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Il Polpo, questo sconosciuto


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Il Polpo, questo sconosciuto, testo e foto by Seb46. Pubblicato il 15 Aprile 2016; 27 risposte, 7863 visite.


So perfettamente che la maggioranza di chi legge conosce già lodevolmente questo simpatico cefalopode, ma per chi volesse rinfrescare le proprie nozioni e a chi lo apprezza solo in insalata con patate o alla luciana dedico queste righe, augurandomi che una maggiore conoscenza stimoli una più grande amicizia verso l'animale e orienti gli appetiti in direzione di piatti vegetariani altrettanto gustosi.


Due facciate del libro “De piscibus marinis, libri XVIII, in quibus veræ piscium effigies expressæ sunt ” di Guglielmo Rondelet (Montpellier, 1507 ? Réalmont, 1566). L'autore, in queste righe, contesta tra l'altro le asserzioni di Plutarco circa l'automutilazione dei tentacoli da parte dei polpi per alimentarsi in mancanza di altre fonti di cibo.

Una grande varietà di cefalopodi popola i mari di tutto il mondo. Si rassomigliano per avere i tentacoli subito sotto il capo. Tra di essi gli ottopodi (8 piedi) sono i simpatici eroi di questa narrazione. Caratterizzati da un corpo che oserei dire fluido, perché capace di filtrare attraverso le più sottili spaccature, hanno la parte cefalica che si potrebbe paragonare a un sacchetto tondeggiante, più a punta nella parte apicale abitualmente poggiata sul fondo. Sopra l'imboccatura del sacco, cui fanno da corona otto tentacoli, due grandi sporgenze orbitali circondano occhi enigmatici rivolti lateralmente. Sotto di questi, in posizione più arretrata, si apre la cavità palleale che ospita branchie, gonadi e il sacco dell'inchiostro e dove terminano gli organi digerenti ed escretori. L'acqua che viene inspirata dal moto della cavità per rifornire d'ossigeno le branchie, defluisce poi attraverso un tubo contrattile, l'imbuto. In presenza di pericolo e senza nascondigli dove potersi rifugiare, il nostro amico utilizza quest'ultimo per veloci fughe che lasciano il più delle volte i predatori a bocca asciutta. La rapida contrazione del mantello con violenta espulsione attraverso l'imbuto di potenti getti d'acqua consente al polpo veloci guizzi. La contemporanea assunzione di una forma più affusolata ed idrodinamica fa volare via il mollusco, che per l'occasione scarica dall'imbuto anche un getto d'inchiostro che ha l'obiettivo di creare un falso bersaglio per il cacciatore, di ottunderne l'olfatto ed irritarne gli occhi. In contemporanea il furbo mollusco cambia direzione e colore, impallidendo, così da poter sparire mentre l'avversario cerca di afferrare una nuvola nera. La parte terminale anteriore del capo prosegue poi con un “collo” da cui si dipartono otto lunghi tentacoli. Nel centro del diadema di queste braccia è posta la cavità orale che termina in un robusto becco corneo. Questo inietta nelle vittime la saliva contenente tossine atte a ucciderle o paralizzarle. Tranne che per poche specie tropicali i cui morsi sono in grado di ammazzare un uomo in 20 minuti, le beccate dei polpi non provocano gravi conseguenze per la salute. Una trattazione particolare merita la pelle del polpo. Di essa Oppiano Cilice, già nel III secolo d.c. così scriveva vantandone la rassomiglianza all'ambiente dove l'animale si cela (canto II versi 204-206 de La Cinegetica e l'Alieutica): "Nota è l'arte dei polpi, aggavignati ad una pietra ti rassembran pietra e così schivan pescatori e pesci". Il merito di questa incredibile abilità di camuffarsi, superiore a quella dei camaleonti sta nello strato dermico.


Particolare di un Octopus vulgaris che protrude escrescenze per rendersi poco distinguibile anche ai più attenti osservatori.

