user90373 | inviato il 24 Novembre 2017 ore 13:54
@ Diebu Forse mi sono espresso male e/o frettolosamente. Con “ " Ammettendo una reale superiorità tuttocampo del digitale perchè scattare a pellicola?" „ mi interrogavo sulla reale convenienza di scattare su pellicola se il fine ultimo sarà quello di una stampa digitale, della condivisione su monitor o della produzione di un fotolibro. Posso capire chi non possiede una digitale e vuole accedere al mondo numerico, ma se la digicamera ce l'hai tanto vale usarla! Lo stesso paradigma per:“ " Se la superiorità fosse del chimico perché convertirlo in digitale se non per motivi di archivio o, come faccio attualmente, per creare un indice degli album portanegativi e valutare approssimativamente a monitor la riuscita dei vari fotogrammi per poi stampare chimico?" „ . Ok, hai ragione, qua ho omesso le altre possibilità da te elencate e tipicamente digitali, condivisione e altro, però le vedo più come opportunità "altre" tenendo conto che il chimico come fine "diretto" dovrebbe avere la stampa e/o la proiezione (dia). |
| inviato il 03 Gennaio 2018 ore 18:01
@Diebu : non ho mica capito tanto bene come funziona quello strumento. è una specie di banco macro retroilluminato ? |
| inviato il 03 Gennaio 2018 ore 18:36
Esatto! Con incorporata la luce, che puoi regolare per modificare eventuali dominanti cromatiche.la fotocamera sta sopra, perfettamente parallela alla pellicola che è sul piano ed è retroilluminata. |
| inviato il 03 Gennaio 2018 ore 21:29
carino .. ma continuo a preferire lo scanner |
| inviato il 09 Marzo 2023 ore 16:05
L'unica via di mezzo, oggi, E SOLO PER IL B&N, è la soluzione che Dominc Granier usa: proietta il digitale su negativo di grande formato, 10 x 12 Cm, e poi stampa quello in chimico, normalmente, ovviamente con tutta l'attrezzatura di stampa per un 10 x 12 cm, il che significa ingranditore su rotaia, ingranditore grosso come un maiale, etc, ti ci vuole un'officina a disposizione. Già. Ci vuole un hangar a disposizione... questo è chiaro, quello che è meno chiaro però è il motivo per il quale prendersi tutto questo sbattimento solo per stampare, con l'ingranditore, quello che a tutti gli effetti altro non è se non un file digitale! A meno che, ovviamente, l'autore non creda che proiettando DIGITALMENTE un file DIGITALE su una pellicola NEGATIVA, che all'atto pratico ha l'unico pregio di essere più grande dell'originale DIGITALE, si riesca non solo a non perdere qualità... ma addirittura a guadagnarla! E visto che questo non può essere allora, e questo lo dico in tutta franchezza, continua a essermi del tutto oscuro il motivo per il quale uno dovrebbe infilarsi in un ginepraio del genere |
| inviato il 09 Marzo 2023 ore 16:18
“ continua a essermi del tutto oscuro il motivo per il quale uno dovrebbe infilarsi in un ginepraio del genere „ A parte il gusto di stampare in camera oscura, o il diverso aspetto estetico delle stampe chimiche rispetto a quelle a getto d'inchiostro, una ragione l'ha citata lo stesso Pollastrini nel tirare in ballo tale processo ibrido (ma al contrario di quello più comune) e cioé: “ La via percorsa da Dominc Granier è l'unica per avere durata nel tempo per il B&N „ In pratica avendo le immagini in origine digitali trasferite sui negativi ci si svincola dalla necessità di preoccuparsi dei back-up degli hard disk nonché dall'aggiornamento dei software per leggere i vari tipi di file (soprattutto i RAW); infatti un negativo B&N si conserva benissimo e quindi, salvo farlo aggredire da muffe e funghi o mandarlo perso in un incendio, anche tra cent'anni sarà visibile e utilizzabile, anche se viene dimenticato in una scatola in cantina; altrettanto invece non si può dire di un hard disk con immagini digitali. |
| inviato il 09 Marzo 2023 ore 16:47
Noto con piacere che le ibridazioni stanno divenendo un fatto di "costume". Poi ci si lamenta che la vita è sempre più complicata, che non resta il tempo per la fotografia. |
| inviato il 09 Marzo 2023 ore 17:02
Si Diego, tutto quello che vuoi, ma A. Pollastrini ha anche detto che le moderne stampe digitali hanno durate stimate, se non garantite, di 60/70 addirittura 80 anni... e se una stampa dura praticamente un secolo, non è più facile riprendere in digitale, stampare in digitale e poi, nel dubbio sulla durata effettiva, dopo trenta o quarant'anni riprodurla e ristamparla con dei nuovi inchiostri che casomai dureranno duecento anni? In altre parole: sei convinto che il digitale sia tout-court migliore? Bene... adopera il digitale! Allo stesso modo in cui: sei convinto che il chimico sia superiore? Bene... adopera il chimico! Ma non illudiamoci che mischiando i due sistemi si ritrovino SOLO I PREGI dei due sistemi perché non è così... mischiando, oltre ai pregi, si ritrovano ANCHE I DIFETTI! |
| inviato il 09 Marzo 2023 ore 17:31
