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Juergen Teller







user39791
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inviato il 13 Febbraio 2017 ore 16:39

Juergen Teller (Erlangen, 28 gennaio 1964) è un fotografo di moda tedesco.

Per comprendere appieno il ruolo dell'estetica di Juergen Teller nel definire l'evoluzione della fotografia di moda, è necessario capire il contesto in cui Teller stesso ha iniziato a pubblicare le sue immagini: l'inizio degli anni '90 rappresenta infatti una vera e propria rivoluzione sia per quanto riguarda la moda che le immagini scelte per rappresentarla.

Il fluire della moda nel tempo segue i mutamenti della società: gli anni '80 hanno segnato l'epoca degli eccessi, la celebrazione del benessere e la religione del successo. Nella moda da loghi e etichette diventano status symbol e il lifestyle comunicato dalle riviste patinate è sinonimo di ricchezza, lusso: il modello proposto è l'establishment, benestante e glam.

Con gli anni '90 le certezze economiche iniziano a vacillare. La moda si arricchisce di nuovi talenti che colgono la transizione verso una nuova epoca: John Galliano, Alexander McQueen. Il minimalismo sofisticato di Helmut Lang si traduce in culto, Martin Margiela e Ann Demeulemeester contribuiscono a elaborare un'estetica decostruttivista.

Il pubblico aspira all'anticonvenzionalità: se fino agli anni '80 la tendenza è indossare capi dello stesso stilista dalla testa ai piedi, con i '90 l'attittudine predominante diventa l'interpretazione personale della moda, mischiando stilisti, capi vintage o street insieme ad high fashion per crearsi un look personalizzato. Una direzione che viene incoraggiata dalle pagine dei giornali di moda.

Questa decade segna l'inizio di un percorso di democratizzazione della moda, nata come fenomeno esclusivo per pochissimi; dall'haute couture al pret-a-porter, fino a un moltiplicarsi di collezioni, pre-collezioni: l'era del pluralismo, fatto non più da tendenze predominanti, ma puntellato di proposte diverse per un pubblico variegato, per arrivare oggi all'esplosione dei fenomeni H&M e Zara che promettono glamour a buon mercato per tutti.

Il modo di comunicare la moda ha seguito la stessa parabola: da “elitario” a “per tutti”. Le immagini che all'inizio degli anni '90 cambiano il corso della fotografia di moda possono anche essere interpretate come una reazione a un sistema percepito come violento, finto, quello delle immagini patinate degli anni Ottanta.

Fra i primi ad inaugurare la nuova estetica è proprio Juergen Teller: con lui si introduce il realismo nel glamour, assistiamo alla valorizzazione della quotidianità per cui il semplice fatto di fotografare qualcosa gli conferisce diversa dignità, il gesto fotografico diventa in grado di ristrutturare il reale, mutandone il significato e operando un intervento di rivitalizzazione estetica: donne e uomini colti nell'intimità di gesti quotidiani, a volte senza trucco, imperfetti, mostrati nella loro fragilità, luoghi spogli, assenza di ritocchi in post produzione.

Un'estetica, quella di Juergen che celebra la bellezza anticonvenzionale, non nasconde segni dell'età, difetti, irregolarità.

Con Juergen Teller, Corinne Day, Terry Richardson, la “cultura dello snapshot”, una pratica già affermata a partire dagli anni'70 nella fotografia artistica e documentaria (es. Nan Goldin, Cindy Sherman, Larry Clark) viene utilizzata per la prima volta per illustrare la moda: immagini che sembrano “private”, scattate senza l'obiettivo di essere esibite al pubblico.

Non bisogna però farsi trarre in inganno, perché spesso in queste fotografie la spontaneità è costruita, fabbricata, tanto quanto l'estetica che l'ha preceduta e che si propone di demolire; così come quella che a prima vista potrebbe sembrare una scarsa attenzione del fotografo agli elementi compositivi, di luce e proporzioni dovuta alla fluidità e naturalezza delle situazioni immortalate, altro non è che la ricerca consapevole di un determinato effetto.

Oggi esistono migliaia di fotografi che replicano Juergen Teller, tanto che la sua estetica è divenuta mainstream, ma proprio per questo diventa fondamentale sapere che non lo era affatto quando le sue prime immagini sono comparse su The Face, i-D, Dazed & Confused e poi anche Vogue, W Magazine.

I primi scatti di Teller commissionati da giornali non sono di moda, ma ritratti di musicisti, da lì l'incarico di realizzare le copertine di dischi per Bjork e Sinead O'Connor, e un tour con i Nirvana.

È in questo periodo che Juergen osserva le pagine dei giornali di moda per cui produce ritratti di musicisti e si chiede perché ci debba essere una distinzione di stile tra il ritratto di un musicista, la fotografia di moda e quella documentaria: “It really just started with these musicians and I was thinking 'what is this?! Is this a portrait of a musician, is it a documentation, is it a fashion photograph, it's kind of… It could be all in one. That's how I got into it.”

Oggi Teller è fra i più stimati fotografi a livello internazionale, il suo lavoro è stato esibito nei più importanti spazi museali dal Metropolitan Museum of Art al MOMA e la Tate Modern, quello che lo contraddistingue è il suo approccio unico all'arte tutta, che siano lavori commerciali, opere d'arte, immagini autobiografiche, film, fotografia di moda o ritratti, Juergen non modifica il suo linguaggio, diversa è solo la destinazione finale.
www.vogue.it/fotografia/interviste/2015/03/25/juergen-teller/

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user39791
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inviato il 26 Febbraio 2017 ore 9:55


avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2017 ore 2:18

Un autore che ho sempre ritenuto sopravvalutato.

Opinione strettamente personale, ma penso che abbia avuto notevole fortuna, conoscenze e appoggi giusti per crearsi nome e fama superiori ai meriti prettamenta fotografici.

Così come altri autori più o meno coetanei, usciti dalla scuola tedesca...molto abile ad aprir loro porte, spazi e opportunità...Insomma uguale uguale a quanto avviene in Italia. MrGreen

user39791
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inviato il 27 Febbraio 2017 ore 8:58

;-)

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