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Pianure, colline, montagne


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Pianure, colline, montagne, testo e foto by Everything. Pubblicato il 02 Dicembre 2016; 3 risposte, 5751 visite.


Poco prima di iniziare a scrivere questo articolo, mi accorgo di come sia estremamente complesso cercare di esprimere a parole tutte quelle sensazioni rimaste impresse nella mente. Sono percezioni che fanno fatica ad uscire, che rimangono in bilico tra il concreto e l'astratto, come se non potessero essere replicate e volessero rimanere relegate in un angolino. Proverò ad esprimerle per farvi immergere nel mio mondo, tanto vasto quanto fatto di particolari, sfumature e dettagli, gli stessi che cerco di trovare ogni volta che faccio visita nella zona del Gran Sasso e della Piana di Campo Imperatore, diventata ormai una meta fissa per rilassarmi e ritrovare me stesso.
Per essere chiari, specifico che siamo all'interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, esteso fra Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, ma la totalità delle immagini che vedrete sono state scattate in quella porzione di territorio compresa fra le cittadine di Assergi e Castel del Monte, in provincia dell'Aquila. Siamo ad appena un'ora e trenta di macchina da Roma in un territorio sicuramente non tanto valorizzato e conosciuto sebbene siappa regalare spunti assolutamente impareggiabili.



E' comune trovare molte radure appena si esce dalla fascia boschiva. Qui un piccolo Pino Cembro si affaccia timidamente alla corte del Pizzo Cefalone, coperto da qualche cumulo.

Dall'uscita di Assergi lungo l'A24 si seguono le indicazioni verso Fonte Cerreto, luogo di partenza della funivia che porta agli impianti sciistici di Campo Imperatore. Siamo a quota 1100 metri, proprio sotto la dorsale occidentale del Gran Sasso d'Italia che trova il suo punto più elevato nella cima del Pizzo Cefalone (2.533 metri, settima di tutto il massiccio). Da Fonte Cerreto si sale in auto lungo la tortuosa Strada Statale 17 Bis ed
immediatamente ci ritroviamo immersi in una fitta foresta apparentemente impenetrabile. Nel bosco non c'è un orizzonte visibile, non c'è un punto di riferimento su cui possiamo contare, il cielo è coperto da un groviglio di rami e foglie e l'atmosfera è quasi sempre umida e pungente. Però se accettiamo senza timori e resistenze queste condizioni ne potremmo solamente trarre dei vantaggi. Uno di questi è rappresentato dal suggestivo e piacevole ticchettio perpetuo delle gocce d'acqua che cadono delicatamente dalle punte delle foglie ingiallite dopo esservi state sospese per qualche interminabile secondo. O dal silenzio assordante presente in inverno, rotto soltanto dal calpestio dei nostri scarponi sul ghiaccio. Ed ancora dalla neve che nasconde spesso piccoli tesori naturali incastonati fra i suoi cristalli, pronti per essere immortalati in un'immagine!



Un piccolo ramo spezzato dalle intemperie lascia la sua impronta "indelebile" a terra.

Tornando in ambito scientifico possiamo affermare che il territorio del Gran Sasso e dei Monti della Laga è l'area protetta numero uno in Europa per biodiversità floristica (dati dal Centro Ricerche Floristiche dell'Appennino); sono addirittura 2364 le specie e sottospecie censite fino ad ora, di cui 210 legnose, arboree ed arbustive, ossia quelle dalle dimensioni maggiori: faggi, lecci, castagni, pioppi, carpini e noccioli sono solo alcune di queste. Strettamente collegata alla flora è anche la fauna, il bosco è la casa dei grandi mammiferi come il cinghiale, il capriolo, il cervo, oltre che di lupi (sono presenti nuclei riproduttivi) ed orsi marsicani di passaggio e di roditori come la donnola, la faina e la martona mentre l'avifauna conta sparvieri, picchi rossi, fringuelli, gufi, allocchi e molte altrii. Invece ai margini delle zone boschive è presente l'aspide, un serpente lungo fino a 90 centimetri e discretamente pericoloso per l'uomo anche se non letale.
La foresta tende gradatamente a diradarsi con l'aumentare della quota, infatti il limite difficilmente si spinge oltre i 1.400 - 1.500 metri (ed è spesso segnato proprio dalla presenza dei pioppi) gli alberi si fanno via via più sporadici spuntando solo qua e la in piccoli gruppetti o solitari, lasciando spazio ad uno scenario completamente differente da quello che abbiamo osservato sino ad ora.



