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Vi prego... usiamo la nostra bellissima lingua


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user81826
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inviato il 17 Giugno 2020 ore 12:39

e addirittura in diversi corsi di laurea

Al contrario, lì il problema piuttosto è che ancora non venga utilizzato l'inglese, se non nelle università più avanzate, quando la situazione in altri stati (non tutti, come ovvio) è decisamente migliore.
Quando ho cominciato io l'università purtroppo non esistevano corsi tenuti in lingua inglese, sono usciti solo negli ultimi anni.

avatarsenior
inviato il 17 Giugno 2020 ore 13:27

La lingua italiana è molto versatile e anche più adatta dell'inglese per descrivere caratteristiche e dinamiche.
La differenza con le lingue europee, in particolare tedesco e francese, sta nell'essere parlata da un popolo insoddisfatto della propria storia recente, e dunque privo di un adeguato desiderio di mantenere i tratti culturali che distinguono la sua cultura, di cui il codice linguistico è la struttura portante. L'individuo italico è linguisticamente "povero" per sua ignavia. A differenza di quanto si è espresso, non mi risulta che "al nord" si tenda ad adottare termini inglesi o forestieri come da noi. In Germania ho vissuto molti anni e frequentato parecchio la Francia. In Germania il termine Ciao era frequente soprattutto nei giovani, mentre in Francia udire un vocabolo inglese (in un discorso in francese...) era una rarità, quando ormai in Italia era una conclamata malattia sociale...

In particolare, in questa circostanza del coronav. dove "tutti" parlano, il linguaggio corretto e articolato è proferito soprattutto dai ricercatori, mentre negli altri è frequente riscontrare una frenesia di apparire edotti...
Se provate a scrivere certi discorsi di gente che dovrebbe perlomeno essere cosciente che sta comunicando qualcosa che altri devono comprendere, vi accorgete che non vi traspare un messaggio compiuto, ma bisognoso di "abbondante" interpretazione...

avatarjunior
inviato il 17 Giugno 2020 ore 14:08

Domanda, Il generale che accompagnava Garibaldi per l'unità del paese...?

Professore, mi faccia dunque ricordare....si chiamava per caso Nino Biperio?

Esatto !!! bravo, era proprio Nino Bi x io. Promosso.

franco santi.

user12181
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inviato il 17 Giugno 2020 ore 14:30

"In Germania ho vissuto molti anni "

Quindi mi insegni che il tedesco ha una ricchezza lessicale (quindi concettuale) per certi versi spaventosa, e senza entrare nel campo ingegneresco ... (e anche a dialetti non scherzano).

"Al contrario, lì il problema piuttosto è che ancora non venga utilizzato l'inglese."

Un conto è non usare l'inglese e un conto non usare l'italiano, si deve fare l'uno e l'altro. Un tempo neanche lontano, ancora un paio di secoli fa e anche meno per molte scienze, la lingua delle università di tutto il mondo occidentale, anche del nuovo mondo, anche tecnico scientifiche, era il latino, ma i dotti parlavano e scrivevano anche nelle lingue nazionali e addirittura nei dialetti locali.
Galilei ha scritto testi fondamentali sia in latino sia in italiano.

avatarsenior
inviato il 17 Giugno 2020 ore 14:35

Un conto è non usare l'inglese e un conto non usare l'italiano

;-)

avatarsenior
inviato il 17 Giugno 2020 ore 14:44

Ulisse, lascia stare i francesi che sono vittime di loro stessi.
Amo la lingua italiana, è bella, se scritta bene.

La pochezza che riscontri nelle parole dei “non ricercatori”, come li definisci, è data anche dalle regole della comunicazione, che impone che tu ti esprima come chi ti ascolta sa comprendere.

Il linguaggio della perfida Albione ha, però, una capacità di sintesi che la nostra meravigliosa lingua non ha.
Torno a dire che se intitoli una foto “home” o “casa” il significato percepito è ben differente.

Sicuramente, se la lingua comune al Web fosse il Giapponese, useremmo ?? (katei), come dicono i miei colleghi del sol levante.
In italiano una singola parola corrispondente non c'è.

Parliamo tanto di linguaggi espressivi nella fotografia, ma dovremmo accettare anche che le lingue hanno una loro espressività.

avatarsenior
inviato il 17 Giugno 2020 ore 14:56

Quindi mi insegni che il tedesco ha una ricchezza lessicale (quindi concettuale) per certi versi spaventosa, e senza entrare nel campo ingegneresco ...


Non la metterei così, peraltro non sono in grado di giudicare la versatilità del Tedesco rispetto all'Italiano, sebbene lo dovessi utilizzare specialmente nella parte tecnica. Quello che in particolare risaltava nella vita sociale, era che tutti utilizzavano il lunguaggio nella purezza migliore che potevano. Comprendere un dibattito o un riporto giornalistico in Tedesco, mi era più facile che in Italiano, proprio per il fatto che non mischiavano il linguaggio, per cui dopo un paio di anni in Germania, smisi di acquistare quotidiani italiani e di seguire trasmissioni (radio) in italiano.

Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, dopo quattro anni in Germania, tradurre un testo tecnico complesso non mi creava difficoltà e non vi trovavo termini che non potessero venire tradotti in italiano. Ciò che in tedesco risultava più chiaro rispetto all'Italiano era la descrizione di un processo compiuto o la qualità affermativa/negativa.
Niente però che non potesse essere esaustivamente descritto in Italiano!

In Germania mi capitò mai di udire "tanto questa parola non si usa più"... Da noi uno si sveglia al mattino e decide di non usare più un vocabolo, sostituendolo con uno straniero a sua discrezione...

avatarsenior
inviato il 17 Giugno 2020 ore 15:03

Il linguaggio della perfida Albione ha, però, una capacità di sintesi che la nostra meravigliosa lingua non ha.


Vero Leo, ma gli inglesi sono costretti spesso a rimodulare un asserto per comprendere e non soltanto per la pronuncia.

Parliamo tanto di linguaggi espressivi nella fotografia, ma dovremmo accettare anche che le lingue hanno una loro espressività.


Vero anche questo ma se le mischi capisci ben poco. L'espressività complessa la descrivi con un "linguaggio/codice" pulito.


user81826
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inviato il 17 Giugno 2020 ore 15:10

Un conto è non usare l'inglese e un conto non usare l'italiano, si deve fare l'uno e l'altro. Un tempo neanche lontano, ancora un paio di secoli fa e anche meno per molte scienze, la lingua delle università, anche tecnico scientifiche, era il latino, ma i dotti parlavano e scrivevano anche nelle lingue nazionali e addirittura nei dialetti locali.

Avere la possibilità di studiare in inglese significa abbattere delle barriere importanti verso il mondo del lavoro e rendere l'educazione più efficiente, come anche avere un grande aiuto nelle possibilità di integrazione con i compaesani europei e non solo. Per quel che mi riguarda non ho mai detto che non si debba utilizzare l'italiano, mi piacerebbe anzi che ci fossero più corsi e di migliore qualità per gli studenti stranieri che vengono in Italia, tuttavia apprezzo l'esempio dato da molti altri paesi europei nel rendere la loro educazione accessibile a tutti in lingua inglese, tanto che oggi molti possono lavorare nelle università senza conoscere la lingua locale, assolutamente necessaria comunque per qualunque tipo di integrazione profonda, però questo è più che altro un discorso di accesso alle usanze e alla cultura locale di cui la lingua è parte integrante. Concludo il discorso dell'università, che sarebbe interessante trattare altrove, affermando che l'eventuale scarso utilizzo dell'italiano sarebbe davvero l'ultimo dei problemi.

In particolare, in questa circostanza del coronav. dove "tutti" parlano, il linguaggio corretto e articolato è proferito soprattutto dai ricercatori, mentre negli altri è frequente riscontrare una frenesia di apparire edotti...
Se provate a scrivere certi discorsi di gente che dovrebbe perlomeno essere cosciente che sta comunicando qualcosa che altri devono comprendere, vi accorgete che non vi traspare un messaggio compiuto, ma bisognoso di "abbondante" interpretazione...

Questo è un riferimento alla capacità di comunicare, che tra l'altro non è legata solo alla padronanza della lingua ma anche sopratutto alla capacità di ascoltare e a quella di ragionare, fattori spesso neanche considerati; il punto in ogni caso è che esula dal "problema", per alcuni, di utilizzare la lingua inglese anziché quella italiana.
Più cultura c'è e meglio è, questa è un'ovvietà, che poi in stati "protezionisti" nei confronti della lingua vi sia anche più cultura e capacità di comunicare, questo è smentito dalla realtà, a meno che non ci si riferisca in maniera limitata ai soliti due o tre esempi in un mondo molto più vario, e anche lì mi sembra più questione di "impressioni soggettive" che di fatti.

L'espressività complessa la descrivi con un "linguaggio/codice" pulito.

E pensare che numerosi paesi in tutto il mondo hanno una lingua parlata semplice e di facile comprensione mentre quella scritta non è conosciuta alla perfezione da tutti.

La mia impressione è che qui si stiano mescolando questioni diverse che poco hanno a che fare con la sempre maggior diffusione della lingua inglese all'interno della nostra società ed un po' in tutto il mondo.






avatarsenior
inviato il 17 Giugno 2020 ore 15:23

di utilizzare la lingua inglese anziché quella italiana


Quindi a una platea dove forse l'uno per cento è capace di capire un Inglese (all'italiana...) ti rivolgeresti tranquillamente in Inglese...

user81826
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inviato il 17 Giugno 2020 ore 15:27

“ di utilizzare la lingua inglese anziché quella italiana ?


