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I tempi di Carlo Cudega.. Quante ...


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avatarsenior
inviato il 09 Ottobre 2012 ore 14:32

I tempi di Carlo Cudega..

Quante volte abbiamo sentito questa espressione...ma il punto è:

Ma chi caz*** è sto Carlo Cudega...????

Ebbene..svelato l'arcano:

Fonte " www.agendamilano.com "

Carlo Cudega

"Ai temp de Carlo Cudega", definisce un tempo lontano, per dire "tantissimi anni fa" (ai temp del Carlo Cudega"...nel '700 la città era poco illuminata, quindi ricchi e nobili si facevano precedere dal "cudega" un servo che con la lanterna illuminava loro la strada.
Il nome deriva dal greco odegos, anche allora venivano chiamati così i fattorini che accompagnavano i clienti con l'ombrello in caso di pioggia e per chi accompagnava a casa le ragazze al termine di una rappresentazione teatrale.



Anche se questa è molto contrastante (fonte www.melegnano.net)

Un modo di dire molto comune dei milanesi fa riferimento ai tempi di Carlo Cudega, quando si vuole intendere qualcosa di molto vecchio e sorpassato.
L'origine di quest'espressione si deve far risalire al 1700, quando era invalsa la consuetudine presso gli uomini di lisciarsi i capelli utilizzando del grasso di maiale, cioè applicando la cotenna di maiale (codega) sul codino per mantenerlo compatto e lucido.
Con l'espressione " i temp de Carl Cudega.." si intende appunto dire: "quando si usava la cotenna per acconciarsi i capelli", cosa passata ormai in totale disuso, già nel 1800 e considerata perciò estremamente adatta ad indicare qualcosa di vecchio e assolutamente sorpassato.
Una seconda teoria si rifà al fatto che, nel primo Ottocento, il servo delle vecchie casate veniva chiamato codega, perchè indossava la marsina con le falde (cioè i codegh), il senso è ovviamente lo stesso, cioè di qualcosa di superato.


Quale sarà la verità?
Esiste davvero questo signor Carlo Cudega?

Chiedo a voi se qualcuno conosce questo tizio,o qualcuno che l'ha conosciuto..

Salvo Sottile farà una puntata a 4° Grado?:-P

avatarjunior
inviato il 24 Maggio 2016 ore 19:47

Milano nel '700 era una città poco illuminata. Vero. A Milano è del 1832 la prima illuminazione pubblica realizzata nel centro della città dopo vari esperimenti.
Il Tiepolo dipinge il “servo portatore di lanterna” a Venezia e solo il dizionario veneziano riporta il “codega” come portatore di lanterna. Camminare per le calli al buio significava rischiare di essere aggrediti o di finire in laguna e questa figura è esclusivamente veneziana. Quando nasce? Il 16 dicembre 1450 a seguito di una deliberazione del Consiglio dei Dieci della Repubblica di Venezia. Codega deriva da una parola greca che significa "guida"? Figuriamoci! Cotenna, cotica derivano dal latino cutis = pelle o cute. Perché il codega veneziano si chiamava così? Perché il fanale utilizzato per far luce era alimentato dal grasso di maiale.
Sul web c'è un altro modo di dire (trattasi di un falso moderno) così definito: Al temp de Carlo Codega e del Toni Tegula. Se non fosse quest'ultimo un personaggio inventato potrei parlare anch'io del Giovanni Piastrella e del Giorgio Matùn, ma non vorrei che si pensasse che una simile compagnia di artigiani sia veramente esistita. La cosa interessante è leggere una simile sciocchezza su siti che hanno la pretesa di tramandare tradizioni, proverbi e modi di dire milanesi.

Venendo al "Codega" milanese, prima della Rivoluzione francese il codino era l'acconciatura che identificava i nobili e l'aristocrazia, quindi rappresentava un elemento distintivo di questa classe sociale. Quando il 31 dicembre 1815, dopo il Congresso di Vienna, Francesco I rientra a Milano la reazione dei giacobini milanesi fu: “Vattene tu che hai il codino e la parrucca”. Il sostantivo codino cominciò ad essere utilizzato con valore di aggettivo: il codino era un conservatore, retrogrado e reazionario. Chi, dopo il 1815, portava il codino era additato non solo come persona reazionaria e conservatrice, ma politicamente fuori dalla Storia, anche se speranzosa di poter rivivere i fasti dell'Antico Regime, periodo storico definitivamente superato. Così, l'essere al tempo di Carlo Codega, cioè di Carlo V, significava appartenere ad un epoca senza ritorno.

Il Cherubini nel 1814 cita il modo di dire “Del temp de Carlo V”. Nel 1883 un anonimo “Meneghino curioso” sul Giornale degli Eruditi e dei Curiosi chiede l'etimologia di questo modo di dire “Ai temp de Carlo Codega”. E' la prima volta che questa espressione compare in forma scritta: non avrà risposta. Nel 1885 nel suo libro di proverbi e modi di dire milanesi il Restelli riporta l'espressioni "Al temp de Carlo Codega" e "Al temp di ducca vicc" (=vecchi duchi) precisando che “usasi quando si parla di cose antichissime”.
Ulteriori indicazioni si possono trovare in un testo del Pizzagalli, professore di latino e greco al Berchet, del 1932 e in altre fonti.
Questo modo di dire quindi aveva un significato "politico" e il riferimento alla cotenna del maiale costituiva espressione di disprezzo. Il grasso del maiale, opportunamente filtrato e aromatizzato con essenze odorose, costituiva un unguento, la mantècca o manteca (sostantivo di origine spagnola), utilizzato per lisciarsi i capelli. Questo riferimento, così come la citazione di Carlo V, sono funzionali alla formazione di questo modo di dire e consentono di ricostruirne l'etimologia.


Marco Boriani

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