| inviato il 26 Ottobre 2017 ore 13:10
Nelle moderne Camere Oscure, dove tutto è bianco e ben illuminato, si alternano alle pareti fotografie in copia di Stiegliz con gli ultimi astrattisti del momento a volte originali. In questo biancore tenue e senza ombre, una macchia di eclisse: il nero Durst 805. Una pennellata di scuro dona: ed è già molto che si attribuisca al vecchio re degli strumenti fotografici questa funzione decorativa in luoghi dove il vero sovrano fotografico oggi, è il monitor con computer annesso. Questo, più insidioso e subdolo del pachidermico ed innocente ingranditore si cela sotto lamierini color crema, si maschera dietro superfici satinate. E dalle bocche ben dissimulate di stampanti modernissime vengono fuori quelle immagini dette ancora impropriamente "fotografie". Non più destinate al godimento di stampatori o di ammiratori, esse sono divenute pretesto per la bravura dei fotografi specializzati, autentici campioni del frazionamento dei pixel. Sterilizzandosi ogni giorno di più, passano dai freddi fondali da ripresa ai surriscaldati processori dei calcolatori (detti computer), raggelando nella carta plastificata. Questa spettrale sopravvivenza della camera oscura che fu non assolve neanche un po' le funzioni che solo poco tempo fa aveva: più o meno ampia, destinata a raccoglier attorno all'ingranditore, a qualche bacinella e forse ad un termometro, un gruppo di amatori vogliosi di conoscere in via diretta la fotografia chimica, confortati dall'attenzione di parenti e amici. I quali, per la loro schietta e semplice curiosità fotografica e la bonomia delle loro esigenze tecniche, non potrebbero essere ragguagliati agli amatori di oggi, dediti, più che al piacere di osservare esteticamente, all'indagine tecnica della stampa digitale ed al severo commento di elaborazioni esaminate al lume del moderno esperanto interpretativo. Dubbia a volte era la riuscita della stampa in bacinella, ma sicuro l'amore per la fotografia. franco santi |
user90373 | inviato il 27 Ottobre 2017 ore 10:26
Non tutto è perduto!

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| inviato il 29 Ottobre 2017 ore 6:30
Premetto che l'analogico ha il suo fascino, ma una bella foto resta una bella foto a prescindere digitale o meno. Molti giustificano le loro cagate giustificandosi che lavorano solo analogico, altri passano per maestri lavorando in digitale con immagini che ingannano a video (perché in fase di stampa sarebbero un disastro). Penso che oggi giorno puoi scegliere la tecnica che ti pare, ma devi in ogni caso impararla bene dallo scatto iniziale alla p.p. Io lavoro in digitale ma cerco di simulare l'analogico. Anche quando disegno dal tratto del pennello al colore cerco di ottenere risultati simili alle chine e gli acrilici. Tutto si può fare e non avviene da un giorno all'altro. |
| inviato il 29 Ottobre 2017 ore 6:37
Ettore anche scrivere con la stilo ha il suo fascino... Altro che penne moderne!!! |
| inviato il 29 Ottobre 2017 ore 21:49
Abbiate pazienza! Mi piace scrivere e descrivere oltre che fotografare, sopportatemi!! franco santi |
user120016 | inviato il 12 Novembre 2017 ore 20:59
Caro Franco, altro che sopportare... devo solo dire grazie per questa disamina, che condivido dalla prima all'ultima parola. Non sono un talebano della pellicola dal momento che utilizzo anche apparecchi digitali, sebbene marginalmente, ma penso che la fotografia chimica conservi ancora oggi un fascino particolare che va ben oltre il risultato prodotto. E pazienza se i miei scatti non saranno perfetti e le mie stampe non saranno fine art. Ma la soddisfazione di stare in camera oscura a veder emergere le immagini dalle bacinelle, così come le avevo pensate, penso possa compensare qualche lacuna sull'estetica finale. Per il resto sono d'accordo che ognuno debba sentirsi libero di usare lo strumento che gli permette di esprimere al meglio la propria creatività. |
