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composizione e lettura di una foto (3)


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avatarjunior
inviato il 04 Aprile 2018 ore 15:11

Ciao a tutti.

Continuo sul volume 3 perchè trovo questo argomento interessantissimo! SorrisoSorriso

Più leggo opinioni di vario genere sul tema della importanza di conoscere i meccanismi della composizione, e più mi convinco della loro importanza.

Innanzitutto vorrei cominciare a usare - invece del termine "regole" di composizione - il termine "meccanismi" di composizione, perchè pone meno l'accento su una presunta "obbligatorietà" di seguire le regole stesse, mentre mette più in evidenza l'aspetto funzionale della composizione stessa.

Ovviamente non esistono "obblighi" nel mondo dell'arte e della comunicazione, ma solo linee guida generali.

Detto questo sto consolidando sempre più la convinzione che l'approofndimento sui "meccanismi" della composizione sia utile. Anche se io fossi un fotografo che istintivamente usa meccanismi compositivi interessanti ed efficaci, quasi senza rendersene conto, sono convinto che approfondire e capire perchè certe mie scelte compositive diano risultati così interessanti, mi sarebbe enormemente utile. Perchè è sempre utile, a mio avviso, fare le cose consapevolmente che inconsciamente; ci porta ad un livello più alto, dove è più facile migliorare ulteriormente.

Ilmarsigliese

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2018 ore 15:28

A proposito delle "regole", ci tengo a riproporre un concetto espresso nell'altro tread.

Non è mai successo che qualcuno abbia posto delle regole che altri dovevano seguire.
E' successo piuttosto che in arte, architettura, fotografia: gli artisti disegnavano, dipingevano, costruivano, qualcuno in determinati modi, e altre persone nel frattempo o in seguito (i ricercatori, gli studiosi d'arte, i semiologi, gli studiosi di semantica...) analizzavano le opere. E si sono accorti che fra queste c'erano delle caratteristiche che accomunavano quelle opere che funzionavano meglio rispetto ad altre (piacevano di più o trasmettevano meglio determinate sensazioni).
La regola aurea (assieme ad altre regole) è stata "scoperta a posteriori", analizzando le cose prodotte che funzionavano e chiedendosi perché queste funzionavano. E sono state infine consolidate, col tempo.

La regola aurea non dice "devi comporre così" , dice un'altra cosa. Dice: "la percezione dell'uomo funziona così".
"Noi esseri umani funzioniamo così, nel percepire e nell'osservare qualcosa"
.
E' diverso. E lo è tanto.

avatarjunior
inviato il 04 Aprile 2018 ore 15:28

Consiglio un libro tanto per iniziare
Gustave Caillebotte: The Painter's Eye

Invece un libro piu' strettamente legato alla fotografia
Jeff Wall: the complete edition

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2018 ore 15:39

Non è la REGOLA aurea, ma SEZIONE AUREA ;-)
Da questa deriva la famigerata REGOLA DEI TERZI, che è un'approssimazione della sezione aurea.

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2018 ore 15:50

Sì, ovviamente, il discorso era a proposito di regole ed è scappata la parola "regola" in modo inappropriato.

user90373
avatar
inviato il 04 Aprile 2018 ore 16:18

Insisto sulla "lettura" di una foto che potrebbe/dovrebbe comprendere anche quella della composizione. Trattandosi di letture fra "noaltri" perfetti sconosciuti, non potendo quindi tirare in ballo la storia, i musei, l'arte, la bibliografia e altre amenità, su quali basi andremo a piazzare i presupposti di una lettura equilibrata se non ci fossero alcuni punti di appoggio dai quali partire? Premetto che mai commento l'altrui lavoro proprio per mancanza di specifiche condivise.

avatarjunior
inviato il 04 Aprile 2018 ore 16:22

Concordo parola per parola con quanto espresso da Pierfranco. Sorriso

Le presunte "regole" - che come dicevo potremmo chiamare in modo più asettico "meccanismi" compositivi - sono effettivamente desunti a posteriori, esaminando le opere degli artisti e cercando di capire le ragioni per cui alcune funzionano e comunicano molto meglio di altre.

Il fatto di avere "distillato" nel tempo una serie di regole o indicazioni compositive è a mio avviso utilissimo e importantissimo. Lo è per chi si appresta ad iniziare l'attività figurativa che trova linee guida utilissime che lo aiutano a capire come far funzionare meglio un'immagine e renderla più interessante; ma lo è anche a posteriori per chi esamina le proprie immagini dopo averle realizzate. Perchè questo esame critico, fatto attraverso l'analisi dei meccanismi compositivi, aggiunge CONSAPEVOLEZZA all'operato del fotografo o del pittore.

