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Etna


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Etna, testo e foto by Nicolò Cavallaro. Pubblicato il 15 Dicembre 2015; 152 risposte, 36460 visite.


Con l'intento di fornire qualche informazione utile a chi non conosce bene l'Etna e il territorio circostante questo splendido vulcano, scrivo il seguente articolo dopo aver vissuto tanti anni a stretto contatto con 'lei'. Una passione che man mano è cresciuta sempre più e che l'amore per la Fotografia non ha fatto altro che fomentare ulteriormente. Ed anzi, grazie ad essa, sono riuscito a guardare l'Etna con occhi diversi, meno 'distratti' e più sensibili.




Pur essendo molto conosciuto, questo vulcano in realtà cela tantissime meraviglie che a volte non sono immediatamente percepibili. Appartiene ad una famiglia ben circoscritta, ma non è uguale ai suoi simili. L'Etna non si riduce a qualche cono vulcanico e sporadica attività, c'è molto di più. Tante sfaccettature di una personalità complessa, che per essere compresa nelle sue sfumature richiede tempo e passione. Al suo cospetto non hai mai la sensazione di trovarti dinnanzi ad una semplice ed inerte 'montagna', ma percepisci di essere su qualcosa di vivo. Anche quando sembra quieto, al suo interno vi è un'attività incessante. Con i suoi 3.342 metri d'altezza, 44 chilometri di diametro e con una superficie complessiva di circa 1.200 Km² è uno tra i vulcani più grandi del mondo (il vulcano attivo più grande d'Europa).




Inizierei questo breve cammino conoscitivo parlando della sua genesi, un aspetto che a volte passa in secondo piano e che invece trovo molto interessante. L'Etna è giovane, la sua storia inizia nel Quaternario, circa 600.000 anni fa. La primigenia attività vulcanica si concentrò all'interno del golfo pre-etneo che si estendeva dai Peloritani agli Iblei, un'area larga circa 40 chilometri, nel punto di contatto tra la zolla Euroasiatica (a Nord) e quella Africana (a Sud). Fu proprio l'attrito tra le due zolle a dare origine alle prime eruzioni sottomarine, costituite da lave basaltiche molto fluide che colmarono il fondo e i margini del golfo che esisteva prima della formazione dell'Etna. Numerose di queste eruzioni hanno fatto affiorare interi blocchi di magma formando dei piccoli edifici basaltici ben visibili ancora ai nostri giorni e che costituiscono ad esempio i famosi Faraglioni di Aci Trezza, che nell'Odissea furono identificati come i 'massi' che il ciclope Polifemo scagliò contro la nave di Ulisse per bloccarne la fuga.




Successivamente cominciarono ad affacciarsi sulla superficie del mare modesti coni vulcanici. Tra 200.000 e 110.000 anni fa questi coni entrarono in attività eruttando un magma diverso dal precedente, costituito da alcali-basalti. È la cosiddetta Fase delle Timpe e in questo periodo l'Etna ha ancora attività di tipo fissurale concentrata principalmente lungo la costa ionica.

L' ossatura dell'Etna prese forma nel periodo compreso fra i 150.000 e gli 80.000 anni fa, quando qualcosa cambiò nel meccanismo di risalita dei magmi e nella composizione chimica del materiale espulso. Si formò il principale e più antico dei centri eruttivi ad oggi conosciuti, cioè il vulcano Calanna (ora quasi del tutto inglobato e sepolto dalle successive attività vulcaniche); cessata l'attività del Calanna, iniziò l'erosione della sua bocca mentre più ad Ovest entrava in scena un nuovo vulcano, il Trifoglietto I che in seguito alla sua intensissima attività accrebbe in modo significativo le sue dimensioni. A dispetto del grazioso nome, fu un vulcano pericolosissimo caratterizzato da attività esplosiva in cui lave viscose fuoriuscivano con esplosioni improvvise e violente. Per dare un'idea, l'Etna in questo periodo della sua vita assomiglia all'odierno Kilauea (nelle Hawaii) e la sua altezza massima si aggira sui 1.200 metri.

