| inviato il 14 Luglio 2016 ore 17:01
Mi ha colpito una discussione: una principiante assoluta chiede lumi circa una relfex da acquistare. Come logico, le viene chiesto quello che ci vuole fotografare e la sua risposta, in sostanza, è "quello che mi passa davanti ogni giorno". Strana cosa per chi fotografa da una vita forse, ma direi piuttosto ovvia, come risposta, per chi deve iniziare (perfino Cartier-Bresson all'inizio non lo sapeva cosa gli piaceva: voleva fare fotografie e fotografava quel che c'era. Perlomeno così dice...). Nello sviluppo della discussione si fanno via via strada parole come "street" ecc.... per desumere cosa lei fotograferà. Detto che in contenitori strutturati, vedi appunto un forum per esempio, una certa categorizzazione precisa ha certamente utilità, non foss'altro per catalogare le immagini in modo organico e facilitare magari la ricerca... Ma ha davvero senso accostarsi alla fotografia per categorie? Cioè, non tanto nella fase di "ricerca nel web" appunto (che ha una logica), ma in fase di avvicinamento, di creazione di un'immagine? Non è che finisce per essere un ulteriore paletto (ripeto, in fase di realizzazione dello scatto) che genera più limiti che opportunità? Ricordo di aver per esempio proposto, tempo fa, una foto di donna di spalle, nella pianura padana. La misi in "ritratto" (dubbioso ovviamente: dove si mette una donna di spalle, nella pianura padana?!?). Mi fu obiettatto, giustamente, che ritratto non era. Ma se avessi scelto per esempio "street" sarebbe mancato davvero tutto, per essere tale, e ben altre sarebbero state le (ancor più giustamente motivate) critiche. E d'altro canto, mica tutto quel che non si può categorizzare precisamente può essere.... "concept" Forse è un limite mio, ma continuo a trovare di grande fascino, bellezza e qualità di visione, due ormai antichi pensieri di E. Weston: “Il mio vero programma si riassume in una sola parola: vita. Voglio fotografare qualsiasi cosa che la vita stessa mi suggerisce”. “La fotocamera deve essere utilizzata per la registrazione della vita, per ricercare la quintessenza del soggetto stesso, sia che si tratti di acciaio lucido che di carne palpitante”. Per chiarire: una piccola riflessione, che non è ovviamene un voler sindacare chi pratica generi ben definibili (sport piuttosto che macrofotografia ecc...), perchè in taluni casi la categorizzazione è nell'ovvietà evidente delle cose e c'è da che mondo è mondo .... E' una stupidaggine solo mia? Saluti F |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 17:47
Non ho capito qual è la tua preoccupazione... se uno fa il fruttivendolo va al mercato e sceglie in base alle categorie di frutta e verdura, ma in ambito creativo vale il criterio di serendipità: quando cerchi l'ago nel pagliaio capita sempre di trovare qualcos'altro, se sei fortunato ti capita la figlia del contadino. |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 17:50
Nessuna preoccupazione, ci mancherebbe Gerr.nat Così, per chiacchierare: per capire se a concentrarsi troppo sull'ago poi si rischi di non accorgersi che passa la figlia del contadino |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 17:53
Appunto, sempre drizzate le antenne Il problema potrebbe essere la scelta degli attrezzi, in certi casi complica le cose. Quand'ero giovane portavo sempre tutto, soprattutto tele, oggi invece soprattutto grandangoli. E' brutto segno che dici? |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 17:55
Assolutamente! L'unica cosa certa è che, prima o poi, passa |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 17:58
Passa spesso, ma io non riesco quasi mai ad acchiappare kairòn. A pensarci bene anche questa potrebbe essere una categoria, il momento giusto. C'è chi sceglie un luogo e momento sapendo che le possibilità sono alte, ma quante volte va a vuoto, o peggio prende qualcosa ma poi non sa come categorizzarla. |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 18:05
Condivido in pieno la tua considerazione Francesco e non penso affatto che sia inutile o inappropriata. Penso che il fotografo, a qualunque tipologia appartenga, in piena libertà d'azione e scelta, si misuri solo con la realtà che percepisce attraverso il suo sguardo, uno sguardo che è fatto di idee, misura, passato e presente, uno sguardo che contiene molte migliaia di fotografie realizzate e viste, poi alla luce di tutto questo, osserva e lascia o fa sua una scena che incontra, interpretandola attraverso l'immagine che forgia. I limiti di genere sono sempre limiti in fotografia. Ciao Patrizio |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 18:10
Grazie per il tuo passaggio Patrizio, sempre attento e misurato... Aggiungerei, come diceva uno famoso, non solo migliaia di fotografie, ma anche migliaia di libri letti, di film visti, di donne e uomini incontrati... Buona serata F |
user39791 | inviato il 14 Luglio 2016 ore 18:12
“ ma in ambito creativo vale il criterio di serendipità „ “ La capacità di rilevare e interpretare correttamente un fenomeno occorso in modo del tutto casuale durante una ricerca scientifica orientata verso altri campi d'indagine. „ Non sarò creativo ma io esco di casa per fare street, cerco appositamente i soggetti che voglio fotografare e le situazioni che voglio fotografare. Cerco di avere un progetto, al caso cerco di lasciare il meno possibile. Lascio molto alla fortuna (non ho altra via) perchè è fortuna trovare i soggetti e le situazioni che cerco. Però - almeno per me - tra caso e fortuna ci passa molto, perchè quando la trovo la mia è una fortuna cercata e non casuale. |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 18:17
Certamente la lettura è un elemento insostituibile. Cambia però con il tempo, da giovani si leggono avidamente i manuali e poi si cerca di dimenticarli per ricordare solo quello che vale. Gli autori, il mondo con la sua vita reale, l'esperienza del vivere che forma le idee, quelli si leggono, si cercano e restano per sempre. |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 18:20
D'accordo, i Romani chiamavano il caso Occasio, i greci Kairòn. Indubbiamente è importante prepararsi per riconoscere l'attimo fuggente, ma io non ho capito ancora quanto conta la fortuna e quanto la bravura. Chi ha detto "Preferisco avere fortuna che talento" percepì l'essenza della vita. |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 18:23
Patrizio, è per questo che io ho sempre preferito il "progetto fotografo" al "progetto fotografico". Pensando che se il fotografo si arricchisce farà forse buone cose, mentre all'opposto rischierà di chiamare "progetto" qualche ordinata serie di fotografie con comune denominatore... |
| inviato il 14 Luglio 2016 ore 18:24
“ da giovani si leggono avidamente i manuali e poi si cerca di dimenticarli per ricordare solo quello che vale. „ Io da giovane leggevo Le memorie di Casanova e Urania. Poi un giorno mi è capitato L'occhio del fotografo, pensavo fosse un triller...
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