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Ispirazioni passate e presenti


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avatarsenior
inviato il 13 Aprile 2017 ore 21:05

Ciao Labirint,

le foto che hai proposto qui sopra, così fuori contesto a me non trasmettono nulla. Sono belle, ben fatte, perfette, ma non ne vedo il contenuto. Non riesco a leggerne il messaggio. Probabilmente fanno parte di serie che nel loro insieme hanno un significato. Comunque apprezzo la ricerca, e la volontà di creare qualcosa di nuovo e originale.

La modella è stupenda. Però quando vedo i tatuaggi mi vengono in mente certi monumenti storici deturpati da graffiti senza senso. Tanta bellezza e perfezione rovinata da disegnini gratuiti, messi lì così... un vero peccato! Ma questa è una mia opinione personale. E' la sensazione che provo ogni volta che vedo un tatuaggio: non ne ho mai visto uno che riesca a migliorare o valorizzare le forme del corpo umano, specialmente di una ragazza. Forse gli unici che hanno un senso sono quelli che Mike Tyson ha sul viso.

Forse sono semplicemente troppo vecchio... infatti quando vado in biblioteca a far man bassa di libri, prendo sempre quelli più vecchi, i classici, che mi emozionano sempre. Quelli più moderni mi generano un effetto di déjà vu che per finire mi lascia indifferente. Ma questo è un problema mio personale.

Quello che tu porti però sta a dimostrare che non tutti seguono la pubblicità come modello estetico... per fortuna! Quindi ben vengano gli esperimenti, di qualunque tipo essi siano. La ricerca e le novità sono sempre apprezzabili.

Ciao, Roberto

avatarsenior
inviato il 13 Aprile 2017 ore 21:35

a mio parere se si parla di arte, e non solo pittura, fotografia, ma anche altro, come la musica, la spinta più forte la hai quando ti motiva qualcosa al di fuori di quell'arte stessa.

non la fotografia per la fotografia, non la musica per la musica.

Se hai qualcosa di notevole da esprimere allora la forma espressiva diventa serva della tua espressione, per assurdo, anche senza la necessità di avere una padronanza assoluta di quell'arte.

solo che il nostro momento storico, occidentale, risente del ripiegamento su sè stesso.

è difficilissimo oggi poter esprimere un'arte in assenza di ridondanza.

non ti si vede e non ti si sente.
non ti voglio vedere e non ti voglio sentire.
voglio farmi vedere e voglio farmi sentire.

queste 3 frasi sembrano diverse tra loro, ma oggi hanno lo stesso significato.

avatarsenior
inviato il 13 Aprile 2017 ore 21:43

Se ho capito giusto... Sostanzialmente si vuole parlare anche se non si ha nulla da dire, per avere la sensazione di esistere davanti agli altri. Questo vale per tutte le arti. E quindi si cerca di pescare fra quello che ha successo ed ha visibilità per farlo proprio e sperare così di avere la stessa visibilità. Scusate la forma sconclusionata, ma non sono né filosofo né letterato...

Quanto dici Ooo è vero: se si ha qualcosa di veramente importante da dire, si riesce a farlo bene anche senza padroneggiare alla perfezione il mezzo che si sta usando.

avatarsenior
inviato il 13 Aprile 2017 ore 21:51

Sostanzialmente si vuole parlare anche se non si ha nulla da dire, per avere la sensazione di esistere davanti agli altri. Questo vale per tutte le arti. E quindi si cerca di pescare fra quello che ha successo ed ha visibilità per farlo proprio e sperare così di avere la stessa visibilità.


e questo porta alla totale invisibilità, come una sorta di mimetizzazione.