All'attività del Trifoglietto I seguì un nuovo spostamento verso Ovest del vulcano con la nascita del Trifoglietto II. I crateri di entrambi i vulcani, dopo una fase molta intensa di attività eruttiva di tipo esplosivo verificatasi circa 64.000 anni fa, giunsero con le loro continue fuoriuscite di lava a svuotare la camera magmatica. Non più sorretti dalla pressione interna, i coni sprofondarono collassando su se stessi in una immane e drammatica implosione che generò una caldera profonda un chilometro e larga cinque, l'odierna Valle del Bove.




Dopo il collasso dei Trifoglietti seguì la chiusura dei condotti magmatici. L'attività riprese circa 34.000 anni fa attraverso un cono eruttivo laterale, situato sempre più ad occidente rispetto ai suoi predecessori. Era nato il Mongibello e con la sua intensa attività effusiva riempì quello che ancora restava del golfo. Il Mongibello è tutt'ora in attività e costituisce il centro del vulcano. In realtà parte della sua bocca eruttiva è collassata circa 8.000 anni fa e resta solo una traccia della sua esistenza. Le lave oggi sono ritornate ad essere di tipo fluido basaltico e nel corso degli ultimi secoli si sono formati moltissimi altri coni.

La zona sommitale, quella che per l'appassionato suscita le emozioni più intense e rappresenta il contatto più intimo con il vulcano, attualmente è composta dai seguenti elementi: Bocca Nuova e Voragine che corrispondono a quello che era il vecchio cratere Centrale; cratere di Nord-Est (il punto più alto dell'Etna), cratere di Sud-Est a cui negli ultimi anni si è annesso il Nuovo cratere di Sud-Est.




La storia di quest'ultimo cratere è particolarmente affascinante e merita un approfondimento: intorno al 20 Maggio del 2007, a seguito dello spostamento del condotto di risalita del magma del cratere di Sud-Est (in quel periodo il più giovane dei crateri sommitali dell'Etna), una parte del fianco orientale del cono crollò lasciando una fossa circolare, denominata pit crater o cratere a pozzo. A metà Agosto dalla nuova bocca avvennero numerose emissioni di cenere, seguite in breve tempo da una intensa attività stromboliana. Dal 4 Settembre una enorme fontana continuò a fuoriuscire con la stessa veemenza per ben 12 ore consecutive, tanto violenta che ricadendo sui fianchi del cono di Sud-Est produsse una delle più lunghe colate reomorfiche (cioè non prodotte direttamente da un trabocco dall'interno del cratere) degli ultimi anni. Altre attività si susseguirono nei mesi ed anni successivi e arrivati a Gennaio del 2011 una serie di episodi parossistici modellarono le ultime forme del nuovo imponente cono che fa da gemello al fratello e che oggi viene chiamato appunto "vecchio Cratere di Sud-Est". È il cratere che ha registrato la velocità di accrescimento maggiore, non solo rispetto ai crateri presenti sull'Etna ma addirittura del mondo intero.




Mi sono soffermato su questo ultimo cratere perché nutro una profonda attrazione verso di lui. Ho avuto la fortuna non solo di avvicinarmici, ma anche di salirci sopra e l'emozione che si prova ve la posso solo fare immaginare. A tal proposito, pur con gli evidenti limiti imposti dal pochissimo tempo a disposizione e dalla stanchezza, ho registrato anche un video che riprende alcuni di quei momenti:

