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fotografia e.....timbro clone ! ?


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avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 8:42

@Scalco88:a mio parere non è una "questione di correttezza", ma è solo una questione di scelte, estetiche e personali. Uno ha un modo di realizzare foto (o di fare grafica, non mi importa come lo preferite chiamare) uno ne ha un altro. Uno può fare una foto vedere che ha un elemento di disturbo la cestina e morta lì, un altro ritocca con il clone (anche Adams ritoccava in camera oscura), un altro torna il giorno dopo sul posto e rifà la foto sperando che l'elemento di disturbo sia sparito, un altro toglie la cartaccia o smonta il cartello o fa spostare la macchina o cambia il PdV, un altro invece fa la foto e volutamente lascia il cartello, lascia le cartacce lascia i fili della luce (così facevano i New topographics criticando implicitamente Ansel Adams); qualcuno di questi modi di intendere la fotografia (o chiamatela grafica) è sbagliato? Io non credo ma per qualcuno che guarda può essere esteticamente preferibile un approccio o l'altro, e se uno pubblica sarà qualcun altro a giudicare il suo risultato, c'è del male o del bene in tutto ciò? No perché un fotografo non scrive l'etica nicomachea e non c'è una bibbia o un dio che giudichi i vivi e i morti. Poi ognuno avrà le sue preferenze e nel guardare una foto dirà questo HDR è una schifezza, questo cestino in primo piano fa vomitare, questo fotoritocco è talmente spinto da risultare inguardabile. Non è una questione di relativismo per cui qualsiasi cosa va bene, intendiamoci, io ho preferenza per le foto dei New Topographics e la cartaccia in primo piano non mi disturba, non mi piacciono gli HDR e nemmeno le modelle che sembrano di plastica o le foto ipersature ipercontrastate o con azioni selettive spinte sui colori. Ma non è una questione morale o di correttezza o di dogmi o modi di lavorare da dividere in giusti e sbagliati in modo manicheo.

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 10:22

Certo. Anche le foto della scientifica sul luogo del delitto...


Infatti all'inizio dell'era digitale, una ventina (scarsa) di anni orsono, le foto digitali NON avevano valore probatorio proprio per la facilità con la quale potevano essere taroccate ... ora invece si accettano tranquillamente pure le foto da cellulare Eeeek!!!

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 10:30

Intendo dire che il giusto o sbagliato non stanno negli strumenti e nelle tecniche ma nel risultato ottenuto. Detto questo è chiaro che adottare certi strumenti/tecniche piuttosto che altri può portare a risultati diversi. Un pittore ad esempio per dipingere un paesaggio può scegliere se lavorare en plein air o in studio sulla scorta di fotografie. La scelta fatta si "sentirà" nel risultato. In fotografia posso decidere se usare l'HDR o meno e probabilmente se uso HDR si sentirà nel risultato finale, nondimeno posso essere così bravo nel padroneggiare lo strumento HDR da non farlo quasi sentire nel risultato finale. Viceversa posso decidere volutamente di enfatizzare l'effetto HDR spostando i cursori. In questo caso il risultato sarà penosamente ridicolo, almeno così mi dice il mio senso estetico. Ma è il risultato che è penoso, non lo strumento che è diabolico. Idem per la scelta: uso pellicola o uso digitale? Chiaramente la scelta si sentirà nel risultato finale. Ma non è che la pellicola è angelica ed il digitale peccaminoso.

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 10:49

Il reportage, le foto ad uso legale ... qualche "contesto" che non richiede (cioè in cui non è "eticamente" accettabile) il timbro clone salta sempre fuori, ma è evidente che non esistono solo questi contesti, quindi, a mio avviso la risposta corretta è: dipende.
Poi, diciamocelo, è anche logico che, dopo averci smanettato tanto, facciamo sapere all'osservatore, in un modo o nell'altro, cosa abbiamo fatto, altrimenti continueremo a sentire commenti del tipo: "però, che belle foto fa la tua macchinetta!" MrGreen

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 12:46

Ma non è che la pellicola è angelica ed il digitale peccaminoso.


Se ti riferici a me: mai detto nulla di simile!