Ciò che prima l'artista faceva istintivamente, per dote innata, ora può diventare un atto più consapevole, e quindi l'autore può crescere ulteriormente nel suo cammino, migliorando l'efficacia del suo linguaggio.

E' un po' come se l'autore spiegasse le proprie opere a sè stesso.

Ma senza la conoscenza dei meccanismi compositivi la cosa non sarebbe possibile; tutta la catena creativa, dalla realizzazione dell'opera alla sua fruizione, resterebbe nell'ambito di una pura istintività, di fatti meramente percettivi, che non permetterebbero in sintesi di gustare pienamente l'opera stessa.

Spesso ho visto persone entusiasmarsi per un'immagine; ma quando chiedevo perchè questa immagine li avesse colpiti tanto, la maggior parte delle volte non ricevevo alcuna risposta.

Ovviamente anch'io - soprattutto agli inizi della mia attività fotografica - facevo fatica a rendermi conto del perchè alcune immagini mi colpissero tanto. Poi cercando di approfondire i meccanismi compositivi, a mano a mano che li capivo meglio, mi accorgevo che miglioravo in due aspetti. Il primo era la capacità di capire e gustare più consapevolmente le opere degli altri fotografi e il secondo era un miglioramento dell'efficacia espressiva delle mie immagini.

Come mi pare di aver già scritto in un altro post, sono convinto che più siamo consapevoli di quello che facciamo e meglio possiamo farlo.

Un caro saluto.

Ilmarsigliese




avatarjunior
inviato il 04 Aprile 2018 ore 16:42

Io invece sono fermamente convinto che la lettura della “singola” foto, avulsa da qualsiadi tipo di contrstualizzazione ha molto poco senso. Mia opinione ovviamente

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2018 ore 17:03

L'argomento è interessante ma anche molto complesso. Io vado avanti a tentoni.
Per ora osservo che: se esistono 'criteri' compositivi ( passatemi il termine ), ci possono anche essere occasioni in cui questi criteri vengono ignorati, scvalcati, scomposti: a seconda di come ciò accade, possiamo avere foto affascinanti o foto che non dicono nulla.

Con ciò voglio anche dire che la via del 'famolo strano' spesso non conduce da nessuna parte.
E' un problema, perchè: se tengo conto dei criteri compositivi ricavati dall'osservazione della realtà, posso comporre in modo armonioso, ma anche 'da manuale' . cioè noioso.
Se li ignoro, può capitarmi l'immagine che ha forza ( una su cento ), determinata dal caso.

Secondo me, nella lettura e nell'apprezzamento di un'immagine non tutto è spiegabile. Se lo fosse, il mistero della bellezza si ridurrebbe a un algoritmo da replicare in serie.

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2018 ore 17:09

Insisto sulla "lettura" di una foto che potrebbe/dovrebbe comprendere anche quella della composizione. Trattandosi di letture fra "noaltri" perfetti sconosciuti, non potendo quindi tirare in ballo la storia, i musei, l'arte, la bibliografia e altre amenità, su quali basi andremo a piazzare i presupposti di una lettura equilibrata se non ci fossero alcuni punti di appoggio dai quali partire? Premetto che mai commento l'altrui lavoro proprio per mancanza di specifiche condivise.


Io credo che siamo tutti in grado di fare la tara, rispetto a questa questione.
Se un docente universitario mi "legge" una foto mi aspetterò una certa cosa. Se un "amico" passa su uno scatto qui nel forum me ne aspetterò un'altra.
E anche fermandosi al secondo caso, troverò commenti più "esperti" (prendi le parole così, come riferimento ovviamente) o più "ingenui". E anche in questo caso una tara posso farla.
E quindi non mi preoccuperei troppo sinceramente.

Aggiungo una cosa: una fotografia può essere osservata da molti punti di vista, e non è detto che le occorra sempre una disamina tecnica...
Se una persona di buona sensibilità mi dice che una fotografia le piace moltissimo, vorrà magari dire che la composizione non l'ho sbagliata in toto.
D'altro canto, se la nostra macchina scricchiola lo capiamo anche senza essere ingegneri... Sorriso

Saluti
F

avatarjunior
inviato il 04 Aprile 2018 ore 17:12

Secondo me e' ora di postare qualche foto esempio in modo da andare sul concreto, tipo queste
www.radiohamburg.de/var/ezflow_site/storage/images/radiohh/hamburg-akt

www.collater.al/wp-content/uploads/2012/10/martin_parr_bisson.jpeg

Sono foto di due fotografi molto famosi, voi come le leggereste?

avatarjunior
inviato il 04 Aprile 2018 ore 17:19

Quoto Masimiliano
Io invece sono fermamente convinto che la lettura della “singola” foto, avulsa da qualsiadi tipo di contrstualizzazione ha molto poco senso. Mia opinione ovviamente


Ciao Masimiliano, la tua osservazione è molto interessante e mi ha fatto riflettere.