La cima del Gran Sasso, riconoscibile sulla parte destra dell'immagine a fianco alla dorsale occidentale, si specchia in un laghetto posto sulla Piana di Fugno.

E' il profilo delle dolci colline brulle ed apparentemente vuote a dominare ovunque attorno a noi, lo sguardo si perde nelle mille sfumature di verde brillante che possiamo osservare soprattutto in primavera ed all'inizio dell'estate. Quel verde a volte è così intenso da sembrare irreale e poterlo ammirare durante una camminata accompagnato solamente dal rumore del vento freddo che soffia sul viso è un vero privilegio. Ammetto che questa magia sensoriale fatta di colori e forme riesce a farmi sentire lontanissimo da stress e preoccupazione, anche il corpo sembra riprendere fiato e torna al suo stato naturale, adattandosi ad un ritmo più rilassato e leggero.



I cavalli allo stato brado, semi-selvatici, sono soliti girare liberamente per tutto il parco ed è possibile avvicinarsi ad essi senza alcun problema. Non è affatto difficile avvistarli.

Leggero è davvero la parola giusta per esprimere il mio stato d'animo nel momento in cui assisto, insieme alla mia fidanzata, ad un'alba dorata fra queste "onde verdi", avvolti tra banchi di nebbia che passano proprio sopra la nostra testa e che riusciamo quasi a toccare con un dito. Scorrono veloci invorticandosi maldestramente su loro stesse, creando dei suggestivi giochi di ombre e luci, risucchiando e rigettando di continuo quei pochi dettagli sparsi a caso sui pendii.



Quella mattina il sole era ancora basso nel cielo e la luce radente andava ad illuminare dolcemente tutto il paesaggio, mentre le nuvole basse e bianchissime non ne volevano sapere di fermarsi nemmeno per un attimo.

La fascia collinare intermedia è intervallata anche da pianori più o meno estesi come quello di Fugno, collocato a circa 1.380 metri di quota o da vallate strette e profonde come la Fossa di Paganica, posizionata attorno ai 1.680 metri. In tali depressioni hanno sede alcuni caratteristici laghetti che costellano il parco; molti di essi sono effimeri, poco profondi e classificabili come torbiere, appaiono e scompaiono a seconda delle piogge o dello scioglimento delle nevi. Ci sono anche specchi d'acqua maggiormente estesi, come quelli di Filetto, Barisciano, Pietranzoni (dove si specchia il Gran Sasso) e Racollo, ma i più curiosi in assoluto in realtà non hanno nemmeno un nome ufficiale e la loro particolarità è data dal fatto che sono posti in sequenza formando un vero e proprio punto esclamativo gigante e molto appariscente, è letteralmente impossibile riuscire a non scendere dalla macchina per ammirarli!



What? Il grande punto esclamativo visto dal bordo strada.

La salita lungo la SS17Bis continua fra curve morbide, mandrie di mucche e pecore che invadono la carreggiata e frequenti soste per ammirare il paesaggio, mai uguale. Si toccano i 1.760 metri di altitudine stretti in un imbuto creato dai monti Faiete e Costa Ceraso sulla destra (rispettivamente 1.915 e 1.965 metri), dalla lunga cresta del Monte Scindarella e San Gregorio di Paganica sulla sinistra (2.233 e 2.076 metri) e dalla profonda Fossa di Paganica sotto (già precedentemente citata). Questo punto è un vero crocevia perché ci collega alla Piana di Campo Imperatore.