www.juzaphoto.com/video.php?t=1508921&l=it

Come vedrete essendo un cratere estremamente attivo, esalazioni di vapori e gas fuoriescono dal terreno e l'aria è davvero irrespirabile quando il vento te le tira addosso. Dopo poco che le inali ti 'ubriacano', oltreché nausearti. Le vie aeree si irritano e anche a distanza di giorni senti nel tuo naso quell'odore, in bocca quel sapore. Quando si è lassù non bisogna mai scordarsi dove ci si trova o sottovalutarne le insidie. Ai rischi tipici della montagna, si sommano quelli di un vulcano attivo e quindi la cautela è d'obbligo. L'Etna, a cui di solito do una connotazione femminile (come di una mamma amorevole), è paziente e dolce con i suoi figli, ma mantiene sempre un lato del suo carattere imprevedibile. Quando sei in vetta, in periodi in cui il vulcano si sta 'caricando' di energia (come sta avvenendo adesso) e tra esalazioni varie magari ti capita di sentire qualche sinistro boato, capisci di essere fuori luogo. Comprendi che essere lì è un privilegio che il vulcano ti sta concedendo, ma basta poco perché lo stato di eccitazione/moderato timore si trasformi in panico puro. Ecco perché è bene prepararsi non solo fisicamente, ma anche psicologicamente quando si intraprendono determinati percorsi sulla parte sommitale.

Dico tutto questo non certo per seminare il panico o mostrare il vulcano sotto una falsa veste, ma solo perché con l'esperienza ho capito che seguire un approccio ragionato, consapevole e prudente è cosa buona. Inoltre le escursioni che ho avuto la fortuna di effettuare non sono praticabili dai turisti e quindi se un giorno visiterete la vetta del vulcano vi verrà mostrato dalle esperte guide un itinerario apposito che, pur non escludendo al 100% un possibile imprevisto, vi terrà decisamente più al riparo rispetto ad altri punti della parte sommitale che presentano maggiori criticità.




Prepararsi adeguatamente significa abbigliamento consono (anche d'estate!) e consapevolezza che ad oltre 3.000 metri si potrebbero accusare dei malori dovuti all'altitudine. Mi è capitato, non di rado, di vedere turisti che salgono in pantaloncini e con le infradito e poi congelano appena mettono piede fuori dal mezzo di trasporto. Inoltre il terreno che troverete è fatto apposta per creare lacerazioni, contusioni e altro, quindi bisogna indossare scarpe da trekking e pantaloni lunghi per evitare il più possibile i danni causati da cadute accidentali.

Fortunatamente le casistiche registrano poche morti da imputarsi direttamente al vulcano. La più nota tragedia (e in realtà l'unica) è avvenuta il 12 settembre 1979: un gruppo di turisti arrivò fino alla Bocca Nuova che dopo una breve eruzione era tornata tranquilla, sigillata da un "tappo" di lava solido. Mentre i turisti affacciati sulla Bocca Nuova scattavano fotografie, il tappo saltò in aria. Una pioggia di pietre e schegge falciò il gruppo, 9 restarono uccisi e 23 furono i feriti. Questa tragedia più che per colpa dell'Etna si verificò per negligenza dell'uomo, perché vennero purtroppo ignorati i numerosi segnali che nei giorni precedenti il vulcano lanciò come avvertimento di un possibile ed imminente parossismo.

Altro itinerario che va assolutamente visto sull'Etna è quello costituito dalle grotte di scorrimento lavico.




Le più belle e visitate sono la Grotta dei Lamponi e la Grotta di Serracozzo. Osservandole attentamente è possibile comprendere l'enorme temperatura che raggiunge il magma, tanto da far liquefare e gocciolare la roccia che costituisce il tetto del canale di scorrimento. Giochi di luce naturale, grazie a 'finestre' che si sono aperte in seguito al crollo di porzioni del tetto, illuminano parzialmente l'interno e rendono suggestiva la permanenza.

Meritano uno spazio in questo articolo anche le Gole dell'Alcantara che pur non essendo tecnicamente collegate al vulcano, nel senso che non hanno avuto origine dai suoi condotti principali, sono figlie dell'attività che circa 300.000 anni fa ha caratterizzato la zona che abbraccia i comuni di Castiglione di Sicilia e Motta Camastra. Le Gole sono in sostanza uno splendido canyon di origine vulcanica, attraversato dal fiume Alcantara e costituito da pareti basaltiche alte svariate decine di metri e larghe dai 2 ai 4/5 metri.