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 13:09

PaoloMcmix, no non mi riferivo a te, era un'affermazione di carattere generale, una puntualizzazione mia che si contrappone ad un diffuso sentimento in base al quale l'uomo con l'avvento della fotografia digitale avrebbe perso la originale sua purezza macchiandosi del peccato, era rivolta a coloro che ricordano l'era della fotografia chimica come una perduta età dell'oro, come una sorta di eden dove tutto era virgineo e casto mentre oggi...

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 13:23

dipende cosa si cerca di ottenere, che è strettamente collegato con il senso del lavoro nella sua totalità.

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 13:51

@Daniele Ferrari:
facciamo sapere all'osservatore, in un modo o nell'altro, cosa abbiamo fatto

non so se essere d'accordo questa volta Daniele, cerco di capire il perché..
Provo a farlo con delle analogie.
Forse che quando leggiamo un libro chiediamo di sapere se l'autore ha usato la Olivetti Lettera 22 oppure Microsoft Word o Open Office? e se ha usato il Vocabolario Devoto-Oli o Zanichelli? Oppure ha usato il vocabolario Thesaurus on line? Aveva il correttore automatico attivato in tal modo barando sulla propria conoscenza grammaticale? Ha usato un dizionario dei sinonimi e dei contrari? Ha usato un rimario? Direi che proprio non ci importa nulla di tutto ciò.
Forse a un pittore chiediamo che ci dica che marca di pennelli ha usato, se avevano le setole di martora o sintetiche, con cosa diluisce i colori, se traccia le linee a mano o usa un tiralinee, se dipinge con la modella in studio, se dipinge en plein air o usa una foto (qui in realtà guardando il quadro si dovrebbe sentire la differenza, ed in realtà i pittori ci tengono a far sapere come hanno lavorato).
In campo musicale direi che ad un concerto non ci importa sapere se i musicisti usano questo o quello strumento musicale però spesso ci tengono a fare sapere se in una interpretazione filologica stanno suonando strumenti d'epoca o moderni. Ma se è un concerto di musica elettronica ci importa poco sapere che tipo di campionatore
stanno usando o che algoritmi e software usino. Se compriamo un CD può essere che ci interessi invece sapere se i musicisti o i cantanti hanno avuto aiutini digitali o meno vale a dire ad es. se in postproduzione sono state apportate correzioni a delle stecche o al timbro (ma in pratica non viene mai scritto su un CD, se vogliamo sapere come canta il cantante dobbiamo ascoltarlo dal vivo e forse nemmeno lì oggi possiamo capirlo). Glenn Gould aveva destato scalpore perché nelle sue incisioni di Bach aveva inciso diverse volte lo stesso passaggio ed in fase di montaggio per ogni punto dell'esecuzione si era operato di taglia ed incolla scegliendo nello stesso brano i passaggi migliori da esecuzioni temporalmente diverse.
A questo punto sarebbe interessante capire la ratio per cui alcune cose possono interessare al fruitore ed altre no, per quale motivo l'autore ci tiene a far sapere alcune metodologie di lavoro mentre su altre si sorvola completamente. Qual'è il discrimine? La tua risposta è stata "dipende", si ma dipende da cosa?

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 15:34

ciao a tutti a rieccome ! ..allora allora....riprendendo da ieri sera...
.....personalmente,per come la vedo,io sento (e ripeto questa è una mia opinione personale) di essere genuino nei miei confronti e di chi guarda la mia foto. ci sono casi in cui timbro clone lo uso per piccolezze o cose di poco conto ( per lo più elementi non FISSI della scena,come una lattina o una bottiglia o un sacchetto ad esempio )....se c'è qualche elemento fisso ( vedi il caso della mia foto di prima in sri lanka ) lo lascio e al massimo gli tolgo un pò di saturazione/nitidezza .....diciamo che mi sono creato una mia "regola" di post produzione giocata sul buon senso nel mantenere la genuinità dello scatto.

ovviamente ognuno la vede come vuole (e ci mancherebbe ),il mio vuole essere più che altro un invito a rifletterci un pò su, e a farne magari un utilizzo più consapevole di questo strumento.

