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La diapositiva digitale


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avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 14:24

Leggendo un altro thread, in cui un utente chiedeva lumi sulle differenze tra negativo e dia, mi è venuto in mente come rendere l'idea, nel mondo digitale, del concetto di "Diapositiva", ovvero un elemento che racchiude un'immagine fotografica completa, prodotta dalla fotocamera e successivamente sviluppata secondo un processo con un margine ridotto di intervento, pronta per essere fruita attraverso un apparecchio di visualizzazione.
Messi in coda questi elementi mi è venuto in mente che la Diapositiva Digitale esiste già, e si chiama JPEG in-camera. La fase di sviluppo la si gestisce con il Picture Style, e alla fine la "proietti" su un monitor, per il resto sembra essere concettualmente la stessa cosa.

E il RAW continua ad essere quello che tutti pensano che sia : il Negativo.

Che ne pensate?

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 14:38

Seguo.
Per questo motivo molte maratone fotografiche del passato si potevano fare solo con la diapositiva: non avevi possibilità di correggere successivamente in laboratorio, quindi se cannavi, avevi cannato e basta! MrGreen

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 14:45

Già, e le analogie pratiche non finiscono neanche qui: le Dia erano più veloci da portare al risultato finale, se sbagliavi eri quasi sempre fregato, e costavano di meno permettendoti di scattare di più (oggi i JPEG occupano meno spazio, e ce ne stanno di più sulla scheda di memoria).

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 17:41

Con la sola differenza che le Diapositive (almeno se si scattava su Kodachreme o Velvia) erano il massimo che si poteva ottenere da uno scatto se avevi azzeccato esposizione, inquadratura, sogetto ecc.

Oggi il file JPG NON é quasi mai il massimo dello scatto che si è eseguito (ma vi prego, non apriamo un altro flame JPG contro RAW...Eeeek!!!)

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 17:50

Dici che una PP avanzata in fase di passaggio da negativo a positivo non era in grado di recuperare il gap di resa con la dia? Magari non era così facile ed accessibile a tutti come lo è oggi con il RAW, ma immagino che ci fossero diverse tecniche valide (non azzardo nulla, mai sviluppato in vita mia)

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 18:00

No per il semplice fatto che era diverso il modo di visualizzazione.
La stampa di un negativo colore, per quanto perfetta, non dava mai il senso di profondità e di bellezza di una diapositiva ben esposta e ben sviluppata, proiettata come si deve (a parità di soggetto, s'intende).

Il passaggio da negativo a stampa (positivo) mediante un'ulteriore fase di filtraggio, si prestava a millemila interpretazioni e questo dava alle stampe una minore "oggettività"

La diapositiva quella era e così restava nel telaietto da proiettare.
Poi si poteva fare anche il cross- processing, cioè stampare la diapositiva con tutte le varianti del mondo, anche come una normale fotografia, magari bellissima come con il processo Cibachreme, o farla diventare "qualcos'altro" ma il fotogramma originale da proiettare era "la foto". ;-)

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 18:09

Vero, il mezzo di visualizzazione principale era diverso.

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 21:44

In un certo senso è così, ma solo perché in questo caso il file ottenuto è, teoricamente, pronto per essere stampato e/o proiettato ... ma all'atto pratico non è del tutto la stessa cosa.
E questo per un motivo tanto semplice quanto evidente: la diapositiva è una fotografia bella e finita (e non più modificabile e/o corregibile) nel momento in cui il fotografo pigia sul pulsante di scatto ... il file j-peg invece, seppure in maniera molto ridotta rispetto a un file raw, si può comunque manipolare a posteriori!

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 21:57

Comunque la qualità che rende la diapositiva unica è la trasparenza ... ed è questa sua dote precipua che consente alla visione sul visore (o piano) luminoso (in medicina si chiama diafanoscopio) di essere una esperienza unica, unica al punto che, per certi versi, potrebbe addirittura risultare preferibile alla stessa proiezione.
A meno che, ovviamente, invece che proiettare su un normale schermo bianco (perlinato o meno che sia non ha grande importanza) che però, appunto perché non trasparente, priva la diapositiva della sua qualità maggiore, non si adotti uno schermo ( trasparente ) da retro-proiezione ... che è pure l'unico sistema di visione che sia davvero in grado di restituire alla immagine proiettata la stessa, assoluta, rispondenza che aveva rispetto alla scena che si stava osservando nel momento in cui è stata effettivamente colta!

