Primo tentativo sul Cervino
Primo tentativo sul Cervino, testo e foto by
Titasecco. Pubblicato il 18 Novembre 2015; 46 risposte, 8239 visite.
Dopo aver raggiunto la cima del Rosa nell'estate 2012 e aver completato la salita del Monte Bianco un anno dopo, il 2014 doveva essere l'anno del Cervino, ma a causa dell'estate terribile da punto di vista climatico, abbiamo deciso di rimandare di un anno. Così, appena mio padre ha potuto prendersi ferie e il tempo sembrava promettere bene, abbiamo deciso di partire, anche se io aro appena tornato da tre giorni di caccia fotografica itinerante sulle montagne di casa e mio padre aveva appena fatto qualche giorno di influenza. Bisogna dire che noi due siamo sempre andati in montagna insieme, ma non avevamo mai provato il Cervino e, anche se avevamo chiesto indicazioni a mio zio che lo ha salito varie volte, non sapevamo di preciso come sarebbe stato.
Comunque abbiamo deciso almeno di provare e quindi sabato 29 agosto siamo partiti da Feltre e dopo circa 5 ore di viaggio siamo arrivati a Cervinia; era buio e subito non abbiamo visto altro che nuvole, ma appena smontati dalla macchina lo abbiamo visto: una guglia di roccia e neve alta 4478metri che torreggiava sopra di noi dall'aspetto un po' preoccupante.

Fuori l'aria era fresca, ma si stava bene e quindi ci siamo fermati a goderci la luna piena per qualche minuto, dopo di che ci siamo preparati a passare la motte in macchina (avevamo tolto i sedili posteriori in modo da poter distendere materassino e sacco a pelo). Dopo una notte caratterizzata da vari risvegli a causa del materasso non proprio morbidissimo, alle 7:15 ci siamo alzati e, alla luce del giorno, la parete sud del Cervino ci sembrava molto meno minacciosa. Il tempo di andare a prendere un po'di pane fresco, una cartina, chiedere qualche informazione all'ufficio delle guide riguardo la situazione della via (pochi giorni prima erano caduti circa 40cm di neve e tutto sarebbe stato più difficile), preparare gli zaini cercando di non portare nulla di superfluo e siamo pronti a partire.
I primi 500m di dislivello abbiamo deciso di farli in funivia per risparmiare tempo ed energie. alle 10:15 siamo arrivati a Plan Maison e siamo partiti a piedi verso il rifugio Lo Riondè, ma dopo pochi passi abbiamo deciso di prendere la cartina per non sbagliare strada ancora prima di partire e, sorpresa, ci siamo accorti di averla dimenticata in macchina! Dopo qualche attimo di sconforto siamo partiti verso il rifugio, il sentiero era largo e comodo e in poco tempo abbiamo superato la parte in piano, ma subito mi sono fermato a provare qualche scatto, nessuno molto convincente. Ormai eravamo proprio sotto alla parete del cervino e sembrava quasi che ci cadesse sopra.

In circa 50 minuti di cammino siamo arrivati al rifugio, il tempo di bere qualcosa ed eravamo di nuovo in marcia, adesso su un sentiero più stretto e ripido, intervallato da lastroni di roccia inclinati. Fino a quota 3100m niente di particolare, ma da lì si imbocca un canalino di 60/70m di dislivello nel quale abbiamo dovuto arrampicare in 1-2 passaggi molto facili, ma comunque non c'era modo di legarsi. Passato il canalino il sentiero continua costeggiando un nevaio fino ad uscire in cresta, proprio sotto lo spigolo, la pausa foto era d'obbligo anche se la luce non era delle migliori perché troppo dura.
Da lì in su iniziava il pezzo più difficile e ho dovuto mettere in zaino la reflex per evitare di rovinarla sulle rocce, nello stesso punto ci siamo legati, quindi lo zaino non ha subito variazioni di peso perché ho tirato fuori imbrago e corda. Il sentiero sale lungo la cresta fino a 3500m dove inizia il traverso che porta al colle del leone, nello stesso punto ecco la prima neve che rende tutto più difficile. Ore 14, raggiungiamo il colle del leone a 3550m da dove si spazia con lo sguardo sia sul versante nord, quasi verticale e completamente coperto di ghiaccio e neve, sia quello sud, non meno ripido, ma decisamente meno ghiacciato.
