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Ho appena finito di leggere il recente libro "Fulvio Roiter" del critico Roberto Mutti. Veramente bello. Molti di noi conoscono Roiter attraverso gli splendidi e più recenti volumi a colori che troviamo in libreria. Ma esiste anche un primo Roiter, in bianco e nero, dalla potente forza evocativa. Il libro descrive l'avventura fotografica di Roiter a tutto campo, dai suoi esordi di ragazzo, con una panoramica dell'evoluzione fotografica nei decenni da lui attraversati. Interessante seguire attraverso fatti e tendenze il consolidamento del suo stile. E' un libretto snello, scritto in linguaggio accessibile a tutti, non indugia su nulla di particolarmente pesante, si legge tutto d'un fiato. Semplicemente fantastiche le fotografie in bianco e nero, per lo più commentate nel testo. Un autore che non può - a mio modesto parere - essere ignorato da chi predilige il paesaggio.... e anche dagli altri.
17 euro, Mondadori.
Au revoir
user13306
inviato il 24 Giugno 2012 ore 12:22
Oh, grazie della segnalazione, lo compro subito. Ho visto qualcosa in bn, ma erano in tanti a saperlo fare. Quello che mi ha condizionato molto per anni e anni, invece, è stato il colore, prima con "Essere Venezia" e poi con "Laguna" (di Venezia). Due libri che ho sfogliato centinaia di volte, prima di passare alla fotografia naturalistica, e che consiglio, da un punto di vista anche storico. Erano i primi libri fotografici moderni e a colori che ho avuto modo di "vedere", in cui i testi non servivano a nulla, le foto essendo quanto di più eloquente ed esaustivo ci potesse essere. Foto di reportage fatte a Venezia e dintorni, da diacolor, quasi sempre Kodachrome, sicuramente la miglior dia di tutti i tempi, presente nelle sensibilità 25, 64, 200 ISO, con macchine e ottiche Leica R dal 15 al 560mm. Oltre alla bellezza di paesaggi e ritratti ambientati, la cosa innovativa, per allora, era che a fine libro riportava per ogni foto il dato tecnico, non ricordo bene tutto, ma sicuramente macchina, obiettivo e pellicola, i primi exif in embrione. La stampa poi era curata maniacalmente e presentava colori saturi e una nitidezza, grazie anche alle ottiche Leica, mai vista. Infine i soggetti erano fenomenali, da buon veneto riusciva a calarsi perfettamente nelle situazioni, al tempo, e sapeva rendere le atmosfere veneziane come nessuno. Qui un assaggio della sua mirabile esperienza in alcuni bei racconti sul campo: eccezionale quello della foto dei gitani.
Esilarante poi la sorprendente somiglianza con Trapattoni
user95
inviato il 24 Giugno 2012 ore 12:46
Giorno di semina tra le rocce, oggi, Giuseppe? :)
(Grazie della segnalazione)
user1756
inviato il 24 Giugno 2012 ore 12:55
Beh
forse a molti potra sembrare di vecchio stile
oggi la fotografia sembra piu caratterizzata dalla velocita, molta tecnica, poco pensiero, molta imitazione, poca elaborazione tematica , ricerca di caricare le immagini eccessivamente di significati sterotipati attraverso il colore,dettaglio, eccc..... nella Post Produzione penso sia validissimo, moderno nel pensiero , nell'approccio all'immagine , nella ricerca maestro sia nel BW e nel colore
Caschi bene,con uno dei più grandi fotografi italiani Grazie della segnalazione,appena finisco Arnheim,vado a comprarlo Giulio,in che senso
“ ma erano in tanti a saperlo fare „
?
