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avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2016 ore 10:42

@Murmunto

Non tirerei in ballo tecnocrazie e altri mali della democrazia. Viviamo in una società complessa, ogni decisione di ampia portata impatta con moltissimi aspetti - civili, politici, economici, culturali, di sicurezza e prevenzione - e deve quindi bilanciare moltissime ragioni, anche contrastanti tra loro.

Ritengo che il parere dei tecnici sia utilmente e doverosamente espresso e costituisca uno di questi aspetti, tra i più importanti. Poi, non decidono loro. Ma non decidono neppure i critici d'arte o detentori del punto di vista "storia-cultura", anche loro rappresentano uno dei punti di vista in concorso, non certo la verità assiomatica.
Perchè in queste situazioni ci sono in gioco, tra le altre cose, tantissimi soldi di quelli che i cittadini pagano malvolentieri in tasse e balzelli.

Alla fine spetterebbe alla politica, in quanto espressione della volontà collettiva, fare sintesi di tutto e decidere gl indirizzi più opportuni. Sapendo che può sbagliare e che inevitabilmente scontenterà, in tutto o in parte, qualche ragione in concorso e qualche soggetto che la agita.

Sic...

user12181
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inviato il 03 Novembre 2016 ore 15:41

Stai dicendo esattamente quello che ho detto io, e lo stai dicendo molto meglio di me, io l'ho detto in modo polemico e tranchant, ma ho detto la stessa cosa, quando sostenevo che gli obiettivi li devono decidere i cittadini nelle forme della politica democratica. Ovviamente anche i tecnici sono cittadini e avranno molto da dire, ma non devono essere loro a decidere. Il mio accentuato disprezzo per i tecnici ignorantissimi di cultura storica (cultura intesa non tanto come conoscenze specifiche, specialistiche, ma come sensibilità spirituale, complesso organico di forme spirituali) non intende affatto auspicare il dominio degli storici dell'arte. Ma insomma quello che pensavo l'ho detto prima e l'hai ripetuto tu. Io continuo a ribadire polemicamente che la democrazia non è tecnocrazia, e credo che questo ribadire sia tutt'altro che fuori luogo, perché la crisi della democrazia in Italia, e non solo in Italia, da decenni alimenta una sinistra e apparentemente inarrestabile involuzione verso la tecnocrazia, non credo che te lo debba dimostrare (Giorgio Gaber addirittura ce lo faceva già notare decenni fa in una formidabile e raggelante canzoncina, ma forse oggi la possono apprezzare solo i maggiori di sessant'anni...). La miseria culturale, l'assenza di salde forme spirituali ("Spirituale" inteso non nel suo significato pretesco, ovviamente, vedi sopra) ha causato un progressivo trasferimento del potere alla ragione strumentale (cioè tecnica, per definizione ignara dei valori), credo sia nostro dovere opporci a questo fenomeno.

user12181
avatar
inviato il 03 Novembre 2016 ore 15:45

Stai dicendo esattamente quello che ho detto io, e lo stai dicendo molto più chiaramente di me, io l'ho detto in modo polemico e tranchant, ma ho detto la stessa cosa, quando sostenevo che gli obiettivi li devono decidere i cittadini nelle forme della politica democratica. Ovviamente anche i tecnici sono cittadini e avranno molto da dire, ma non devono essere loro a decidere. Il mio accentuato disprezzo per i tecnici ignorantissimi di cultura storica (cultura intesa non tanto come conoscenze specifiche, specialistiche, ma come sensibilità spirituale, complesso organico di forme spirituali) non intende affatto auspicare il dominio degli storici dell'arte. Ma insomma quello che pensavo l'ho detto prima e l'hai ripetuto tu. Io continuo a ribadire polemicamente che la democrazia non è tecnocrazia, e credo che questo ribadire sia tutt'altro che fuori luogo, perché la crisi della democrazia in Italia, e non solo in Italia, da decenni alimenta una sinistra e apparentemente inarrestabile involuzione verso la tecnocrazia, non credo che te lo debba dimostrare (Giorgio Gaber addirittura ce lo faceva già notare decenni fa in una formidabile e raggelante canzoncina, ma forse oggi la possono apprezzare solo i maggiori di sessant'anni...). La miseria culturale, l'assenza di salde forme spirituali ("Spirituale" inteso non nel suo significato pretesco, ovviamente, vedi sopra) ha causato un progressivo trasferimento del potere alla ragione strumentale (cioè tecnica, per definizione ignara dei valori), credo sia nostro dovere opporci a questo fenomeno. D'altra parte non è che poi personalmente io sia molto coinvolto in questa disperata guerra asimmetrica di resistenza, tra vent'anni (dico vent'anni solo per tenermi molto abbondante) sarò molto probabilmente cenere... (opterei per la cremazione).

avatarsenior
inviato il 03 Novembre 2016 ore 21:19

E' un rispettabile punto di vista.
Lo trovo fondato su presupposti assolutamente arbitrari ma la cosa è assolutamente lecita.

Ciò in cui si crede, ciò di cui si è convinti non deve per forza essere un teorema matematico, con tanto di dimostrazione e corollari.SorrisoSorrisoSorriso

E' lecito credere in dio, che filosoficamente e logicamente è un postulato, quindi si può anche sostenere che i tecnici siano ignoranti di cultura. SorrisoSorrisoSorriso

Non equivocherei però tra l'espressione di un punto di vista e l'esercizio di un potere arbitrario.
Viviamo - per fortuna - in un ordinamento civile abbastanza saldamente fondato sul confronto dialettico e non su imposizioni idealistiche. Questo comporta che la sintesi della volonta collettiva, quindi della sovranità, si realizzi per confronto e anche scontro (civilmente regolato) tra interessi diversi e antagonisti.

In una situazione del genere - società, ma anche aziende, associazioni, ecc. - la cosa peggiore che possa succedere è che i portatori di interessi pretendano di tutelare a modo loro gli interessi degli altri.
La cultura scientifica deve esprimersi nei termini e nei valori che le competono, lo stesso deve fare la cultura economico-sociale e quella umanistica. Quindi, quando quelli che chiami tecnocrati si pronunciano in certi termini, non stanno facendo nulla di aberrante: giocano semplicemente nel loro ruolo, esprimono un punto di vista necessario e rilevante su tutte le questioni di interesse collettivo. Il fatto che propongano soluzioni permeate di razionalità e empirismo non è un loro limite, è il loro valore. Altrimenti si potrebbe ribaltare il ragionamento e affermare, con la stessa attendibilità, che gli uomini di cultura umanistica siano degli inutili ciarlatani che agitano soluzioni campate in aria e insostenibili nella pratica quotidiana.
Sono entrambe conclusioni miopi e fuorvianti: si sta parlando di culture e punti di vista complementari e necessari ciascuno agli altri. Se la sovranità si esprime in modo squilibrato non è colpa dei punti di vista ma di chi non sa farne sintesi, così come se un processo finisce con una sentenza iniqua è colpa del giudice e non delle parti in causa, avvocati e procura. Quelli sonoportatori di interessi e li rappresentano legittimamente, poi la responsabilità dei responsi giusti ed equilibrati è dei soggetti
super partes
.

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