Da lì parte il tratto più duro: 300m di dislivello lungo lo spigolo del Cervino tra neve e rocce con vari punti verticali poco attrezzati. Alle 18 siamo ancora in cammino e ci troviamo sotto al punto più faticoso di tutta la salita: ina corda di canapa verticale di 5-6 metri dove l'unico modo di passare è issarsi a braccia lungo il canapone, impresa resa ancora più dura dallo zaino di circa 10kg. Passato quel punto manca davvero poco, altri due canaponi e un nevaio di 50m: in tutto due tiri di corda, quindi due recuperi con il mezzo barcaiolo e siamo arrivato alla capanna Carrel. Più che un bivacco sembra un nido di aquila, è appoggiato sulla cresta ovest del Cervino a 3850m e sul davanti c'è una terrazza panoramica dalla quale si gode un vista splendida verso il tramonto.
Dietro di noi torreggiava il Cervino e lungo lo spigolo quasi verticale si intravedevano i canaponi che segnano la via, al solo vederli nella nostra mente cominciò ad insinuarsi il dubbio di dover rinunciare, ma ci avremmo pensato l'indomani: per il momento l'importante era mangiare qualcosa e goderci lo spettacolo del tramonto cercando di fare qualche bella foto, soprattutto perché non volevo essermi portato 2kg di macchina fotografica fino a lì per poi non fare foto, quindi l'ho tirata fuori e mi sono messo a scattare. A mano a mano che scattavo il sole era sempre più basso e mi sembrava sempre più bello, ma anche sempre più freddo.

Ormai il sole era sceso e con lui anche la temperatura, la zuppa calda dopo una giornata di freddo e fatica era quasi d'obbligo, come la giacca a vento pesante. Ormai ara arrivata l'ora in cui tutto si ferma, la neve si ghiaccia e tutti vanno a dormire (nel bivacco c'erano circa 40 persone), ma io restavo ancora fuori a scattare le ultime foto alla notte che stava arrivando.
Mentre scattavo pensavo all'indomani e sempre più dubbi mi entravano nella mente e quasi a rispecchiare il mio stato d'animo sopra la punta di una montagna vicina si era formata una nuvola a punto di domanda.

Pochi istanti dopo la nuvola si era dissolta e ho pensato che per il momento non mi dovevo preoccupare e sono andato a dormire. Quella che è seguita è stata una delle notti peggiori che abbia mai passato: gli ultimi arrivati hanno continuato a fare confusione fino alle 23 e alle 00:30 i primi hanno iniziato a prepararsi per partire, fuori si era alzato il vento che ululava contro le pareti del bivacco e la tensione nervosa andava aumentando. verso le 2:30 mi sono accorto che anche mio padre non riusciva a dormire per tutte le persone che continuavano ad entrare e uscire e ci siamo consultati sul da farsi e non eravamo per niente convinti di riuscire a completare la salita e la discesa in giornata inoltre previsioni per il giorno successivo davano pessime notizie: il brutto sarebbe arrivato prima del previsto e quindi fermarci un'altra notte in bivacco e scendere il giorno successivo non sarebbe stato possibile.
Alle 3:00 ho deciso di uscire a vedere com'era la situazione e appena ho aperto la porta sono stato colpito dal vento gelido della notte che mi ha quasi riportato a letto, ma ormai volevo uscire nella notte illuminata dalla luna, la neve era un blocco unico di ghiaccio e il vento soffiava a circa 40-50 km/h e quindi sono rientrato a letto riferendo la situazione. Ormai la scelta era stata fatta: per quest'anno non saremmo arrivati in punta al Cervino e con questa decisione abbiamo spento la sveglia e abbiamo cercato di dormire. La mattina si presentava radiosa anche se fredda e ventosa, abbiamo fatto colazione con calma, preparato con cura gli zaini e siamo partiti verso le 11 io direzione Cervinia.
