| inviato il 10 Marzo 2023 ore 14:32
“ del resto il massimo della qualità di stampa è sempre quello di una stampa a contatto dove non c'è la perdita di dettaglio indotta dall'ottica usata in stampa. „ Quindi secondo te scansionando una stampa a contatto e scansionando il negativo da cui è tratta la suddetta stampa a contatto, ottieni lo stesso dettaglio? Spero di aver capito male. |
| inviato il 10 Marzo 2023 ore 14:33
“ Da ignorante azzardo un'ipotesi: la gamma dinamica di un negativo c'è tutta sul negativo stesso (quella che può starci, ovviamente), la stampa, anche quella a contatto perde un bel po' di quella gamma dinamica, i particolari che ancora si leggono per trasparenza nelle zone scure di un negativo (le luci) e nelle zone chiare del negativo (le ombre), in una stampa vanno parzialmente persi, se vuoi recuperare gli uni perdi gli altri. „ Esattamente! C'è anche questo fattore, come ho scritto qualche messaggio addietro (io parlavo di contrasto ma credo che stiamo dicendo la stessa cosa). Da che mondo è mondo infatti per una riproduzione è sempre stato meglio partire dal negativo e non dalla stampa. |
| inviato il 10 Marzo 2023 ore 15:42
Io, sia con 35mm che con 6x6, oltre 10 anni fa, ho percorso questa strada
 e con macchine da 12mp, ho ottenuto risultati eccellenti. - L'ingranditore funziona solo come un eccellente illuminatore a luce guidata sul negativo - Pellicola con emulsione rivolta verso la fotocamera - scatto ovviamente in RAW e ottiche macro Dovessi ripetere quelle riproduzioni oggi, con 42mp e una GD decisamete più ampia, otterrei sicuramente risultati migliori ancora. Allora feci un confronto sugli stessi negativi con il Coolscan Nikon (uno di quelli buoni..) e a me piacevano di più i miei risultati. |
| inviato il 10 Marzo 2023 ore 15:45
Un esempio da pellicola 35mm
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| inviato il 10 Marzo 2023 ore 15:47
Quì da 6x6 Pentacon Six
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| inviato il 10 Marzo 2023 ore 15:49
Ma infatti, al netto dei vantaggi-svantaggi-preferenze-costi delle varie tecniche di digitalizzazione (scanner vs fotocamera) credo che dovrebbe essere assodato e fuor di dubbio che sia sempre preferibile farlo sulle pellicole invece che sulle stampe. |
| inviato il 10 Marzo 2023 ore 15:54
“ dovrebbe essere fuor di dubbio che sia sempre preferibile farlo sulle pellicole invece che sulle stampe. „ assolutamente, ho riprodotto anche dalle stampe, ma solo perchè non c'erano più i negativi. Ogni passaggio comporta perdita di qualità, senza contare che una volta le stampe a colori le sfuocavano un pelo per non far vedere (o farla vedere poco) la polvere!! Me ne sono accorto proprio quando ho digitalizzato i negativi a colori, erano nitidi come le diapositive!! E' molto importante per la nitidezza fotografare il lato emulsione e non supporto, poi si ribalta a specchio in PP l'immagine |
| inviato il 10 Marzo 2023 ore 16:30
Quindi secondo te scansionando una stampa a contatto e scansionando il negativo da cui è tratta la suddetta stampa a contatto, ottieni lo stesso dettaglio? Spero di aver capito male. Ovviamente NO Diego ma, fra tutti i tipi di stampa, la stampa a contatto è quella che apporta minori perdite di qualità. In ogni caso però alla fine è sempre la solita questione di lana caprina, perché è risaputo fino alla noia che in una lavorazione ogni passaggio comporta una perdita di qualità, pertanto meno passaggi ci sono maggiore sarà la qualità finale. Ergo: - procedimento tradizionale: 1) ripresa, 2) sviluppo, 3) stampa; - procedimento misto: 1) ripresa, 2) sviluppo, 3) scansione, 4 stampa; a questo punto appare più che evidente come il trattamento misto richieda un procedimento ulteriore che NON SOLO peggiora la qualità in modo decisamente significativo ma, peggio ancora, MODIFICA l'originale che da CHIMICO diviene DIGITALE... perdendo tutta, o quasi tutta, la sua specificità. In conclusione: vogliamo adoperare la pellicola perché affascinati dalla sua resa? Bene... a patto però di seguire in maniera ortodossa la sua filiera lavorativa. Vogliamo approfittare dei tanti, e peraltro indiscutibili, vantaggi del digitale? Bene... sempre a patto però di seguire pure in queso caso, in maniera ortodossa, la sua filiera lavorativa. Non illudiamoci insomma di digitalizzare un negativo per, così facendo, approfittare dei tanti vantaggi del digitale, perché quei vantaggi, comunque ridotti rispetto al digitale in quanto tale all'origine, NON COMPENSANO in alcun mofo la perdita delle PECULIARITÀ proprie della pellicola. |
| inviato il 10 Marzo 2023 ore 16:41
Concordo con Paolo: o si prende una strada o l'altra, seguire un processo misto non è logico. Io mi sono digitalizzato i miei ricordi analogici solo perchè volevo mettere tutto assieme e su computer. Ho ancora adesso fotocamere 35mm e 6x6 analogiche ma non mi passa assolutamente nell'anticamera del cervello di scattare analogico per poi digitalizzare, massimizzerei le negatività In pratica negativo->Sviluppo->digitalizzazione sono 2 passaggi (tra l'altro da analogico a digitale) se scatto in RAW i passaggi sono zero e risparmio fatica e denaro!!! |
