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Cartier Bresson e altri illustri del passato, non li stiamo un po' mitizando?


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user39791
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inviato il 01 Marzo 2017 ore 10:52

Opisso... giuro sulla reflex di Filiberto che il mio post non era riferito a te ;-)
MrGreen

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 10:57

Vedo come se ne parla, cosa si suggerisce ai giovani che si avvicinano alla fotografia. Parole, per nobilitare qualcosa. Come la "familiare" divenne "station wagon" o il "pippaiolo" divenne "single".

Purtroppo questo è un problema comune che non riguarda solo la fotografia, io quando sento più di un paio di parole inglesi in una frase smetto di seguire perchè la cosa solitamente nasconde una mancanza di contenuti ;-)

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:00

Purtroppo questo è un problema comune che non riguarda solo la fotografia, io quando sento più di un paio di parole inglesi in una frase smetto di seguire perchè la cosa soliktamente nasconde una mancanza di contenuti ;-)


ti lovvoMrGreenMrGreenMrGreen


avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:01

Purtroppo questo è un problema comune che non riguarda solo la fotografia, io quando sento più di un paio di parole inglesi in una frase smetto di seguire perchè la cosa soliktamente nasconde una mancanza di contenuti ;-)


Infatti Daniele, la fotografia non vive in un universo separato, e sarebbe strano fosse così.
E come nell'universo è impostante starci con un qualche senso critico, penso ne valga la pena anche in fotografia.
Aggiungo che non volevo essere critico rispetto agli usi anglofoni in particolare, ma suggerire il fatto che la nobilitazione delle cose attraverso le parole... forse non cambia poi troppo la natura delle cose stesse, anche se esteriormente tende a parere così ;-)

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:08

Sul discorso progetto mi sembra che ci fosse un altro interessantissimo topic...
Il senso secondo me è che, progetto o meno, di Bresson prendi una foto scattata in India, una a Parigi, una Scanno, una a Valencia... e restano fondamentalmente foto "di Bresson".
Prendi le mie foto di Parigi e di Venezia... e restano "solo" foto di Parigi e di Venezia. Dove al limite le più riuscite assomigliano ad altre fatte da Brassai, Gardin o non so chi...
Meglio di così non so spiegarmi...

Senza considerare che "capendole" molte di quelle di Bresson sono eccezionali anche se estrapolate dal corpus fotografico dell'autore...

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:12

Sul discorso progetto mi sembra che ci fosse un altro interessantissimo topic...
Il senso secondo me è che, progetto o meno, di Bresson prendi una foto scattata in India, una a Parigi, una Scanno, una a Valencia... e restano fondamentalmente foto "di Bresson".
Prendi le mie foto di Firenze e di Venezia... e restano "solo" foto di Firenze e di Venezia. Dove al limite le più riuscite assomigliano ad altre fatte da Brassai, Gardin o non so chi...
Meglio di così non so spiegarmi...


E' esattamente qul che penso anche io. E il senso che sottintendevo più o meno con tutti i passaggi precedenti ;-)
Già l'ho detto: il "progetto fotografico", secondo me, è assolutamente subordinato al "progetto umano fotografante", e, soggettivamente, privilegerei la coltivazione di quello, prima di tutto Sorriso

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:21

Mi trovo assolutamente d'accordo con te Francesco. Al100%.

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:23

senza divagare troppo dal topic mi sento di dire , come semplice praticante ed innamorato del genere che ho bisogno di pensare che ci siano dei miti del genere, avranno tutti dei limiti, difetti, sopravvalutati, ma questo avviene in tutte le categorie di tutti i generi, dagli scienziati ai mistici agli artisti.Il fatto di avere un "padre" che ha tracciato delle linee guida che sono tutto tranne delle linee guida alcune volte mi da lo spunto/forza per scendere in strada.
Pensare a loro mi fa bene, non tanto come ispirazione omologazione ma penso che fossero persone libere, libere dentro anche solo quando fotografavano, ed io quando fotografo cerco la libertà il relax di quando medito.
Abbiamo solo l'obbligo di emozionaci quando scattiamo e riemozionarci quando riguardiamo, basta per meno di un'attimo.
E' una semplice personale considerazione...;-)

