| inviato il 30 Aprile 2016 ore 3:32
Sarà perchè sono le tre e trenta di notte ed un poco mi annoio butto giù due righi, così mi do l'illusione della compagnia . Guardavo faccialibro e le foto fatte con i vari telefoni pensando "beh però...belle, niente male....azz questa io non sarei riuscito a farla manco volendo" insomma, cose del genere. Un pensiero tira l'altro ed uno si domanda anche perchè fare tanta fatica a fare una foto decente in questo mare magnum d'immagini. Io penso in vent'anni di aver fatto una sola fotografia veramente buona, veramente insostituibile e sentita; quell'immagine che rappresenta perfettamente ciò che mentre si scattava c'era nella propria mente, un'estensione di se stessi insomma. Poi, sempre di pensiero in pensiero, ho realizzato quanto sia bello sbagliare, nel senso che tutte quelle fotografie che sbaglio mi spingono a migliorare, a tornare in un posto già visto e semplicemente alimentano la mia passione per la fotografia. Oltre che della fotografia ho anche la passione degli scacchi, un bel gioco che come la fotografia si studia sui libri, infondo però il vero miglioramento avviene dopo una partita che si è persa perchè dall'avversario più forte si è appreso qualcosa. Ora gran maestro di scacchi non sarò mai, come non sarò mai un grande fotografo e la cosa infondo mi piace, non perchè non voglia sentirmi realizzato in una mia passione ma per mantenere viva quella sensazione d'ingenuo piacere nel fare le cose. Mi piacerebbe essere ancora più libero dall'approvazione degli altri e fare qualcosa per un egoistico piacere personale. Infondo però questo è un pensiero che si può rivoltare come un calzino passando da "tutto se fatto solo per me ha senso", a "tutto ha senso solo per gli altri". Queste due declinazioni sono egualmente valevoli, nessuno può dire meglio l'una o l'altra. Poi già il semplice mio essere qui su questo forum dimostra come la mia idea d'indipendenza dagli altri sia utopica, perchè siamo esseri sociali e godiamo dell'apprezzamento in generale, però comunque m'incuriosisce il vostro parere puramente ideale sul cosa sia poi più importante in uno scatto. Il giudizio proprio o quello altrui? |
| inviato il 30 Aprile 2016 ore 10:02
Sono le 9:20 da due ore sono al lavoro e non sono ancora lucido abbastanza, comunque: perchè fotografo, o meglio perchè uso una macchina fotografica, reflex, compatta o smartphon che sia, perchè mi fa sentire bene, mi rilassa. Quando fotografo, creo un legame tra me ed il soggetto, persona o cosa o paesaggio che sia, pongo un'attenzione maggiore al mondo, lo vedo, come dicevano nel film Avatar, vivo in maniera più intensa le cose e ne conservo maggiore memoria. Detto questo, tornando al tuo discorso, viene da se che l'approvazione degli altri non determina il mio grado di soddisfazione, mi piacciono i complimenti, sia chiaro, ma non li cerco, preferisco i consigli e le critiche sugli aspetti tecnici per poter migliorare la mia espressione fotografica. La foto deve piacere a me altrimenti non la scatto, il momento determina il mio giudizio, se è giusto il momento la foto sarà ciò che soddisferà il mio gusto, sull'esito dello scatto sono molto buono e di manica larga con la valutazione Capitava agli inizi che, preso dalla frenesia ogni uscita, anche per andare alla coop, era occasione di foto, 50, 100 foto in un attimo, ma non erano mie e immancabilmente venivano cancellate senza remore, poi una sera, in giardino ho fatto la mia prima lunga posa, con sedia e birra e come te stanotte ho pensato, mi sono goduto il momento, la vicinanza con ciò che mi circondava, meraviglioso e ho preso un'altra birra. Ok, ci ho messo 40 min a scrivere, sono al lavoro, forse mi sono un po' perso tra un'interruzione e l'altra, spero di essere stato abbastanza chiaro ed in tema |
| inviato il 30 Aprile 2016 ore 10:20
Per intanto complimenti per lo spirito (a mio avviso) giusto che anima la tua passione. Per quanto riguarda la tua domanda, per me sono importanti non i giudizi ma le opinioni altrui che tengo sempre in debita considerazione in ogni cosa che faccio, ma alla fine ciò che faccio è ciò che scelgo io. Saluti Vincenzo |
| inviato il 30 Aprile 2016 ore 10:37
Quando ero un ragazzino speravo di fare in fretta ad imparare tutto quello che c'era da imparare, così da potermi finalmente dedicare ad "altro" a tempo pieno. Poi, man mano che quel tempo si riempiva, mi sono reso conto che l'unico significato concreto di "altro" è: "non si finisce mai di imparare e di migliorarsi". Che noia infinita sarebbe passare il resto della vita sapendo e sapendo fare già tutto! |
| inviato il 30 Aprile 2016 ore 21:46
Eheh grazie a tutti per aver condiviso la vostra esperienza ed il vostro parere. Io ho sempre cercato di tenere ben in mente le parole della famosa poesia di Kipling "se", che con la sua semplicità genuina cerca di definire ciò che conta e ciò che è superfluo. "...Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù, O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso, Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti, Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo. Se saprai riempire ogni inesorabile minuto Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi, Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa, E ? quel che più conta ? sarai un Uomo, figlio mio!" Daniele, parole più che giuste, se tutto riuscisse alla perfezione, senza sfida e senza emozione certamente sarebbe una gran noia! |
| inviato il 30 Aprile 2016 ore 22:02
nel punto d'arrivo c'è un'unica "fotografia" che include il tutto, e si raggiunge dopo un lungo percorso, in cui si fanno molti scatti, ricominciando più volte tutto da capo. |
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