| inviato il 10 Agosto 2016 ore 14:35
Perception and illusion For the images I use color negatives, which I developed as black & white photos. Using this method, the photos become more of an abstraction; the landscape becomes “seasonless”. After that I sew (sewing machine) the photos. The photography simulates a reality and documents the transience. The treatment is integrated into the scene. When the viewer is a distance the photo looks like “one” picture. But closer to the photo the viewer will clearly see manipulation. The treatment turns the landscape into a ”real image of fiction”. "It is not possible to show a three-dimensional photograph again as a picture. The quality of the photos is just for documentation" Sito Web: irishutegger.ch/content/?page_id=362 In poche parole le fotografie ottenute dallo sviluppo dei negativi, vengono in seguito ricamate ad hoc con una macchina da cucire. |
user39791 | inviato il 10 Agosto 2016 ore 14:37
Francesco innanzi tutto il post è di Labirint per cui le regole se vuole le propone lui, il mio era solo un invito personale a sfruttare questo spazio in modo visivo e non letterario e non eri certo tu, in particolare, l'interlocutore a cui mi rivolgevo. |
| inviato il 10 Agosto 2016 ore 14:38
wow... in pratica direi che si va oltre la foto creando un vero e proprio "oggetto" da esporre. Non volevo fare un elenco di autori, ma la mia idea è appunto una cosa visiva, cioè non facendo solo un discorso generico ma portare come stiamo facendo esempi concreti in modo da parlare davvero di fotografia, o magari nel mio caso straparlare :-P |
| inviato il 10 Agosto 2016 ore 14:39
Filiberto, peró, ammetterai che accatastare una serie di immagini ed autori, senza un minimo approfondimento, rischia di divenire un'operazione del tutto confusionaria. |
| inviato il 10 Agosto 2016 ore 14:42
Si tratta, a questo punto, ANCHE di specificare il nostro pensiero senza incappare nelle trappole della terminologia. Prendendo dunque atto che ciascuno di noi ha elementi di diversità rispetto miliardi di altri simili, non possiamo negare l'esistenza di un'originalità "fisiologica". Il problema è raggiungerne la consapevolezza ed avere la sincera ed autentica capacità di tradurla in realizzazioni (nel nostro caso, fotografie) che ne siano inconfutabile e condivisibile testimonianza. Non credo sia una questione di "testimonianza umana" o di "fredda rappresentazione" (ricordiamo i coniugi Becker!). In entrambi i casi quello che regge quei lavori, quello che li fa andare oltre, è solo quella fondamentale capacità così come l'ho definita sopra. Poi si tratta di valutarne il "peso" espressivo, dove per espressività possiamo ricomprendere qualsiasi opera dell'ingegno umano. Questo è il più difficile, controverso ma indispensabile, processo critico che dovrebbe riguardarci tutti nel giudicare la fotografia in generale e la nostra in particolare. È ciò che fa di Giacomelli un grande mentre di quasi tutti i suoi contemporanei, carichi di onorificenze FIAF e di vittorie in mille concorsi, nessuno ricorda il nome. |
| inviato il 10 Agosto 2016 ore 14:43
@Labirint: esattamente, l'autrice che ho proposto é considerata una vera e propria artista. Infatti, seppure utilizzi una base fotografica importante, il prodotto finale va visto come un risultato piú operistico. |
user39791 | inviato il 10 Agosto 2016 ore 14:56
Beckerwins il mio era solo un invito personale a dare risalto all'aspetto visivo di questi autori. Il minimo approfondimento è necessario, ma credo di essere stato abbastanza chiaro su ciò che volevo dire. Dopo di che ognuno porterà il suo contributo come meglio crede. |
| inviato il 10 Agosto 2016 ore 15:34
Sicuramente tanto di cappello a chi riesce a realizzare progetti così, tipo quello dell'aeroporto. Ci vuole determinazione...piu che altro per rimanere concentrati una volta arrivati al da farsi, cioè a scattare. Personalmente credo che molti fotografi confondano l'Idea, con un certo cliché dove regna solo l'argomento "tristezza". Cioè dove non ragionano nemmeno loro, su cosa vogliono comunicare. Ma credo che sia solo parte di un percorso, che ognuno di noi deve affrontare. |
| inviato il 10 Agosto 2016 ore 15:53
Ovviamente rischio c'è, nel senso che magari si prova a intraprendere percorso e nella nostra testa idea è ben chiara ma non riusciamo a comunicarla, altre volte invece ci si rifà a un estetismo di un autore o un movimento senza riuscire a riportarne o a capirne i contenuti. Esempio di Ruff con i ritratti neutri potrebbe essere significativo, magari anche noi possiamo farli (non con grande formato e probabilmente non con sua accuratezza..), ma questo non significa diventare improvvisamente autori, artisti o come ci si preferisce definire. Beckerwins credo si riferisse anche a questo quando parlava di cose cervellotiche ossia perdersi dietro a un concetto astratto e poi non riuscire davvero a essere incisivi o a creare qualcosa che sia comunicativo e fruibile |
user82202 | inviato il 10 Agosto 2016 ore 15:59
seguo |
| inviato il 10 Agosto 2016 ore 16:42
Aggiungo a quello che ha pubblicato Filiberto la spiegazione dell'autrice che trovo tremendamente vera anche attualmente anche se questo suo lavoro è di diverso tempo fa: “ Sandy Skoglund: From the end of the seventies I used the subject of food as a means to create a common language. After all, everyone eats. So, my purpose in working with the subject of food was initially to create a bond with the spectator of my work. As I gazed around at the world of food I realized that human intervention with the appearance of food is a broad cultural phenomenon. The manipulation of food in terms of shape, color, taste, and so on, has achieved highly unnatural results. In the developed Western cultures, the shipping of food over long distances has given rise to artificial colors to simulate a freshly picked fruit or vegetable, for example. In the medium of commercial photography, the truth of the food is sacrificed for the appearance to the camera, resulting in shiny oily coatings to make something look juicy, and drops of dimethicone to imitate the sweat on a cold glass of freshly poured beer. The quality of freshness becomes something to be re-created in our contemporary world of plethora of options and possibilities. „ Devo dire che anche a me piace perchè riesce bene a coniugare estetica con un messaggio |