La discesa è stata quasi più dura della salita perché abbiamo fatto tutte calate in corda doppia dove era possibile e con il mezzo barcaiolo dove le soste erano troppo distanti; questo ci ha rallentato moltissimo e verso le 14 eravamo solo al colle del leone. Passato il traverso ci siamo tolti i ramponi e ci siamo resi conto che il tratto più impegnativo era finito e che dopo il canalino sarebbe stato solo sentiero. Verso le 16:30 siamo usciti dal canalino e, finalmente, da quando eravamo partiti, ci siamo potuti rilassare e fermare per mangiare qualcosa consapevoli del fatto che il tratto impegnativo era ormai alle nostre spalle. Appena prima di arrivare al rifugio ho notato un laghetto, subito ho tirato fuori la macchina fotografica e usando lo zaino come cavalletto ho provato qualche scatto al Braithon che si rifletteva nell'acqua.

Ormai si stava facendo tardi e così abbiamo ripreso la discesa verso Cervinia, alla quale mancavano ancora circa 800m di dislivello.
Di lì la strada inganna molto l'occhio in quanto si vede il paese e sembra molto più vicino di quello che è perché il sentiero scende lungo un prato tutto uguale attraversato da innumerevoli torrentelli che in alcuni punti si uniscono in spettacolari cascate anche di 30 metri per le quali non potevo non fermarmi e scattare qualche foto.
A mano a mano che scendevamo le cascate diventavano sempre più grandi e sullo sfondo il Cervino era riemerso dalle nuvole come un gigante che controlla tutta la valle dall'alto, la valle ormai in ombra, ma lui ancora illuminato dai raggi del sole.

Ormai eravamo arrivati alle prime case di Cervinia e non vedevamo l'ora di arrivare alla macchina per scaricare gli zaini e andare a mangiare una bella pizza. Dopo cena ci siamo preparati per l'ultima notte in macchina, dove avremmo sicuramente riposato meglio che in bivacco. La mattina seguente ci siamo alzati e subito ci siamo resi conto che la nostra era stata un'ottima scelta: infatti da quota 2700 tutto era avvolto nelle nuvole e stava piovigginando, quindi se fossimo rimasti un giorno di più avremmo dovuto affrontare la prima parte di discesa in mezzo ad una tormenta di neve.
Prima di partire da Cervinia abbiamo fatto un ultimo giro in paese e poi siamo montati in macchina. Pochi chilometri dopo, però, ci siamo fermati a visitare la grotta delle marmotte giganti: una grotta che si visita in pochi minuti, ma che vale la pena visitare anche se per fare foto bisogna stare attenti alle goccioline di acqua che cadono sulla lente e rischiano di rovinare le foto. Dopo quest' ultima tappa eravamo pronti a tornare a casa con un'esperienza in più e una motivazione in più per tornare a provare il Cervino magari il prossimo anno o quello dopo.
Certe volte in montagna bisogna saper rinunciare anche se non è quello che vorremmo fare, ma soprattutto bisogna imparare a conoscersi, sapere qual è il proprio limite e non superarlo mai per non mettere in pericolo se stessi e quelli che magari vengono ad aiutarti, personalmente credo di aver capito un po'meglio qual è il mio limite.