| inviato il 12 Novembre 2017 ore 21:19
Assolutamente niente in contrario. Altro che talebano questa è pura democrazia |
user120016 | inviato il 12 Novembre 2017 ore 21:33
Grazie Vincenzo. Ci tenevo a precisarlo perché spesso, su questo forum come su altri, appena si accennano discussioni simili sembra quasi di dichiarare guerre di religione del tipo sensore vs pellicola. E non è così. Sarebbe sciocco, nel 2017, negare la praticità del digitale che, in certi ambiti è alla pari se non superiore alla pellicola in termini di qualità. Certamente ha il grosso vantaggio dell'immediatezza e della possibilità di sperimentare di più (la scheda di memoria si riutilizza, la pellicola no...) ma il risvolto della medaglia è che purtroppo tutta questa finta semplicità ha portato alla produzioni di miliardi di immagini che ogni giorno ci sommergono e che, nella stragrande maggioranza, sono davvero pessime. Fotograficamente sono cresciuto negli anni 80 ed ho quella forma mentis. Per me la fotografia E' la pellicola. Il resto sono solo devices che semplificano la vita e velocizzano il flusso produttivo. Ma non essendo un professionista con obbligo di produrre, posso ancora permettermi la lentezza della fotografia chimica. Perdonate la lungaggine ma ci tenevo ad esprimere questi concetti. |
| inviato il 13 Novembre 2017 ore 11:32
Ciao a tutti! Il mio Durst M800 lo sposto regolarmente da una cantina all'altra (da almeno 30 anni), sperando che non si ammuffisca o si arruginisca troppo... Il mio sogno è quello di poterlo riutilizzare un giorno, sperando che la mia schiena possa resistere ancora ai prossimi inevitabili "spostamenti". Condivide la cantina con le diapositive, le bacinelle e le numerose fotocamere che ho "raccattato" negli ultimi anni, e che spero di poter far rivivere un giorno, quando avrò tempo e spazio. Saluti, Roberto |
| inviato il 13 Novembre 2017 ore 11:44
C'è una frase di Domenico che condivido, ma che descrive anche tutto il paradosso creato dal digitale: “ Certamente ha il grosso vantaggio dell'immediatezza e della possibilità di sperimentare di più „ Purtroppo, immediatezza e sperimentazione tendono a percorrere strade diverse se manca una preparazione di base; la presunta maggior facilità d'uso dell'apparecchio fotografico digitale nasconde un'insidia, legata al fatto che permette di avvicinarsi alla fotografia anche senza una preparazione adeguata. Così ci si dimentica che la vera difficoltà della fotografia consiste nel "pensarla"; non si tratta necessariamente di mettere in piedi il tanto decantato "progetto", può trattarsi anche della situazione inaspettata e che ci colpisce sul momento, ma la difficoltà sta nel pensare a quali accorgimenti mettere in atto, prima e dopo lo scatto, per valorizzarla al meglio. Per quanto l'esperienza e l'allenamento dell'occhio aiutino a velocizzare questo processo mentale, occorre sempre "pensare" prima di scattare. Molti si fermano allo scatto, non inteso come il jpg in camera piuttosto che la pp (che invece è una scelta che può essere altrettanto laboriosa), ma come risultato di una pigrizia mentale. Altri invece vengono invogliati a credere che la fotografia la si possa pensare e costruire a posteriori: intanto scattiamo che poi si vedrà! Ecco perché ho scritto che la maggior facilità d'uso del digitale è solo "presunta". Questo errore si riflette anche sulla maggior possibilità di sperimentare che il digitale offre, perché quella sperimentazione diventa un "valore aggiunto" solo se funzionale al raggiungimento di un risultato che venga prefigurato a monte dello scatto, altrimenti si risolve in una serie di tentativi sconclusionati e spesso grotteschi per cercare di tirare fuori cose che in quello scatto non abbiamo fatto entrare. |
| inviato il 13 Novembre 2017 ore 12:04
