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Nel caso della fotografia poi la relatività è inevitabile, perché entrano in gioco componenti legate al gusto, alla personale esperienza percettiva, alla cultura, all'esperienza e molte altre.
Tuttavia la relatività non è una scala equipotente. Cioè non tutte le varianti sono eguali. Sussistono varianti più accettabili e altre meno accettabili. Sussistono veri e propri errori e diversi gradi di correttezza.
Soprattutto, in fotografia non ci si può comportare come se si trattasse di ottenere risultati "esatti" entro limiti di variabilità industrialmente accettabili. Non si può pensare che l'approccio colorimetrico alla fotografia sia riconducibile all'approccio colorimetrico di una fabbrica di vernici con tinte Pantone.
Ecco perché mi domando: quanto ci si possa accontentare.
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