| inviato il 14 Aprile 2018 ore 6:41
Titolo bischero e topic semiserio, ma non del tutto stu,pido (spero...) Che parte dall'osservazione di un po' di discussioni, qui e altrove. Nella vita, "conoscere" è importante. Come principio generale mi pare scontato e banale. Nella fotografia in particolare, le cose utili e sane a sapersi sono tante, sia sul fronte tecnico che su quello artistico. Ma detto ciò, immaginando di essere quello che vuole comprarsi una macchina per fare fotografie, rischio di scoprire che: 1) I tecnici mi dicono che se non conosco le leggi dell'ottica, di che parliamo? 2) Poi che se non ho studiato attentamente cos'è la luce... idem 3) Che devo ben sapere tutto sull'evoluzione degli apparecchi. Comoda, con le macchinette che fanno tutto loro! 4) Se voglio usare la pellicola, meglio che prima mi studi per bene la chimica 5) Se non so definire in modo adeguato "xxxxxx" (termine tecnico a vostra scelta) devo studiare e ripresentarmi a settembre Ma non solo, perchè: 1) I non tecnici mi dicono che se non conosco la storia della fotograifa è tutto inutile 2) Se mai mi sono mai imbattutto nei coniugi Becher non posso capire 3) Senza adeguate nozioni sulla pittura siamo dacapo 4) Sarebbe auspicabile che, prima di fare clic, mi sia letto almeno 12/13 libri E credo questo sia non oltre il 10% delle questioni di ordinaria chiacchierata Bene: detto che concordo assolutamente col principio che sancisce il primato della conoscenza. E che stimo infinitamente chiunque ne porti un po'. Non è che però perdiamo a volte un po' il senso della realtà? Non è che se Senna, prima di guidare un kart, avesse dovuto approfondire tutto sull'ingegneria e sulla fisica, sarebbe invecchiato senza diventare campione del mondo? Speso biasimiamo chi si accosta alla fotografia semplcemente attratto da due idee banali: "voglio forografare", "voglio una bella fotocamera". Così, come curiosità, come "sondaggio"... Quanti di noi hanno cominciato a fotografare solo DOPO aver imparato anche solo il 10% delle cose dette sopra? Faccio outing: io volevo la "macchinetta". L'ho comprata. Dopo un po' ho preso due libretti, di Feininger che quello passava il convento, uno sulla tecnica (tempi, diaframmi e altre menate) e uno sulla composizione (che allora non sapevo mi avrebbe cambiato il modo di pensare...). La pellicola era Ilford, essenzialmente perché la usava il mio amico Antonio, che mi aveva venduto la sua AE1 usata. Poi ho fotografato molto, visto mostre, comprato altri simpatici libri. Dopo. Piano piano. E intanto, comunque fosse, fotografavo come un matto ignorante (rimasto in buona parte tale ovviamente) e preferivo Orwell ai trattati di fotografia. Ho fatto molto male? E soprattutto: solo io ho fatto così? Chi fa outing con me? Saluti F |
| inviato il 14 Aprile 2018 ore 7:07
Io ho cominciato a fotografare seguendo l'istinto e non mi ricordo cose memorabili. Le foto belle, non mie, le riconoscevo, e cercavo in qualche modo di imitarle. Credo di aver avuto sempre una spiccata tendenza per la fotografia essenziale "minimalista". Più che panorami mozzafiato, mi interessavano forme astratte, semplici: curve, spirali, incroci, ellissi. La conoscenza della tecnica è venuta dopo, le nozioni sul triangolo della luce è necessario conoscerle. Segovia, il grande chitarrista spagnolo, diceva che la tecnica era necessario conoscerla per poterla ignorare. Credo sia così anche per la fotografia. Poi un lungo periodo di inattività, in cui i miei interessi culturali hanno virato verso la letteratura e la musica jazz. Quindi il ritorno di fiamma con la fotografia digitale e lo studio (?), la lettura di qualche libro di cultura fotografica e la conoscenza dei maestri passati e attuali. Si migliora studiando tecnica e cultura fotografica, all'inizio di molto, ma se non si possiede la scintilla del genio, si resta nel recinto dell'artigianato in ottima compagnia. Buona domenica Francesco. Massimo |