Riflettendo ho pensato che effettivamente nella lettura di un'opera figurativa, come una fotografia, ci sono due livelli su cui viene effettuata la lettura stessa.

Un livello è quello del contenuto. Per contenuto mi riferisco alla motivazione emotiva, alla suggestione, al racconto che l'autore si prefigge di mettere nella sua opera, a quello che lui vuole trasmetterci e che lo ha spinto a scattare.
Che si tratti di uno scatto che nasce dalla spinta emotiva di un meraviglioso paesaggio, piuttosto che dall'indignazione per un avvenimento sociale drammatico, poco importa; l'importante è capire che stiamo parlando di contenuto, che è alla fine ciò che conferisce il senso all'immagine di cui stiamo parlando.

Se parliamo di "lettura" dell'immagine riferendoci a questo livello, cioè al contenuto, allora sono in accordo con la convinzione di Masimiliano; non ha senso leggere la foto se non si conosce il contesto in cui è stata scattata e la motivazione umana e artistica dell'autore.

Ma esiste poi un secondo livello, che è quello estetico/compositivo/comunicativo. Cioè tutto ciò che si riferisce al linguaggio con cui l'autore ha espresso il contenuto a cui teneva. Questo livello è "trasparente" rispetto alle motivazioni e alla importanza del contenuto stesso, si occupa semplicemente di analizzare COME, CON QUALI MEZZI ESPRESSIVI l'autore ha raccontato il suo contenuto.

Se parliamo di "lettura" dell'immagine a questo livello, invece sono convinto che essa prescinda da qualsiasi contestualizzazione; essa è semplicemente l'analisi di come l'autore abbia reso al massimo la potenza del suo racconto usando al meglio i meccanismi compositivi.

In qualsiasi genere fotografico, dal più "futile" e leggero al più impegnato esiste questo doppio livello, che va sempre tenuto in conto. E' chiaro che nelle opere il contenuto è l'elemento più importante, ma non può esistere senza il livello comunicativo/compositivo. Nel reportage di guerra ad esempio è vero che la cosa più importante è il contenuto, cioè mostrare gli orrori della guerra per sensibilizzare l'opinione pubblica. Ma è altrettanto vero che ci sono stati fotografi di guerra che sono passati alla storia (perchè erano bravissimi a comporre immagini potenti ed emozionanti), mentre moltissimi altri alla storia non ci passeranno mai, perchè le loro foto non hanno nulla di interessante, se non l'abbondanza di sangue.

In sintesi: il contenuto di un'immagine resta la cosa più importante e per essere compiutamente apprezzato dev'essere contestualizzato; il livello estetico/compositivo è comunque determinante per spiegare la potenza comunicativa dell'immagine e prescinde dalla sua contestualizzazione.

Un caro saluto

Ilmarsigliese




avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2018 ore 17:21

Posso?

Sono due foto molto diverse tra loro.
La prima mi suscita la sensazione del fotogramma di un film. L'uomo a terra è il massimo della drammaticità e di un certo degrado. Poi, mi viene da pensare: se questa ( come è ) è una foto costruita, c'è genialità nell'idea e nell'organizzazi9one scenica, ma questa ide mi si fissa in testa e tende a sgonfiare la tensione della foto.

La seconda parte da una certa tradizione ( Eggleston, Shore...) ma poi Parr sviluppa una sua 'poetica' di osservazione della realtà, della commedia umana, con toni parodistici, ironici ,bonariamente allusivi di un certo costume, che si notano anche in questa foto. La quale, volutamente, sembra essere la foto scattata con una compattina, magari dalla mammina dei due bimbi.

user104642
avatar
inviato il 04 Aprile 2018 ore 17:27

Sono foto di due fotografi molto famosi, voi come le leggereste?

Nella prima regna il caos 'ordinato' ed è evidente la costruzione basata sulle diagonali dove al centro cade quasi perfettamente la saliera sul tavolo.(appena posso posto la foto con le linee a definirlo tale).
Sulla seconda credo sia evidente la composizione in sezione aurea.

avatarjunior
inviato il 04 Aprile 2018 ore 17:34

@il marsigliese esatto ci sono vari livelli di lettura, ma io credo che anche la lettura formale e stilistica vada contestualizzata. Se non conosco la vita di Martin Parr, il suo pensiero, il suo modo di intendere il mondo e di interpretarlo non potro' mai capire perche' le sue immagini sono costruite cosi'. Perche' usa sempre il flash? Perche' quelle tonalita' di colore? Perche' il macro? C'e' una motivazione stilistica dietro tutto cio' che pero' non puo non essere ricercata nel messaggio e nell'idea di rappresentazione della classe media britannica che lui vuole dare.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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