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Cartier Bresson e altri illustri del passato, non li stiamo un po' mitizando?


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  4. » Cartier Bresson e altri illustri del passato, non li stiamo un po' mitizando?





avatarsenior
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 13:55

Certo anche Fritz Lang con il suo Metropolis, Orson Welles con Citizen Kane e Andrei Tarkovsky autore di Solaris, oggi esteticamente sono stati raggiunti e superati, ma se oggi il cinema é giunto a determinati concept e si é evoluto e soprattutto grazie a loro, che nel contesto storico in cui si sono trovati hanno stravolto il linguaggio cinematografico. ;-)

avatarsenior
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 14:07

Su 500 px ci sono autori validi, ma vanno scovati con il lanternino. Le foto che arrivano in cima alla prima pagina, quasi sempre, sono fotocopie di altre foto già a loro volta fotocopiate. Ad ogni giro la saturazione aumenta.
Da quel punto di vista instagram è più vario, più intimo e più sincero.

Tornando ai grandi del passato, se pure dovessimo trascurare la contestualizzazione storica, in tutti i campi delle arti ci sarà sempre qualcuno che emergerà dalla massa. Sicuramente questo non avviene mai per sole capacità tecniche o per aver seguito alla lettera il manuale del perfetto fotografo.

La tecnologia rende più semplice a tutti portare a casa un risultato. Oggi più che mai è necessario inserire qualcosa in più per emergere.


I Beatles ad esempio, a livello tecnico sono inferiori a molti semplici musicisti di spalla, sia di oggi, che dei loro tempi. Però la musica dopo di loro non è stata più la stessa.

avatarsenior
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 14:09

Certo anche Fritz Lang con il suo Metropolis, Orson Welles con Citizen Kane e Andrei Tarkovsky autore di Solaris, oggi esteticamente sono stati raggiunti e superati


ah sì non mi risulta MrGreen

avatarsenior
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 14:14

I Beatles ad esempio, a livello tecnico sono inferiori a molti semplici musicisti di spalla, sia di oggi, che dei loro tempi. Però la musica dopo di loro non è stata più la stessa.


Considerazione non affatto irrilevante, rispetto al tema...

Portare qualcosa, assurgere a un ruolo importante, raramente è frutto della sola perizia nella propria arte, dei talenti più o meno grandi nella materia specifica a cui ci si dedica.

La personalità e le idee, in grado di esercitare influenza e aprire a nuovi pensieri e sviluppi, anche a nuove mode, perchè no, sono spesso (e giustamente di solito) il fattore davvero determinante.

Anche per questo ho sempre pensato che la coltivazione di un buon "sé" sia molto più importante della pura coltivazione "fotografica": c'è poco da fare, foto o altro che sia, nel mondo ognuno porta se stesso, prima di tutto...

avatarsenior
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 14:25

Se in un deserto vedi una rosa sbucare dalla sabbia quella rosa è stupenda e qualcosa di fantastico.
La stessa rosa in un giardino di rose rimane una rosa.
Quindi non è la rosa il fenomeno ma il contesto (anche temporale per accadimenti sociali o culturali).

avatarsenior
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 14:35

" La personalità e le idee, in grado di esercitare influenza e aprire a nuovi pensieri e sviluppi, anche a nuove mode, perchè no, sono spesso (e giustamente di solito) il fattore davvero determinante. ". . . perfettamente d'accordo.

Infatti il carisma ! del singolo artista autore/gruppo di artisti è spesso il fattore determinante.

avatarsenior
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 15:00

Premesso che non sono un critico e possiedo a malapena gli strumenti per giudicare una foto amatoriale...

Il punto è che non ha nessun senso prendere una foto singola di Bresson e confrontarla con una simile su 500px.

Non è detto che sia veramente simile/migliore per chi ha più capacità valutativa.
Se fossero davvero simili potrebbe significare che sia una copia (magari anche inconsapevole) della foto di Bresson.
Dovresti comunque contestualizzare il periodo storico.

Ma ammettiamo pure che la foto su 500px fatta da Tizio sia "migliore" di quella di Bresson.
Siamo ancora lungi da dimostrare che Tizio sia più bravo di Bresson.
Per dire questo dovresti comparare tutto il corpus fotografico dei due e probabilmente scopriresti che, mentre tutte le foto di Bresson, anche se non sono tutti picchi, possiedono comunque una certa "mano" e "coerenza", le foto di Tizio variano da paesaggi a model sharing con andamenti molto altalenanti nella qualità, e dove il massimo risultato ottenuto magari è proprio foto che stavi comparando.

