| inviato il 16 Ottobre 2017 ore 22:12
Nella città dove vivo vi è una (scuola di pace) in moltissimi anni sono passati persone di levatura al top d'Italia, i fotografi che li hanno immortalati hanno sempre fatto foto a figura intera, ma per mè visto che sono fine a sé non si capisce dove e cosa vogliano dire.(secondo mè non dicono nulla) ora sia chiaro che io non ho inventato l'acqua calda, ma da due anni a questa parte fotografo io, e le persone da mè ritratte sono sedute ad un tavolo con il moderatore e chi fà domande ma davanti a loro vi è la locandina che dice chi sono e qual'è il tema della serata, ecco tutto questo giro di parole per dire che la foto deve necessariamente comunicare qualcosa altrimenti è fine a sé stessa. saluti. |
| inviato il 17 Ottobre 2017 ore 11:33
“ Si sente dire da più parti:- “Una foto deve raccontare, suscitare emozioni,ecc.”e:- “Il fotografo deve raccontare, suscitare emozioni, ecc.”. Domanda:- “potrebbe essere possibile che una fotografia che racconta, suscita, ecc. sia opera di una persona che in quel momento pensava a tutt'altro che scattare per raccontare, suscitare, ecc.?” (Seguirà) „ Certo. Vaccari lo chiama inconscio tecnologico... smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2011/08/31/essere-scattati “ Ed anche oggi c'è da scommettere che risulterà indigesto al milieu fotografico, perché afferma con lucida spietatezza quel che un fotografo, specie se “artista”, odia sentirsi dire: che non è lui a fare le fotografie, che le fotografie si fanno da sole, o meglio che a farle è l'inconscio tecnologico che la nostra civiltà ha depositato nei meccanismi della fotocamera, e che è perfettamente in grado di strutturare culturalmente l'immagine anche in assenza di un autore cosciente ... „ |
| inviato il 17 Ottobre 2017 ore 12:28
Certo che se lo dice Vaccari, ma non sarà mica che aveva qualche disturbo psichico? Ogni libro da mè letto recitava, impara la tecnica poi mettila da parte, se non sai la tecnica ed un minimo di composizione non vai molto lontano, è chiaro che lo scatto è ricercato e devi già vederlo prima dello scatto, non puoi portare la macchina in giro ed aspettare che lei si degni di scattare e ti faccia lo scatto della vita, il mio istruttore di tiro con l'arco soleva dire, non ha importanza chi ti dice le cose, è importante cosa dice. Perciò perdonate la mia (arroganza) ma continuo a pensare che Vaccari avesse un grave problema psichico. PS (molto tempo fà c'era chi sosteneva che la terra fosse piatta). saluti. |
user90373 | inviato il 17 Ottobre 2017 ore 13:51
@ Opisso E dopo Vaccari dove ce lo attacchiamo il proverbio:- "Il mezzo non conta, conta il risultato! (ottenuto dal mezzo)". Questi son i veri problemi della vita. |
| inviato il 17 Ottobre 2017 ore 13:57
“ è chiaro che lo scatto è ricercato e devi già vederlo prima dello scatto, non puoi portare la macchina in giro ed aspettare che lei si degni di scattare e ti faccia lo scatto della vita „ Ovvio che la macchina non scatta da sola e il discorso è complesso. Ma è la macchina a registrare la scena e a volte (sempre?) cattura elementi che al primo sguardo non si erano notati. Altrimenti sarebbe sempre buona la prima. Non ti sembra? Poi certo, subentra anche il discorso che chi è bravo sa anche cosa cestinare. E sa anche cosa "recuperare" da uno scatto inaspettato... www.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2013/05/4-630x435.jpg |
user90373 | inviato il 17 Ottobre 2017 ore 14:12
La macchina registra quello per cui è stata costruita, mentre dovrebbe registrare quel che noi vorremmo registrasse. Ecco il punto dolente, la differenza fra fotografia ed immagine. La macchina di suo produrrebbe foto mentre noi "immaginiamo immagini", tutto si risolve facendo dell'immagine una fotografia, con l'operazione inversa il risultato non è il medesimo. |
| inviato il 17 Ottobre 2017 ore 15:20
