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Diffrazione..fobia o realtà?


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avatarsupporter
inviato il 11 Luglio 2016 ore 12:02

Buongiorno a tutti..sono a porvi una domanda magari stupida, ma che secondo me merita una riflessione.
Leggendo su internet ho visto che chi possiede le m4/3 se chiude il diaframma oltre F11 rischia seriamente di andare in diffrazione.
La domanda quindi è questa..meglio scattare una foto a F11 piuttosto che F16, oppure fare due scatti a F5.6 (uno per il primo piano e uno per lo sfondo) e poi unirli?
Grazie ancora!

avatarsenior
inviato il 11 Luglio 2016 ore 12:49

La diffrazione è un fenomeno fisico che causa un deterioramento della qualità dell'immagine, ma questo decadimento è progressivo e può appunto essere tale da rovinare un'immagine o addirittura impercettibile.

Molto dipende dalla qualità dell'ottica.

Col 40-150 2.8, che è molto risolvente, a f11 ci scatti tranquillamente anche se la diffrazione parte molto prima:



Olympus Day by Andrea, su Flickr

Qui, in questo caso, si poteva chiudere anche di più, perché comunque la base di partenza dell'immagine è molto buona e anche se interviene la diffrazione la qualità complessiva resta validissima.

Meno la lente è buona, però, e più il problema sarà visibile a diaframmi inferiori.

Il secondo fattore da considerare è la stampa, cioè quanto grande stampi. Più vai su formati maggiori, più dovrai stare attento alla diffrazione.

Quindi, tornando al limite di f11: può essere una norma generale. Ma con alcune lenti potrai andare anche oltre, con altre invece sarà un limite già buono.

Sempre tenendo conto che se stampi un 13x18, io di problemi proprio non me ne farei.

Ciao. Sorriso


avatarsenior
inviato il 11 Luglio 2016 ore 16:26

"Molto dipende dalla qualità dell'ottica"

Ci va aggiunto che migliore è l'ottica, più nitida è, a diaframma più aperto e di più vedi la diffrazione, se il formato di stampa ti permette di vederla.


"Meno la lente è buona, però, e più il problema sarà visibile a diaframmi inferiori."

Se per "inferiori" intendi a numero F inferiore, F come numero inferiore, cioè a diaframma più aperto, questo NON è vero, è vero esattamente il contrario.

La diffrazione si innesca subito chiudendo il diaframma anche di una frazione minima: se l'ottica è molto nitida, ossia se a tutta apertura ed ai diaframmi molto aperti l'ottica non ha aberrazioni significative, la diffrazione danneggia (velo) l'immagine anche chiudendo poco il diaframma, e poi aumenta, e la vedi subito perché non ci sono le altre aberrazioni che la mascherano.

Se l'ottica è invece poco buona, ossia se presenta aberrazioni rilevanti a diaframma tutto aperto ed a diaframmi molto aperti, la diffrazione si innesca con modalità ed in quantità del tutto identiche, chiudendo il diaframma anche di una frazione minima e poi aumenta, ma in quel caso resta mascherata dalle altre aberrazioni e non la vedi fino a che, chiudendo il diaframma, non arriva ad un livello tale che il velo diffrattivo supera le altre aberrazioni, che invece di norma si riducono chiudendo il diaframma.

In altre parole, più le ottiche sono nitide, peggio si comportano sulla diffrazione, maggiori sono i danni all'immagine prodotti dalla diffrazione, si vede a diaframmi più aperti.

Occhio poi che la diffrazione il sensore la deve registrare per farla vedere in immagine, non basta che l'ottica la produca: più il sensore è denso, ovvero più la risoluzione in Mpx della fotocamera è alta, meglio e di più il sensore registra la diffrazione.

A pari formato di sensore, le fotocamere a tanti Mpx, ossia con Pixel Pitch piccolo, velano di più e velano prima, a diaframmi più aperti, le immagini, rispetto alle fotocamere a pochi Mpx, col Pixel Pitch, il "Pixel", grosso (ma è sbagliato chiamarlo Pixel).

Tra le due sorgenti di diffrazione, che si sommano sull'immagine finita, ossia fotocamera che registra (se non la registra NON C'E', non è che non si vede, in immagine NON C'E') ed ottica che la produce, quale delle due dà il contributo più alto?

La fotocamera, e di gran lunga.

....non c'è rosa senza spine: ottiche nitide e fotocamere a tanti Mpx vanno in crisi, se chiudi molto il diaframma, crisi forte, sulla diffrazione.


avatarsenior
inviato il 11 Luglio 2016 ore 16:36

Sull'aspetto fisico ti anno già risposto. E' una relatà. . Per le m43 la stessa Olympus cautelativamente pone un limite ad f8 nel suo scatto high res per E-M5 ii e PEN-F.

Però colgo l'occasione per portare alla luce un aspetto che avrei voluto trattare da sempre e per questo dico
sì è una fobia Eeeek!!!

Mi spiego. Non è sempre vero che la nitidezza sia il parametro fondamentale. Così come l'assenza di rumore (p.e. meglio una foto rumorosa ad alti ISO che una mossa). Sappiamo benissimo che un'alternativa allo scatto in iperfocale, spesso migliore ma con lavoro in post e risultati non sempre uguali (si pensi a soggetti in movimento anche lieve col doppio scatto) sia il doppio scatto a varie distanze di MAF. E tu lo hai giustamente citato come esempio. Però una terza alternativa è sparare uno singolo scatto ad f20 con tanti saluti alla diffrazione ma con una profondità di campo da paura.

avatarsupporter
inviato il 11 Luglio 2016 ore 16:52

Comunque sia chiaro, una bigmpx a f/16 conserva in ogni caso visibilmente più dettaglio di una 16-18mpx

avatarsenior
inviato il 11 Luglio 2016 ore 18:04

Esatto Otto, hai perfettamente ragione, e molti credono alle leggende.