Titasecco scrive di sè: "Sono un diciottenne della provincia di Belluno, da sempre appassionato di montagna e da dieci anni anche di fotografia naturalistica. Al contrari della maggior parte dei miei coetanei se ho del tempo libero preferisco passarlo in qualche bivacco alla ricerca di cervi e camosci in compagnia della mia macchina fotografica." Risposte e commenti
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| inviato il 18 Novembre 2015 ore 14:48
Bravo, bella avventura ben descritta e con belle foto. Molto apprezzabile il ragionamento sui propri limiti e sulla rinuncia. Complimenti. |
| inviato il 18 Novembre 2015 ore 15:13
“ Certe volte in montagna bisogna saper rinunciare anche se non è quello che vorremmo fare, ma soprattutto bisogna imparare a conoscersi, sapere qual è il proprio limite e non superarlo mai per non mettere in pericolo se stessi e quelli che magari vengono ad aiutarti „ Sono il responsabile del Soccorso Alpino del VCO, parole sante le tue, ma purtroppo ormai rare da sentire dalla bocca di un diciottenne. Continua così......e se un giorno vorrai il Soccorso Alpino ha bisogno di gente come te. |
| inviato il 18 Novembre 2015 ore 15:29
Bel racconto e foto. Non preoccuparti per la mancata salita, il Cervino è sempre lì ad attenderti diego |
| inviato il 18 Novembre 2015 ore 15:40
se non siete saliti questa volta, salirete la prossima con ancora più soddisfazione. Grazie del report e delle belle foto |
user72463 | inviato il 18 Novembre 2015 ore 15:55
pensa che c'è gente che arriva in cima al cervino di corsa in poco meno di 3 ore partendo da cervinia scherzi a parte,avete fatto la scelta giusta,la montagna non è mai da sottovalutare e da sfidare, e bisogna sapere anche rinunciare quando le condizioni non sono ottimali,come detto dagli altri il cervino sarà sempre lì ad aspettarti belle le foto,anche se il laghetto dove si specchiano il breithorn occidentale e il piccolo cervino è un po increspato ah,permetti una precisazione:l'orrido che hai visitato nello scendere verso valle si chiama "gouffre de busserailles",e non sono le marmotte giganti,ma le marmitte (inteso come pentoloni) dei giganti |
| inviato il 18 Novembre 2015 ore 15:55
Le ns montagne, le più belle. |
user72463 | inviato il 18 Novembre 2015 ore 15:59
io amo la valle d'aosta,ho avuto casa a chamois per qualche anno quando ancora vivevo coi miei,son montagne meravigliose ma sinceramente non saprei,e non potrei,dire se son più belle le alpi delle dolomiti..panorami diversi,altezze diverse,c'è solo da essere felici che in Italia abbiamo entrambe |
| inviato il 18 Novembre 2015 ore 16:04
bel racconto e bell'avventura... |
| inviato il 18 Novembre 2015 ore 16:07
Di giovani, non uniformati così, ce ne vorrebbero tanti. Bel servizio e .... buona fortuna per la prossima scalata. |
| inviato il 18 Novembre 2015 ore 17:32
L'ho letto tutto d'un fiato, sei stato bravissimo nello scrivere , molto coinvolgente.Io non salirò mai in queste vette ed i vostri racconti mi aiutano a viverlo. Complimenti,davvero, sopratutto per l'ultimissima parte dello scritto. ciao Massimo |
| inviato il 18 Novembre 2015 ore 17:43
Gran bel racconto di Montagna, ci si cala perfettamente nelle varie situazioni leggendo le Tue parole e guardando i vari scatti, complimenti!!! E Le Ultime frasi nella Tua personale descrizione non possono che darti grandi soddisfazioni ed emozioni Ciao Diego |
| inviato il 18 Novembre 2015 ore 17:56
Complimenti per il racconto, si legge tutto di un fiato. Molto belle le foto scattate. Sopratutto ammiro per la passione per la montagna e la fotografia che alla tua età sono cosa molto rara. Continua così e ancora complimenti. Un saluto Giò |
| inviato il 18 Novembre 2015 ore 18:21
Il Cervino...mi manca ...ma devo esser sincero: le due vie normali le ho sempre evitate come la peste, hanno tutto quello che non ho mai cercato in montagna (gran ressa e tratti attrezzati in primis, oltre ad una qualità della roccia più che pessima), mi piacerebbe la cresta di Zmutt...ma questa è un'altra storia . Complimenti innanzitutto per la rinuncia (mai facile) ,per il bel racconto e per le belle foto, ottima quella con la Dent d'Herens , montagna a mio avviso forse anche migliore della Gran Becca (alpinisticamente parlando). Un saluto, buone salite e buone foto! |
| inviato il 18 Novembre 2015 ore 18:40
Molto bella la storia che hai raccontato e tutta l'avventura padre-figlio. Ammiro molto il tuo saper usare la testa in montagna. Fare passi indietro significa essere meglio di chi per boria e arroganza decide di sottovalutare quello che la montagna sussurra nel vento. Bellissime le foto, hai una buona manina e puoi solo che migliorare. Prova a vedere le foto fatte alla via-lattea. Potrebbe essere una bella tecnica da esplorare. |
| inviato il 18 Novembre 2015 ore 20:16
Grande Titasecco, bel racconto e belle fotografie! |