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ligthroom e scelta dei preset.


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avatarsenior
inviato il 21 Marzo 2018 ore 4:52

Se è una serie di scatti, posso applicare un preset unico a seconda della resa , magari poi vario io i parametri del preset adattandolo . Ultimamente sto usando una coppia di preset ( bn e colori ) predefinito e vado avanti con quello per dar eun mood alle foto e allo stile . Non c'e Una regola fissa in fondo , quel che ti piace fai

avatarsenior
inviato il 21 Marzo 2018 ore 12:29

Credo che il discorso di Ubrigantu sia chiaro adesso. Lui sostiene che colori, dominanti, saturazioni o desaturazioni, certi tipi di contrasto o morbidezze, bianconeri e via discorrendo trasmettono sensazioni in chi li osserva. Questo è limpido, probabilmente ovvio.
Il problema è che anche se ovvio, la libertà di scegliere altri percorsi e divincolarsi da queste "regole" esiste e credo sia un bene cercare di farlo. Se mi trovo in un deserto o un bel posto di mare, non è che per forza di cose debba usare il preset "deserto" o "mare" e anche il preset sunset potrebbe essere stucchevole in un tramonto, soprattutto se poi ho in testa un'idea diversa. Non posso uscire a fotografare persone e siccome mi trovo in India, farlo col preset McCurry o se in bianconero con quello Salgado. Che diamine ci sta a fare il mio occhio nel mirino dietro la fotocamera?
I neonati e i bambini vanno sempre fotografati flou, morbidi, niente contrasto perchè sono belli, buoni e via discorrendo.
In questa foto ho scelto un contrasto abbastanza forte perchè, anche se la mano è la mia e si tratta della mia nipotina, non è un ritratto perchè il messaggio che volevo veicolare è diverso e siccome è universale (il messaggio), allora non siamo più né io e né la mia nipotina quelli ritratti. Con un filtro flou o con la morbidezza avrei ottenuto un "che bel ritratto, dolce e tenero" (forse), ma la foto si intitola "Protezione" ed è una promessa che volevo sottolineare in maniera forte (per me con contrasto).




avatarsenior
inviato il 22 Marzo 2018 ore 12:51

ok, tu nella foto qui sopra hai fatto delle scelte partendo da cose che tu consideri certezze (che non metto assolutamente in dubbio, anzi, ma sono funzionali per ragionarci su) infatti scrivi:

In questa foto ho scelto un contrasto abbastanza forte perchè... il messaggio che volevo veicolare è diverso e siccome è universale....la foto si intitola "Protezione" ed è una promessa che volevo sottolineare in maniera forte (per me con contrasto).

(ho fatto qualche taglio per arrivare al dunque)

chi lo dice che per ottenere quel senso di protezione e la "sottolineatura forte" è il contrasto che va aumentato? o che tra le tante variabili del contrasto si potesse ottenere un risultato migliore agendo magari su un contrasto sui mezzitoni, piuttosto che alti o bassi? o magari che non è l'esposizione il parametro su cui intervenire?

tu mi risponderai... "per me è così"... un altro: "per me no".
allora ci ritroveremmo come al solito su l'opinabilità assoluta della serie: "ognuno fa un po come cacchio gli pare" . e per me questo è inconcepibile. cioè, va bene che non si può standardizzare tutto, ma una linea guida e conoscenza di base comune a tutti deve esserci. partire almeno da un punto che deve essere universalmente riconosciuto.

