| inviato il 15 Dicembre 2016 ore 22:31
Volendo acquistare una fotocamera analogica, per riprendere vecchie abitudini e magari sviluppare i rullini in BN a casa, la resa di questo rimane ancora più bella del corrispettivo digitale...secondo me.... ma....: Mi trovo di fronte ad un problema, quale soluzione adottare per supplire alla non più disponibilità delle pile a 1,35 V? Tra quelle che ho trovato nel web e letto i commenti o suggerimenti ho trovato una certa incoerenza che mi hanno creato confusione: Intervento sull' esposimetro per usare quelle attuali da 1,5V Adattatori con diodo per montare le alcaline (soluzione da evitare per la perdita della carica tipica) Adattatori senza per montare quelle zinco aria tipo apparecchi acustici (durata 1 mese) Wein Cell costo non proprio economico e problema che dureranno massimo 1 anno insomma qualcuno mi può raccontare la sua esperienza. grazie |
| inviato il 16 Dicembre 2016 ore 5:25
Ciao,so' che esistono delle pile da 1,35 alkaline e per quanto ne so' funzionano come quelle al mercurio, volevo chiederti c'e' un motivo ben preciso sulla scelta di una macchina con quel tipo di pile? Nell'usato analogico penso tu abbia ampia scelta, invece di puntare ad una degli anni 70 vai su una anni 80 e non hai il problema, le pile le trovi quasi ovunque,ti dico questo perche' anch'io sono tentato ad un ritorno alla pellicola e sto cercando una buona occasione ( abbastanza facilmente da trovare), pensa che io invece punto ad un corpo che possa montare gli obiettivi autofocus non avendo (purtroppo) nessuna ottica manuale, non conosco i motivi per i quali tu sei arrivato a voler prendere quel tipo di macchina, comunque e' una bella scelta :-) |
| inviato il 16 Dicembre 2016 ore 9:57
Ciao, Il motivo e che sono stato sempre attratto da quelle fotocamere e di quel periodo, quando ero ragazzo usavo una MX e quindi sai...a volte prende la scimmia. Ho fatto questa scelta perché possedendo un corredo di sole lenti L, ho anche una A7 per cui mi trovo qualche lente zuiko..un 24 ed un 135 e la uso sempre in manuale come pure la Canon. La serie OM come la M di Pentax sono diventate famose per la miniaturizzazione di corpi e lenti, la OM1 pesa circa 500gr e ad esempio il 135 3.5 230. a 70 euro ho preso un OM1 con 50 1.8, la macchina é tutta nera quindi qualche segno é inevitabile...ma per fare qualche rullo in BN va più che bene. Le pile che dici sono zinco-aria, ti consiglio di evitare le alcaline che hanno potenza incostante e quindi si riflette sulla lettura dell' esposizione. |
| inviato il 16 Dicembre 2016 ore 10:22
Ciao, ti capisco :-) Ho avuto olympus anchio da giovane ( ma non la om 1), ho avuto la om 2SP, la OM 3 e la OM 4, e montavano tutte la pila D357 alkalina. Hai fatto un ottimo acquisto, tra l'altro il 24 zuiko era uno dei migliori 24 dell'epoca (per chasseur d'immage era in una lista dei 10 obiettivi da avere) Un saluto :-) Francesco |
| inviato il 16 Dicembre 2016 ore 11:25
Eh si, diciamo poi che avevano mirini che rispetto ad oggi erano televisori Il 24 che ho é immacolato con tappi e paraluce in metallo originali, il 135 é da collezione con la sua faretra e perfino il famoso bollino color oro “passed”. Tra le altre cose se sai gestire lavori di bricolage, ho trovato addirittura che con 12 dollari puoi acquistare 3 kit di tutte le guarnizioni interne e quelle che ammortizzano lo specchio....già sagomate. |
| inviato il 16 Dicembre 2016 ore 11:38
le Olympus OM ( da Olympus Maitani, il nome del capo progettista) erano splendide reflex all'avanguardia, in un'epoca (anni '70, nasce nel 1973) di corsa alla miniaturizzazione. Le Olympus dividevano il primato con le Pentax MX e ME del '76. Ottimi obiettivi (io ho il 28, il 50, il 100 e il 75-150 insieme alla professionale OM3). Ricordo che all'epoca non c'era un Giapponese in Italia senza una OM al collo, specialmente OM1 e la rivoluzionaria OM 2 col suo sistema esposimetrico. Bellissime! Per le pile, purtroppo le Wein cell (una volta le vendeva Il Fotoamatore) che si scaricano anche solo aprendo la confezione, oppure le pilette Amplifon che hanno circa la stessa tensione, ma, essendo più piccole e meno spesse, hanno bisogno di un ring di plastica intorno e di uno spessore in rame: molti fanno così. Ritarare l'esposimetro deve essere fatto per bene da un buon laboratorio e, talvolta, non porta ad una precisione assoluta che è problematica con le dia, molto meno con il negativo bianconero con il quale si possono ammortizzare piccole imprecisioni di esposizione in fase di sviluppo e con un po' di esperienza. |
| inviato il 16 Dicembre 2016 ore 11:55
@Claudio, si infatti la scelta della pila é da ponderare. Ho letto che quelle zinco-aria delle Wein per evitare che si scarichino a riposo occorre mettere un po' di nastro sui due buchi. (ora le trovi su amazon o eBay). Quelle Amplifon durano troppo poco 1/2 mesi...ma costano molto meno. Fortunatamente ho un riparatore di analogiche amico, ....comunque aspetto che arrivi per valutare se c'è da fare altro. Ma credo che mi orienterò sulle Wein... Originariamente uscì come M1 ma ci furono le lamentele della Leica.............. |
| inviato il 27 Maggio 2017 ore 12:51
non è fondamentale l' esposimetro, con la OM1 non usavo mai il suo, uno decente esterno lavora molto meglio. Ma un po di esperienza non lo consulti neanche più, specialmente per il bianco/nero |
| inviato il 27 Maggio 2017 ore 13:37
Marck, hai ripreso un tema interrotto. Hai ragione che, specie in bianconero, l'esposimetro può essere sostituito dall'esperienza. Però è sempre bene averlo con sè, specie con le dia. E poi resta sempre il dicorso collezionistico: si cerca sempre di avere tutto funzionante a bordo |
| inviato il 27 Maggio 2017 ore 21:29
ho preso delle Wein giusto in caso, oltre ad un colpaccio su eBay di un Lunasix III con mirino aggiuntivo. Nel frattempo ho scattato con la F2A...vecchio sogno nel cassetto. |
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