è un po' come se il parlare del coro, o della massa, si fosse sostituito all'espressione del singolo. questo rimarca un'epoca, denunciandola piana, piatta, senza slanci.

c'è più il bisogno d'essere IN, (e non out), una tendenza ad essere adeguato, conforme.
un desiderio inconscio forse di annullarsi.

avatarsenior
inviato il 14 Aprile 2017 ore 8:13

Se ho capito giusto... Sostanzialmente si vuole parlare anche se non si ha nulla da dire,

Fondamentalmente è un problema di "crollo" culturale, come per l'insegnamento scolastico: 2, 3 e più lingue inserite nel percorso formativo a scapito di tutte le altre discipline; morale: non conta nulla che tu sappia di cosa parli, purché ne parli a tutto il mondo.

avatarsenior
inviato il 14 Aprile 2017 ore 8:41

La fotografia presenta un grandissimo vantaggio: non bisogna per forza avere qualcosa da dire, basta tenere costantemente gli occhi aperti e cogliere quelle situazioni che per un motivo o per un altro sono interessanti da descrivere e raccontare, per sè stessi, ed ev. anche per gli altri.
Purtroppo però invece di ragionare e vedere come rappresentare al meglio la cosa in modo autonomo e secondo la propria sensibilità, si cerca di imitare il linguaggio altrui, il cosiddetto "stile". E si va spesso a copiare ciò che si ha davanti: i cartelloni, le riviste e la TV... ora anche il web.

Ciao, Roberto

user90373
avatar
inviato il 14 Aprile 2017 ore 8:44

Interessante, per ora seguo. Sorriso

avatarsenior
inviato il 14 Aprile 2017 ore 8:47

Dì la tua Ettore! mi interessa la tua opinione. ;-)

Ciao, Roberto

avatarsenior
inviato il 14 Aprile 2017 ore 10:11

Io non concordo sul fatto che si dica meno del passato, anzi secondo me in giro ci sono tantissimi fotografi bravi che fanno ottimi lavori, che poi è più semplice rifarsi a qualcosa di "facile" concettualmente è altro discorso.
Non demonizzerei comunque nemmeno le pubblicità come riferimento, molte hanno dietro interessanti studi e concetti, la foto è anche comunicazione e cosa meglio della pubblicità lo fa?
Bisogna però provare a vederle andando oltre la mera estetica, secondo me ci sono molte immagini spazzatura, ma anche tanti ottimi lavori.
tanto per fare un esempio su persona che conosco e che trovo interessante e non è uno stranoto:
www.ermannoivone.com
lui gioca con gli stereotipi, la grafica quasi pubblicitari eppure dice il suo in modo ironico e divertente, ma è solo piccolo esempio, ci sono tantissimi che ora usano bene il mezzo fotografico e credo che per far sentire propria voce non basti più saper usare la macchina fotografica, ma serva di più

user90373
avatar
inviato il 14 Aprile 2017 ore 10:15

E' strano ma quel che mi vien da dire in proposito a questo 3D l'ho sentito in uno spot pubblicitario:- "Le mode cambiano, lo stile resta e, mentre di tanto in tanto, le mode tornano per esser ricordate il vero stile non si dimentica!" Cosa si voglia poi perseguire è scelta soggettiva. Sorriso

avatarsenior
inviato il 14 Aprile 2017 ore 11:03

Ciao Labirint,
interessante l'esempio che hai portato di Ermanno Ivone. Usa la fotografia per andare oltre. Fresco e divertente. Ti induce a pensare. Ottimo esempio di fotografia abbinata alla grafica e alla comunicazione.
Certo che la pubblicità è comunicazione, ed è supportata da ottimi professionisti. Bisogna però a mio avviso stare attenti a non prenderne solo l'aspetto formale, ma a capire i meccanismi della comunicazione che stanno dietro. Qui si entra poi nel campo della psicologia applicata al marketing. Dalla pubblicità c'è molto da imparare, ma fermarsi all'estetica da "mulino bianco" per ritrarre i nostri famigliari è sbagliato, poiché con quel linguaggio si cerca di mostrare qualcosa che forse non esiste, e quindi inganniamo noi stessi e coloro che guarderanno le nostre foto (ma forse è proprio quello che vogliamo...).
Allo stesso modo, ma in campo opposto, cercare a tutti i costi di rappresentare il disagio e lo squallore dove in effetti non ci sono, seguendo un linguaggio che si rifà all'estetica tipo "gang di periferia" per rendere interessanti le nostre immagini, porta ad un errore comunicativo. La pubblicità lo fa per vendere i suoi jeans stracciati ai ragazzi"bene", facendo loro credere che così sono "duri e fighi", ma noi perchè lo facciamo? Per mostrare del marcio e del losco dove non c'è e rendere così interessanti le nostre foto? E' un altro inganno...
E' difficile che la pubblicità porti a pensare, perchè lo scopo delle sue immagini non è quello. Ci aveva provato Toscani con le sue immagini provocanti, che a suo dire ti dovevano portare a pensare su argomenti forti... ma usare un condannato (vero) o una suora (finta) per vendere maglioni, mi ha sempre fatto un po' uno strano effetto... In realtà lo scopo dell'immagine forte era quello di captare lo sguardo per poi indirizzarlo sul logo.
Forse sto andando un po' OT... visto che di Toscani oltretutto si è già parlato recentemente.

