| inviato il 02 Marzo 2017 ore 21:10
Non credo sia qualcosa da prendere all'acqua di rose |
| inviato il 02 Marzo 2017 ore 21:21
Si Jrvins appunto come dicevo dovresti tenerlo SEMPRE a contatto col corpo ( e non semplicemente attaccato alla macchina come giustamente dimostrato da Pisolomau con le sue misurazioni) per mesi se non anni. Non so tu ma io gli obiettivi li uso attaccati ad una macchina, non li tengo in tasca e tantomeno per mesi |
| inviato il 02 Marzo 2017 ore 21:40
io lecco le lenti "gialle" dei miei "vetri" tutte le sere e non ho mai avuto problemi!
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| inviato il 02 Marzo 2017 ore 21:44
no, non li porto con me nel taschino, ma quando non li uso sono stipati in un borsone nella stanza dove dormo. Non so, devo sentire un esperto in materia. |
user92023 | inviato il 02 Marzo 2017 ore 21:45
C'è un articolo di Marco Cavina (sul suo sito, ovvamente) che, come di consueto, è estremamente interessante in materia -un autentico stato dell'arte!-. L'ho letto parecchio tempo fa, ed ho un ricordo un pò a sprazzi. Mi pare che, appunto il Pentax 50/1,4 fosse il più radioattivo in assoluto (si parlava di uranio, addirittura), e Pentax stessa sconsigliasse di tenerlo appeso -appiccicato alla macchina naturalmente- a lungo al collo, e/o di lasciare dentro alla macchina stessa a lungo la pellicola... Comunque è vero che tutti i migliori obiettivi del tempo erano più o meno radioattivi. Nel parco ottiche di Marco stesso si "distingueva" lo Zeiss Sonnar 150/4,0 per Hasselblad che -guarda un pò!- era particolarmente "buono"! Tra i miei "bimbi", così a memoria, oltre ad un 150 Hassy, per l'appunto, ricordo un Summaron 35/2,8 per Leica M "al Lantanio", ed un Canon FD 35/2,0 "lente anteriore concava" al Torio (niente meno!)! Nessun problema, comunque: di notte non devo neppure accendere più le luci in casa! "Emano" da solo! Ciao. G. |
| inviato il 02 Marzo 2017 ore 21:45
"no, non li porto con me nel taschino, ma quando non li uso sono stipati in un borsone nella stanza dove dormo. Non so, devo sentire un esperto in materia." In quel caso il rischio è nullo. Dove abiti? |
| inviato il 03 Marzo 2017 ore 7:24
Davidex la suocera ahahah |
| inviato il 03 Marzo 2017 ore 9:25
Sarà per quello che ultimamente assume un po' troppi sonniferi? |
| inviato il 03 Marzo 2017 ore 9:34
“ 2800 millirem supera di circa 6 volte l'esposizione massima annuale per non correre alcun rischio medico... „ Si ma sono quelli misurati a due millimetri dalla lente posteriore, non il valore di fondo della stanza in cui dormi... |
| inviato il 03 Marzo 2017 ore 9:36
Questa non la sapevo... sembra quasi fantascienza... seguo fra l'interessato, il divertito e lo spaventato. |
| inviato il 03 Marzo 2017 ore 9:41
Mah tutti spaventati per un obiettivo con radioattività che emette alfa e poi tutti a mangiar banane. |
| inviato il 03 Marzo 2017 ore 10:03
Esatto Riccardo, e, tanto per dire:
Tra l'altro anche le Beta, viaggiano in aria per pochi millimetri di distanza e non riescono a penetrare la pelle umana. Per esempio viene usato il decadimento del Trizio per illuminare lancette e numeri negli orologi militari (ma anche civili) attraverso emissione di particelle Beta, ma esse non riescono neppure a lasciare il vetro dell'orologio. |
user105183 | inviato il 03 Marzo 2017 ore 10:10
Tralaltro mi spiegava un amico, anche lui utente Juza, che se si vuole il processo di ingiallimento della lente frontale (la mia è ingiallita) è reversibile: basta tenere la lente sotto una lampada Ikea per circa una settimana e torna limpida. Ora gli chiedo di intervenire, lui ne sa di più e può spiegare meglio il processo. |
| inviato il 03 Marzo 2017 ore 10:12
Per chi non sapesse le banane, come altri alimenti, sono ricche di potassio. Il potassio in natura ha una componente (circa 0,012%) di potassio-40 che decade in calcio 40. Decade in beta negativo, quindi emettendo un elettrone ad alta energia, oltre ad un antineutrino elettronico. |
| inviato il 03 Marzo 2017 ore 10:33
Per eliminare l'ingiallimento delle lenti (a volte diventano quasi marrone scuro) è sufficiente esporre la lente interessata ai raggi diretti del sole. In questo modo il processo è più lungo, può volerci anche un mese: il consiglio di "impacchettare" con stagnola tutto l'obiettivo eccezion fatta per la lente da trattare è per evitare il surriscaldamento del barilotto, ma anche eventualmente per riflettere la luce che entra ed accorciare i tempi necessari. Ho letto di qualcuno che si è procurato una lampada di quelle che vengono usate per leggere le banconote, utilizzandola il tempo del trattamento si riduce attorno alle due settimane. Ovviamente bisogna informarsi prima circa l'obiettivo che si deve trattare: spesso infatti la lente brunita a causa del decadimento del torio è l'ultima verso la macchina, altre volte invece è la lente frontale quella che si scurisce. In questo caso è probabile che anche il trattamento antiriflesso contenga materiale in decadimento. |
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