user86925 | inviato il 13 Agosto 2016 ore 9:19
Hiroshi Sugimoto “ «Una sera ebbi una specie di allucinazione. Il botta-e-risposta interiore che seguì questa visione fu una cosa del tipo: "è possibile immortalare un intero film in un singolo fotogramma? e cosa otterrei?"; la risposta fu: "nient'altro che un rettangolo luminoso". Mi misi immediatamente all'opera per materializzare l'idea. Camuffato da turista, entrai in un cinema di seconda categoria dell'East Village di New York portando con me una fotocamera grande formato. Non appena il film ebbe inizio, azionai l'otturatore con il diaframma alla massima apertura; due ore dopo, alla fine del film, chiusi l'otturatore. La sera stessa sviluppai la pellicola: la mia visione era lì, di fronte ai miei occhi» „ www.nadir.it/recensioni/SUGIMOTO/sugimoto.htm
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user86925 | inviato il 13 Agosto 2016 ore 10:35
“ Si tratta, a questo punto, ANCHE di specificare il nostro pensiero senza incappare nelle trappole della terminologia. Prendendo dunque atto che ciascuno di noi ha elementi di diversità rispetto miliardi di altri simili, non possiamo negare l'esistenza di un'originalità "fisiologica". Il problema è raggiungerne la consapevolezza ed avere la sincera ed autentica capacità di tradurla in realizzazioni (nel nostro caso, fotografie) che ne siano inconfutabile e condivisibile testimonianza. Non credo sia una questione di "testimonianza umana" o di "fredda rappresentazione" (ricordiamo i coniugi Becker!). In entrambi i casi quello che regge quei lavori, quello che li fa andare oltre, è solo quella fondamentale capacità così come l'ho definita sopra. Poi si tratta di valutarne il "peso" espressivo, dove per espressività possiamo ricomprendere qualsiasi opera dell'ingegno umano. Questo è il più difficile, controverso ma indispensabile, processo critico che dovrebbe riguardarci tutti nel giudicare la fotografia in generale e la nostra in particolare. È ciò che fa di Giacomelli un grande mentre di quasi tutti i suoi contemporanei, carichi di onorificenze FIAF e di vittorie in mille concorsi, nessuno ricorda il nome. „ molto interessante questo intervento, come tutte le argomentazioni sprigionate in questo ottimo post... riflettendo sui presupposti iniziali di Labirint: “ L'idea, il concetto di fondo ha sempre avuto una grossa importanza, ma credo che attualmente ancora di più se ci si vuole elevare dalla massa enorme di foto che sono ovunque. „ credo che realizzare un bel progetto su un ottima idea, magari originale o reinterpretata, possa far correre il rischio all' autore di incanalarsi in un identificazione, un etichetta, che limita ulteriori vene creative con nuove idee... è stato citato Spencer Tunick , autore ormai riconoscibilissimo per i suoi lavori, l' idea di base però è sempre la stessa, si è distinto sicuramente "dalla massa enorme di foto che sono ovunque" ma come autore affermato si sentirà mail libero di proporre una nuovo progetto con una nuova idea ? non voglio mettere sulla bilancia nessuno, ne criticare o giudicare, (anche perché non ne ho le competenze) ma ci sono autori che sviluppano una singola idea in molteplici sfaccettature ed autori che inseguono un tema dominante realizzando sempre nuovi progetti con nuove idee per realizzarli. Hiroshi Sugimoto oltre al progetto "Theaters" ha realizzato "Architectures" dove la tecnica dello sfocato priva le architetture moderniste di connotazioni temporali, "Seascapes" i lunghi tempi di esposizione bloccano il movimento delle onde in immagini eterne, "Portraits" realizzati fotografando i personaggi dei musei delle cere è l'immortalità stessa, "Dioramas" di cui Sugimoto racconta: “Quando andai a New York per la prima volta, nel 1974, feci vari giri turistici per la città e visitai tra l'altro il Museo Americano di Storia Naturale. Ebbi una curiosa illuminazione guardando i diorami degli animali: gli animali impagliati nell'ambientazione dei fondali dipinti non sembravano affatto veri, mentre una sbirciata veloce con un occhio solo cancellava ogni oggettività e dava loro un aspetto quanto mai reale. Avevo trovato il modo di guardare il mondo come se fossi una macchina fotografica. Per quanto falso sia il soggetto, in fotografia sembra vero”. Il tempo è dunque il tema dominante nell'opera di Sugimoto. questo per dire che ci sono idee che permettono lo sviluppo di altre idee, di un tema caro all' autore e che la fotografia aiuta a perseguirlo, mentre altre idee più forti, più originali - nel senso puro del "non si era mai visto prima" - come i nudi di Spencer Tunick che rischiano di far impantanare l' autore relegando la fotografia ad una mera rappresentazione dell' evento artistico, umano e non umano, reale e non reale. forse sono OT |
| inviato il 16 Agosto 2016 ore 11:27
è comunque un interveno interessante e credo valga per tutti i campi artistici, quando un autore ha uno stile molto forte il pubblico si aspetta sempre che questo venga mantenuto. Approfitto per mettere foto di Tunick così tutti capiscono di cosa parliamo
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