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Wild o No?







avatarjunior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 10:54

Amici di Juza sono parecchie settimane sono circondato da conoscenti e amici fotografi che utilizzano il termine “WILD” a sproposito intendendo fotografie ottenute in caccia itinerante o in capanni non organizzati. La spocchia di questi personaggi è irritante e poco piacevole in quanto ci tengono a sottolineare un fatto di poco conto nel contesto, ovvero le condizioni per cui si è arrivati allo scatto. A mio modesto parere una foto o è bella o è brutta non ci sono alternativa, dire che è WILD ed è costata molta o poca fatica non cambia nulla , ma da un tono di superiorità a chi la fa.
Per giunta può essere un alibi per una foto non bella per dire l'ho fatta in caccia itinerante dove non si possono controllare le condizioni. Ma scusate fotografare una Poiana in capanno organizzato o trovarla dietro a casa dove porto sempre qualcosa non è la stessa cosa? Le Poaine di SKUA o di Cervara sono meno “WILD”? Non credo le poiane scelgono di venire in un posto per interesse utilitaristico e poi lo abbandonano quanto la stagione degli amori arriva.
Questo atteggiamento × di chi continua a dire mi sono alzato alle 2.50 del mattino mi ricorda il “secondo tragico Fantozzi”:
“Apertura della caccia. Quest'anno, travolto dall'implacabile Filini, sempre assatanato da nuove tragiche iniziative, anche Fantozzi ha deciso di parteciparvi. Abbigliamento di Filini: berrettone Sherlock Holmes con penna alla Robin Hood, poncho argentino di una sua zia ricca, scarpe da tennis con sopra galosce, carte topografiche e trombone da brigante calabrese. Fantozzi: berretto bianco alla marinara di sua figlia Mariangela, giacca penosamente normale stretta in vita da gigantesca cartuccera da mitragliatrice residuato della Seconda guerra mondiale, fionda elastica, siero antivipera a tracolla, gabbietta con canarino da richiamo e gatto randagio da riporto subito fuggito durante le operazioni di partenza”
Tutti si svegliano nel cuore della notte e fanno centinaia di km e decine di km a piedi per fare le fotografie! Non siete i soli a fare fatica!! Mi sembrate come quei vegani che non mangiano la pasta con il pomodoro in quanto non è propria vegana secondo loro non essendo triste come tutti gli altri cibi vegani.
Se la discriminante è il pagare o non pagare allora non capisco, prendere ottiche da svariate migliaia di euro va bene ma spendere 50€ in un capanno è una spesa inaccettabile!!?? Ma per favore!
Parlando di WILD andare a fotografare in posti dove gli animali sono confidenti è WILD o no? Tipo Val Roseg? Non l'ho capito a me pare WILD, ma evidentemente per avere la qualifica di foto WILD serve una certe dose di fatica e di rottura di zebedei.
Concludendo il rispetto per la natura è un valore che deve essere mantenuto e insegnato. Le riserve se ben gestite possono essere un'opportunità per gli animali e per i fotografi. Il WILD può fare danno in giro in quanto ci sono gli appassionati ai nidi fanno un sacco di danni compromettendo le nidiate per il solo gusto di fare una foto WILD, e quindi mettere a repentaglio la cucciolata. Per me siete e siamo tutti liberi di interpretare la fotografia come vogliamo, ma non aggiungiamo nulla a quello che è la foto in se per favore non è richiesto!

Grazie Saluti

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:58

La foto piu' bella e' quella che piu' piace .Al professionista quella che piu' vende ,al fotoamatore quella che a lui piace . Tutto il resto e' secondario e personale . A me da' meno soddisfazione fotografare nel capanno preparato con mangiatoia dell'amico che dal mio capannino mobile vicino a un soggetto che ho cercato....ma torno a ripetere ,e' una questione personale ,quello che piu' conta e' la soddisfazione finale