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 15:52

Andrea, non mi pare che i paragoni che hai fatto vadano esattamente nella medesima direzione di quello che intendevo.
Non si tratta di far sapere con quale strumento ho ottenuto cosa, ma di quale filosofia si cela dietro un determinato lavoro: poco importa che si sia utilizzato il timbro clone o che si sia riusciti a operare la medesima elaborazione in altro modo, quello che conta è se e perché metterla in atto. Ne deriva che sapere della presenza di queste alterazioni, o anche solamente del fatto che, in quella determinata tipologia di immagini potrebbero essere presenti perché compatibili con ciò che si vuole mostrare, guida indubbiamente l'osservatore a comprendere quell'opera. Viceversa, se il contesto di presentazione è riconosciuto come uno di quelli che non dovrebbero comprendere quelle elaborazioni (reportage ecc.), il giudizio dell'osservatore, di fronte ad un clone ben fatto, sarà sempre e comunque sbagliato.

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 17:25

Dico la mia anche se a molti non piacerà: Il timbro clone bisogna saperlo usare ed è indispensabile per la riuscita di molti scatti. Non usarlo perchè non si ha una certa padronanza con questo strumento la trovo una giustificazione valida. Chi sostiene che la foto deve essere senza interventi in fase di p.p è limitato mentalmente e tecnicamente... contento lui va bene così. Sia ben chiaro evitare questo tipo d'interventi è sempre meglio (tranne in casi dove non è possibile farne a meno per una buona riuscita dello scatto) mentre in altri è fondamentale (ritratto/moda/pubblicità). Nel fotogiornalismo invece le regole son diverse, sono ammessi solo interventi di p.p essenziali (taglio, curve, contrasto, saturazione)...mi sembra anche giusto. Non è una novità che molti professionisti affidino le loro immagini ad altri per la p.p (è sempre stato così)...sempre sotto la loro supervisione.


@ Scalco la penso come te.

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 17:28

PaoloMcmix, no non mi riferivo a te, era un'affermazione di carattere generale, una puntualizzazione mia che si contrappone ad un diffuso sentimento in base al quale l'uomo con l'avvento della fotografia digitale avrebbe perso la originale sua purezza macchiandosi del peccato, era rivolta a coloro che ricordano l'era della fotografia chimica come una perduta età dell'oro , come una sorta di eden dove tutto era virgineo e casto mentre oggi...


Ma non mi dirai che davvero c'è qualcuno che afferma baggianate del genere?
Le cancellazioni si facevano anche con la fotografia chimica, in camera oscura per esempio si mascheravano intere zone del fotogramma sovraesponendo o sottoesponendo alla bisogna, addirittura si effettuavano cancellazioni di elementi ritenuti dannosi alla immagine di qualcuno, basti pensare al famoso soldato dell'Armata Rossa che issa il vessillo dell'URSS sul tetto del Reichstag al quale cancellarono due dei tre orologi che portava al polso e che per inciso aveva spogliato da altrettanti cadaveri, e l'elenco potrebbe continuare all'infinito senza considerare la cosa più importante, e che fu affermata diversi anni orsono dal Premio Pulitzer Eddie Adams al riguardo della sua famosa foto dell'esecuzione del capitano del vietcong a opera di Nguyen Ngoc Loan all'epoca comandante della polizia sudvietnamita, e cioè che anche una fotografia assolutamente vera e reale alla fine racconta solo una parte della verità perché, per esempio, e parlando proprio di quella sua fotografia, nessuno ricorda mai (o forse addirittura ignora) i crimini che lo stesso Nguyen Van Lem aveva commesso poco prima di essere giustiziato.

Alla fine si torna sempre all'adagio che ci insegnavano da bambini al catechismo: chi è senza peccato scagli la prima pietra!

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 19:48

@Daniele: ho messo insieme tante forse troppe cose nel tentativo di chiarire per primo a me stesso quale fosse il criterio guida per cui può essere opportuno che l'autore chiarisca gli strumenti di cui si è avvalso ed il fruitore può essere interessato a conoscerli. Penso che sia valido l'approccio che tu suggerisci: è giusto che un autore chiarisca i mezzi di cui si è avvalso se e nella misura in cui questo serve a far comprendere meglio l'opera e la filosofia retrostante. Poi starà all'osservatore giudicare se c'è una compatibilità fra il risultato ottenuto, la "filosofia" sottostante e gli strumenti usati. Se la "formula creativa" ha una sua coerenza.

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 20:05

"Alla fine si torna sempre all'adagio che ci insegnavano da bambini al catechismo: chi è senza peccato scagli la prima pietra!"

Non vedo nessun peccato solo saper lavorare. Confuso

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 20:25




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