user13306
inviato il 24 Giugno 2012 ore 13:56
Intendo che c'erano molti altri, anche italiani, bravissimi autori a fare bn di altissimo livello. In lui ho visto invece per la prima volta (la mia prima volta, poi non so se si è ispirato a qualche altro maestro, magari americano, ma in Italia credo sia stato assolutamente il primo) ho visto per la prima volta, dicevo, il reportage a colori; un certo tipo di reportage, ovviamente, diciamo tipo street relax, senza immagini drammatiche. Un reportage con contaminazioni da report geografico, per il colore, per la qualità dell'immagine, e per essere un reportage "da dentro", cioè Venezia fatta da un veneto. Molto interessante a mio avviso, anche il discorso molto moderno che fa sul digitale, che definisce giustissimamente "droga". Tale parve anche a me per le nuove possibilità che introduceva. Diversamente da un altro grande maestro, GB Gardin, che non sembra apprezzarlo, e risulta un po' deludente quando si lamenta che faciliti troppo le cose; agli altri, quelli che non sanno fotografare. Invece il discorso di Roiter mi sembra molto più alto e maturo in quanto rivolto a sè stesso, alla propria esperienza, alle proprie possibilità amplificate da questo mirabile mezzo. Che non impedisce a chi non vuole usarlo di continuare con la pellicola a fare splendide foto, anzi potendo acquistare splendide attrezzature a prezzi irrisori (vedi topic sul medio formato)
Capisco il tuo punto di vista,ma non concordo Pur riconoscendo la bravura di Roiter,nel colore, a mio parere,Franco Fontana,rimane il migliore. "Credo" che sia stato lui,il vero sdoganatore di questo aspetto della fotografia. Perchè Gardin,
“ risulta un po' deludente „
? Non credi che un maestro come lui,possa permettersi di fare certe affermazioni?
user95
inviato il 24 Giugno 2012 ore 14:47
Nei limti della spocchia, e con tutto il DOVEROSO rispetto, "ni".
user13306
inviato il 24 Giugno 2012 ore 16:17
Io ho parlato di "primo", che è un concetto temporale. Non ho detto il migliore, questo tu lo dici. Molto difficile mettersi d'accordo, perché qui si entra nel campo del gusto personale, e delle proprie opinioni. È chiaro che questi sono tutti mostri sacri, se a te piace Fontana chi può dirti niente. Anche a me piacciono le sue fotografie, e anche un po' l'anticonvenzionalità del personaggio. Poi, nel mio percorso di appassionato di fotografia, ho conosciuto di gran lunga prima Roiter di Fontana, e dunque per me è venuto prima lui. Di Fontana mi sono accorto, in maniera vera, che già fotografava con Canon Eos, dunque alla fine degli anni ottanta, e non c'erano così tante sue immagini che giravano, allora. Se invece entravi in una qualunque libreria, di libri "di" Roiter, ce n'erano parecchi, ricordo Messico, oltre ai due già citati, Umbria, Roma, etc. sempre con lo stesso stile che a "me" piaceva molto. Non ricordo esattamente i titoli, ma se vediamo qualche foto magari mi ricordo con che ottica l'aveva scattata. Posso dire che mi ispirava. Mi faceva venire voglia di imitarlo. Mentre per quello che vedevo di Fontana, la sua fotografia mi sembrava di lettura meno immediata, non sempre la capivo. Parlo delle foto di 30 anni fa. Se vedevo ad esempio un manifesto strappato con dei contrasti cromatici suggestivi, mi rimaneva la suggestione, ma non riuscivo ad estrapolare altro. Di quei fantastici paesaggi lucani che lo hanno reso famoso, anche lì ammiravo la sua capacità di dare forme e colori drastici e inusuali, ma poi non riuscivo ad andare oltre. Ma magari questa era la sua ricerca di allora, boh. Quello che ha fatto dopo non lo so, perché ho seguito strade diverse. In ogni caso è chiaro che è uno dei grandi maestri italiani. Come Gardin, per carità, chi può discutere un'icona? Tuttavia, sempre Gardin, non mi è affatto simpatico e non mi trasmette un bel nulla di buono. Lui è un grande fotografo, ha fatto questo e quello, fotografava con questo e quell'altro, ma non sento, io, per i miei limiti probabilmente, alcuno spessore umano, alcuna maestria. Non mi viene voglia di nulla. E poi uno che mette in vendita una Leica scassata per 10000 euro perché certifica per iscritto di averci scattato questa e quell'altra foto, non lo so, mi ispira sempre meno. Il che non toglie che a te possa dare emozioni profonde e importanti. A me no. Infine non ritengo che uno possa permettersi a priori un bel nulla. Ha solo detto la sua opinione, che vale per lui e forse anche per te, e magari molti altri, ma non mi sento per questo obbligato ad aderirvi o a non metterla in discussione se non la condivido.