A differenza da quanto sostenuto fino a non molto tempo fa, il canyon non si è formato grazie all'azione erosiva dell'acqua durata migliaia di anni. Recenti studi portano a ritenere che in realtà la sua origine è da attribuirsi ad eventi sismici che con movimenti sussultorio-tettonici fecero letteralmente spaccare in due vecchi laghi basaltici preesistenti (originatisi appunto 300.000 anni fa dalla fuoriuscita di magma dalle fessurazioni dei basamenti pre-etnei), consentendo all'acqua del fiume di insinuarsi al suo interno. Ad avvalorare questa tesi la struttura delle pareti, intatta e spigolosa, che in certi punti assume la caratteristica forma a "cataste di legna" ed in altri a "colonne d'organo". E la particolarità delle Gole dell'Alcantara, oltre all'alveo di pietra lavica su cui scorre il fiume, consiste proprio nella struttura delle pareti, povera di silicio ma ricca di ferro, magnesio e calcio. La presenza dell'acqua del fiume e la relativa percolazione all'interno della massa magmatica causò un raffreddamento più veloce di questo strato dando origine a profonde fratture irregolari le quali, intersecandosi, formarono strutture prismatiche di varia configurazione, pentagonali ed esagonali, che richiamano incredibilmente la struttura molecolare dei materiali che la costituiscono. Un vero spettacolo.




Parlando delle Gole dell'Alcantara mi viene in mente un piccolo 'vulcanetto' sconosciuto ai più, ma anch'esso figlio dell'Etna (nel senso che vi spiegherò tra poco) e la cui origine ha influenzato le credenze riguardo le Gole stesse. Si tratta del Monte Mojo, ubicato a Nord dell'edificio vulcanico etneo, sulla sinistra orografica del Fiume Alcantara. I risultati di vari studi permettono di classificarlo come il più settentrionale dei coni avventizi dell'Etna e (in questo sta la sua particolarità) di collocarlo fra i crateri eccentrici più distanti dell'edificio vulcanico etneo. Per cratere eccentrico si intende un'apertura vulcanica secondaria che ha il condotto eruttivo non connesso con il condotto centrale del vulcano principale, ma che attinge direttamente nel sottostante bacino magmatico. È convinzione comune, anche perché suffragata da notizie riportate in antichi testi scientifici, che fu proprio questo vulcanetto ad aver eruttato, forse mille anni prima della nascita di Cristo, la lingua di lava lunga una trentina di chilometri che giunta nel mare antistante Taormina ha formato la penisola di Capo Schisò sulla quale nell'VIII secolo a.C. il calcidese Teocle fondò la cittadina di Naxos.




Sempre secondo antiche credenze l'eruzione del vulcanetto di Mojo avrebbe anche originato le Gole dell'Alcantara (da qui il mio collegamento). In realtà e più recentemente, sulla base di dettagliati studi morfologici, si ritiene che la colata che ha dato origine a Capo Schisò non sia stata prodotta dal Monte Mojo, bensì da una delle tante fratture eruttive che interessano tutto il versante settentrionale dell'Etna. Secondo questa recente interpretazione le colate originatesi dal vulcanetto di Mojo avrebbero percorso solo alcune centinaia di metri. Non manca anche una leggenda sull'origine di questo simpatico conetto: si narra di due fratelli gemelli, possessori di un campo seminativo nei pressi di Mojo. Ambedue coltivavano con solerzia il loro appezzamento anche se uno dei fratelli era cieco. Il vedente era un mariolo, ad ogni raccolto divideva il prodotto con il fratello ma ne teneva per sé una quantità smisurata e lasciava al cieco le briciole dato che costui non si poteva rendere conto della truffa. Con il passar degli anni il truffatore aveva accumulato un immenso mucchio di grano. Ma il fatto giunse alle orecchie degli Dei che pensarono di punire il lestofante scagliando un fulmine che incenerì il fratello furbo e trasformò il mucchio di grano nel vulcanetto di Mojo.

Dopo questa divagazione, che comunque testimonia la complessità del variegato territorio etneo, parliamo brevemente della ricca flora che l'Etna custodisce.