La pelle del polpo è un miracolo della natura. Molto robusta e dotata di terminazioni nervose che stimolano la cute ad estroflettere protuberanze e verruche che possano mimare l'andamento dell'ambiente circostante, possiede inoltre una miriade di particolari cellule, i cromatofori. Questi "portatori di colore" sono di tipi diversi ciascuno dei quali ha una tinta peculiare. Quelli sollecitati dalle terminazioni nervose si espandono conferendo alla pelle la loro tonalità. Stimoli ambientali ed impulsi di diverso genere inducono il mollusco ad assumere tinte e motivi differenti, abitualmente omocromi dell'ambiente, ma in talune circostanze mimici dell'aspetto di altre specie oppure manifestanti una minaccia od un corteggiamento.


Escrescenze simili a capelli escono dal corpo di questo piccolo polpo (Octopus sp.) non ancora descritto. E' un cefalopode estremamente raro e di quasi impossibile reperimento anche per le guide più esperte.

Le varie specie di Hapalochlaena ad esempio, abitualmente poco riconoscibili sia per le piccole dimensioni che per la colorazione, qualora spaventate o eccitate sessualmente esibiscono sul mantello e sui tentacoli caratteristici anelli di varie tonalità che variano dall'azzurro al blu intenso. E' il segnale per notificare a una femmina la propria disponibilità o avvertire un predatore della pericolosità del proprio veleno. Infatti il morso, anche se indolore, in mancanza di intervento immediato e continuativo, può uccidere un uomo adulto in pochi minuti.


L'esibizione degli anelli vuol mettere in guardia l'osservatore dal compiere un'aggressione avventata. E' un classico caso di mimetismo aposematico.


Non meno velenoso l'Octopus siamensis che esibisce, quando spaventato, un anello blu di minaccia.
Della stessa tinta di questi anelli il sangue dei polpi. L'evoluzione ha portato molte specie marine, tra cui i nostri eroi, ad utilizzare molecole di emocianina come veicolo per il trasporto dell'ossigeno. Questa sostanza quando è combinata con l'ossigeno assume un colore blu. Rispetto all'emoglobina ha il vantaggio, a basse temperature, di trasportare più ossigeno e possedere una minore affinità di legame col monossido di carbonio. Il muscolo cardiaco, coadiuvato da due dilatazioni contrattili delle vene branchiali ciascuna delle quali funge da cuore ausiliario, presiede alla circolazione di questo flusso sanguigno dal nobile colore. Anche se pare che vedano solo in bianco e nero, gli occhi del polpo sono paragonabili per struttura e complessità a quelli dei vertebrati e conferiscono al mollusco una notevole acutezza visiva. I tentacoli che partono da sotto la zona cefalica e circondano il becco sono mobilissimi, dotati di una notevole forza e costellati sulla faccia inferiore da due file di robuste ventose. Queste consentono all'animale di aggrapparsi al fondale e di trattenere saldamente oggetti e prede. Sono dotate di ricettori olfattivi che contribuiscono all'individuazione di prede ed avversari. Nei maschi il terzo tentacolo sulla destra, l'ectocotile, funge da organo per l'accoppiamento. Poiché il cannibalismo non è un fenomeno raro, le signore ed i signori polpo, che potrebbero essere divorati da un partner più grosso ed affamato, si tengono tra loro a debita distanza. Quando il profumo dei feromoni annuncia l'estro di una femmina, dopo brevi preliminari, volti anche a sapere se ci si può fidare reciprocamente, lui preleva da una sacca posta nella propria cavità palleale (la tasca di Needham) le spermatofore e per mezzo dell'ectocotile le fa scivolare nella cavità palleale della partner. I due molluschi in ogni caso per precauzione si tengono a debita distanza, separati da tutta la lunghezza del tentacolo modificato. Dopo l'accoppiamento le spermatofore deposte sotto il mantello della femmina si apriranno, lasciando uscire gli spermi che feconderanno le uova man mano queste verranno emesse. Mutando in base al genere del mollusco ed alle sue dimensioni, il numero delle uova può variare da poche decine ad alcune centinaia di migliaia. A seconda della specie la femmina raccoglierà questi embrioni e li appenderà in cordoni gelatinosi al soffitto del proprio rifugio o ne farà mucchietti sulle pareti e sul fondo della tana, dove le vigilerà contro parassiti e predatori, ventilandole col proprio imbuto per mantenerle pulite e ben ossigenate. Questo compito gravoso, protratto per parecchie settimane, impedirà a mamma polpo di muoversi dalla tana e di nutrirsi. Dopo la schiusa delle uova gran parte delle madri morirà per il lungo digiuno forzato. I nuovi nati, prima di iniziare l'attività di giovane polpo, trascorreranno alcune settimane di vita planctonica nutrendosi di larve e di gamberetti vaganti alla deriva. Pochi di loro sopravviveranno a questa fase per diventare l'animale che conosciamo.