Ancor prima di arrivarci possiamo prendere la svolta che va alla località di Campo Imperatore, intesa ufficialmente come il punto più elevato dell'altopiano. La salita è lunga dieci chilometri (26 chilometri se consideriamo come partenza Fonte Cerreto) ed è dedicata a Marco Pantani dopo la celebre vittoria ottenuta nel 1999. La sagoma del Gran Sasso, che con i suoi 2.912 metri sopra il livello del mare rappresenta la cima principale di tutti gli Appennini, appare imponente in quel quarto d'ora di avvicinamento ai 2.138 metri di quota, dove la strada finisce con un comodo parcheggio posto fra lo storico albergo dove fu detenuto Mussolini e l'osservatorio astronomico/meteorologico.



Un'alba.


E' proprio da quest'ultimo che parte un comodo ed assolato sentiero diretto verso il Rifugio Duca degli Abruzzi, il quale rappresenta uno snodo per ulteriori ascensioni come quella al Corno Grande ed al Ghiacciaio del Calderone, al Pizzo Cefalone o al Pizzo Intermesoli oppure a traversate verso il Rifugio Garibaldi posto sulla conca di Campo Pericoli o al Rifugio Franchetti. Personalmente consiglio di arrivare almeno ai 2.388 metri del Duca degli Abruzzi, perché già da lì il panorama è molto suggestivo, comunque se ne avete la possibilità proseguite percorrendo gli altri itinerari che vi ho consigliato poco sopra! Non dimentichiamo che le pareti rocciose e le falesie sono il luogo ideale per poter ammirare l'aquila reale (sei coppie censite), il falco pellegrino (20 coppie nidificanti), il picchio muraiolo, il corvo imperiale, il passero solitario, la rondine montana ed il raro falco Lanario. Mentre sulle praterie troviamo la starna, il biancone, l'averla e la passera lagia (per citarne solo alcune).



Il Rifugio Duca degli Abruzzi immortalato in una calda giornata estiva.

Discendiamo verso il punto della prima deviazione e finalmente siamo sulla vera e propria Piana. Appena qualche centinaio di metri in macchina ed iniziamo a renderci conto delle reali dimensioni e proporzioni di questo luogo immenso ed apparentemente sconfinato; è raro trovare alberi od arbusti nel giro di chilometri, non c'è assolutamente nulla se non prati, roccette e qualche cespuglio.

L'origine dell'altopiano è collegabile a lunghi processi di erosione da parte di ghiacci e piogge e gli effetti del carsismo superficiale sono facilmente constatabili osservando le centinaia di ondulazioni (piccole doline) presenti diffusamente. Dalla radura è consueto osservare estesi ghiaioni alla base delle montagne e gole scavate da antichi fiumi, la più importante è quella della Valianara (collocata nel settore meridionale) considerata un vero e proprio Canyon in miniatura. Quasi a delimitare ed abbracciare l'altopiano sono le importanti cime scure e frastagliate della dorsale orientale composta dal Monte Prena, Camicia, Aquila e Brancastello (dove superiamo agilmente i 2.500 metri svariate volte), sembrano elevarsi dal nulla contrapponendosi a tutto quel "piattume" sottostante; invece sul lato opposto appare il profilo più delicato del Monte Bolza, costante punto di riferimento per chi percorre l'altopiano.



Trovarsi a fronteggiare un violento nubifragio estivo con vestiti zuppi, visibilità ridotta a zero ed appena 10° non è il massimo. Però dopo la pioggia appare un arcobaleno inaspettato ed il nostro spirito si risolleva immediatamente.

Dati ufficiali dicono che la Piana di Campo Imperatore si estende approssimativamente 18 km in lunghezza ed 8 km in larghezza, per 75 chilometri quadrati totali, passando dagli oltre 2.100 metri dell'osservatorio astronomico dell'Inaf/Oar ai 1.400 circa della Val Voltigno. Ogni volta che passeggio in questo ambiente stepposo, "desertico" e sterile riaffiora in me un pensiero appartenente all''alpinista e naturalista Fosco Maraini che cito in questa frase: << Campo Imperatore potrebbe benissimo essere Tibet. Somiglia alla pianura di Phari-Dzong, sulla strada tra l'India e Lhasa. >> e sebbene non abbia ancora potuto vedere con i miei occhi quelle terre, sono certo che i punti in comuni sarebbero molti.