| inviato il 14 Aprile 2018 ore 8:04
Penso che è esattamente il contrario, la parte più interessante della fotografia è l'iniziale apprendimento, sia tecnico che culturale, associato all'inevitabile entusiasmo, poi quando si entra nel mondo del "tutto è già stato fatto" le cose si possono complicare parecchio. |
| inviato il 14 Aprile 2018 ore 8:09
Caro Francesco, tema complesso che apre a "problematiche svariegate", come diceva l'assessore Palmiro Cangini Come sai, la fotografia è sempre stata nella mia vita, in qualche forma ed in qualche strato. Recentemente ho iniziato a prenderla sul serio. Ma questo non significa che ne faccia una professione, né che io trascorra il mio poco tempo a studiarne gli anfratti. Il "serio" sta in quel che trasmette la Fotografia, guardando immagini proprie o altrui, e in quel che dà quando la si pratica. Questo è, a grandi linee, il mio outing. Aggiungo che la macchinetta mi ha sempre attratto, ma allo stesso modo mi attrae la sfida di far lavorare quello strumento al limite del mio pensiero. In merito allo studio ed all'approfondimento... Prima, dopo, durante, sempre, mai... Sono considerazioni importanti ma forse troppo centrali in alcune discussioni. Chi vive di musica sa che i grandi di uno strumento (cito la batteria per esperienza e per varietà degli aspetti che coinvolge il fatto di suonarla in modo unico) non smettono mai di studiare, ma questo non impedisce loro di esprimersi con il cuore, mai disgiunto dalla mente. Qui credo stia il punto. Studiare e basta non serve per arrivare al top, così come non basta la macchinetta di derivazione aerospaziale, come non è sufficiente la sperimentazione, o l'emulazione, o l'immersione per un periodo in condizioni propiziatorie. Deve partire da dentro, da un qualcosa che vuole uscire, esprimersi. Poi sarà un mix di tutto quanto ho citato qui sopra, con una cosa che spesso trascuriamo: il nostro VISSUTO. Chi ha talento in genere può permettersi di studiare un poco meno, forse, o apprende più in fretta. Ma lo studio ci va, nelle dosi, nei tempi e con gli aspetti giusti per ciascuno. Quale sia la giusta via lo si capisce generalmente dopo averla percorsa (e magari dopo averne percorse molte altre!). Quindi... Non ammazziamoci di dettaglio senza capire chi siamo e cosa vogliamo dire. Ma poi studiamo a fondo noi stessi ed il nostro incastro con il mondo. A chi avesse finito tutti i libri ed esaurito le risorse online, consiglio un giro fra le tue gallerie, soffermandosi non meno di un minuto per ciascuna foto. Scoprirà un mondo. Un abbraccio, e grazie di tutto |
| inviato il 14 Aprile 2018 ore 8:13
si in effetti un principiante assoluto NON deve conoscere tutte quelle menate... ed in effetti nessuno richiede il master per cominciare a fotografare. Sara per quello che lo strumento fotografico piu' usato nel mondo oggi e' IL CELLULARE e lo scatto piu pubblicato e' la bocca a culo di gallina, fotografata riflessa sullo specchio di un cesso di periferia. Diciamo che le menate di cui sopra possono essere una traccia per un percorso che da principiante × ti conduca ad essere un mezzo fotografo... (l'altra meta ce la devi mettere tu) |
| inviato il 14 Aprile 2018 ore 8:21
Un vicino voleva che suo figlio studiasse per diventare ingegnere, libri su libri, ora lavora in un vivaio :) |
| inviato il 14 Aprile 2018 ore 8:48
“ Un vicino voleva che suo figlio studiasse per diventare ingegnere, libri su libri, ora lavora in un vivaio :) „ Ottima scelta! |
| inviato il 14 Aprile 2018 ore 11:38
Scusa France'... ma stamane sei sceso dal letto col piede sbagliato? |
| inviato il 14 Aprile 2018 ore 11:46
