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La novella del fotografo anagnostico


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avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 11:08

Vi riporto un'articolo che ho letto sul mensile FOTONEWS, in collaborazione con il CNA, e che credo possa interessare ai professionisti.

a voi le conclusioni e i commenti (se ne avete voglia).








La novella del fotografo anagnostico

Il dilettante si spaccia per la reincarnazione di un grande maestro della fotografia, innamorandosi al punto da crederci lui stresso.


“Non c'è gnente da fotografà, non semo divi der cinema, semo dei disgraziati, capito? E invece de venì ogni du'ggiorni con ste macchinette, venite con li sordi, così ce ripulimo un po' e risparmiate pure tante gitarelle”.
Raccolgo la riflessione di Michele Smargiassi, che su Fotocrazia parla di Rodrigo Pais,per affrontare una delle innumerevoli sfaccettature della professione di fotografo. La citazione esce dal film splendidamente interpretato da Anna Magnani, l'Onorevole Angelina di Luigi Zampa, datato 1947. Pais era tutt'altro che anagnostico, al contrario, era lucido narratore del suo tempo.Purtroppo gli si rende giustizia dopo molti anni a seguito dell'acquisizione delle sue immagini da parte dell' Università di Bologna. L'agnosia è una deformazione della percezione in base alla quale si scambiano cose simili tra loro; ad esempio si crede di utilizzae una forchetta e abbiamo in mano un coltello, per traslazione si pensa di avere davanti un fotografo e invece c'è un postelegrafonico. A questo punto abbiamo sconfinato in una diversa deformazione della percezione, quella in cui il soggetto colpito dall'effetto di Dunning-Kruger, si attribuisce competenze che non ha e diventa livoroso.
Il fotografo dilettante, che però si vende nel mercato professionale (naturalmente facendosi pagare in nero), si spaccia convintamente per la reincarnazione di un grande maestro, innamorandosi di questo ruolo attribuitosi al punto tale da crederci con tutto se stesso. Per capire il fenomeno ci viene in aiuto proprio una frase di David Dunning, docente di psicologia sociale alla Cornell University: “Il soggetto che non ha competenze, al tempo stesso non ha gli strumenti per valutare la sua incompetenza”, una sorta di sottolineatura dell'affermazione socratica: “ So di non sapere”, ma vale solo per chi è in grado di capirlo. Siccome l'×tà è impossibile da contrastare diventa difficile individuare gli strumenti per riportare ordine nel mondo della fotografia, ma non solo in quello.
Questa distorsione cognitiva, codificata come effetto Dunning-Kruger, genera evasione fiscale, bassa qualità del servizio e confusione tra cosa i consumatori acquistano (attratti solo dal prezzo) e quello che invece desiderano. Il tutto nell'indifferenza delle istituzioni che dovrebbero fare i controlli. La crisi che induce al risparmio invece che al consumo consapevole e la debolezza di una categoria troppo frastagliata e a tratti litigiosa. CNA lavora per rimettere le cose al suo posto; da parte di noi professionisti c'è sempre più bisogno di fare squadra stringendoci attorno all'Associazione. Nei prossimi mesi porteremo l'argomento all'attenzione, sperando di riuscire a capire meglio, soprattutto però a far capire che questa sorta di delirio di onnipotenza dell'esercito degli autoeletti salvatori della professione, non può portare nulla di buono.






avatarjunior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 11:51

Credo ci sia un fondamento sbagliato in questo articolo e cito questo passo:
Questa distorsione cognitiva, codificata come effetto Dunning-Kruger, genera evasione fiscale, bassa qualità del servizio e confusione tra cosa i consumatori acquistano (attratti solo dal prezzo) e quello che invece desiderano


Quello che a molti sfugge è che il mercato lo fa il consumatore.
E' così in ogni settore: la massa cerca il basso prezzo e smettiamo di dire che il cliente non è consapevole di ciò che acquista: sa benissimo che se spende la metà, qualcosa di diverso (in peggio) c'è, ma fa le opportune valutazioni tra costi/beneficio e lo accetta.


In ogni tipologia di mercato, incluso quello fotografico, c'è poi una bassa percentuale di clienti che cerca la qualità assoluta ed è disposto a spendere per questa.
Ma il 3% dei clienti non fa il mercato.

Ora, se un professionista ha un giro di clienti disposti a spendere il triplo per i suoi servizi, buon per lui.
In caso contrario invece di affidarsi ad associazioni varie o lamentarsi dei ragazzini che escono dallo IULM/IED/BRERA e gli rubano il lavoro in nero, dovrebbe adeguarsi al mercato.
Guadagnerà meno, ma lavorerà potenzialmente con il restante 97% del mercato.

Il mercato è fluido, prima lo si comprende e prima ci si adegua.