La natura vulcanica della montagna modella il territorio circostante come in nessun'altra parte, creando ambienti molto diversi che si susseguono anche repentinamente man mano che ci si sposta tra le sue pendici. Anche il variare delle temperature e delle precipitazioni, in relazione all'altitudine e all'esposizione dei versanti, influisce in questa incessante opera plasmatrice del territorio. Partendo dal basso, dove un tempo si scorgevano le foreste di Leccio, adesso si trovano vigneti, oliveti, frutteti e noccioleti. A testimonianza di un passato in cui i lecci erano predominanti in quest'area (e comunque ancora abbondantemente presenti nel versante che affaccia su Randazzo), resta qualche patriarca di incredibile stazza, bellezza e unicità.




Ad Ovest vi è la zona dei pistacchieti, inseriti in un contesto di boschi di Querce e Castagni. A circa 2.000 metri si trova il Faggio che qui raggiunge il suo limite meridionale e le quote più elevate ed infine i Pini e le Betulle, quest'ultima specie endemica dell'Etna. Un'altra pianta tipica è la Ginestra che, oltre ad essere bella, esplica un ruolo fondamentale riuscendo con le sue forti radici a rompere e frantumare la roccia vulcanica, rendendola più idonea ad essere colonizzata da altre specie vegetali.

Salendo ancora, oltre i 2.000 metri, la vegetazione si dirada sempre più, il paesaggio diventa desertico e le uniche piante in grado di resistere sono specie endemiche come il Ginepro, l'Astragalo, la Saponaria (che in estate colora le enormi distese laviche), le Viole, il Senecio, il Cerastio e il Rumex che riesce a spingersi fino anche ai 3.000 metri.

L'Etna ospitava anche una variegata fauna che comprendeva specie come il Lupo, il Daino, il Cinghiale, il Capriolo, il Cervo e la Lontra. Specie ormai scomparse purtroppo. Nonostante ciò sul vulcano vivono ancora l'Istrice, la Volpe:




...il Gatto selvatico, la Martora, il Coniglio, la Lepre, la Donnola, il Riccio, il Ghiro, il Quercino. Tra i rettili, oltre a diverse specie di serpenti (Colubro leopardiano, Vipera e Natrice del collare), tante lucertole e i coloratissimi ed elusivi Ramarri. Moltissimi sono gli uccelli ed in particolare i rapaci che testimoniano dell'esistenza di ampi spazi incontaminati: tra i rapaci diurni lo Sparviero, la Poiana, il Gheppio, il Falco pellegrino e l'Aquila reale; tra i notturni il Barbagianni, l'Assiolo, l'Allocco, il Gufo comune. Aironi, Anatre ed altri uccelli acquatici si possono osservare nel Lago Gurrida, unica distesa d'acqua dell'area montana etnea. Altri uccelli che è possibile osservare sono la Cincia, il Cuculo, il Picchio rosso, la Gazza, il Culbianco, la Ghiandaia, il Corvo imperiale, la Cornacchia, il Colombaccio, la Coturnice. Infine, ma non per questo meno importante, vi è l'incredibile e multiforme universo degli insetti e degli altri artropodi. Farfalle (tra cui merita menzione una specie tipica, l'Aurora dell'Etna), grilli, cavallette, cicale, api, ragni. Tutti insieme partecipano attivamente a mantenere gli equilibri ecologici. Insomma un ecosistema complesso e variegato, non immediatamente percepibile all'osservatore occasionale. Ma basta avere tempo e pazienza e l'Etna gradualmente ve lo farà conoscere.

Cos'altro aggiungere. L'Etna dal 2013 è entrato a far parte del Patrimonio mondiale dell'UNESCO. Un riconoscimento importante che l'unicità, la bellezza del vulcano e del suo territorio meritano ad occhi chiusi, ma che dovrebbe implicare anche una grande responsabilità da parte di tutti. Alle volte scene di quotidiana inciviltà denotano un degrado culturale non proprio confortante. A questo si aggiunge l'assenza delle autorità che dovrebbero non solo vigilare, ma operare fattivamente affinché si mantenga il decoro di questa zona. Sono i conosciutissimi paradossi della Sicilia: patrimoni unici non adeguatamente valorizzati e preservati. Devo dire che ultimamente un barlume di speranza sembra comparire all'orizzonte. Una nuova coscienza ambientalista sembra farsi strada nel cuore delle persone, ma spero non debba trascorrere troppo tempo ancora affinché si arrivi ad un grado di educazione consono alle ricchezze naturali che ci ritroviamo.