(ESEMPIO)
tutti sappiamo che in una foto l'orizzonte non deve essere storto. ma ci sono foto che lo hanno, però ormai tutti abbiamo imparato a distinguere quando l'orizzonte storto è una scelta stilistica o quando invece è un errore.

questo perchè sulla fotografia classica (composizione e scatto) ci sono stati tanti maestri che hanno insegnato, avevano competenze, erano credibili, e hanno dato delle nozioni "incontestabili" che poi noi comuni mortali abbiamo più o meno applicato e a volte messe in pratica, altre no, ma quando non l'abbiamo fatto è stato perchè "sapevamo ma abbiamo fatto una scelta diversa". una scelta consapevole.

nell'editing invece io non vedo linee guida credibili, nessuno insegna le cose importanti, insegnano solo come si clicca sul software, cosa inutile perchè qualsiasi babbuino con un minimo di alfabetizzazione informatica può imparare da se, ma sugli aspetti "artistici e psicologici" dell'editing non si trova nulla.

allora mi chiedo...è un segreto di stato? o questi gran maestri ne sanno meno di noi?

ai tempi della pellicola (io facevo i matrimoni all'epoca) le case produttrici di pellicole davano delle linee guida. io avevo le mie pellicole di riferimento che usavo in base all'effetto finale delle foto che volevo ottenere, ma ero tranquillizzato da conferenze stampa e esimi professionisti che ad ogni prodotto nuovo ne spiegavano le caratteristiche e ti indicavano (in linea di massima) l'uso più adatto di quella pellicola. partivi da alcune certezze UNIVERSALMENTE RICONOSCIUTE, poi eri cmq libero di fare come diceva la tua testa, ma era una scelta sapiente.

oggi quando vado a caccia di nozioni sull'editing trovo tutorial di come si mette a fuoco una foto sfocata aumentando lo "sharpening".

è giustificata la mia incertezza sulle scelte da fare?

avatarjunior
inviato il 22 Marzo 2018 ore 13:30

È proprio lì la differenza con la pellicola. Al tempo le case ti davano linee guida perché presentavano un prodotto che dava quei colori, quella nitidezza, quel contrasto (sviluppo a parte) e per ottenere effetti diversi cambiavi prodotto. Come si fa adesso con certe caratteristiche dei sensori. Ma l'editing è la fase di sviluppo di quella pellicola, e anche allora ognuno aveva le sue tecniche, magari profondamente diverse, per ottenere un effetto. E come facevi a sapere se la foto sarebbe venuta bene con quella pellicola e con quello sviluppo? Provando?

avatarsenior
inviato il 22 Marzo 2018 ore 14:24

E come facevi a sapere se la foto sarebbe venuta bene con quella pellicola e con quello sviluppo? Provando?


no no, il 70% del risultato lo conoscevano benissimo già in anticipo (lo so persino io, immagino i professionisti). poi potevano sperimentare sui dettagli. allungando o diminuendo i tempi nei tank sapevi già in anticipo cosa sarebbe successo, poi però potevi giocare "sul quanto" e sperimentare il dettaglio. (ad oggi: sai che applichi contrasto e giochi su +15 o +20). di certo non si aspettavano che dalle foto uscisse fuori un modellino 3d mettendo una goccia di acido in più o meno. la camera era oscura...... ma si lavorava in maniera chiara. (mi scuso per la freddura)

avatarjunior
inviato il 22 Marzo 2018 ore 14:38

Certo lo so, ma anche adesso sai già in anticipo cosa fa lo slider del contrasto. Se sapevi come fare ad ottenere l'effetto voluto con la pellicola allora sai anche cosa fare (non come, quella è solo tecnica e nei manuali c'è ) con il digitale, e non devi neppure preoccuparti di acquistare la pellicola giusta. Lo sviluppo standard della casa madre è il preset, la modifica di quel preset è il giocare sul quanto, come in camera oscura.

avatarsenior
inviato il 22 Marzo 2018 ore 14:44

si ma ritorno alla domanda iniziale, come faccio a sapere dal raw quali e quante modifiche devo fare per ottenere un effetto "spirituale" e non grafico?
io sto cercando guide che mi aiutino a scegliere, non a fare...
e ritornando alla fotografia classica lo scegliere è guidato da anni di insegnamenti e conoscenze che ci hanno insegnato come si compone, come si espone, come si aumenta o diminuisce la pdc, come si imposta la fotocamera, poi può piacere o no, ma tutti ci atteniamo a quelle regole. l'editing mi sembra la terra di nessuno... leggi, vedi e senti tutto e il contrario di tutto. e non può essere così.