Un maschio di Octopus cyaneus (più scuro) inserisce l'ectocotile nella cavità palleale della femmina.

Anche il cervello di questi ottopodi merita grande considerazione. Dotato di una trentina di lobi, è il più grande tra quelli degli invertebrati. Coadiuvato da una fitta rete di neuroni presenti su tutto il corpo ed in particolar modo nei tentacoli è in grado di controllare milioni di cromatofori e di farli agire fulmineamente per conformarsi alla colorazione del fondale, modificando contemporaneamente l'epidermide per farle assumere le stesse rugosità ed asperità dell'ambiente circostante. Questa grande coordinazione non può che confermare l'elevata complessità e ricchezza del sistema nervoso dei polpi. L'intelligenza è confermata da esperimenti di laboratorio come l'offerta di granchi vivi chiusi in vaso di vetro. Dopo alcuni vani tentativi il polpo in breve tempo riesce ad aprire il contenitore e ad introdurvisi per mangiare i crostacei. Ma non solo: posti in un acquario diverso da cui possano osservare questa operazione, altri polpi apprendono immediatamente ad imitarla e svitano il coperchio del vaso come se quello fosse sempre stato il loro lavoro. Tra gli aneddoti più gustosi sull'intelligenza del mollusco uno narra di un polpo che nottetempo usciva dalla sua vasca in un acquario pubblico del Regno Unito per introdursi in una vasca vicina e mangiarne i pesci. Dopo il misfatto l'ottopode rientrava regolarmente al proprio ovile. L'ingegnosità del mollusco è conosciuta fin dai tempi antichi. Il primo a descriverla fu forse Plinio il vecchio, che riporta di come un animale da lui osservato introducesse sassolini tra le valve dei lamellibranchi per impedirne la chiusura e potersene agevolmente cibare.

L'intelligenza del polpo gli fa comprendere con facilità come utilizzare oggetti per potervisi nascondere. Una classica situazione è l'uso di due mezze noci di cocco da accostare tra loro per occultarsi all'interno.


Un Octopus marginatus sporge da due mezzi gusci di cocco in cui (forse) sta custodendo delle uova.

Tra le specie tropicali che più meritano l'ammirazione, il Thaumoctopus mimicus ci stupisce per la sua abilità nel fingersi un pesce, un rettile marino o qualcosa che costituisca minaccia per chi gli corre d'appresso. Le imitazioni più conosciute sono quelle della sogliola tossica, del serpente di mare, e del pesce leone. Con i subacquei, non sapendo come confrontarsi e non conoscendone i nemici, si limita ad assumere atteggiamenti terrifici gonfiando i tentacoli, per poi mutare fulmineamente colore prima di tentare la fuga.


Un Thaumoctopus mimicus fugge scivolando sul fondo imitando il modo di nuotare di una sogliola velenosa.

Di non minore abilità nell'assumere atteggiamenti terrifici gonfiando a dismisura tentacoli abitualmente mingherlini, il polpo fotogenico fa l'imitazione meglio riuscita della Laticauda colubrina: lo si può vedere quando il polpo si infossa nella sabbia lasciandone sporgere solo due tentacoli che, ingrossati, uniti ed allineati, con un leggero moto sinuoso simulano le spire del rettile. Questo comportamento, l'aspetto e l'intelligenza gli hanno meritato un posto privilegiato nelle simpatie di naturalisti e fotografi subacquei, al punto di essersi guadagnato il nome scientifico di Wunderpus photogenicus.