Non solo a f/16, ma pure a f/22.

Ho appena visto i grafici di DXO di un obiettivo eccezionale, il Nikon 300/2.8 VRII.

Bene, a f/22 la D810 (36Mpx) ha migliori risultati della D750 (24Mpx) che a sua volta va meglio della D3 (12Mpx).

In pratica esattamente il contrario di ciò che dice Pollastrini, e questo, ripeto, addirittura a f/22, il diaframma più chiuso testato.

avatarsupporter
inviato il 11 Luglio 2016 ore 18:11

Vi ringrazio, ora iniziò ad avere le idee più chiare di prima..riassumendo possiamo dire meno pippe mentali e più foto, senza esagerare con diaframmi chiusi a F22, ma conoscendo pregi e difetti del mezzo nelle nostre mani!

avatarsenior
inviato il 11 Luglio 2016 ore 20:37

Ho appena visto i grafici di DXO di un obiettivo eccezionale

I grafici di Dxo ho smesso di guardarli da quando ho scoperto delle relazioni fantascientifiche, questo è un esempio:
Stesso obiettivo (M.Zuiko 12-40 pro); stesso sensore (Oly E-pl5 e Oly E-pl7)
goo.gl/yfJg8N
goo.gl/hWNfQ6
da questo test si deduce che: o la pl7 è "nettamente" inferiore alla pl5, oppure il 12-40 pro non va bene per la pl7.

avatarsenior
inviato il 11 Luglio 2016 ore 20:40

meglio una foto rumorosa ad alti ISO che una mossa

cosa che scoprii anni fa con la bridge quando, per tenere gli iso bassi, tornai con delle stupende foto di picchi rossi da buttare in toto Triste

avatarjunior
inviato il 22 Luglio 2016 ore 23:51

Se hai bisogno di sfruttare tutti i 16-20 Mp degli attuali sensori m4/3, lascia proprio perdere f/16 e f/22 perché il danno è evidente. Se invece la foto è destinata ad essere ricampionata a 2-3 Mp per essere visualizzata a schermo, l'effetto della diffrazione diventa quasi impercettibile.


Giusto per vedere quanto costa in termini di perdita di nitidezza la maggiore profondità di campo ottenibile con la chiusura del diaframma ho provato a fare una serie di scatti test un po' estremi (in termini di differenza di distanze primo piano-sfondo) con il mio obiettivo preferito (Panasonic 15mm).

Allego di seguito il link: nella sotto-cartella "Ritagli" ho messo i crop della zona centrale del fotogramma (ritaglio non distruttivo, non ricampionato): per informazione il punto di messa a fuoco è sul giornale che sta a 1,5 m dalla macchina; lo sfondo è rappresentato dalla persiana bianca che spunta sopra il giornale e che sta a 19 m dalla macchina.

In buona sostanza da f/5.6 fino a f/11 il degrado nella nitidezza del primo piano si accompagna ad un incremento nel dettaglio dello sfondo; a f/16 invece l'effetto della diffrazione è tale da peggiorare la nitidezza in ogni punto del fotogramma.

www.dropbox.com/sh/4x8tdohtixemfhd/AAATuLN35fPrSuLXwTJcvLhQa?dl=0

avatarsenior
inviato il 23 Luglio 2016 ore 0:04

Tutte le ottiche lavorano in diffrazione; qualsiasi sia il loro rapporto focale nativo.

La diffrazione dipende solo dal rapporto focale; questa è la formula della diffraction cutoff frequency :




Tutte le frequenze superiori a quella soglia sono tagliate via, come una sorta di filtro OLPF.
Le curve MTF degli obiettivi, in genere, migliorano chiudendo di qualche stop solo perché vengono limitati gli atri difetti ottici. La diffrazione aumenta sempre.

E' un falso mito però che i sensori più densi peggiorino la situazione; è il contrario.
La densità del sensore comporta un aumento della frequenza di campionamento spaziale; ma la diffraction cutoff frequency resta la stessa.
La stessa ottica produce curve MTF sempre più elevate all'aumentare della densità del sensore che la campiona; il guadagno tende asintoticamente a zero, ma non è mai negativo.

user3736
avatar
inviato il 23 Luglio 2016 ore 0:42

La domanda è. ...a parte la fotografia macro (per cui c'è la rivoluzionaria funzione focus bracketing/stacking ) quand'è che si rende necessario chiudere oltre f8 con le focali reali che si usano sul m4/3?

avatarsenior
inviato il 23 Luglio 2016 ore 4:05

Ritratto in studio, paesaggio, posa B

avatarsenior
inviato il 23 Luglio 2016 ore 7:32

Street?

user3736
avatar
inviato il 23 Luglio 2016 ore 8:15

Street? E restando su formato pieno quale obiettivo restituisce una foto non adeguata usando diaframma f20?? ...essendo la focale equivalente ottenuta dal ritaglio di una focale corta va da se che basta la metà dell' f-stop ...capisco se uno è senza filtri ND ma si può usare il Live Composite con sequenze di fotogrammi da 1 secondo ...
Per i flash in studio...spero siano dimmerabili vero? Semplicemente basta metà lampo!
E per ottenere la stessa cosa che fai con un 200mm a f20 usi un 100 mm a f10 ...perché dovrei volere f40 equivalenti?

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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