Bresson poi, secondo me, è anche paradossalmente l'esempio che crea più confusione.
Col suo allineare occhio testa e cuore le sue foto risultano quasi tutte abbastanza piacevoli pure se estrapolate singolarmente. Col rischio che alla fine la comparazione avvenga prendendo solo un elemento. Di solito "l'occhio" con le sue composizioni armoniose. Perdendo magari tutto il resto. Penso ad esempio alla foto del riconoscimento del kapo e a quella dei due tassisti di Berlino del 1931. Scatti che, lasciando stare l'aspetto compositivo/"tecnico", sono veri specchi dell'epoca...

Eggleston per citare un "opposto" è più "complicato" i singoli scatti paiono "sciatti". Nessuno, probabilmente neanche un esperto, riuscirebbe a commentare una sua foto estrapolata. Non avrebbe proprio senso. A meno che, come è già capitato qui dentro, la voglia tirar fuori per dimostrare che è sopravvalutato.

Cioè, magari è anche vero, ma sulla foto singola è impossibile valutare. Sarebbe come pretendere di capire se un thriller ha una trama convincente leggendo le prime 5 righe. Dalle quali, se sei un bravo lettore, puoi solo intuire vagamente lo stile di scrittura...


user39791
avatar
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 15:06

Bella o buona? Tratto dal Blog Fotocrazia di Smargiassi


Adesso dico di più. Nessuna fotografia viene davvero fatta per essere semplicemente bella. Di più: quasi nessuna fotografia, oggi, vuole essere giudicata bella. Men che mai quelle d'autore, d'arte, da galleria. L'infrazione delle regole estetiche correnti, la trasgressione del gusto medio, la sovversione delle aspettative fanno parte del mestiere, direi del dovere dell'artista.

Le sole foto che pretendono ancora di essere giudicate belle e basta, oggi sono quelle superstiti dell'"arte media", del fotoamatorismo più ingenuo e tradizionale, ormai in via di estinzione. E di solito, proprio a causa del loro volerlo essere, non lo sono.

Le fotografie, tutte le fotografie, aspirano invece ad essere buone. L'idea ingenua di bello fa riferimento a qualità iperuranie, eterne, celesti. Il concetto di buono fa riferimento a uno scopo da raggiugnere, a una funzione da assolvere. Su questa terra. Una fotografia è buona se raggiunge il suo scopo, se soddisfa una funzione nelle condizioni date.

Una fotografia di reportage è buona se suscita interrogativi, se sollecita consapevolezza nel cittadino attivo. Una fototessera sulla carta di identità è buona se il poliziotto della dogana ci può scoprire alla bisogna la faccia del terrorista che sta per salire sul tuo aereo con una bomba. Una pizza instagrammata è buona se ti mette in relazione con i tuoi amici e ti fa sentire meno solo.

Il giudizio di buona fotografia ovviamente non può essere universale e condivisibile da tutti. E non è di per sé un giudizio di valore. Ci sono fotografie buone per scopi cattivi.

Ma allora, se proprio abbiamo bisogno di darne uno, il giudizio su una singola fotografia si sposta dalla superficie dell'imamgine al contesto sociale in cui l'immagine agisce. Vale anche per le fotografie "d'arte": saranno giudicate per il modo in cui si calano nel sistema dell'arte, e per il loro rapporto con la vita degli uomini.

In ogni caso, trovo molto più appassionante cercare di capire perché una fotografia è buona, che scervellarmi a dimostrare perché è bella, o interessante, o significativa, o intrigante, o quel cavolo di sinonimo che vi pare.

avatarsenior
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 15:12

Fili, ancora un po' più di prima.... bella o buona proprio non mi appassiona!