Il pittore se ne sta nel suo studio a creare mentre il fotografo esce a cercare. Certo se fai staged e post-produci... riesci a fare immagini migliori e forse sei pure più artista. Altri si "accontentano" di fare solo fotografie e cercare di diventare bravi fotografi. Ma non volevo entrare nella perenne "ettoriana" diatriba Volevo solo far notare che, specie nel secondo caso, anche la macchina ci mette "del suo"... vedasi ad esempio la foto che ho linkato. |
user90373 | inviato il 17 Ottobre 2017 ore 15:48
@ Opisso Scusa, la cosa diventa complicata e prima mi sono sbagliato nel confondermi. E' vero che la macchina ci mette del "suo" ma di questo il fotografo è a conoscenza e si "accontenta" di quel che la macchina registra (forse fotografie). Altri non si accontentano, volendo ottenere ciò che avevano in testa (forse immagini) da una tipologia di mezzo che a volte non è in grado di registrarle così come pensate. Per inciso, accontentarsi non mi risulta sia considerato reato. |
| inviato il 17 Ottobre 2017 ore 16:47
OPISSO. la foto linkata dimostra solo l'incapacità del fotografo, un panning avrebbe (fermato) l'auto, c'è da dire che la foto è datata di conseguenza l'apertura dell'otturatore ha fatto quel pasticcio, la composizione dice fotografa il muso dell'auto con spazio ancora davanti per dare il senso della corsa, quella foto è tecnicamente un'errore a meno che si voglia dire (fine di un percorso). saluti. |
| inviato il 17 Ottobre 2017 ore 17:51
Possono usarla a fare mille cose quella è e rimane un pastrocchio chiunque sia che l'ha scattata. Nel mio paese vi è gente che pagando è stata messa sui libri ma non ha fatto di loro (artisti). Forse ai suoi tempi era considerato un grande scatto con la tecnologia a disposizione oggi chiunque è in grado di far meglio, continuo a dire che è profondamente sbagliata, poi come nello sport dopo un campione ne viene un'altro, e sarà sempre così. saluti. |
| inviato il 17 Ottobre 2017 ore 18:27
“ la foto linkata dimostra solo l'incapacità del fotografo, un panning avrebbe (fermato) l'auto, c'è da dire che la foto è datata di conseguenza l'apertura dell'otturatore ha fatto quel pasticcio, la composizione dice fotografa il muso dell'auto con spazio ancora davanti per dare il senso della corsa, quella foto è tecnicamente un'errore a meno che si voglia dire (fine di un percorso). „ Quella fotografia esemplifica perfettamente ciò che Opisso stava sottolineando, ovvero come in qualche modo a volte la macchina ci metta del suo. E lì per lì, sì, Lartigue stesso la considerò una fotografia sbagliata. In seguito i canoni estetici mutarono e alla luce di questi l'autore ne riconobbe infine (giustamente) il valore, e così il resto del mondo, tanto che è diventata una delle fotografie più conosciute della storia. |
| inviato il 18 Ottobre 2017 ore 9:37
“ Quella fotografia esemplifica perfettamente ciò che Opisso stava sottolineando, ovvero come in qualche modo a volte la macchina ci metta del suo „ Esatto. Ovvio che era un caso limite. Anche se potessi essere incapace come Lartigue. Ripeto un caso limite ma o pianifichi tutto a tavolino come Wall o Crewdson o avrai comunque elementi al di fuori del tuo controllo. Che ci crediate o no alcuni grandi fotografi (es. Walker Evans) hanno cercato di far scomparire l'impronta "autoriale" lasciando fare alla fotocamera. Il fatto di non metterci del loro era considerato un pregio. Ovvio che poi questa limitazione autoimposta creava comunque uno "stile" e un contesto in cui leggere il lavoro. Comunque lasciando stare la foto di Lartigue... Pensate anche ad Americans di Frank. Praticamente da un certo punto di vista è una selezione di foto fatte a "caso" e "inconsapevolmente" (o meglio lasciando gestire molti "aspetti" alla fotocamera). La forza diventa più la selezione per la pubblicazione che il controllo della singola foto al momento dello scatto. Almeno per come la vedo io... |
user90373 | inviato il 18 Ottobre 2017 ore 10:02
Devo ancora decidere se tutta questa "nozionistica" su fotografi, stili, bibliografie, finisca con l'arricchirmi o con il condizionarmi. Per non alimentar polemiche ho coniato "l'arricchimento condizionante". |
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