Nicophoto scrive di sè: "Mi piace riprendere tutto il bello che mi circonda. Grazie a Dio, per fare ciò, non ho bisogno di affrontare lunghi viaggi ;-) Scherzi a parte, amando la Natura in ogni suo aspetto, grazie alla Fotografia ho il pretesto per rimanere sempre in contatto con essa.



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avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 13:40

Un inchino per il tuo lavoro!
La nostra montagna merita simili eccezionali documenti!

Complimenti.. anzi.. complimentoni!!!

avatarjunior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 13:54

Bel documento Nicolò, fai veramente onore a quella bellissima terra! ;-)

avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 14:03

Mi associo a Ulysse e Daros, devvero bellissime e...viva la Sicilia:-P

avatarjunior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 14:05

Lavoro superbo, descrizione meglio di un'enciclopedia e foto magnifiche.
Complimenti davvero, prova a mandare il pezzo a qualche sito che si occupa del turismo in Sicilia!
Giuseppe

avatarjunior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 14:05

come siciliano non posso non farti i miei più calorosi complimenti per l'ottimo servizio e per le splendide foto

avatarjunior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 14:12

Ottimo servizio e foto stupende

avatarjunior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 14:14

servizio eccezionale
fotografie ancora di più. un paio sono veramente over the top. complimenti

avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 14:21

Bellissimo racconto. Ricco di dettagli.
Complimenti.

avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 14:22

Complimenti Nicolò , davvero un lavoro eccezzionale.
Si capisce bene il tuo amore per la tua terra , per il tuo Vulcano e per la natura in generale.Il tutto raccontato in modo parsimonioso e semplice, ma che allo stesso tempo ti colpisce e vuoi che questo racconto non termini piùSorriso.

A breve avrò la fortuna di andarci per la prima volta,Natale e S.Stefano,al riguardo ho avuto e continuo ad avere dei contatti con un tuo Grande amico, Claudio C. , che mi ha anche parlato di te;-).Persona squisita e gentilissima che mi stà dando delle buone dritte.
Sarà un'onore per me, palermitano, immortalare il Vs spettacolo, spero di farlo come merita e che sia clemente con meMrGreen.
Un caro saluto
Salvo

avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 14:22

ottimo lavoro documentaristico e fotografico.
un applauso speciale per l'amore e la passione che ti lega al tuo territorio.
complimenti!!
Luca (dal profondo nord!)

avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 14:26

Davvero tanti complimenti per lo splendido articolo e per le bellissime immagini. Un grande tributo alla mia amatissima terra

avatarsupporter
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 14:34

Complimentissimi Nicolò,
110 e... lode!:-P
Le foto sono tutte bellissime ed il "racconto", che si legge tutto d'un fiato, è veramente interessantissimo ed esaustivo!;-)Sorriso
Un gran bel lavoro il tuo che meriterebbe di essere "valorizzato" da chi di dovere!:-P
E, per noi che "viviamo" l'Etna come la "nostra" montagna, è sicuramente un motivo in più per amarla e rispettarla!Sorriso
Un caro saluto ed, ancora, un grande plauso,:-P
Paolo

avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 14:47

COmplimenti per le foto e per l'articolo. L'etna ha sempre molto fascino e le sue eruzioni sempre molto spettacolari.
Non ero a conoscenza delle formazioni basaltiche.
Ancora compliementi

avatarjunior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 14:47

Meraviglioso documento.

avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2015 ore 14:57

Da Siciliano, non posso che farti i miei più sentiti Complimenti e Ringraziamenti per avermi fatto conoscere ancora di più le piccole sfaccettature di chi si è appassionato con Cuore a questo luogo :-P Bellissime le foto che accompagnano l'articoloCool





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