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 22:03

Beh, se usi la dia come "negativo" e ci rifai la PP, con tutto i suoi limiti (i bruciati non li recuperi, e ogni variazione si mangia la gamma) riesci ad effettuare un certo grado di variazione tonale. L'analogia rimane, certo che il JPEG è molto più versatile di una DIA, ma anche il RAW lo è rispetto al negativo.
Sono riflessioni al volo, cerco una spiegazione per me stesso della fascinazione che provo nei confronti di un flusso più essenziale di produzione, dopo essere passato da anni di PP molto approfondita. Poiché ai tempi della pellicola ero finito nelle braccia della Velvia, ipotizzo che ci sia una relazione dovuta in qualche modo alla natura comune.
Ma magari sto dicendo un sacco di fregnacce festive MrGreen

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 22:10

Sulla qualità della (retro)proiezione delle DIA, d'accordissimo, basta pensare ad un film visto al cinema invece che sulla TV di casa: neri profondi con i dettagli, e alte luci che diventano accecanti alle estremità. I plasma si avvicinano molto a questo equilibrio, ma ho l'impressione che la proiezione "analogica" della luce di una lampada filtrata da una pellicola venga percepita in modo molto più naturale dal cervello. Un po' come audio digitale od analogico.

user15476
avatar
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 22:48

La questione rimane sempre la stessa; la diapositiva aveva il suo carattere nell'emulsione così come la negativa. Il digitale non è niente, ma si può farlo sembrare quello che si vuole, quasi come gli aromi sintetici che ricordano qualcosa di "naturale".

Davanti a questa rivoluzione, come ci si può accontentare del jpg in camera?

PS: ultimamente ho fatto scorta di Ektachrome E100VS per medio formato, che la velvia mi stava un po' annoiando.

avatarjunior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 23:52

la Diapositiva Digitale esiste già, e si chiama JPEG in-camera


si e no, a mio parere.... il processo E6 di sviluppo delle dia è standard, non modificabile per definizione (a meno di tempi sballati, bagni esauriti e/o temperature non proprio aderenti allo standard E6, appunto), mentre il jpeg in-camera è generato da un algoritmo deciso dal produttore della fotocamera e che introduce delle variabili quali bilanciamento del bianco, correzione automatica delle aberrazioni dell'ottica in uso e chissà quali altri "accorgimenti" che fanno si che un jpeg generato da una fotocamera sia diverso dal jpeg generato da un'altra fotocamera scattando sullo stesso soggetto, nel medesimo istante e a parità di impostazioni di scatto (lasciando perdere al momento le differenze fra sensori), mentre nella stessa situazione scattando su dia con due macchine diverse a parità di pellicola il risultato sarà (quasi) identico.
Scattando su dia un fotografo esperto riconosce al volo l'ottica con la quale è stata scattata per via delle dominanti e altri difetti (o caratteristiche) proprie di quei vetri, col digitale mi sa che questo un po' s'è perso a favore di altre caratteristiche considerate in genere più vantaggiose.

avatarsenior
inviato il 06 Gennaio 2017 ore 0:40

Discorso che mi interessa molto, venendo dal mondo dell'analogico e dalle dia, purtroppo non posso portare molti argomenti al riguardo a parte il fatto che secondo me le dia erano molto più belle dei jpeg attuali, che se si lascia tutto piatto in fotocamera (cosa obbligatoria se si vuol dire scatto puro perchè cambiare i parametri nella fotocamera equivale a postprodurre in fotocamera quindi poca differenza con una postproduzione leggera in camera chiara) nella maggior parte dei casi si ottengono foto scialbe e piatte a meno di condizioni perfette, non esistono i colori, i contrasti, le luci e le ombre delle dia che venivano bene anche in situazioni non perfette.
Solo il mio parere sia chiaro ;-)

user15476
avatar
inviato il 06 Gennaio 2017 ore 0:53

Le diapositive avevano soprattutto quella brillantezza che manca agli odierni JPG i quali invece sono più simili ad una stampa da negativo in un photo discount.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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