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I Becher ragionano subito per una pubblicazione legata all'arte in un periodo dove "l'archivio" come oggetto era molto considerato, contemporaneamente vogliono rialacciarsi alla fotografia tedesca precedente l'avvento del nazzismo che aveva usato video e fotografia per propaganda facendo perdere un po' di credibilità alla scuola tedesca Però é indubbia l'influenza di August Sanders e di altri autori dell'epoca Loro rielaborano la cosa facendo scatti molto molto rigorosi e presentando i risultati in pannelli tematici Avevano esposto il loro lavoro a documenta a kassel
Grazie per questi post. Anche a me interessa in particolare il rapporto tra la New Topographics (NT) e Luigi Ghirri (più in generale gli autori di Viaggio in Italia). Ho letto di un articolo in cui Ghirri, dopo una mostra a Venezia negli anni '80, sembra prendere le distanze dalla NT. In effetti, ci sono differenze macroscopiche: prevalenza (se non sbaglio con la sola eccezione di Stephen Shore) del bianco e nero nella NT e colore per Ghirri; attenzione per l'architettura della società industriale nella NT, attenzione che non trovo in Ghirri (con poche eccezioni, credo. tra le quali il distributore di benzina sulla via Emilia). Però mi sembra ci siano anche forti parallelismi. Intanto entrambi gli approcci emergono come opposizione alla tradizionale fotografia di paesaggio: quella del paesaggio romanticizzato, qualche volta anche pittoresco e da cartolina; un paesaggio in parte idealizzato e comunque volto alla estetizzazione. Nella NT e in Ghirri c'è una nuova fotografia; il soggetto è il paesaggio ordinario, quello di tutti i giorni, direi anche banale (quest'ultimo aggettivo non è usato in senso negativo, anzi). In entrambi mi sembra poi di trovare spesso l'inquadratura frontale, che, con la prevalenza delle linee dritte, da rigore geometrico e pulizia all'immagine. Ma c'è un altro aspetto interessante. La NT centra la propria attenzione sul paesaggio modificato, alterato dall'uomo (Man-Altered-Landscape è il titolo della mostra del 1975 negli USA). Questo non è il fuoco di Ghirri. Però a me sembra di vedere in diverse immagini di Ghirri (e sono quelle che a me piacciono di più) una centralità proprio del rapporto artificiale/naturale nel paesaggio (per esempio la foto del cancello che si perde nella nebbia, in quella del mare inquadrato dai pali sulla sabbia, nella giostrina sulla spiaggia, nel canale in campagna, nella porta del campo di calcio contro il bosco e in altre). In queste foto Ghirri mescola la natura con elementi artificiali, prodotti dall'uomo. In lui, però, questa compresenza non mi sembra vista in senso negativo: anzi, direi che nelle sue foto questi due elementi - naturale e artificiale - si integrano nel paesaggio, coesistono senza eccessivo stridore: come elementi essenziali dell'esistenza umana. Comunque, i temi posti da questi autori mi sembrano interessanti anche per la fotografia di oggi.