Ciao

avatarjunior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 12:41

grazie marco condivido il tuo punto di vista.Cool

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 12:49

Sono in disaccordo su una tua frase.
Il fatto che una foto sia costata molta o poca fatica cambia molto.
Dietro ad una foto c'è sempre qualcosa...non parlo delle pippe mentali che svrivono alcuni dietro a scatti mediocri per caricarli di significati altisonanti...
Parlo di passione,abnegazione tenacia e appunto fatica....
Esempio pratico?
Fotografare una cincia dal ciuffo in val di roseg dove vengono a mangiare dalle mani a squadriglie ha la stessa valenza di fotografarla in un bosco dell'appennino dove gli esemplari sono pochi e diffidenti?
Se la risposta è si c'è qualcisa che non va....
Purtropo i social non sono un buon veicolo per far passare questi concetti...ed è il motivo per cui non posto nulla di naturalistica ne qui ne altrove.
Non credo nel mio caso sia spocchia....solo consapevolezza del valore intrinseco di uno scatto...

avatarjunior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 12:55

Angus Grazie punto di vista diverso e degno di rispetto, anche se sono su posizioni distinte

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 13:06

Se per te é la stessa cosa fai bene a scattare da capanno a pagamento, cosí avrai la stessa identica immagine dei migliaia di fruitori della struttura.
Le poiane di Argenta e Cervara, l'allocco degli urali che vive nella bagnarola e arriva a comando a 1 metro appena gli mettono il topo, lo sparviere anfibio nella pozza, i martini con la vaschetta in vetro i cui bordi andranno clonati in post...
Vi piace questa fotonaturalistica delle illusioni?
Una volta una mia cara amica tradita mi raccontó quando beccó il marito con una " professionista "...gli chiese se non gli fossero bastate le magre figure fatte sotto le lenzuola coniugali, tanto da aver avuto voglia di andare a fare figuracce anche in giro...

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 13:14

Roberto, oltre al discorso "foto clone" esiste anche un valore naturalistico in se...che fotofraficamente può essere espresso solo con dei portfoli....
Come dici tu poi, la foto clone è sololo specchio di un certo modo di vedere la fotografia naturalistica....

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 13:24

Certo Angus, ma questi sono discorsi che possiamo fare in pochi qui dentro, il 90% fa il collezionista, si può spiegare solo cosí la gran voglia di andare in queste strutture.
Comunque, detto tra noi, spero che rimangano sempre li dentro, leggere queste discussioni fa capire che la media dei fotografi non sa neanche lontanamente di cosa parla...

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 13:37

Sinceramente io nonho nulla contro chi frequenta i capanni a pagamento...Vedere una specie nel mirino è sempre affascinante, ed avvicina alla natura...
Solo non mi appartiene...E non credo che il risultato ottenuto dall'interno di quella baracca possa essere paragonato a quello ottenuto da chi esplora un ambiente vergine, impara a conoscerlo...Ne carpisce i segreti ed infine raccoglie i frutti del suo lavoro...
Certo scrivere dove è stata scattata una foto da un'idea di quello che c'è dietro (molto più dei dati di scatto, che a mio avviso non sono così rilevanti), ma resta una nozione un pelo sterile...

avatarjunior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 13:38

Intervengo per la prima volta visto il tema di mio interesse.
Ritengo che una foto sia wild quando l'animale è libero di adottare tutti comportamenti che lo contraddistinguono e non vive in un contesto ricreato, limitato, circoscritto ad hoc.
Scendendo poi nello specifico, una cincia dal ciuffo è una cincia dal ciuffo. Che io la ritragga in luoghi dove è abituata alla mia presenza, su posatoi di un capanno o su un ramo in Appenino dopo ore di appostamento, la sua natura, il suo aspetto saranno gli stessi.
Come è stato detto la probabilità di ottenere un bella foto (accessibile?) della stessa cincia in capanno è molto più alta che farla in caccia vagante. La probabilità di fare una foto unica, per contesto attimo e interazione con l'ambiente, è più elevata in appostamento (si tratta di percentuali comunque basse).
I capanni nelle oasi, pubbliche private o a gestione associativa, sono semplicemente strutture dove si sedimenta la conoscenza del territorio e della fauna e alla quali un fotografo può accedere. Questa maggiore accessibilità le rende tuttavia forse più scontate al puro fine della foto, ma non rende gli animali meno wild.
Senza contare che nelle stesse Oasi non esiste una vera e propria routine comportamentale, e associare Cervara (esempio) a luoghi dove il martino si getta in tubi di vetro (esempio) significa non conoscere quello specifico contesto.
La discussione dovrebbe spostarsi sulla foto, sulla composizione, sulle scelte di illuminazione, sul soggetto. Sulla fotografia e non come la si ottiene (al netto dell'etica di base)

Brad Hill spesso sostiene di averei lupi in giardino. Quindi se fosse fortunato da avere un pack di lupi a portata di 600 e li fotografasse seduto davanti al camino....sarebbe tutto meno wild? provocazione.

