Ciao,
credo che ti riferisci alle versioni M. Sinceramente non gli conosco ...
Ti riporto la descrizione dei 50mm versione M di chi li ha provati, recensioni un po' datate ma ancora valide
www.mauroruscelli.com/dblog/articolo.asp?articolo=1079
“ ELMAR 50/3,5
1954-1961
Resa impagabile, secca e grintosa, ma corposa e piacevole allo stesso tempo; in questa saporita ricetta, il segreto del successo di un obiettivo leggendario che ha fatto la storia della Casa. Pur superato, tutt'oggi i risultati di questo obiettivo non cessano di ammaliare generazioni di fotografi.
ELMAR 50/2,8
1957-1974
Nonostante le migliori intenzioni, come l'impiego dei nuovi vetri al lantanio, il più luminoso degli Elmar non raggiunge la stessa qualità del più vecchio f:3,5.
Piuttosto fiacco almeno fino a f:5,6, non disdegna tuttavia di fornire ottime soddisfazioni nel BN tradizionale, dove con un poco di chiusura sfodera immagini corpose e piacevoli.
ELMAR 50/2,8
1995-in produzione
L'ultimo capitolo della saga degli Elmar non è ancora concluso. Nato originariamente per equipaggiare la M6J, ricalcolato con nuovi vetri e trattamenti, il 50/2,8 oggi in produzione è un piccolo prodigio di brillantezza. Perfino esagerato nella verve, è l'ottica giusta per gli amanti della fotografia incisa e grintosa, con in più il grande vantaggio della compattezza estrema una volta rientrato nel corpo macchina.
SUMMICRON M 50/2
prima versione a 7 lenti.
Nato nel 1953 nel passo a vite, un anno più tardi questo rivoluzionario obiettivo accompagnerà la nascita della M3. Nelle varie declinazioni (montatura rientrante, rigido, brevi distanze), resterà in produzione fino al 1968, quando passerà il testimone al 6 lenti svitabile.
Dotato di elevata luminosità relativa perfettamente sfruttabile sin dalla massima apertura, il Summicron 50 stabilì nuovi standard qualitativi per la sua focale, mostrandosi ancora perfettamente attuale a distanza di mezzo secolo. Straordinaria la correzione ottica, e tuttora da rimpiangere la plasticità con cui restituiva i soggetti tridimensionali. Specialmente nella versione "brevi distanze" (o dual range), ancora un'ottica da tenere nella massima considerazione.
SUMMICRON 50/2 "Wetzlar"
versione a sei lenti svitabile.
Prodotto dal 1969 al 1979, il cosiddetto Wetzlar (per distinguerlo dal successivo canadese) va a collocare una solida pietra angolare nell'edificio del gusto del popolo Leica, specie quello più tradizionalista. Davvero arduo trovare un difetto a questo gioiello: bellissima resa cromatica, nitidezza perfetta a tutti i diaframmi e in tutte le zone del campo, trasparenza assoluta, grande capacità di compensare il divario luce/ombra; un capolavoro.
SUMMICRON 50/2
a sei lenti, non svitabile.
Prodotto dal 1979 al 1994 in versione con paraluce separato, e successivamente con paraluce incorporato, questo tuttora in catalogo.
Rispetto alla versione precedente aumentano un poco la brillantezza e il contrasto, e la resa cromatica vira leggermente verso i toni caldi; sempre un campione di categoria, con qualche lieve rimpianto per una peculiare trasparenza del predecessore, compensata dalla già citata brillantezza, gradita a molti.
SUMMARIT 50/1,5
1954-1960
Derivato dallo Schneider Xenon, si tratta di una delle ottiche M ereditate dal parco ottiche a vite. Di certo non si tratta di un modello di correzione ottica, ma come spesso accade in casa Leica, questo spesso lascia presagire vetri molto apprezzati sotto il lato più poetico ed interpretativo, e il Summarit non fa eccezione; difficile trovarne con lenti pulite e non graffiate, ma quando questo succede si può restare molto sorpresi e compiaciuti della pastosa resa di questo nonnetto.
SUMMILUX 50/1,4
prima versione, 1959-1961.