Un Wunderpus photogenicus inizia una veloce fuga.



I polpi sono grandi cacciatori. Tra le prede preferite i bivalvi e i crostacei, ma non disdegnano il pesce e i loro stessi simili. Durante il giorno attendono acquattati che qualche ignara preda capiti vicino al nascondiglio che li protegge. Chi giunge a tiro di un loro tentacolo non ha scampo. Afferrata saldamente la preda, le viene iniettata col becco una tossina paralizzante. Generalmente il mollusco si rifugerà poi nella tana per consumare tranquillamente la preda inerte. Di notte i polpi pattugliano maggiormente i fondali ricercando crostacei o pesci addormentati. Alcune specie di ottopodi si possono vedere all'aperto solo col buio.


Approfittando delle tenebre e forse dello smarrimento della preda, abbagliata da una lampada subacquea, questo esemplare di Octopus vulgaris ha appena afferrato un Octopus macropus che verrà in breve tempo divorato.

Oltre ad essere un cacciatore di prim'ordine, per sua sfortuna il mollusco è una preda molto ambita. I suoi più feroci predatori sono i pesci serpentiformi, come le murene o i gronghi che si insinuano negli spechi dove il polpo è solito celarsi per afferrarlo. Anch'essi amano vagare nel buio alla ricerca di cibo. Non sempre però hanno fortuna. Talvolta il polpo acciuffato riesce a fuggire rimettendoci solo uno o due tentacoli. E' un sacrificio limitato, perché questi ricresceranno e in breve tempo torneranno uguali a quelli amputati.



Il primo tentacolo di sinistra di questo polpo dell'Atlantico ha già cominciato a ricrescere.

Anche per la cernia il mollusco è un boccone ghiotto, ma l'avversario più pericoloso è l'uomo. Fin dall'antichità l'essere umano ha sviluppato sistemi per impadronirsi di questa preda succulenta. Il già citato Oppiano Cilice, nel canto IV (dedicato alla pesca) del libro menzionato, scrive questi versi per l'imperatore Caracalla: "Ché il destro pescator di rigogliosi / rami compone un fascio e di polloni / di grato ulivo e, piombo aggiunto al centro / sel trae con lunga fune in mar sommerso, / poi sel ritira in barca ed infiniti / polipi prende abbarbicati al fascio / tenacemente fuor dell'acqua ancora". Anche al giorno d'oggi certi metodi non sono tramontati e nel sud Italia si usa ancora trainare un rametto d'ulivo dinnanzi alla tana del polpo per farlo uscire ad aggrapparsi ad esso o far lo stesso utilizzando una femmina del mollusco o un granchio o addirittura una zampa di gallina. Anche stracci o nastri bianchi sono molto utilizzati perché il cefalopode è molto attratto da questo colore. Questi zimbelli fatti scivolare sul fondo inducono il polpo ad avvinghiarvisi ed a lasciarsi trascinare abbracciato fin sulla barca, dove l'antico pescatore lo finirà con un morso tra gli occhi.
Un altro metodo di pesca tuttora praticato, che risale ai tempi degli antichi egizi consiste nel calare in mare vasi di terracotta a collo stretto che il mollusco trova molto idonei come abitazione. Ritirati dall'acqua dopo qualche giorno, spesso contengono l'inquilino. La crisi degli alloggi pare che abbia colpito anche i molluschi. In mancanza di fenditure naturali, che molto spesso il proprietario circonda esternamente con sassi chiari e spoglie di bivalvi, ci si adatta a tutto, in particolar modo sui fondali sabbiosi dove un anfratto è una rarità. Manufatti dell'uomo, specialmente vasi, bottiglie o lattine sono alloggi graditi, ma è buono ogni oggetto purché cavo e capiente. Spesso anche materiali eterogenei vengono raccolti ed assiemati per fabbricarsi un rifugio.



