| inviato il 15 Settembre 2016 ore 11:34
“ Comprati le bottiglie a fisarmonica. „ Si trovano ancora o sono diventate anche loro oggetti d'antiquariato? |
| inviato il 15 Settembre 2016 ore 13:45
@Mattehorn nella soluzione diluita |
| inviato il 15 Settembre 2016 ore 18:25
“ Immergerla nello sviluppo ed osservarne l'annerimento significa svilupparla. Si tratta di una prova che poi non occorre fissare. Mi sembra chiaro. Fatto questo hai una prova che lo sviluppo è ancora buono. „ Da quella prova puoi dedurre che il rivelatore non è completamente andato... ma non è detto che sia ancora buono o utilizzabile, perchè potrebbe essersi ossidato in gran parte e non avere più la solita "forza"... ma dalla prova della codina non lo vedi. . Non c'è modo, se non tramite analisi chimica o sviluppando un rullino, di verificare la bontà di un rivelatore (a meno di eventi particolari, come colore, odore, precipitati, ecc ecc). È una prova che fa il paio con la "verifica" del buon andamento dello sviluppo... guardando i numerini sui lati della pellicola. Una prova che si può fare con la codina è il calcolo (approssimativo) del tempo di fissaggio minimo della pellicola. “ Comprati le bottiglie a fisarmonica. „ Meglio di no... tra le pieghe rimangono residui difficilissimi/impossibili da eliminare. Il rischio di contaminazione è molto alto. I chimici si conservano ottimamente mettendoli in bottiglie di coca cola da 1 litro(non sono diffusissime ma si trovano) ben lavate e spruzzando un po' di gas per accendini nella bottiglia, in modo da eliminare l'aria residua ed evitare che il chimico si ossidi con l'ossigeno atmosferico. Il tappo con guarnizione e una conservazione al buio e possibilmente al fresco fanno il resto. O, meglio ancora, bottiglie in vetro ambrato da laboratorio con tappo con guarnizione (e sempre il gas da accendini). |
| inviato il 15 Settembre 2016 ore 18:30
“ " Comprati le bottiglie a fisarmonica." Meglio di no... tra le pieghe rimangono residui difficilissimi/impossibili da eliminare. Il rischio di contaminazione è molto alto. „ Confermo! Le ho usate negli anni '70, ma i chimici si deterioravano più facilmente |
| inviato il 15 Settembre 2016 ore 18:41
Per estrarre la coda usa un altro spezzone di pellicola sul quale puoi applicare del biadesivo. Lo infili nel rullino ed estrai. Io facevo cosi secoli fa :-) |
| inviato il 17 Settembre 2016 ore 7:59
Anche il concentrato di HC110 (quello mieloso) dura molto, molto a lungo. Non so se raggiunga le "prestazioni" estreme del rodinal... ma si difende bene. Ed è una delle ragioni per cui li preferisco, ad esempio, agli sviluppi in polvere (D76, ID11, microphen, ecc ecc): questi finchè sono in polvere sono eterni, ma una volta diluiti li devi far fuori in 2-3 mesi al massimo. La seconda ragione è che rodinal e HC110 sono one shot*: diluisci il necessario, sviluppi e butti tutto: Nessun problema di conservazione della soluzione diluita, nessun conto per compensare "l'uso" del chimico con un aumento di tempo di sviluppo... tutto molto più semplice, immediato e sicuro. *In realtà la soluzione di HC110 può essere anche riutilizzata con il suo replenisher... ma a meno di fare decine di rullini al giorno, non ne vale la pena. Il costo poi è irrisorio: 25€ per 1 litro di sciroppo concentrato, contando che, mediamente, per ogni rullino/rullo se ne usano 10ml... |
| inviato il 17 Settembre 2016 ore 9:23
Uno dei punti di forza del vecchio Rodinal è che in diluizioni fino a 1+100 e con opportune variazioni dei tempi di sviluppo e dell'agitazione, su pellicole a bassa sensibilità e magari sovraesposte può raggiungere una nitidezza e una resa dei particolari veramente impressionanti, comportandosi oltre tutto come un finegranulante (che in teoria non dovrebbe essere una sua caratteristica). Roba da avvicinarsi alla resa dei 9x12 da banco ottico! Negli anni '70 si trovavano "ricettari" per questo tipo di trattamenti; non so se siano ancora reperibili (in particolare per le pellicole più recenti). |
| inviato il 17 Settembre 2016 ore 9:45
“ Uno dei punti di forza del vecchio Rodinal è che in diluizioni fino a 1+100 e con opportune variazioni dei tempi di sviluppo e dell'agitazione, su pellicole a bassa sensibilità e magari sovraesposte può raggiungere una nitidezza e una resa dei particolari veramente impressionanti, comportandosi oltre tutto come un finegranulante (che in teoria non dovrebbe essere una sua caratteristica). Roba da avvicinarsi alla resa dei 9x12 da banco ottico! Negli anni '70 si trovavano "ricettari" per questo tipo di trattamenti; non so se siano ancora reperibili (in particolare per le pellicole più recenti). „ Intendi il "famoso" sviluppo stand? Mah, da quello che ho visto e letto è "tutta scena", nel senso che i dettagli sono sempre quelli, ma la foto sembra più definita grazie all'effetto bordo. Anche sul finegranualnte ho i miei dubbi... probabilmente lasciando a mollo così a lungo la pellicola, la grana ha tempo di spappolarsi (ma a 'sto punto l'effetto bordo cala...) ... ma "rodinal finegranulante" rimane un ossimoro. La resa del banco ottico, ma anche ""solo"" del medio formato, con il 35mm NON la raggiungi... e nemmeno ti ci avvicini . |
| inviato il 17 Settembre 2016 ore 10:12
Mah ... all'epoca avevo fatto la prova con una Agfaortho 25, esposta per soli 6 ASA e sviluppata in Rodinal 1+100 per soli 6 minuti e scarsa agitazione; sempre all'epoca ho trattato anche alcuni 6x6 (trattamento normale), ma sul formato 30x40 cm non raggiungevano i risultati di quell'Agfa. Certo, a 6 ASA i tempi di esposizione ... Però erano esperimenti, ma i risultati rimanevano notevoli; oltre tutto la grana non si spappolava affatto, altrimenti i bordi non sarebbero risultati così taglienti su un 30x40 P.S. oltre tutto l'Agfaortho, che solitamente è una pellicola fin troppo contrastata, risultava ben più morbida e lavorabile |
| inviato il 19 Settembre 2016 ore 16:55
ok stasera faccio la prova con la coda del rullino; ma alla luce di quanto scritto in aggiunta ... "non si capisce più una madonna" e non so a che strada affidarmi, mah... |
| inviato il 21 Settembre 2016 ore 11:02
Aggiornamento. Fatta la prova; immerso lo spezzone di pellicola (la lingua iniziale, che già normalmente si taglia via all'apertura del rullino) nella soluzione di sviluppo. Ho potuto osservare l'annerimento dello spezzone (come tempi non ho preso alcun riferimento). Ho proceduto, pertanto, allo sviluppo regolare del rullino (con compensazione dei tempi in funzione della temperatura del liquido di sviluppo); a procedura ultimata ho potuto constatare il corretto sviluppo della striscia, ed avere conferma del buon contrasto visibile nei numeri e nelle lettere di riferimento presenti lungo i bordi perforati. Ora valuterò ancora se sostituire i liquidi, visto che per arrivare ad avere almeno 1/2 rullini da sviluppare ci passano circa altri 2 mesi. |
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