Sempre un sette lenti come il Summarit, da cui questo capolavoro deriva, il Summilux va a stabilire nuovi parametri per quello che riguarda la categoria degli standard ultraluminosi; straordinariamente trasparente e tridimensionale, limpido fin dalla massima apertura, il Summilux apre nuove frontiere espressive nell'ambito della fotografia a luce ambiente, mettendo a disposizione dei fotografi la possibilità di dominare, come mai prima, i contrasti luminosi, senza temere il flare, né l'appiattimento tipico delle ottiche similari.
Se, fino al Summarit, la Leica pativa giustificati complessi di inferiorità rispetto al Sonnar Zeiss e al Nokton Voigtlander, ora, finalmente per i suoi tifosi, la Casa di Wetzlar spicca definitivamente il volo.
SUMMILUX 50/1,4
seconda versione, 1962-1994
Dopo appena tre anni il Summilux 50 subisce una prima revisione, peraltro non trascendentale; dal lifting esce un obiettivo molto simile al precedente, senza stravolgimenti di filosofia. Risolta una certa difficoltà di centraggio (raro, se non impossibile, trovare un prima serie con lenti, appunto, perfettamente centrate), il Summilux si prepara a oltre un trentennio di regno incontrastato, periodo durante il quale subirà soltanto ritocchi minori, poco storicizzati e di portata subliminale. In pratica, a differenza di altre focali, comprando un 50/1,4 M non bisogna prestare particolare attenzione all'anno, alla serie, alla matricola. Sempre e comunque la stessa resa inconfondibile, ariosa e corposa al tempo stesso, con scansione dei piani incisa e naturale, mai ridondante o opprimente (eccesso, questo, in cui spesso indulge il Summicron di pari focale, specie nelle ultime generazioni). Nitidezza sempre alta al centro, in crescita progressiva agli angoli dalla massima apertura, fino f:4/5,6, dove pareggiano con le aree centrali. Globalmente, un capolavoro, bandiera della resa Leica più tradizionale, proprio quella che molti, oggi, rimpiangono.
SUMMILUX 50/1,4
terza serie, 1995-2004
Ultimo giro di giostra per il vecchio e glorioso schema, alle prese con un ulteriore, lieve restyling. Intanto la montatura ora incorpora il paraluce telescopico, più pratico; le lenti poi vengono leggermente ridisegnate, e nuovi trattamenti antiriflesso spingono in alto la brillantezza generale, in un ambito tuttavia ancora molto equilibrato. La messa a fuoco minima passa a 70 cm, indice di un migliorato controllo dell'aberrazione sferica. Lamentata da più utilizzatori la difficoltà di trovare un esemplare dalla camma telemetrica perfettamente calibrata, con il risultato di lievi imprecisioni di focheggiatura, specie alle distanze minime.
SUMMILUX 50/1,4 asferico
2004-in produzione.
L'ultimo nato della stirpe raccoglie un'eredità molto pesante, esibendo tuttavia una disinvoltura e sicurezza rassicuranti. Atteso al varco, con sospetto, da molti tradizionalisti, l'ultimo nato sembra difendersi molto bene da ogni accusa di tradimento. Come lecito attendersi, la superlativa correzione genera immagini molto pulite e a rischio di freddezza, ma una certa impronta Leica nello sfocato salva quella tridimensionalità che molti, me compreso, non riescono a dissociare dal marchio. E' ancora presto per giudizi definitivi, ma certi errori di un recente passato sembrano scongiurati.
NOCTILUX 50/1,2 asferico
1966-1975
Ottica rivoluzionaria, il primo asferico con produzione di serie; lenti molate a mano, con conseguenti alti costi e scarti (costava come quattro Summicron); la resa è tuttora affascinante, anche se oramai tradisce l'anzianità del progetto. Molto interessante e istruttivo analizzare l'andamento sinusoidale della nitidezza: per cercare di portare il fuoco il più possibile sul piano focale (vero problema degli ultraluminosi), i progettisti hanno dovuto accettare centro e margini molto nitidi fin dalla massima apertura, con un consistente buco di limpidezza nella porzione intermedia.
Raro e costoso, per appassionati curiosi e ben messi nel portafoglio. „
Ricorda che ci sono anche le versioni R che per via del tiraggio più lungo sono adatte al sensore della SL per il fatto che rende al massimo (a quello che ho letto il sensore della SL predilige le ottiche più telecentriche rispetto alla M10) che per bilanciamento del peso