| inviato il 13 Novembre 2017 ore 12:42
Ciao, prendendo spunto da questo articolo del sempre ottimo Michele Smargiassi su Fotocrazia, smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2017/10/27/parr-butturini- Volevo dire che mi trovo notevolmente d'accordo con lui. Forse non ci avevo mai pensato prima in questi termini. Ma quando fotografavo con la pellicola FP4/HP5 (almeno una ventina di anni fa) le mie fotografie mi sembravano più corrispondenti ad una idea narrativa, mi dicevano di più. Ho ritrovato alcuni provini (poi scartati) di foto fatte a pellicola e sopra ci ho trovato un effetto di quelli che in Post Produzione spesso si aggiungono apposta (con ore di lavoro). Adesso sempre più spesso mi trovo a fotografare qualcosa e cercare negli scatti più l'immagine che non la storia. Può tutto questo essere legato, banalmente, alla presenza della grana? Io penso di si. Salgado ha usato uno strategemma tecnico per poter avere indietro la grana della sua vecchia cara Tri-X. La domanda che mi faccio è: se togliamo tutto il rumore, non è che assieme togliamo anche la dialettica ultima della fotografia? Ossia mentre la tecnologia avanza ci sono persone che la usano per per tornare indietro (produttori e consumatori allo stesso modo)? Attenzione, questo non è un elogio alla grana ne un sussulto luddista fotografico. Ma Guardando le immagini del reportage del Guardian sul Bangladesh, a me qualche dubbio è venuto. Voi che ne pensate? Buona giornata. |
| inviato il 13 Novembre 2017 ore 20:13
La grana è la texture della foto analogica. Si è sempre cercata la perfezione massima, ma una volta raggiunta, l'immagine risulta... troppo perfetta. A volte la "pennellata" è bello vederla. Costruirla a posteriori però fa un po' strano, finto, artificiale. Ciao, Roberto |
| inviato il 13 Novembre 2017 ore 20:52
Anche io ho trovato quell'articolo molto bello. Del resto, non faccio mai riduzione del rumore. Sky, anche rimuovere il rumore in post è una costruzione artificiale. Io non aggiungo e non tolgo |
| inviato il 13 Novembre 2017 ore 21:16
Ma... non saprei. I tempi cambiano e si portano mezzi diversi. Chi nasce coi mezzi nuovi non conosce quelli precedenti e vive con metodi e attenzioni diverse. Ai tempi della pellicola l'evoluzione era lenta e a scatti, ora la tecnologia corre a velocità costante, sapientemente centellinata dalle strategie del marketing, che prima ti ingolosiscono con la risoluzione, poi con il rumore, poi con la gamma dinamica, e chissà che altro prossimamente. La grana era insita nel mezzo fotografico di allora, adesso è diverso. Ora, se c'è, tutti la notano mentre una volta non ci si faceva caso. Sul fatto che sia un elemento importante per la narrazione, non sono d'accordo: io la vedo piuttosto come un elemento grafico, che spesso mi piace, che quindi non mi affannerei a togliere anche da una foto digitale (così come non cercherei di aumentarla). Non trovo un legame tra la grana e la comunicatività dell'immagine: per me un'immagine comunica se è ben costruita e realizzata, grana o non grana; al limite, con la grana, prende un sapore di altri tempi, ma deve essere coerente con il senso dell'immagine, altrimenti è un solo vezzo estetico, magari usato a sproposito. |
| inviato il 14 Novembre 2017 ore 14:09
Non vi è dubbio che la mia passione per il B/N analogico abitasse anche tra le trame delle pellicole che usavo. Adesso BN non ne faccio quasi più, non mi piace proprio come vengono in digitale, se resta la grana è solo rumore ed è quasi fastidiosa, se la togli via sono troppo piallate. A ISO 100 la nitidezza è spesso disarmante, poi va a gusti. Preferisco il colore, in digitale. E' pur vero che la crescita tecnologica alimentata dal mercato ha abituato il nostro sguardo a immagini sempre più simili a cartoon 3D. Appena uno vede un pixel di rumore via a cercare una nuova Reflex, leggere recensioni, studiare grafici... Penso che la bellezza delle immagini odierne sia un ottimo veicolo per vendere sempre più materiale evoluto. Io macchine reflex analogiche ne ho comprata solo una nella mia vita. Digitali già ne ho cambiate cinque. E vorrei comprare la sesta E' anche innegabile che la fotografia non è mai stata solo rappresentazione del reale, è sempre stata anche il gesto plastico di congelare uno sguardo, concettualizzare un'impressione, rappresentare un'emozione. E' solo adesso che vogliamo avere l'immagine perfetta e per ottenerla non esitiamo a cambiare corpo, cambiare ottica, cambiare SW di PP. Una volta cambiavamo solo il rullino e se la foto veniva male pensavamo che non eravamo capaci noi. Oggi è facile che invece si cambi la macchina. Mi ci metto io per primo tra quelli che fanno così. |
| inviato il 14 Novembre 2017 ore 14:24