Sebastiano Guido, appassionato fin da ragazzo del mare, dopo anni da apneista inizia a immergersi con le bombole ed a praticare la foto subacquea. Con all'attivo decine di migliaia di fotosub riprese in giro per il mondo e con l'interesse ad approfondire gli argomenti di cui ha la passione, ama ricercare sempre nuove specie, in particolar modo nelle acque calde dell'Indo-Pacifico. Istruttore subacqueo, pubblica saltuariamente qualche fotografia ed articoli su riviste del settore. Ha pubblicato fotografie anche su stampa estera. E' appena stato pubblicato e presentato al salone internazionale della subacquea (EUDIShow) il suo libro "Creature pericolose dei mari e degli oceani - guida al riconoscimento e al primo soccorso" edito da Magenes.



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avataradmin
inviato il 15 Aprile 2016 ore 17:54

Sempre affascinanti i tuoi articoli! Ancora una volta, ottimo lavoro e ottime foto!

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2016 ore 18:35

complimenti per l'articolo, e grazie per la condivisione!

avatarjunior
inviato il 15 Aprile 2016 ore 18:40

Splendido animale e anche molto intelligente.....ottime foto

avatarsupporter
inviato il 15 Aprile 2016 ore 18:40

Foto eccellenti ,
esemplari assai interessanti,
ottimo e molto approfondito l'articolo...tanti tanti complimenti!!!

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2016 ore 18:50

Bellissime foto corredate da un'ottima spiegazione. Ti ho agggiunto tra gli "amici". E andrò a leggermi anche gli altri articoli.

avatarsupporter
inviato il 15 Aprile 2016 ore 20:17

Ottimo articolo! Tra le righe si legge la passione che ti spinge! Complimenti!

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2016 ore 20:41

Grazie per aver condiviso l'articoloSorriso

avatarjunior
inviato il 16 Aprile 2016 ore 8:49

Quando si parla di biodiversità... Bellissime immagini di specie meravigliose! Complimentoni!!

avatarjunior
inviato il 16 Aprile 2016 ore 9:10

Affascinante. Come appassionato di mare conoscevo molte delle cose che hai scritto, ma non sono stato meno interessato. Anzi, mi appassionavo ancora di più. Complimenti, ottimo lavoro (che solo lavoro sicuramente non è).

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2016 ore 13:31

Ops, chi sa di che specie sarà quello sminuzzato che fa bella mostra di se sulla mia tavola imbandita?
Scherzi a parte, ho trovato interessante l'articolo e belle le foto.
Ti ringrazio anche per avermi dato la possibilità di rifare una lettura in latino ( anche se è stato doloroso scoprire che il tempo è inclemente e che purtroppo tende a cancellare molti "file" inutilizzati ... ).

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2016 ore 23:36

Complimenti. Conosco bene solo il polpo di scoglio dei nostri mari fin da piccolo e mi ha fatto piacere questa tua carrellata sulle varie specie. Lo rileggero' ancora. Ottimo.

avatarsenior
inviato il 17 Aprile 2016 ore 0:45

Grazie mille per il momento istruttivo. Ho sempre amato il polpo, sin da piccolo. Mi capitava spesso di "giocarci" e di trovarmi prima o poi colorato di nero... Animali affascinanti.

avatarjunior
inviato il 17 Aprile 2016 ore 21:04

Complimenti per questo bellissimo articolo.
Accidenti al polpo, tanto affascinante in foto quanto gustoso in tavola con le patate..
Riccardo.

avatarjunior
inviato il 18 Aprile 2016 ore 21:16

Un ringraziamento a tutti i visitatori ed in particolare a chi ha voluto dedicarmi un commento.

@ Domenicoda è quasi sicuramente un pro pro nipote dell'ultimo che ho assaggiato. Non caccio più da trent'anni
però, se me ne trovo uno nel piatto, chiamo un amico prete: lo faccio battezzare "Verdura" ed ×mente mi gusto questo nuovo piatto vegetariano.

avatarjunior
inviato il 19 Aprile 2016 ore 10:06

bellissimo articolo, molto interessante e corredato da immagini davvero belle. Complimenti e grazie per la condivisione!
Alberto





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