A parte il fatto che le stampe di cui si parla hanno una durata, appunto stimata, mentre i negativi hanno dato prova di resistenza, ma ammettendo che quella durata sia veritiera, se nel frattempo il file è andato perduto o non è più leggibile, come si fa a stamparla ancora? Rifotografare la stampa (a parte le difficoltà) non è la stessa cosa, non contiene tutti i dettagli del file originale (non è che si possano stampare tutte foto 50x60 o più). Ecco che avere a disposizione l'immagine su pellicola consente di avere tutte le informazioni disponibili per successive stampe. Tu parti dal presupposto che qualcuno tenga sotto controllo le immagini e i file e provveda a ristamparli dopo un tot di anni, ma questo non accade quasi mai. Io stesso in questi giorni sto mettendo mano all'archivio fotografico di mio papà, roba dimenticata per 40, 50 anni e in molti casi anche di più, e grazie alle scansioni sto dando nuova vita a tanti scatti. Non tutto veniva stampato e non certo in dimensioni tali da poter garantire riproduzioni, non dico ottimali ma almeno decenti, invece con le pellicole questo è possibile, e occupano anche molto meno spazio. Poi è ovvio che la soluzione ideale con soli pregi e nessun difetto non esiste, ma pazienza, questi processi ibridi consentono grande flessibilità e possibilità (ad esempio il ripristino dei colori qualora siano intervenute dominanti, cosa purtroppo abbastanza frequente in negativi a colori di 40 anni), quindi ben vengano. |
| inviato il 09 Marzo 2023 ore 18:04
A parte il fatto che le stampe di cui si parla hanno una durata, appunto?stimata,?mentrè i negativinhanno dato?prova?di resistenza, ma ammettendo che quella durata sia veritiera, se nel frattempo il file è andato perduto o non è più leggibile, come si fa a stamparla ancora? Rifotografata la stampa (a parte le difficoltà) non è la stessa cosa, non contiene tutti i dettagli del file originale (non è che si possano stampare tutte foto 50x60 o più). Perfettamente d'accordo Diego... ri-fotografando la stampa si perde del dettaglio... ma anche scansionando il negativo per poi stamparlo in digitale si perde TANTISSIMO dettaglio! Per quale motivo allora la perdita di dettaglio di una scansione è ammissibile, e sopportabile, mentre NON LO È la perdita di dettaglio derivante dalla riproduzione di una stampa? Di una stampa che, oltretutto, dovrebbe essere ben superiore in quanto proveniente da un file digitale NATIVO! |
| inviato il 09 Marzo 2023 ore 18:21
Perché la perdita di dettaglio fotografando la stampa è molto superiore a quella della scansione di un negativo, non tanto per il processo di fotografare (o scansionare) la stampa, bensì per il semplice fatto che sulla stampa, soprattutto se di modeste dimensione, i dettagli non ci sono, mentre sul negativo ci sono. Inoltre le possibilità di gestione dei colori e del contrasto derivanti dalla scansione della pellicola rispetto alla scansione delle stampe è infinitamente maggiore (poiché la stampa presenta già il contrasto molto più elevato rispetto al file o negativo originale). Avendo fatto tante scansioni, sia di stampe che di pellicole, posso garantirti che la differenza è abissale. |
| inviato il 10 Marzo 2023 ore 14:17
Perché la perdita di dettaglio fotografando la stampa è molto superiore a quella della scansione di un negativo, non tanto per il processo di fotografare (o scansionare) la stampa, bensì per il semplice fatto che sulla stampa, soprattutto se di modeste dimensione, i dettagli non ci sono, mentre sul negativo ci sono. È sempre una questione di qualità della stampa Diego. Se la stampa è all'altezza della situazione i dettagli ci sono tutti, altrimenti non ci sono perché è impossibile che ci siano. Oltretutto non è neppure una questione di dimensioni della stampa, perché si sa che ingrandendo un originale, QUALSIVOGLIA esso sia, c'è inevitabilmente una perdita di qualità... del resto il massimo della qualità di stampa è sempre quello di una stampa a contatto dove non c'è la perdita di dettaglio indotta dall'ottica usata in stampa. |
| inviato il 10 Marzo 2023 ore 14:28
No, Paolo, semplicemente non è come dici tu; sulla stampa, se piccola i dettagli non ci sono quindi quando la vai a ri-fotografare o scansionare il dettaglio che ottieni è inferiore; ma se non mi credi non ti resta che provare: - fai la scansione/fotografia di una stampa di ottima qualità di dimensioni 10x15; - fai la scansione/fotografia di una stampa di ottima qualità di dimensioni 13x18; - fai la scansione/fotografia di una stampa di ottima qualità di dimensioni 20x30; - fai la scansione/fotografia di una stampa di ottima qualità di dimensioni 30x40; Ovviamente tutte dallo stesso fotogramma, su pellicola o digitale che sia. poi: - fai la scansione della pellicola da cui sono state tratte, oppure osserva il file originale; quindi: - confronta i file delle prime quattro scansioni delle stampe tra di loro e dimmi se hanno lo stesso livello di dettaglio e di qualità in generale; - confronta la migliore delle quattro scansioni di cui sopra con la scansione della pellicola o con il file digitale originale. Vedrai da te che differenza. |
| inviato il 10 Marzo 2023 ore 14:30
Da ignorante azzardo un'ipotesi: la gamma dinamica di un negativo c'è tutta sul negativo stesso (quella che può starci, ovviamente), la stampa, anche quella a contatto perde un bel po' di quella gamma dinamica, i particolari che ancora si leggono per trasparenza nelle zone scure di un negativo (le luci) e nelle zone chiare del negativo (le ombre), in una stampa vanno parzialmente persi, se vuoi recuperare gli uni perdi gli altri. |
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