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Se una foto deve, il fotografo deve anche lui?


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avatarsenior
inviato il 18 Ottobre 2017 ore 10:14

diciamo che lo scopo è quello di farsi influenzare e arricchire, cioè uno è arrivato a vedere fino a un certo punto, essere in grado di salirgli sulle spella e vedere ancora più in la è solo un vantaggio, non ha senso reinventare sempre la ruota.
Poi è ovvio qualcuno scimmiotta, qualcuno avrà grande intuizione, altri come noi amatori arrivano dove riescono

avatarsenior
inviato il 18 Ottobre 2017 ore 10:27

Devo ancora decidere se tutta questa "nozionistica"...

Il fatto è che arrivati a un certo punto è difficile spiegarsi senza fare degli esempi.
Resto comunque dell'idea che ormai abbiamo consolidato le nostre idee e le nostre visioni.
Comunque interessante e piacevole fare due chiacchere per vedere come la pensano gli altri e avere qualche spuntino (piccolo spunto) in più...

user90373
avatar
inviato il 18 Ottobre 2017 ore 10:40

Sono facilmente influenzabile, quando vedo troppe immagini scattate all'alba o al tramonto scelgo di scattare nelle ore centrali, quando vedo troppe immagini di persone in situazioni "uniche" cerco la "normalità", quando vedo troppe immagini scatto poco. Se non vedo nulla mi sento libero di scattare quando voglio, come voglio, dove voglio. in poche parole:- "Mi influenzo da solo". Sorriso

avatarsenior
inviato il 18 Ottobre 2017 ore 14:45

Possono usarla a fare mille cose quella è e rimane un pastrocchio chiunque sia che l'ha scattata.

Nel mio paese vi è gente che pagando è stata messa sui libri ma non ha fatto di loro (artisti).

Forse ai suoi tempi era considerato un grande scatto con la tecnologia a disposizione oggi chiunque
è in grado di far meglio, continuo a dire che è profondamente sbagliata, poi come nello sport dopo
un campione ne viene un'altro, e sarà sempre così.


IL SONNO DELLA RAGIONE.



user90373
avatar
inviato il 07 Novembre 2017 ore 9:47

Leggera deviazione di percorso:

La buona fotografia è antecedente o seguente alla notorietà del fotografo? In altre parole, il fotografo acquista notorietà in seguito alla buona fotografia oppure una foto acquista in bontà perché preceduta dalla notoriètà del fotografo? Eeeek!!!

avatarsenior
inviato il 07 Novembre 2017 ore 10:07

è una domanda marzulliana :-)
però il non essere un autore noto non implica la poca qualità del lavoro

user90373
avatar
inviato il 07 Novembre 2017 ore 10:16

@ Labirint

è una domanda marzulliana :-)
però il non essere un autore noto non implica la poca qualità del lavoro


Sono d'accordo sia sulla "marzullaneità" della domanda che sulla riflessione. Per continuare sulla falsariga "marzullesca" aggiungo un'altra riflessione, non è neppure implicito che essere considerato un autore noto porti sempre e comunque a lavori di grande qualità. Sorriso

avatarsenior
inviato il 07 Novembre 2017 ore 10:20

io un nome lo avrei in mente, ma non lo faccio per non scatenare una guerra, diciamo che in questi giorni si parla molto di lui per vicende extrafotografia..

user90373
avatar
inviato il 07 Novembre 2017 ore 10:39

@ Labirint

io un nome lo avrei in mente, ma non lo faccio per non scatenare una guerra, diciamo che in questi giorni si parla molto di lui per vicende extrafotografia..


Trattasi forse dell'acronimo inglese del nostro "fuori tema"? ;-)

avatarsenior
inviato il 07 Novembre 2017 ore 10:50

Ripeto un caso limite ma o pianifichi tutto a tavolino come Wall o Crewdson o avrai comunque elementi al di fuori del tuo controllo.

Eppure è spesso l'eccesso di pianificazione che toglie mordente alla fotografia. In uno still life, qual è la vera opera, la costruzione che l'autore realizza a monte dello scatto, o la fotografia che si limita a ritrarla? Mi viene in mente quell'artista, di cui purtroppo non ricordo il nome (e sarei grato se qualcuno me lo rammentasse Sorriso) che realizza "quadri" con un'infinità di piccoli oggetti, li fotografa, poi distrugge i quadri e, provocatoriamente, mostra solo le fotografie: provocazione artistica, arte fotografica, fotografia di un'opera d'arte perduta o che? (comunque un'operazione intrigante e che fa riflettere)
Si potrebbe obiettare che anche la pittura deriva da un processo di pianificazione "spinta" senza per questo perdere nulla, ma forse sta proprio in queste considerazioni la validità dell'ormai trito e ritrito discorso secondo cui la fotografia non dovrebbe scadere nel pittorialismo: la pittura mostra solo quello che il pittore ha volutamente messo sulla tela, la fotografia va oltre (credo ne sappiano qualcosa quelli che usano il timbro clone senza pianificarne già in fase di previsualizzazione l'eventuale necessità, ritrovandosi poi a dover far sparire l'elefante perché volevano ritrarre solo il topolino MrGreen). Ma accettare quell'andare oltre della fotografia non comporta comunque, in qualche modo, una forma di "pianificazione"? Io credo di si, ma questo porta un cambiamento anche in ciò che la foto "deve" (per riprendere il titolo del 3d) e, di conseguenza, in ciò che anche il fotografo "deve", che comporta una forma di accettazione dell'imponderabile che è sconosciuta al pittore; ma senza arrivare alla provocazione di Vaccari sulla "assenza di un autore cosciente": un conto è la macchina automatica per fototessere, ma se Vaccari si mette dietro all'oculare di una reflex lo sfido a non metterci del suo negli scatti che esegue

avatarsenior
inviato il 07 Novembre 2017 ore 14:27

un conto è la macchina automatica per fototessere, ma se Vaccari si mette dietro all'oculare di una reflex lo sfido a non metterci del suo negli scatti che esegue