user39791
avatar
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:23

Riconosciamo le foto di un dato fotografo sia perchè ha uno stile personale ma anche perchè sappiamo che sono sue. Se potessimo prendere 100 foto inedite di HCB e le postassimo, ad esempio, su Juza dubito che qualcuno direbbe che sono sue foto inedite. Ci sono però stili fotografici molto riconoscibili a prima vista. Ad esempio una foto di LaChapelle, o di Pierre et Gilles, è inconfondibile (anche se può essere più o meno copiata).

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:26

Cosa intendi estaamente per "progetto umano fotografante"?
da tuo discorso sembra una via di mezzo tra stile e progetto fotografico me io lo intendo

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:27

Comunque Filiberto, anche l'associazione dell'idea di "stile" a quella di "riconoscibilità" non è priva di ambiguità.
Se Bartolomeo Rossetti fotografa solo pentole virate in blu lo riconosciamo subito.
Una foto inedita di Doisneau ragionevolmente faticheremmo ad associargliela immediatamente.
Dovremmo allora dire che Bartolomeo ha "più stile" di Doisneau?

Prima ho fatto dei riferimenti al cosa si fotografa, ad alcune scelte ideali e tecniche, a un approccio "sentimentale" grossomodo unitario: a mio avviso lo stile sta da quelle parti lì, piuttosto che nella riconoscibilità in sé per sé.

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:29

Io ci sono un po' rimasto un po' male quando alla mostra di Frank, The Americans ho notato: foto con luce all'aperto diaframma chiuso, foto al chiuso con poca luce diaframma tutto aperto, ho un po' banalizzato ma questo per dire che a volte è tutto più semplice di quanto si possa immaginare ;-)

user39791
avatar
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:29

Ok, Francesco. Però mi riferivo all'intervento di Opisso.;-)

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:33

Cosa intendi estaamente per "progetto umano fotografante"?
da tuo discorso sembra una via di mezzo tra stile e progetto fotografico me io lo intendo


Volendo, mi riferisco alla frasetta di Ansel Adams, che trovo di attualità, oggi come ieri.
Fare buona fotografia richiede delle sensibilità, un certo occhio nell'osservare, possedere una dimensione estetica (o più semplicemente un "punto di vista" sulle cose e sul mondo). Tutte cose che, sempre a mio parere (e di Adams parrebbe) portano a fotografare in un modo piuttosto che un altro.

Se guardo le tue fotografie LAbirint, sinceramente tendo ad apprezzare questo, prima ancora di sapere che ci hai messo un'idea dietro.
Anche perché poi, la qualità delle idee e il modo di traslarle, alla fine dipendono sempre da quelle sensibilità di cui dicevo sopra.

Quindi trovo più saggia la coltivazione di sè stessi che quella di idee prettamente fotografiche.
In rete ci sono mille schemini su come costruirsi uno stile e predisporre un portfolio.
Io suggerirei di leggersi Oscar Wilde (più o meno, fai la tara perché è ovviamente un'iperbole) ;-)

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2017 ore 11:34

ho un po' banalizzato ma questo per dire che a volte è tutto più semplice di quanto si possa immaginare

secondo me no perchè non è nella tecnica importanza degli americani ma in quello mostrato e in quel momento storico

Quindi trovo più saggia la coltivazione di sè stessi che quella di idee prettamente fotografiche.
In rete ci sono mille schemini su come costruirsi uno stile e predisporre un portfolio.
Io suggerirei di leggersi Oscar Wilde (più o meno, fai la tara perché è ovviamente un'iperbole) ;-)

mi trovi d'accordo, tempo fa ho sentito parlare Sabbagh di fotografia e lo faceva parlando di architettura, letteratura e anche attualità, è li credo il fulcro avere qualcosa da dire e riuscire a farlo

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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