| inviato il 10 Marzo 2023 ore 16:56
In questi ultimi interventi non si stava discutendo della bontà di un processo o l'altro, se ne è parlato fino alla noia (io stesso le stampe B&N le faccio fare esclusivamente da negativo in camera oscura, pur avendo uno scanner Hasselblad che utilizzo per fare scansioni di back-up. Tuttavia non demonizzo il processo ibrido e non mi avventuro per l'ennesima volta ad elencarne i possibili pregi), bensì si era ripartiti con un altro ragionamento e cioè la mia spiegazione a Paolo delle ragioni per cui uno può decidere di trasferire un file digitale su pellicola, in particolare la conservazione e la fruibilità anche a distanza di decine di anni, senza dipendere da HD e software; di questo stavamo parlando e in tal caso è ovvio che tra 50 anni, in caso di perdita del file originale, è meglio ripartire scansionando la pellicola invece di scansionare la stampa. Tutto quì. |
| inviato il 10 Marzo 2023 ore 17:05
“ Ho ancora adesso fotocamere 35mm e 6x6 analogiche ma non mi passa assolutamente nell'anticamera del cervello di scattare analogico per poi digitalizzare, massimizzerei le negatività „ Anche io preferisco come voi seguire tutto il processo chimico, però... però non sempre è possibile se si hanno certe esigenze; vi faccio un esempio: ogni tanto mi capita di vendere qualche stampa, e mi capita che le vogliano molto grandi (come la scorsa settimana: 1 foto 30x30 e 2 foto 50x50 circa); le carte Ilford B&N più grandi arrivano a 50,8x61 cm; le mie foto sono nel 99% dei casi quadrate, quindi, considerando 1 cm per parte di spazio per il passe-partout le stampe B&N più grandi che posso ottenere in camera oscura sono 48x48cm. Inizialmetne la coppia le voleva più grandi poi ho spiegato le ragioni, abbiamo ragionato insieme sulle dimensioni finali (passe-partout, cornice, ecc) e alla fine la coppia per le due stampe più grandi ha optato per la misura 48x48 più passe-partout (ma onestamente più grandi ci sarebbero state assai bene). Ma se le avessero volute a tutti i costi più grandi le avrei per forza dovute far stampare ink-jet da file digitale (che comunque ho già pronti). Allora che dovrei fare? Rinunciare alla possibilità di stampare più grande? Buttare alle ortiche tutto il mio corredo Hasselblad (e passare al digitale) solo perché in camera oscura non posso andare oltre il 48x48? NO! Mi tengo l'Hasselblad e se ho necessità di stampe enormi lo faccio tramite processo ibrido! Per quanto possibile anche io come ho detto seguo la filiera tradizionale, però la scansione mi dà quelle possibilità in più che diversamente non avrei (altro che massimizzare le negatività, è proprio il contrario); non capisco perché uno debba avere un approccio così rigido da escludere tale possibilità. |
user243564 | inviato il 11 Marzo 2023 ore 1:28
“ Ho ancora adesso fotocamere 35mm e 6x6 analogiche ma non mi passa assolutamente nell'anticamera del cervello di scattare analogico per poi digitalizzare, massimizzerei le negatività „ A proposito di massimizzare la negatività, ecco un piccolo contributo a riguardo: Velvia Viva la Vita...
 jpg upload |
user243564 | inviato il 11 Marzo 2023 ore 1:32
“ Non illudiamoci insomma di digitalizzare un negativo per, così facendo, approfittare dei tanti vantaggi del digitale, perché quei vantaggi, comunque ridotti rispetto al digitale in quanto tale all'origine, NON COMPENSANO in alcun mofo la perdita delle PECULIARITÀ proprie della pellicola. „ Insomma, tu continua pure ad illuderti sul negativo che io mi realizzo in positivo...  |
user243564 | inviato il 11 Marzo 2023 ore 1:37
E per concludere degnamente a nuttata, ecco un altro contributino...Kodachrome PKM25 Ah! Tutto Leica...
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| inviato il 11 Marzo 2023 ore 7:34
@Lupacchiotto Belle, complimenti, ma se tu avessi scattato direttamente in RAW con una buona digitale e magari avessi applicato in PP un preset "nostagico", tipo quelli di DxO Filmpack o di Nik Collection avresti ottenuto ancora qualcosa di più. D'altra parte se ci pensi: - le pellicole hanno una gamma dinamica nettamente inferiore rispetto i sensori (circa la metà) - non puoi variare il bilanciamento del bianco (lo fai solo dopo la conversione in RAW) - non puoi alzare, se servisse, gli ISO - sei costretto a fare i passaggi (quindi con perdita di qualità) da analogico a digitale - hai sostenuto un costo non indifferente, oggi le pellicole sono prodotti di nicchia, carissime Poi ovviamente per noi questo è un divertimento, una passione, quindi ci sta benissimo anche applicare un processo, magari non ottimale, ma che ci da piacere a realizzarlo. |
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