutto soggettive, e dunque scevre da regole auree. E lo chiarisco ancora più tardi quando parlo degli "stati d'animo" e di "sensibilità" che sono, naturalmente, qualcosa di profondamente personale. Le sensazioni che, tuttavia, quantità e tipologie di colore, luci o ombre traspongono in chi guarda sono state oggetto di studi da parte di filosofi, psicologi, cromoterapisti, pittori e studiosi di ogni genere. Ne citavo qualcuno in un commento più tardi. E pare che siano gli unici assiomi universalmente riconosciuti.

avatarjunior
inviato il 21 Giugno 2018 ore 10:26

Fabio Conte, concordo in pieno. E ciò che scrivi dimostra, ancora una volta, quanto la fotografia, - come forma d'arte - sia totalmente soggettiva e quanto sia incline a interpretazione. Lo capì molto bene Giulio Carlo Argan...

avatarsenior
inviato il 21 Giugno 2018 ore 12:23

RobBot, forse hai interpretato male il mio post, e me ne dispiaccio.

non te ne devi dispiacere, ho "umilmente" chiesto lumi e tu "umilmente" hai indirizzato il tuo pensiero in modo da superare i miei limiti di comprensione nella precedente lettura...

avatarjunior
inviato il 22 Giugno 2018 ore 21:51

@Gabriele, complimenti per aver proposto questa discussione.
Generalmente si ritiene che il terreno d'elezione del bianco e nero sia il reportage per la sua valenza narrativa e perché privo di elementi cromatici di distrazione.
Io, invece, mi ritrovo particolarmente con quanto detto da Maurizio sulla adattabilità ad altri generi fotografici, ritratto in testa.
Emotivamente associo il bn alla nostalgia che deriva dalla sensazione che si prova guardando le immagini dei nonni o del passato in cui abbiamo le nostre radici culturali.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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