avatarjunior
inviato il 22 Marzo 2018 ore 15:41

Non lo saprai dal raw, dal raw al massimo saprai quanto o puoi "tirare" ma non in che direzione. Direi che la guida "spirituale" la puoi trovi nelle raccolte fotografiche, ora come un tempo, studiando le foto dei "maestri" o anche quelle degli altri "non maestri". Però non ci troverai scritti i numeri. Credo però che fosse cosi' anche un tempo solo che la chimica era meno "tollerante" e quindi le possibilità meno "articolate".

avatarsenior
inviato il 22 Marzo 2018 ore 18:27

chi lo dice che per ottenere quel senso di protezione e la "sottolineatura forte" è il contrasto che va aumentato?

Magari mi sono spiegato male.
Il messaggio "protezione" (io a lei, per tutti i bambini, il tuo in particolare o in maniera "universale") o il senso della protezione verso qualcuno, per me (e non è detto che ci sia riuscito) non è il contrasto ma la composizione e gli elementi all'interno, la mia mano grande che quasi avvolge la piccola che dorme serena.
E' per allonantarmi dal classico ritratto al neonato che, sempre io, ho deciso di evitare morbidezza (tipici del ritratto ai bimbi) e via discorrendo (anche un bel colore di pelle tenue, quindi via e bianconero) e di "sottolineare e dare forza al messaggio" con un po' di contrasto. Ma appunto questa è stata una mia scelta creativa. Sarai tu (o chiunque la guarda) a dire se va o non va bene, se il messaggio lo percepisci. Un altro fotografo potrebbe benissimo scegliere magari la stessa composizione, ma rafforzare lo stesso messaggio con colori bellissimi e una luce diversa e se crede anche il "solito" motivo flou.

"ognuno fa un po come cacchio gli pare" . e per me questo è inconcepibile

Per me no, altrimenti addio creatività e guarderemo da oltre cento anni la stessa fotografia.

tutti sappiamo che in una foto l'orizzonte non deve essere storto. ma ci sono foto che lo hanno, però ormai tutti abbiamo imparato a distinguere quando l'orizzonte storto è una scelta stilistica o quando invece è un errore.

Se il soggetto è un orizzonte (ad esempio in un bel tramonto dalla spiaggia) col cacchio che storto è una scelta creativa. Lo sarà, sempre per esempio, se il soggetto è la classica coppietta che si bacia al tramonto e alle loro spalle allora si che la piccola (o comunque ininfluente ai fini del contenuto) linea dell'orizzonte può pure essere storta (e chi la guarda?).

Direi che la guida "spirituale" la puoi trovi nelle raccolte fotografiche, ora come un tempo, studiando le foto dei "maestri" o anche quelle degli altri "non maestri". Però non ci troverai scritti i numeri.

Esatto ed è ovvio che non ci puoi trovare i "numeri". I sensori sono tutti diversi e quindi anche i raw. Non parliamo poi del fatto che se si vuole si può partire anche da un JPEG.
Si trova eccome il tutorial su come ottenere una pelle vellutata o un particolare effetto. Non ti diranno chiaramente l'esatta disposizione dei comandi, perchè contrasto +25 su un raw di un certo sensore non può avere l'identico effetto sul raw di un altro sensore, magari croppato e esposto in maniera diversa. Stessa cosa per gli altri parametri. Il tutto è molto meno standardizzato rispetto alla pellicola che comunque sapevi di dover per forza sviluppare e/o stampare in determinate condizioni per ottenere di sicuro quel risultato: ma era, appunto, sempre la stessa pellicola.