La strada che conduce verso Santo Stefano di Sessanio offre una parziale visione sul "Piccolo Tibet". Possiamo osservare il Gran Sasso sullo sfondo, la dorsale orientale sulla destra, le cime erbose sulla sinistra ed il minuscolo Rifugio Racollo al centro.

Nella Piana di Campo Imperatore c'è la più grande popolazione mondiale di un altro rettile: la vipera dell'Orsini, lunga circa 50 centimetri e non pericolosa per l'uomo. E' rara, ed è stata inserita nella lista delle specie minacciate dall'IUCN (l'organizzazione che si occupa della conservazione della natura) probabilmente è endemica di questo territorio ed attira l'attenzione di molti studiosi a livello globale. Una caratteristica dell'altopiano sono le temperature estreme che possono essere raggiunte soprattutto nella stagione invernale quando il termometro riesce tranquillamente a superare i -25° gradi a causa delle forti inversioni termiche nelle mattinate serene e senza vento, anche le bufere di neve sono frequenti e possono perdurare per diversi giorni. In estate il clima è piacevole, raramente si superano i 24-26° oltre i 1.300 - 1.400 metri ma in caso di escursioni prestate sempre tanta attenzione ai possibili improvvisi temporali che si abbattono in zona, possono essere davvero molto intensi.



La nebbia è bella perché è silenziosa, non fa per niente rumore nemmeno quando ti travolge improvvisamente come un'onda.


La bellezza di questo luogo non e' solamente confinata all'alba, al tramonto o all'ora blu perche' in qualsiasi momento della giornata puo' accadere qualcosa di unico. Infatti le notti di luna nuova in estate lasciano chiunque senza fiato, soprattutto noi che non siamo cosi tanto abituati a vedere nel cielo un numero di stelle cosi tanto elevato. La Via Lattea e' perfettamente osservabile e l'altopiano si trasforma in un luogo cosi tanto scuro che a distanza di due metri non distinguiamo il profilo di chi e' accanto a noi, ma basta tenersi la mano e contemplare quel mare di puntini bianchi sopra di noi per dimenticarci di tutto il buio che circonda...



La Piana di Campo Imperatore, con particolare riferimento alla zona antistante il Rifugio Fonte Vetica, è una delle location migliori per gli astrofili del Centro Italia che sono alla ricerca di un cielo poco disturbato dall'inquinamento luminoso.

La SS17Bis scorre dritta tagliando in due la pianura fino a quando non troviamo una possibile svolta verso destra in prossimita' del Rifugio di Lago Racollo, si tratta della Strada Provinciale 97 di Racollo che inerpicandosi fra le colline collega la Piana di Campo Imperatore a Santo Stefano di Sessanio, Calascio e Castel del Monte esattamente in questo ordine. Sono piccoli centri a cui vale la pena dare un'occhiata, fra l'altro due di essi (Santo Stefano di Sessanio e Castel del Monte) sono inseriti nel circuito dei Borghi piu' belli d'Italia anche se a godere della fama maggiore rimane Calascio per merito dell'omonima rocca e del suo antico borgo mediavale oggi praticamente disabitato. Premetto che Rocca Calascio e' posta a 1.460 metri di quota e si raggiunge tramite una stretta strada dove a tratti si fa fatica a passare con due auto, anche trovare parcheggio puo' essere un problema e per questo motivo vi sconsiglio (se possibile) di andare nei fine settimana o nei giorni festivi perche' la quantita' di turisti e' spesso notevole. La Rocca risale storicamente al 1380 circa anche se alcuni fonti non confermate dell'epoca parlano addirittura dell'anno 1000, in ogni caso nonostante i tanti secoli passati oggi e' ancora visitabile quasi nella sua interezza dopo un lavoro di restauro e consolidamento della struttura. E' una delle rocche piu' elevate d'Italia e questo ha i suoi vantaggi perche' in qualunque momento della giornata la finestra panoramica da Rocca Calascio e' davvero considerevole, possiamo scorgere in lontananza il Gran Sasso insieme a tutte le altre cime del massiccio oltre che il Velino, l'altopiano di Navelli, la Maiella, i Monti Marsicani e la Valle del Tirino. Inoltre proprio in prossimita' della Rocca si trova anche la chiesetta di Santa Maria della Pieta (datata 1600). Una piccola curiosita': i film "Lady Hawke" ed "Il nome della rosa" sono stati girati proprio a Rocca Calascio.