“ Giorno di semina tra le rocce, oggi, Giuseppe? „
pensavo anch'io e invece... bueno.
Alcuni pensierini sparsi.
Condivido quanto ha scritto Giulio: anch'io ho visto e rivisto Essere Venezia. E' il libro fotografico più venduto nel mondo, oltre 700.000 copie. No filtri, no correzioni in fase di stampa: pure diapositive. Assolutamente consigliabile: penso che costi sui 45 euro, ma è una pietra miliare. Pur tenendo conto che si tratta di foto scattate tanti anni fa, ancor oggi, finito di sfogliarlo, si hanno due desideri: ricominciare dalla prima pagina, e la mattina dopo partire per Venezia.
La magia del secondo Roiter è quella di rendere stupende le situazioni più semplici. Tutto sembra bello e facile... E' spaventosamente attuale la sua lezione coloristica, le sue foto-da-rullino sono un perno intorno cui girare e cambiare magari direzione, in un mondo dove se il panorama è carino dobbiamo renderlo bello rendendo il mare più verde e saturando il cielo, facendosi sgamare, e spacciando pateticamente il tutto per "interpretazione". Che tristezza, mi vengono in mente alcune compagne di scuola di mia figlia che a 13 anni si imbellettano come vecchie babbione sessantenni. Ma fine dell'escursus, e torniamo in tema.
Avete sfogliato "Toscana"? Bellissimo.
A questo punto magari cercherò usato uno dei primi due libri in BN. Il merito del libro cui accennavo è anche quello di gettare luce sul Roiter monocromatico, che nulla ha da invidiare a quello coloristico.
Fontana, Roiter, Gardin: sono tre grandi, ma completamente diversi. Stabilire graduatorie o primati non m'interessa.
Il digitale: rendiamoci conto che sono uomini. Possono essere anche artisti, ma ciò non li esenta - purtroppo e per fortuna - dai difetti umani, ragionamenti piccoli e meschini compresi. Quindi cerco di non idealizzare nessuno, e vado a cogliere i guizzi, le intuizioni, l'arte che ognuno di loro ha espresso, in pochi anni o in tutta la vita, lasciando perdere il corollario di basso profilo. Nessuno chiede loro di essere anche maestri di vita o esempi di apertura mentale, non ho più queste illusioni. Che un ottantenne condanni il digitale è per me anche comprensibile, amen. E poi il rifiuto del digitale può anche essere parte di un modo personale di fare fotografia . In tal caso da... limite, il rifiuto diventa componente - magari essenziale - di un meditato modus operandi. La visione dell'artista è di solito dogmatica, segue il suo mondo. Tocca più a noi essere aperti...
Giulio, se Gardin non ti va giù... non ti va giù. Mi permetto solo di consigliarti i suoi primi libri, o qualche monografia del Touring. Magari in qualche biblioteca. Simpatia/antipatia a parte, tanto di cappello.
Su questo forum non c'è una sezione "libri". E se Juza la inserisse? E se nel frattempo, dopo aver letto un libro, ognuno di noi scrivesse qui due righe, se è il caso? Ogni tanto, eh? Può essere utile.
“ Su questo forum non c'è una sezione "libri". E se Juza la inserisse? E se nel frattempo, dopo aver letto un libro, ognuno di noi scrivesse qui due righe, se è il caso? Ogni tanto, eh? Può essere utile. „
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