Ciao Ettore,
lo stile resta, è vero, poiché il vero stile è fatto di essenza, pochi tratti per dire tanto. Quindi ciò che resta sempre verde sono le cose che non hanno inutili fronzoli, che non cercano con artifici modaioli di rendersi interessanti, ma che sono interessanti di per sè stessi, per la loro sostanza. Nella fotografia è uguale.
A mio avviso, perchè cercare uno stile? Cerchiamo soggetti e argomenti, poi la nostra sensibilità ed esperienza ci porterà a rappresentarli al meglio.

Saluti, Roberto

avatarsenior
inviato il 14 Aprile 2017 ore 11:14

Nelle immagini sopra nè ho messa una in particolare che è questa:
s-media-cache-ak0.pinimg.com/736x/f8/41/3d/f8413d10e8475dcf52a2670b9c7

è una foto di Simone Angarano, ho parlato un paio di volte con lui e devo dire che a parte la vasta cultura che ha è bravo a giocare con la comunicazione, con certi stilemi e a sfruttare al meglio la rete.
Metre spiegava a un WS tenuto a mio circolo fotografico, diceva che se pubblichi on line per essere visto devi anche capire dove stai pubblicando (Juza,500px,sito personale ecc..) e adattarti a quel target di pubblico senza snaturarti
Ho pubblicato quella foto perchè mi ha mostrato come osservando bene le sue ci fossero delle precise scelte di comunicazione e il discorso è andato a questa pubblicità:

è divertente, si ricorda, l'antopomorfismo ha funzionato bene da anni (Disney insegna) e in effetti in alcune foto ci ha giocato anche lui
tutto questo per dire che si può sfruttare la pubblicità, magari sfruttando quello che gli utenti vogliono vedere ma metterci anche del proprio

avatarsenior
inviato il 14 Aprile 2017 ore 11:45

Eh sì, la pubblicità è un mondo molto complesso ed elaborato e ha implicazioni a tutti i livelli. Quindi prenderne solo certi aspetti formali (perchè ci sembrano carini) senza capirne i meccanismi più profondi, può portare a risultati con contraddizioni intrinseche, che possono addirittura vanificare il proprio lavoro, o semplicemente renderlo ridicolo.

user90373
avatar
inviato il 14 Aprile 2017 ore 11:49

@ Skaylab59

Lo stile potrebbe essere quasi un modo di vivere, è questo che mi porta a trovare soggetti e argomenti a me affini e a rappresentarli. Non cerco nulla dove non sento nulla, pur potendolo raffigurare con gli strumenti. Sorriso

avatarsenior
inviato il 14 Aprile 2017 ore 11:53

la pubblicità l'ho sempre considerata parecchio, non solo artisticamente ma come termometro di una società.

sia in Niger, parecchi anni fa, sia in India, 10 anni fa, mi ha dato la misura di quanto chi promuove un prodotto, può intaccare il desiderio dell'uomo medio di quel posto e di quel periodo.

Dell'India feci tutta una serie di foto dedicata alle pubblicità e le trovai (e le trovo) interessanti in tal senso.

Quindi la pubblicità è un connotato antropologico culturale, simile al ritrovamento del vaso dipinto dell'antica Grecia.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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