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 13:40

La discussione dovrebbe spostarsi sulla foto, sulla composizione, sulle scelte di illuminazione, sul soggetto. Sulla fotografia e non come la si ottiene (al netto dell'etica di base)

Questo concetto lo trovo profondamente sbagliato...Decontestualizzare un animale dal suo habitat vuol dire eliminare una parte fondamentale di quello che sta dietro alla fotografia naturalistica....
ire che una cincia dal ciuffo è sempre una cincia dal ciuffo significa ridurre le nostre foto di animali a vere e proprie immagini da studio dell'anatomia della specie...

avatarsupporter
inviato il 01 Marzo 2017 ore 13:41

Io una foto wild la classifico tale se lo scatto non è stato influenzato da qualche mia attività.. Nel momento in cui si 'frega' il soggetto con qualche sotterfugio, già le cose cambiano..io scatto spesso alle mie mangiatoie costruite e studiate nel tempo per migliorarle, accogliere sempre più specie e via dicendo..ma queste non sono foto wild.. Quando invece vado lungo i fiumi e mi apposto e aspetto che la natura sia abbastanza vicina a me x coglierne la bellezza in modo incondizionato, allora quello scatto sarà wild.
E x fare questo genere di scatti bisogna alzarsi presto, conoscere il luogo e le sue variabili.. Queste "fatiche" non sono la motivazione x cui lo scatto si chiami wild, ma sono le condizioni necessarie da anteporre x ottenerne uno..

avatarjunior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 13:46

Wow Grande discussione vedo! ho colto un vero nervo sensibile e scoperto. Grazie per vs indicazioni

avatarjunior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 13:49

Questo concetto lo trovo profondamente sbagliato...Decontestualizzare un animale dal suo habitat vuol dire eliminare una parte fondamentale di quello che sta dietro alla fotografia naturalistica....
ire che una cincia dal ciuffo è sempre una cincia dal ciuffo significa ridurre le nostre foto di animali a vere e proprie immagini da studio dell'anatomia della specie...


E' vero il contrario a mio avviso. Dare valore ad un documento, foto/osservazione/video, solo in virtù di come l'ho ottenuto corrisponde per certi versi ad un approccio scientifico anatomico.
Anche io ritengo che sia l'interazione con l'habitat a rendere le foto più "costose" (tempo, conoscenza, preparazione) le più soddisfacenti e (fotografo permettendo) le più apprezzate ed apprezzabili. Tuttavia una bella foto di un animale libero scattata seduto dietro una feritoia ha la stessa dignità di una brutta foto dello stesso animale libero che però ho ottenuto rimanendo fermo 5 ore nel fango. E viceversa.
Il fotografo che studia la specie, si apposta, effetua sopralluoghi è un fotografo che si sta creando i presupposti per uno scatto migliore. Non un fotografo wild migliore.

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 13:54

Tuttavia una bella foto di un animale libero scattata seduto dietro una feritoia ha la stessa dignità di una brutta foto dello stesso animale libero che però ho ottenuto rimanendo fermo 5 ore nel fango. E viceversa.


Per me no...Volente o nolente, in una foto c'è sempre qualcosa anche del fotografo...A meno che non sia una foto da libro di biologia invece...allora dobbiamo essere asettici, trasparenti...

Quel qualcosa a mio avviso è proprio il come e dove ha fatto quello scatto...Capisco che dalla singola foto sia difficile capirlo...

A mio avviso per capire questo mio modo di vedere le cose basta studioarsi i lavori di quello che per me è il migliore fotografo naturalista in circolazione (e vero orgoglio italiono), Stefano Unterthiner. Lui usa capanni, talvolta anche esche (è innegabile, spesso servono)...Ma nei suoi lavori c'è sempre una forte contestualizzazione degli habitat in cui le specie ritratte vivono...

www.stefanounterthiner.com/photo-stories/216-new-il-sentiero-perduto.h

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