Ma su questo son d'accordissimo.
Volevo solo evidenziare che l'elemento imponderabile è frutto del caso ma è anche una caratteristica della fotografia
(Che poi se vogliamo buttarla sul paradosso Vaccari sceglie con cognizione di causa cosa non scegliere MrGreen)

Per cui se l'autore lo accetta e lo usa può anche portarlo a suo vantaggio... questa casualità, come dici, a volte toglie meno "valore" alla foto che cercare di rimaneggiarla utilizzando sovrastrutture e cliché prese dall'armadio.
La visione trita dell'autore può essere meno interessante di quello che ha prodotto il caso. Si tratta di un diverso modo di operare in cui la botta di fortuna conta fino a un certo punto perché ci deve essere comunque un modus operandi che possa portare a un lavoro strutturato anche se non totalmente sotto controllo.

Che poi questa casualità sia limabile (con la messa in post o la post) in modo che la cancellatura non lasci "il buco" e in modo che il risultato si pieghi al risultato che ci si era prefisso... mi va bene comunque.

Sono percorsi diversi ma ugualmente validi a patto di saperli percorrere.

avatarsenior
inviato il 07 Novembre 2017 ore 14:42

La buona fotografia è antecedente o seguente alla notorietà del fotografo? In altre parole, il fotografo acquista notorietà in seguito alla buona fotografia oppure una foto acquista in bontà perché preceduta dalla notoriètà del fotografo?


Teoricamente la buona fotografia dovrebbe venire prima della fama.
Poi quando il lavoro è diventato noto e l'autore è bravo ogni singola foto (anche se meno riuscita) dovrebbe trovare il giusto incasellamento.

Qualsiasi "artista" famoso, anche non fotografo, ha delle opere meno riuscite che comunque risultano più note di altre, magari migliori, di autori meno conosciuti.
Ma anche il "passo" meno riuscito è parte del suo percorso.
Insomma per giudicare bisognerebbe non avere pregiudizi ma anche contestualizzare. Il discorso delle foto che non parlano da sole che abbiamo fatto più volte...

avatarsenior
inviato il 07 Novembre 2017 ore 19:04

Mi inserisco e dicono la mia partendo dal post di apertura.

Parlo di quello che succede a me, per fare buone foto devo sentire il posto o la situazione, aver voglia di raccontarla ed illustrarla poi la singola fotografia è spesso anche un colpo di fortuna, ma guarda caso non capita mai quando non sento la voglia di fotografare, insomma è una sommatoria

avatarsenior
inviato il 08 Novembre 2017 ore 2:28

Forse una foto non racconta, ma certamente comunica: a meno che non siamo ciechi.
Forse siamo troppo frettolosi, vediamo troppe foto senza guardarle, abbiamo pregiudizi visivi, siamo anche condizionati dalla firma di chi l'ha scattata, siamo costretti da canoni e regole che qualcuno ha fissato e qualcun altro ha cancellato...

Poi, almeno per me, che non valgo granchè come fotografo, c'è sempre un tasso di non intenzionalità nelle fotografie, o, se volete, c'è sempre una qualche sorpresa a posteriori: per me è bello che ci sia un po' di kiulo in qualche scatto o che 'quel volto o quella forma che non avevo visto, alla fine sia il punctum dell'immagine che esce dalla fotocamera'.
Cito sempre Winogrand: " Io fotografo per vedere che aspetto avrà una cosa una volta fotografata."

Forse può sembrare una 'filosofia' della Fotografia un po' limitata, piatta o troppo poco ambiziosa. Ma in realtà forse ci riconduce al senso primigenio della Fotografia.
E più ci penso, più mi accorgo che è l'unico punto di vista che ( in Fotografia ) mi tiene al riparo dalla frustrazione per la mia mancanza di talento. ( e non è cosa da poco ).Cool

avatarsenior
inviato il 08 Novembre 2017 ore 8:17

Il discorso di Paolo credo che in fondo si possa adattare a tutti noi fotoamatori che non abbiamo velleità professionali e nemmeno, tranne alcune ovvie e talora importanti eccezioni, artistiche; è soprattutto nel caso del fotoamatore che la fotografia registra anche l'imponderabile, ciò che non abbiamo pianificato e che, perciò, spesso non abbiamo nemmeno cercato.
In questo senso, effettivamente, la foto "comunica"; se poi chi sta dietro il mirino riesce a interpretare e dare un significato più profondo a questa comunicazione, allora la trasforma in "racconto".
Quindi: la foto comunica, il fotografo racconta (se vuole e se ne è capace).
Vista in quest'ottica, direi che la foto "deve", sempre, a prescindere: deve comunicare; per il fotografo, invece, il discorso si fa più articolato e quel "deve" vale soprattutto quando il suo intento sia quello di andare oltre l'aspetto comunicativo: mi viene in mente, ad esempio, la foto di documentazione scientifica, che richiede addirittura la rinuncia ad ogni tentativo di "interpretare" ciò che si pone davanti all'obiettivo, lasciando questa funzione a chi poi utilizzerà quella foto per fini di studio; qui, il "deve" del fotografo si riduce fondamentalmente ad aspetti puramente tecnici (cura dell'illuminazione, esposizione ecc.) e all'applicazione dei canoni ufficiali per quel tipo di ripresa.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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