(e beccati la rima!) MrGreen

user39791
avatar
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 15:17

Nemmeno a me, infatti il bella come dice lui fa riferimento a qualità iperuranie e il buona a doti pratiche (o finalizzate a uno scopo) come quella della foto della pizza instagrammata che ti mette in relazione con i tuoi amici e ti fa sentire meno solo. Le trovo due definizioni "fotograficamente" poco utili.

avatarsenior
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 15:20

Bella o buona? Tratto dal Blog Fotocrazia di Smargiassi

Adesso dico di più. Nessuna fotografia viene davvero fatta per essere semplicemente bella. Di più: quasi nessuna fotografia, oggi, vuole essere giudicata bella. Men che mai quelle d'autore, d'arte, da galleria. L'infrazione delle regole estetiche correnti, la trasgressione del gusto medio, la sovversione delle aspettative fanno parte del mestiere, direi del dovere dell'artista.

Le sole foto che pretendono ancora di essere giudicate belle e basta, oggi sono quelle superstiti dell'"arte media", del fotoamatorismo più ingenuo e tradizionale, ormai in via di estinzione. E di solito, proprio a causa del loro volerlo essere, non lo sono.

Le fotografie, tutte le fotografie, aspirano invece ad essere buone. L'idea ingenua di bello fa riferimento a qualità iperuranie, eterne, celesti. Il concetto di buono fa riferimento a uno scopo da raggiugnere, a una funzione da assolvere. Su questa terra. Una fotografia è buona se raggiunge il suo scopo, se soddisfa una funzione nelle condizioni date.

Una fotografia di reportage è buona se suscita interrogativi, se sollecita consapevolezza nel cittadino attivo. Una fototessera sulla carta di identità è buona se il poliziotto della dogana ci può scoprire alla bisogna la faccia del terrorista che sta per salire sul tuo aereo con una bomba. Una pizza instagrammata è buona se ti mette in relazione con i tuoi amici e ti fa sentire meno solo.

Il giudizio di buona fotografia ovviamente non può essere universale e condivisibile da tutti. E non è di per sé un giudizio di valore. Ci sono fotografie buone per scopi cattivi.

Ma allora, se proprio abbiamo bisogno di darne uno, il giudizio su una singola fotografia si sposta dalla superficie dell'imamgine al contesto sociale in cui l'immagine agisce. Vale anche per le fotografie "d'arte": saranno giudicate per il modo in cui si calano nel sistema dell'arte, e per il loro rapporto con la vita degli uomini.

In ogni caso, trovo molto più appassionante cercare di capire perché una fotografia è buona, che scervellarmi a dimostrare perché è bella, o interessante, o significativa, o intrigante, o quel cavolo di sinonimo che vi pare.


Uno scritto eccezionale!

avatarsenior
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 15:25

Fili, la mia impressione, in fotografia, è che oggi, rispetto al passato, il fotografante ha l'obbligo morale di dire cose qualificanti.
Non bastano le immagini: bisogna portare pensiero a tutti costi, proferire il concetto da vero vate, la frase che colpisce e che fa "guida spirituale". Meglio se sorprendente, spiazzante, intelligente a ogni costo.
Vabbè: il gioco è questo, prendiamolo com'è, va... ;-)

avatarjunior
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 15:37

Nel mondo d'oggi la cosa + difficile è realizzare immagini "originali" qualcosa di non visto prima, una storia mai raccontata prima, un pensiero mai espresso prima.

Trovo interessante, oltre a studiare la storia della fotografia, un sito dove ci sono le interviste ai fotografi che si chiama maledettifotografi.it è interessante conoscere il processo creativo e la sintesi della complessità di ogni fotografo intervistato.

avatarsenior
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 16:25

Agemax, vero, non è per nulla facile realizzare del nuovo. grazie per il link, ho trovato memoria di Monika Bulaj, vecchia conoscenza al festival letteratura di Mantova di parecchi anni fa.

avatarsenior
inviato il 24 Febbraio 2017 ore 16:26

And29
Uso una metafora che potrebbe aiutare a spiegare la trasversalità delle forme dell'arte nei periodi storici compresa la fotografia.
La tecnologia non serve a raccontare nulla o poco, illude e "ruba" al cervello energia a scapito della sfera creativa/emotiva.

Ungaretti non aveva la tastiera nè l'ipad ma nel bosco di Courton mentre rischiava la vita sotto le bombe scrisse:
titolo
Soldati

Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

le fotografie come le poesie devono raccontare, raccontare, raccontare, questa ne ha 101 di anni...;-)
e sollecita ancora l'immaginario di vite appese ad un filo.
Il tempo e la tecnologia dobbiamo a volte metterli nello zaino ;-)


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