"...può anche essere vero, non li conosco bene, metti qualche link" =============================================
Scusa il ritardo, mi era sfuggita la discussione. Ti metto un link a caso (video che tra l'altro a me piace molto), ma ce ne sono tanti. Questo ha poco nesso con la New Topography (anzi nessuno) ma forse ne ha qualcuno con le visioni oniriche di Antonioni (e ancor più Fellini):
“ Però mi sembra ci siano anche forti parallelismi. Intanto entrambi gli approcci emergono come opposizione alla tradizionale fotografia di paesaggio: quella del paesaggio romanticizzato, qualche volta anche pittoresco e da cartolina; un paesaggio in parte idealizzato e comunque volto alla estetizzazione. Nella NT e in Ghirri c'è una nuova fotografia; „
vero, e aggiungerei anche l' innegabile qualità estetica nelle immagini di Ghirri, prodotta soprattutto dall' equilibrio compositivo. Ghirri era molto critico contro l' estetismo imperante nella gran parte della fotografia italiana di quel periodo e riallacciandosi idealmente alla moda del viaggio fotografico in paesi esotici per ottenere la fotografia "sensazionale" contrapponeva la scelta di viaggiare nella periferia della propria città, privilegiando la ricerca intorno alla semplicità del quotidiano, ma compiendo un viaggio sulla superficie del globo con le foto fatte all' ATLANTE geografico (“il solo viaggio possibile sembra essere all'interno dei segni, delle immagini: nella distruzione dell' esperienza diretta”) riconosceva inoltre che l' immaginazione poteva sostituire la funzione dello sguardo. Guardare era per Ghirri cosa diversa del semplice vedere. Era la capacità di andare oltre l' invadenza delle immagini nella vita moderna per riuscire a decifrarne il significato segreto della visione che si cela dietro l' apparenza immediata. Nasce, più o meno con questo intento, nel '74 la mostra PAESAGGI DI CARTONE, un analisi delle trasformazioni percettive della città operate dall' uomo, non quindi modifiche architettoniche e urbanistiche come avrebbe fatto la New Topographics, ma vetrine o cartelloni pubblicitari che con il loro realismo figurativo si incastrano nello spazio urbano e creano una nuova realtà.
...però ritengo che ci sia comunque poca sostanza per delineare associazioni tra i diversi approcci dei New Topographics e Ghirri, più che altro è Ghirri stesso che permette parallelismi in ambiti diversi come la fotografia concettuale, dal ready-made duchampiano, al surrealismo....tutti aspetti che lo allontanano vistosamente dai New Topographics
Mah si fatto a confronto secondo me è utile anzi direi molto interessante Solo non vorrei che il topic diventasse su ghirri perdendo un po' il focus anche perchè Ghirri è sempre un autore molto divisivo su questo forum
Grazie per questi post. Anche a me interessa in particolare il rapporto tra la New Topographics (NT) e Luigi Ghirri (più in generale gli autori di Viaggio in Italia). Ho letto di un articolo in cui Ghirri, dopo una mostra a Venezia negli anni '80, sembra prendere le distanze dalla NT. In effetti, ci sono differenze macroscopiche: prevalenza (se non sbaglio con la sola eccezione di Stephen Shore) del bianco e nero nella NT e colore per Ghirri; attenzione per l'architettura della società industriale nella NT, attenzione che non trovo in Ghirri (con poche eccezioni, credo. tra le quali il distributore di benzina sulla via Emilia). Però mi sembra ci siano anche forti parallelismi. Intanto entrambi gli approcci emergono come opposizione alla tradizionale fotografia di paesaggio: quella del paesaggio romanticizzato, qualche volta anche pittoresco e da cartolina; un paesaggio in parte idealizzato e comunque volto alla estetizzazione. Nella NT e in Ghirri c'è una nuova fotografia; il soggetto è il paesaggio ordinario, quello di tutti i giorni, direi anche banale (quest'ultimo aggettivo non è usato in senso negativo, anzi). In entrambi mi sembra poi di trovare spesso l'inquadratura frontale, che, con la prevalenza delle linee dritte, da rigore geometrico e pulizia all'immagine. Ma c'è un altro aspetto interessante. La NT centra la propria attenzione sul paesaggio modificato, alterato dall'uomo (Man-Altered-Landscape è il titolo della mostra del 1975 negli USA). Questo non è il fuoco di Ghirri. Però a me sembra di vedere in diverse immagini di Ghirri (e sono quelle che a me piacciono di più) una centralità proprio del rapporto artificiale/naturale nel paesaggio (per esempio la foto del cancello che si perde nella nebbia, in quella del mare inquadrato dai pali sulla sabbia, nella giostrina sulla spiaggia, nel canale in campagna, nella porta del campo di calcio contro il bosco e in altre). In queste foto Ghirri mescola la natura con elementi artificiali, prodotti dall'uomo. In lui, però, questa compresenza non mi sembra vista in senso negativo: anzi, direi che nelle sue foto questi due elementi - naturale e artificiale - si integrano nel paesaggio, coesistono senza eccessivo stridore: come elementi essenziali dell'esistenza umana. Comunque, i temi posti da questi autori mi sembrano interessanti anche per la fotografia di oggi.