Leggendo i vari topic che parlano di tecniche di ripresa e di elaborazione successiva, mi rendo conto che si tratta di cose in parte del tutto nuove e legate alle nuove tecnologie. Devo ammettere che faccio un po' fatica a seguire certe discussioni... Questo solo per dire che si tratta di due ere fotografiche diverse... Poi in fin dei conti è pur vero che il risultato finale è e rimane sempre un'immagine. Come la si ottiene dipende dagli interessi di ognuno. La qualità finale rimane poi relativa... c'è di tutto un po'. A me piace pensare la foto alla vecchia maniera (diaframma, tempi, ISO, messa a fuoco), sfruttando però l'immediatezza del digitale. Questo mi costringe a passare le ore al PC se voglio poi sfornare qualcosa di tangibile, per esempio un fotolibro di un viaggio. Certo che l'emozione che si prova vedendo l'immagine che si forma a poco a poco sul foglio bianco nella bacinella non si riesce a sostituire con il foglio che esce dalla stampante... Sono felice di aver potuto conoscere i due mondi. Ciao, Roberto |
| inviato il 13 Novembre 2017 ore 13:51
Proprio tempo fa, facevamo tra amici, alcune considerazioni. E'vero, il sistema digitale ha risolto tantissimi problemi, specialmente in campo giornalistico ed editoriale. E'altrettanto vero che non ci sono spese per pellicole, reagenti ecc. (tralascio le carte per ora) . I provini permettono una correzione precisa e indubbiamente è semplicissimo fare 100 copie eguali tra loro. Io, che considero la Fotografia quella stampata su carta, e magari montata su un supporto elegante, e diciamocelo con una bella cornice, mi rendo conto che una stampa digitale (per il momento parlo di B\N) poniamo 30x40, con l'uso di pigmenti al carbone, carta di qualità, ottenendo dei bianchi precisi e dei neri profondi con dettaglio, alla fine mi accorgo, che, anche senza far errori, il costo è ben più elevato dalla stessa stampa in bacinella su di un'altrettanto buona carta. (Pulizia testine, prove di allineamento, tarature e quant'altro serve a consumare inchiostri, sono i punti economici deboli) Ormai, lavoro poco, in camera oscura, e in digitale mi affido ad un collega stampatore con cui ho allineato i miei con i suoi parametri, e i risultati sono di norma buoni (sia B\N che colore). (gli eventuali errori li paga lui!) Sarebbe bello poter disporre di un digingranditore, ma di quelli buoni, per creare dei files "perfetti" da potersi stampare tradizionalmente senza problemi. Se non sbaglio, nell'ultima mostra di Salgado a Venezia, molte stampe erano eseguite in questa modalità. Ma ci pensate: mascherare e bruciare anche localmente senza timori, variare contrasto a zone, controllare il tutto CON CALMA !! Tanto tutto si può rifare. Poi con questo "negativo perfetto" si stampa e cosi sia !! Questa sarebbe on'ottima alleanza tra il digitale e il tradizionale fino a quando i nuovi miglioramenti tecnologici permetteranno ancora di più in questo campo. Il tutto senza pensare al costo naturalmente....... sempre amico vostro franco santi |
| inviato il 13 Novembre 2017 ore 13:57
Si potrebbe provare a proiettare con un beamer l'immagine digitale su carta fotografica, come fosse un ingranditore... Evidentemente dovrebbe essere un beamer costruito ad hoc, con ottima risoluzione, regolazione dei tempi d'esposizione, ecc. Fantascienza? Ciao, Roberto |
| inviato il 13 Novembre 2017 ore 14:09
Non è fantascienza. Di fantascientifico (con il sistema proiettore, il beamer, o quel che è) c'è il prezzo per un sistema del genere per le definizioni richieste. franco santi |
user90373 | inviato il 13 Novembre 2017 ore 14:53
Nel mondo della fotografia amatoriale leggo una certa tendenza a riporre nelle mani della tecnologia l'eventuale capacità creativa/innovativa del fotografo, cosa che potrebbe nascondere una sostanziale carenza di stimoli interni a favore di quelli indotti. |
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