La crisi che induce al risparmio invece che al consumo consapevole e la debolezza di una categoria troppo frastagliata e a tratti litigiosa. CNA lavora per rimettere le cose al suo posto


E come pensa di agire?

avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 11:53

Analisi lucidissima del mondo attuale della Fotografia,e purtroppo NON solo.

avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 12:43

Giacomo
Hai lasciato un commento che sicuramente sarà condiviso da molti e non condiviso da molti altri. Comunque sia è sempre una tua opinione e perciò va rispettata.
Io evito di commentare l'articolo perché da un lato lo condivido in toto, da un'altro invece no.
Dico solo una cosa: in un'ambiente pulito, difficilmente i parassiti si annidano.
Proliferano e si nutrono, sempre in posti poco curati e sporchi.
Ci sono due verità nell'articolo e ne cito due spezzetti: .......a tratti litigiosa........E........c'èsempre più bisogno di fare squadra.
Questi sono due messaggi diretti ai professionisti del settore.
Chiaro messaggio che, se si vuole cambiare, loro devono farlo per primi.
Poi mi vengono in mente discussioni tipo : mi devo comprare la reflex per fare da secondo ai matrimoni. E nella discussione leggi che la vuole che regga gli alti iso perché non sa usare un flash. Allora capisci che di verità ce ne sono molte altre.

avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 23:43

Guadagnerà meno, ma lavorerà potenzialmente con il restante 97% del mercato.

O magari chiuderà la partita IVA, e farà qualcos' altro di più redditizio (ci vuole ben poco).

user46920
avatar
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 6:08

interessante come sempre Smargiassi, nell'analisi ... però non ho capito una cosa: sarebbe una pubblicità per CNA?

avatarsenior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 9:37

A mio parere ci sono cose sensate e altre molto meno.
Sul fatto della qualità delle foto non è detto che pagando un professionista si hanno foto migliori, dipende sempre quanto ha manico chi sta dietro la macchina, poco tempo fa ho visto l'album di matrimonio di un'amica, e per aver pagato 2 fotografi professionisti "storici" 2.500 euro, per quello che ho visto a sto punto meglio i cellulari e foto fatte dagli invitati.
Sul discorso partita IVA pienamente d'accordo, se decidi di farlo come lavoro apri una partita iva e ci paghi le tasse. Stesso discorso vale per una professionista, se hai partita iva ma alla fine fai la ricevuta a 2 matrimoni su 20 che fai all'anno, allora meglio il fotoamatore.
Detto questo in fotografia è sempre tutto relativo, puoi spendere tanto ed avere poco, come spendere poco ed avere tanto, questione di fortuna.

avatarsenior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 11:48

Ora, se un professionista ha un giro di clienti disposti a spendere il triplo per i suoi servizi, buon per lui.


Non è che c'è chi è disposto a spendere "il triplo", perchè messa così sembra che il prezzo corretto sia 1/3 di quello offerto.
E' che ognuno offre semplicemente un servizio, e ci sono servizi buoni, altri meno buoni, altri terrificanti.
E non sto parlando del fotoamatore che forte di essere parente dello zio degli sposi, viene chiamato perchè "c'ha la reflex nuova" ma intendo professionisti.
Come è stato detto, dipende ovviamente dalla disponibilità finanziaria, non c'è dubbio, ma anche da una mancanza di educazione dello sguardo.
Quando si sceglie un servigio di un fotografo (che siano matrimonio, adv o altro) la nostra capacità di apprezzarne il lavoro, o quella di non apprezzarlo, è spesso e volentieri sviata.
Siamo bombardati da immagini spesso di qualità infima confezionate per apparire bellissime che il commitente non è in grado di valutare al meglio, proprio perchè viviamo una bulimia d'immagini unita alla mancanza di discernere.
Giusto ieri discutevo via web con Smargiassi (avrei avuto piacerle a farlo di persona) riguardo a chi propone di "obbligare" a non usare cellulari durante i matrimoni per evitare che vi siano foto dove si vedono altri che fotografano. Snaturare la spontaneità del momento in virtù di canoni decisi da chissà chi (e qui vediamo la mancanza di educazione visiva) per poi probabilmente finire in futuro che le foto ultra-belle-bokeh siano magari non soppiantate ma sicuramente affiancate da foto fatte con il cellulare del cugino perchè invece di riprendere una "fiction" ha immortalato momenti di sana spontaneità, sinceri e magari divertenti, perchè no.
E' il committente che richiede un tale servizio e giustamente il fotografo si adegua, ma anche il fotografo deve giustamente cercare di indirizzare, per me.
Quando parlo di mancanza di educazione visiva, parlo pure da parte dei fotografi. Vi sono scuole di fotografia a milano, pagate profumatamente, (tipo corsi di laurea) in cui chi è uscito non aveva mai visto The Americans di Frank.
Ora, non so voi, ma un servizio da parte di un fotografo professionista che dopo aver fatto una scuola di anni , non ha idea di chi sia Frank, vado piuttosto dall'assistente che sta in uno studio nel sottoscala, ma in cui vedo una libreria con Koudelka, Avedon, Soth ecc.
Tutto questo post prolisso per dire che la colpa di un impoverimento qualitativo con conseguente problemi nel mercato di alcuni, è colpa di ambo le parti, e aggiungerei anche dell'istruzione.

avatarsenior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 14:19

Matteo quoto la tua ultima frase.

avatarjunior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 15:27

Non è che c'è chi è disposto a spendere "il triplo", perchè messa così sembra che il prezzo corretto sia 1/3 di quello offerto.