Quindi a una platea dove forse l'uno per cento è capace di capire un Inglese (all'italiana...) ti rivolgeresti tranquillamente in Inglese...

E' quello che attualmente viene fatto in alcune, poche, università italiane, ed in altre, molte, università europee.
Considerando che poi gran parte della lettura specifica è in lingua inglese, che gran parte del mondo che ci circonda, compresi software e normative, sono in lingua inglese, che ogni volta che ci si interfaccia con colleghi esteri si deve parlare in inglese e considerando che per avere un lavoro oggi in molti settori è obbligatorio l'inglese, direi che insegnare direttamente in inglese è il minimo. Se dobbiamo aspettare che cresca la nuova generazione a cui la lingua inglese viene insegnata fin dai primi anni "siamo freschi".

avatarsenior
inviato il 17 Giugno 2020 ore 15:32

Non hai risposta alla domanda!

Quindi a una platea dove forse l'uno per cento è capace di capire un Inglese (all'italiana...) ti rivolgeresti tranquillamente in Inglese...




Ps... nessuno qui ha affermato che non si debba imparare l'Inglese o non si debbano seguire corsi in Inglese...

user81826
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inviato il 17 Giugno 2020 ore 15:47

Non è una domanda seria, è una supposizione su una percentuale priva di alcun significato reale o realistico, basti pensare che le percentuali di erasmus vanno oltre il 4% degli studenti e che gli italiani che oggi comprendono la lingua inglese sono una percentuale molto alta visto che crescono giocando online in inglese e guardando video e film in inglese, oltretutto semplicistica perché basterebbe fare dei corsi seri di lingua ai primi anni al posto degli attuali corsi fuffa. Tutto questo non considerando gli studenti stranieri che vengono qui e avrebbero bisogno di un'educazione competente in lingua inglese in ogni caso, ma i paesi più avanzati questo lo sanno.
Ho risposto indirettamente affermando che è lo stato attuale delle cose dato che pensare all'università come mera lezione frontale è anacronistico visto che oggi dentro un'università ad un ragazzo è richiesto di imparare software in lingua inglese, studiare normative anche in lingua inglese e magari utilizzare testi e dispense esclusivamente scritti in inglese.
L'università la conosco molto bene, e la verità è che fare un corso in lingua inglese oggi apre molte più porte verso il mondo del lavoro di qualunque esame specialistico, quindi è una buona cosa specializzarsi e farlo direttamente con la lingua del lavoro a tutto tondo. Eventualmente se volessimo trovare una difficoltà tecnica in tutto questo sarebbe il reperire insegnanti capaci di comunicare correttamente in inglese, più che studenti capaci di capirlo.

avatarsenior
inviato il 17 Giugno 2020 ore 15:49

Ma siamo sicuri che useremmo le parole inglesi con il loro reale significato e, soprattutto, che si debba per forza farlo?
La lingua italiana, se usata correttamente, è estremamente ricca e articolata; mi viene il sospetto che se esistono parole inglesi non direttamente traducibili (a parte alcuni termini tecnici derivati da attrezzature e metodologie elaborate nel mondo anglosassone) sia dovuto al fatto che nella cultura italiana quei significati sono superflui o irrilevanti (e accade anche al contrario, ovviamente). Ne deriva che l'eccessivo uso di una lingua diversa da quella elaborata all'interno della propria cultura rischia di portare al decadimento di quella stessa cultura.
Accadeva a ruoli invertiti ai tempi di Shakespeare, che giustamente tuonava contro l'eccessivo utilizzo della lingua italiana in Inghilterra.

avatarjunior
inviato il 18 Giugno 2020 ore 12:19

Premetto che quando ho aperto la discussione (avevo scritto topic, ma poi ho corretto, per coerenzaMrGreen) non avrei mai immaginato di provocare sì grande diatriba. Lo feci, più che altro, in tono polemico perchè, effettivamente, allora, mi infastidiva l'abuso della lingua inglese nella fotografia di un portale prettamente italiano! Ma non sono persona di mentalità chiusa, per cui riconosco e condivido quanto sopra affermato che l'inglese sia la lingua della rete e quindi scrivere (parlare) in codesto "rozzo" idioma diventi la condizione per una maggiore diffusione e comunicabilità! Anche io talvolta - raramente, in verità -, come Sergio, ho fatto ricorso al latino per titolare qualche mia foto (ma l'ho fatto reattivamente e polemicamente, perchè stanco dei titoli inglesi usati dai più!). Certo è questa una questione di lana caprina , perchè è certamente espressione di libertà poter usare la lingua che si ritiene maggiormente idonea ad esprimere e comunicare la realtà/sensazione/esperienza che ha ispirato i nostri scatti! Concludo solo affermando che se uno è veramente interessato a comprendere appieno ciò che il fotografo ha voluto comunicare nel titolo e/o didascalia della foto, si attiva (ad es. usando google traduttore) anche se l'autore ha comunicato in cinese! Un saluto a tutti.

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