@Davide La Valle All'interno dei vari movimenti ogni fotografo ha una sua personalità e un suo stile/ricerca e non è detto che ogni fotografo ricada sempre, in ogni suo lavoro, all'interno della categoria NT. Ma questo è un discorso che vale ogni tanto che utilizzano delle etichette (vale anche per la musica i film ecc.). Per cui non andrei a focalizzarmi troppo su tizio usa il colore e caio no... La differenza dei due gruppi è "storica e culturale" e nasce proprio dalla storia diversa storia di USA e Italia. L'America era un territorio con spazi sconfinati in cui si è "d'improvviso" iniziato a creare spazi urbani "dal nulla". In Italia non ci sono esempi di "Las Vegas" o se ci sono sono meno rappresentativi. Il paesaggio in Italia all'epoca era già stato urbanizzato e in maniera più graduale. Per questo gli americani sono in generale più interessati alla modifica dell'uomo sul paesaggio naturale. "Interessati" perché è quello che hanno sotto gli occhi. I paesaggi di "The New West" di Robert Adams (per citare uno tra gli esempi più rappresentativi) in Italia non esistono proprio o comunque sono poco significativi. Mentre ad esempio fotografi come Guido Guidi (o Ghirri o altri...) si focalizzano luoghi comunque rappresentativi (rappresentativi della "cultura" italiana) ma "dimenticati" dalle masse e dalla fotografia paesaggistica classica.
Per cui come dicevi ci sono vari elementi di contatto sui soggetti che sono meno "straripanti" e "caleidoscopici" della fotografia più "d'effetto", ma cambiano le motivazioni, o meglio è il paesaggio che ha storie diverse.
Già A.C. Quintavalle, nella Introduzione a “Viaggio in Italia” (1984, recentemente ristampato), notava il legame tra gli autori del libro e la “New Photography USA”. I nessi possono essere tanti. Tra questi, personalmente mi colpisce la centralità del rapporto, che si trova in diverse immagini di entrambi gli approcci, tra elementi naturali e artificiali (tra aspetti della natura e oggetti invece frutto dell'intervento dell'uomo; è interessante come questo rapporto sia declinato in maniera diversa, forse appunto per la diversa storia del paesaggio negli USA e in Italia; il discorso qui però sarebbe lungo e, anche se a me interessa, è probabilmente meglio rimandarlo ad altra sede). Quello che facevo notare è un articolo del 1987 (riprodotto in “Niente di antico sotto il sole”, Quodlibet 2022, pp. 147-151) in cui Ghirri prende le distanze dalla New Topographics. Lo scritto di Ghirri è, almeno per me, complesso. Comunque, Ghirri accusa gli autori della New Topographics di troppa “maestria tecnica”, che genererebbe una “anestesia dello sguardo per eccesso di descrizione”. A suo parere, questo eccesso di precisione e rigore produce “uno sguardo ossessivo che non sembra lasciare alle cose, ai volti, ai paesaggi la sottile incrinatura di un segreto che ancora possiedono”. Per Ghirri in questi autori mancherebbe l'elemento “fiabesco” nella rappresentazione del paesaggio: quella parte di mistero, di non visto, forse anche quel mescolarsi di realtà e finzione che ha invece centralità nel suo modo di fotografare (un aspetto mi sembra messo in evidenza anche in un post precedente, poi cancellato, di Canti del Caos).
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