Hai ragione, mi sono espresso male ma hai compreso il concetto ;-)

Ora, non so voi, ma un servizio da parte di un fotografo professionista che dopo aver fatto una scuola di anni , non ha idea di chi sia Frank, vado piuttosto dall'assistente che sta in uno studio nel sottoscala, ma in cui vedo una libreria con Koudelka, Avedon, Soth ecc.

Ma il cliente non ha una cultura specifica in merito e non ha nemmeno voglia/tempo di farsela.
Chi cerca un professionista lo va poi a trovare in studio o in negozio, visiona le foto e chiede un preventivo.
Fa la stessa cosa con altri due o tre e poi sceglie.
Se poi questo fotografo non ha una cultura solida o ha lacune tecniche... beh sai quanto importa al cliente? Nemmeno lo saprà e nemmeno vuole indagare.
Il cliente vuole solo le foto come quelle che ha visto e che lo hanno convinto nella scelta del tal fotografo.

Quando vado a far rifare il tacco alle scarpe non vado ad indagare sulle scuole e sull'esperienza che ha fatto il calzolaio, guardo cosa fa e se lo reputo un buon lavoro e il prezzo è adeguato alle mie tasche, gli lascio le scarpe.
Se mi fa poi una boiata non tornerò più da lui e ne parlerò male con gli amici.


Per quanto riguarda la "bulimia da immagini" sono d'accordo con te, ma questo è un processo inarrestabile e più la tecnica offrirà all'amatore i mezzi per emulare, eguagliare e, spesso, superare il professionista, più il professionista dovrà imparare a cercare e seguire strade alternative per distinguersi, educando anche all'immagine i propri clienti.

avatarsenior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 16:05

Ma il cliente non ha una cultura specifica in merito e non ha nemmeno voglia/tempo di farsela.


Esatto. Non sto dicendo che sei in torto, concordo con l'analisi attuale. E' proprio per quello che credo ci sia la necessità di una maggior cultura, anzi, una differente forma mentale, un approccio, da ambo le parti. E per essere chiari, è un qualcosa che va oltre la fotografia.
O forse sono io che la vedo preoccupante più di quanto sia.

avatarsenior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 16:07

E' innegabile.. al tempo dei cellulari e' la fotografia che deve cambiare le sue regole.
Cinquanta anni fa per la foto della patente si andava nell'ordine: dal barbiere... dal sarto per la camicia/cravatta nuova ed infine, dal fotografo.
Oggi si entra distrattamente in una macchinetta e per 5 euro hai sei fototessera e due da patente.
Cambiano le priorita'.. cambiano le necessita' e le possibilita'.. Ai tempi di mio padre, una biottica costava due anni di lavoro ed era fatta per durare 50 anni. Oggi una onesta reflex si compra con un mese di lavoro. Facile trovarsi la concorrenza degli abusivi...

Chi pensa di poter continuare a fare il fotografo come 15 anni fa, credo fara' una brutta fine....

se vogliamo e' lo stesso processo di Uber che accoppa i tassisti, del supermarket che stronca i negozianti, di internet che abbatte i giornali.. della mail che sostituisce la posta...e cosi via...

avatarsenior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 16:13

Ma poi.. prendiamo per esempio i matrimoni....
nel secolo scorso i matrimoni duravano 30/50 anni.. aveva un senso spendere per il fotografo e per il libro.
Oggi che i matrimoni si consumano in tre anni e' antieconomico spendere certe cifre per un libro che finira' nella spazzatura prima che sia seccata la colla della rilegatura...

avatarsenior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 18:15

Chi si adatta sopravvive, chi è ostile soccombe.
Le nuove generazioni sono avanti in fatto tecnologico, le vecchie hanno esperienza ma poca pazienza.

avatarsenior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 18:38

che poi.. se consideriamo un attimo la situazione attuale, risulta evidente che e' marcata la tendenza ad ottenere processi standard di conversione.
Prendiamo per esempio la serie entry level canon: Oggi compri una 100D ed una stampante selphy per meno di 600 euro. 100 fogli/inchiostri ti costano circa 25 euro al supermercato.
Se scatti in jpg in pochi minuti hai 36 stampe prodotte in automatico senza bisogno di nessuna conoscenza particolare.
Punti, scatti , e 2 minuti dopo hai la foto in mano.. qualita' sufficiente, ripetitiva ed economica.
Dove vanno a finire i vari photokiss d'antan che vivevano stampando centinaia di rullini delle vacanze/laurea/festa di compleanno in 10x15? e tutti i venditori di pellicola? e tutti i produttori di polaroid?

Gente come Kodak ha preso una tranvata nei denti.. e noi siamo ancora qui ad interrogarci sul fatto se sia meglio il sigma art o lo Zeiss?...
Legittimo, a parere mio, farlo se si e' appassionati. Diverso e' se si e' fotografi da negozio.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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