La chiesetta di Santa Maria della Pietà vista da Rocca Calascio, sullo sfondo il Gran Sasso.

Riprendiamo la SS17Bis che conduce a Castel del Monte fino al Valico di Capo la Serra a 1.600 metri di quota dove ancora una volta si può ammirare un'affascinante visuale su tutte le principali cime di cui vi ho parlato finora (Bolza, Gran Sasso, Prena e Camicia in particolare). Poi si scende di nuovo sulla Piana di Campo Imperatore, precisamente nel settore meridionale tra il Pian di Voltigno ed i Prati di Cretarola passando per Fonte Vetica (sede del rifugio) e la grande gola della Valianara. Il nostro "percorso virtuale" ora è pressoché giunto alla conclusione toccando molti dei luoghi principali che compongono tale territorio: i ricchi boschi, le dolci colline, i piccoli laghi, le alte vette ed i luoghi storici, considero ognuno di essi un tassello di un mosaico molto più grande che può essere completato solamente con una costante voglia di scoprire, esplorare e rimanere stupiti! Da parte mia spero di essere riuscito a trasmettervi delle emozioni e delle nuove conoscenze a proposito di questo angolo di Centro Italia. Ricordo che nella stagione invernale è più complesso cercare di arrivare sulla Piana di Campo Imperatore perché la SS17Bis viene parzialmente chiusa nel momento in cui si presentano le prime nevicate della stagione e la situazione rimane invariata sino ad Aprile-Maggio. A mio parere si tratta di una scelta sbagliata e piuttosto discutibile che limita fortemente l'attrattiva turistica e naturalistica.



Questa immagine racchiude perfettamente l'idea che ho su questo luogo e su me stesso, passiamo da un estremo all'altro nel giro di poco tempo: la pianura verdeggiante, le colline sinuose, le montagne bianche e fredde.


Mi piacerebbe terminare questo articolo con un concetto di Yongey Mingyur Rinpoche, maestro nepalese, il quale racconta: << Immaginate di guardare un luogo così vasto da andare oltre ogni possibile descrizione, ad esempio il Grand Canyon. Potete dire che è grande, che le pareti rocciose su entrambi i lati hanno un vago colore rosso e che vi aleggia un leggero odore di cedro. Ma non importa quanto accuratamente lo descriviate, quella descrizione non renderà mai appieno l'esperienza di essere di fronte a qualcosa di così vasto. Non sareste comunque in grado di comunicare la profondità e la vastità di quell'esperienza. >>

Grazie a www.gransassolagapark.it/index.php per le ulteriori preziosi informazioni e grazie a tutti quelli che avranno la pazienza di leggere queste righe e fra le righe.

Marco



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avatarsenior
inviato il 07 Dicembre 2016 ore 17:49

Complimenti per l'entusiasmo e la pazienza che hai avuto nel raccontare la vastità e le diversità di quel vasto ambiente naturale. Non ci sono mai stato ma per contro conosco i Monti Sibillini, e mi sono ritrovato in certe sensazioni, anche emotive, che hai così ben descritto. Cari saluti, Piergiovanni Sorriso

avatarjunior
inviato il 26 Gennaio 2017 ore 21:16

Complimenti per aver descritto con efficacia, passione e onestà questi luoghi a me molto familiari e cari.
Ti saluto con stima, Mariano.

avatarsupporter
inviato il 14 Giugno 2017 ore 21:32

ciao Marco...solo complimenti...!!! Bellissime foto che ritraggono il parco e anche, permettimi, il tuo stato d'animo, di un uomo sereno che specchia in questi bellissimi paesaggi la sua serenità interiore...bravissimo e grazie...!!!
Giacomo





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