avatarjunior
inviato il 22 Marzo 2018 ore 21:29

Io non credo esistano certezze, ma solo mode, scuole di pensiero. Ho volutamente fatto visionare un portfolio a due "maestri" diversi e diverse, e opposte, sono state le letture. Bada bene che ho scelto due professionisti che lavorano nello stesso campo. Ho seguito diversi laboratori con altrettanti professionisti che mi hanno detto tutto ed il contrario di tutto. Ora le mie "certezze" sono dettate dal "farmi riconoscere" quindi cerco la via che porta al mio convento. Diverso è, ma lo sai lo hai fatto, è lavorare su commissione. Non cercherei linee guida, me le creerei.
Un saluto
Dimenticato.. proprio ieri leggevo un articolo che parlava di un software/algoritmo che è in grado, quasi, di riconoscere gli stati d'animo dal colore Delle immagini.. questa potrebbe essere una certezza, ovvero nessuna post ma solo immagini al naturale!

avatarsenior
inviato il 22 Marzo 2018 ore 21:51

Dimenticato.. proprio ieri leggevo un articolo che parlava di un software/algoritmo che è in grado, quasi, di riconoscere gli stati d'animo dal colore Delle immagini.. questa potrebbe essere una certezza, ovvero nessuna post ma solo immagini al naturale!


ce lo indichi??

" Direi che la guida "spirituale" la puoi trovi nelle raccolte fotografiche, ora come un tempo, studiando le foto dei "maestri" o anche quelle degli altri "non maestri". Però non ci troverai scritti i numeri."
Esatto ed è ovvio che non ci puoi trovare i "numeri". I sensori sono tutti diversi e quindi anche i raw. Non parliamo poi del fatto che se si vuole si può partire anche da un JPEG.
Si trova eccome il tutorial su come ottenere una pelle vellutata o un particolare effetto. Non ti diranno chiaramente l'esatta disposizione dei comandi, perchè contrasto +25 su un raw di un certo sensore non può avere l'identico effetto sul raw di un altro sensore, magari croppato e esposto in maniera diversa. Stessa cosa per gli altri parametri. Il tutto è molto meno standardizzato rispetto alla pellicola che comunque sapevi di dover per forza sviluppare e/o stampare in determinate condizioni per ottenere di sicuro quel risultato: ma era, appunto, sempre la stessa pellicola.


no, per rimanere nel tuo esempio so come si ottiene la pelle vellutata ma non so quando prendere una pelle normale e renderla vellutata... rendere una pelle vellutata a cosa serve? cosa suscita a chi guarda una foto?

io qualcosina la so di queste robe di cui parlo, so ad esempio le reazioni dell'occhio rispetto a un immagine e i trucchi per pilotarlo dove vogliamo noi, ma le ho lette su libri di psicologia, non di fotografia. vorrei avere le stesse conoscenze sull'editing.

avatarjunior
inviato il 22 Marzo 2018 ore 22:29

Eccolo
www.repubblica.it/scienze/2018/03/19/news/un_arcobaleno_di_emozioni_co

avatarjunior
inviato il 23 Marzo 2018 ore 8:46

Quello che cerchi è nei libri di psicologia, di arte, nelle mostre, nella letteratura. È il tuo occhio, la tua sensibilità, la tua interpretazione. L'editing non ha "regole" in questo senso, devi trovare le tue personali motivazioni.

avatarsenior
inviato il 23 Marzo 2018 ore 17:44

mah... io vi dico solo che ho 500 foto di un evento.... editate in due modi diametralmente diversi... con stampe campione... devo stamparle tutte 30-40(alcune anche più grandi)...... e non riesco a decidermi.

avatarsenior
inviato il 23 Marzo 2018 ore 18:02

Cioè, hai in mente due soluzioni o comunque due "interpretazioni" ma non sai quale delle due è più adatta? E' un tuo personale lavoro o devi consegnarle a un cliente, tipo matrimonio, cerimonia e via discorrendo?

Da quello che ho letto tu lavori e hai anche una lunga esperienza nel campo, per questo non riesco a ancora capire questa sorta di impasse.
Comunque, se è un lavoro per un cliente è sbagliato chiedere anche a lui quale "soluzione finale" preferisce? Lo chiedo perchè sono un amatore e lavoro quindi per me stesso, non so se a livello professionale è possibile farlo perchè magari è il cliente stesso che si affida a te in tal senso. Se è molto importante e ne conosci, anche uno stampatore di professione potrebbe avere molte soluzioni da darti.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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