Ciao Mirko, mi rispecchio molto bene in quello che hai appena scritto. In effetti nell'analogico la grana in un modo o nell'altro era parte integrante dell'immagine. Nel digitale qualsiasi imperfezione non viene accettata di buon grado, men che meno integrata nel linguaggio dell'immagine. Non parliamo poi del rumore... Non riesco ancora a capire se questo fatto sia dato da elementi oggettivi, oppure frutto della moda e delle dilaganti paranoie riguardanti nitidezza, pulizia, perfezione. La grana artificiale non la metterei mai in una foto digitale in BN. Piuttosto scatto al buio a ISO altissimi, e cerco di fare in modo che le imperfezioni dovute al rumore possano diventare elementi integranti nel linguaggio dell'immagine. Avevo fatto delle foto di bambini la sera di Natale a casa con la luce del lampadario (molto debole) ed un Rolleinar 50mm 1.4, a mano libera. Il risultato mi è piaciuto abbastanza, malgrado il rumore, che in BN si è trasformato in grana. Però non è la stessa cosa... |
| inviato il 14 Novembre 2017 ore 15:06
Forse il rumore non è equiparabile alla grana, poiché mentre quest'ultima è composta da granelli omogenei, più o meno grossi a seconda della pellicola, degli ISO e degli sviluppi adottati, il rumore è composto da macchie irregolari, più o meno vaste a seconda delle sfumature presenti. Queste macchie non vengono percepite come la trama, la "texture" della fotografia, ma appunto come macchie e nulla più. |
user67391 | inviato il 14 Novembre 2017 ore 15:21
Io personalmente sviluppavo e stampavo in B&W, amavo farlo. Ma comunque, credo che anche con il digitale si possano ottenere ottime foto |
| inviato il 14 Novembre 2017 ore 15:22
Però ne state facendo una questione di gradevolezza puramente grafica, Smargiassi parla d'altro, ovvero del messaggio che porta con sé l'imperfezione della grana: la rivelazione che una fotografia non è realtà, non vuole assomigliare ad essa, ma vuole solo rappresentarla senza nascondere la propria natura di "finzione", in modo che chi la osserva abbia spazio per Interpretare. Come dicevo altrove, questi spazi lasciati liberi sono gli elementi che fanno lavorare il cervello, coinvolgendo per definizione il fruitore. Un'immagine perfetta la guardi, rimani abbagliato dalla quantità di informazioni fornite e ti fermi lì, incapace di ricostruire dettagli mancanti o sottesi in quanto tutto lo spazio è già occupato in maniera didascalica. È una fruizione passiva Penso che l'esempio del Cinema sia quello più adatto a comprendere il concetto. L'horror, per esempio, è più efficace quando non mostra l'orrore ma ti costringe ad immaginare le cose più spaventose. O il noir, dove storia ed immagini "celano" dietro l'oscurità (grafica e narrativa) ciò che si vuol mostrare. La tendenza attuale alla perfezione dei dettagli mi sembra che conduca tutti a comporre immagini degne da catalogo di Postal Market, dove è necessario osservare con attenzione le caratteristiche del prodotto per poterlo acquistare. |
| inviato il 14 Novembre 2017 ore 15:41
Grazie Max B. Perfetta la tua chiosa, per me. Era proprio quello che non riuscivo a dire ma che mi girava in testa. Oggi come non mai le fotografie sono più immagini e meno storie. La texture del BN (unitamente anche all'assenza del colore) dava proprio quella caratteristica di "palesemente rappresentato", raccontato, suggerito. Diciamo che ci vedo quasi un parallelo tra erotismo e pornografia. Dove nella seconda non c'è più nulla da immaginare, è tutto spiattellato davanti a te. Inseguire il realismo significa trovare solo perfezione ed esattezza e di fronte alla quale muore la fantasia. Mi torna in mente una frase attribuita a Henri Cartier Bresson: "Sharpness is a bourgeois concept" (la nitidezza è un concetto borghese). C'è un bell'articolo di Cotroneo che parla di questo. www.analogica.it/la-nitidezza-e-un-concetto-borghese-t10358.html |
| inviato il 14 Novembre 2017 ore 15:48
Skylab59, Capisco. La grana della pellicola era molto regolare ed era appunto un fondale su cui scrivere. Anche iconico, se si vuole, nella sua costanza. Il rumore digitale è solo spazzatura sul fotogramma. |
| inviato il 14 Novembre 2017 ore 15:52
Ecco, l'esempio tra erotismo e pornografia è perfetto: il primo è cibo per la mente, il secondo pezzi di carne. E forse è anche l'esempio più concreto, comprensibile a tutti È sì, HCB è stato uno dei primi ad esserne cosciente. Non a caso, oggi c'è chi sostiene che sia "obsoleto". E probabilmente anche all'epoca c'era chi preferiva le copertine disegnate de La Domenica del Corriere rispetto alla foto mosse e pieni di neri e bianchi bruciati. Nella pittura invece la necessità di tirar dentro il fruitore a far parte del lavoro di costruzione della "storia" è nota da almeno cinquecento anni. Anche Leonardo, con la sua precisione formale, mirava più al cuore che alla pancia. |
user1036 | inviato il 14 Novembre 2017 ore 15:55
Bellissimo articolo! |
| inviato il 15 Novembre 2017 ore 15:48
Che ne pensate voi della grana nel digitale? Ci vuole o no? Sarebbero interessanti le opinioni personali, a prescindere dai grandi nomi e dalle mode del presente e del passato. |
| inviato il 15 Novembre 2017 ore 15:58
Secondo me aggiungere la grana in post produzione su una foto digitale è una cagata pazzesca. Però ogni tanto lo faccio |
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