io ho fatto il porta flash ai matrimoni per 7/8 anni per guadagnare qualcosa nel fine settimana.... poi mi sono stufato per la ripetitività legata al tipo di approccio ..."dobbiamo portare il lavoro a casa!!" ..... sono passati diversi anni nei quali ho sempre ricercato un qualcosa .... risposte a domande non bene identificate ..... esigenze "fisiologiche espressive" non del tutto interpretate..... e mi sono ricordato della "bolla" che si creava quando lavoravo ai matrimoni, quando facevamo gli interni con la sposa: si chiudeva la porta, si lasciava il caos fuori dalla stanza e rimanevo a contemplare quella linea di tensione che si creava tra soggetto e fotografo, in quei momenti ho capito che volevo conoscere come giocare con lo spazio e il tempo (diaframmi, iso, tempo). Questo per dire che allo studio della tecnica mi sono accostato per esigenza dopo e non prima. |
| inviato il 14 Aprile 2018 ore 11:54
In ogni caso caro Francesco all'ora in cui tu partorivi questo scempio intellettual-ideologico io ero in riva al mare, e oltre a godermi la ritemprante rilassatezza della passeggiata mattutina con Sonny osservavo un'alba meravigliosa che, unitamente alla compagnia, mi riconciliavano col mondo. Se domani, o qualsiasi altro giorno vuoi essere dei nostri vieni tranquillo, lo sai che per te non c'è bisogno di invito |
| inviato il 14 Aprile 2018 ore 11:58
“ Non è che se Senna, prima di guidare un kart, avesse dovuto approfondire tutto sull'ingegneria e sulla fisica, sarebbe invecchiato senza diventare campione del mondo? „ Ciao Francesco, parto da questa tua "massima" per esprimere due concetti che per me stanno alla base, non solo della fotografia, ma di tutte le passioni e delle cose che ci rendono "felici" e ci allietano il tempo. Tutto quello che viene detto in questi Forum è interessante, ma è fatto perlopiù per l'amatore evoluto. Il neofita che si accinge a queste arene, rischia di essere spaventato dal modo a volte troppo "saccente" che hanno alcuni santoni qua dentro. Purtroppo non è ancora abbastanza smaliziato, come lo sarei io se entrassi in un forum di cosmetici , e rischia di perdere la passione ancora prima di cominciarla. Tutto questo non è un bene, io penso che il singolo individuo, debba crescere, sbagliare, vendere, ricomprare, tutto da sé. Non esiste oggettività assoluta e soggettività assoluta, ma scegliamo in base a un mix di concezioni, percezioni, esperienze che ci rende unici e diversi dagli altri, e per fortuna dico! Deve fare quindi tutto da sé, e capire, da sé, se c'è la vera passione per la fotografia finita, o solo una mera illusione che lo lega al mezzo tecnico, che in sé, ammetto, è davvero affascinate. Ma non è il fine, quello è il mezzo. Discernere bene tra queste due cose, ci rende Fotografi a differenza di appassionati di tecnologia, che lo può essere per qualsiasi mezzo tecnologico, anche un telefonino. Questo il mio umile contributo. |
| inviato il 14 Aprile 2018 ore 12:05
Per dodici anni ho fotografato i miei viaggi, soprattutto, limitandomi ad esporre decentemente le mie dia e con cognizioni minimali persino in materia di composizione. Curiosamente ho iniziato ad approfondire soltanto col passaggio al digitale. |
user28347 | inviato il 14 Aprile 2018 ore 12:12
io rispondo con una massima zen:non è tanto importante la meta ma godersi il viaggio in se.certo che non è facile condiderando le 45807321567 di seghe mentali che ci facciamo un po tutti quanti e qualcuno ne aggiunge |
| inviato il 14 Aprile 2018 ore 12:18
Aggiungerei che se non hai fatto studi classici, se non hai letto in lingua originale così parlò zarathustra , se non sai a memoria la Commedia di Dante, se non sai declinare il verbo perplimere in greco antico, se non sai tradurre all'impronta dall'italiano al greco antico il mito della caverna di Platone, beh, allora non puoi neppure scrive post su questo forum Per rispondere al sondaggio: ho comprato un libro, una macchina fotografica con il 50mm e un rullino praticamente nello stesso giorno. La pratica associata allo studio è utilie, lo studio senza pratica meno. Infine: c'è sempre da imparare (ma mi sembra tutto ovvio) |
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