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La saturazione delle immagini e l'apertura delle ombre


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avatarsenior
inviato il 17 Agosto 2015 ore 23:36

Se siete arrivati qui pensando di trovare qualche consiglio tecnico, è bene che vi dica subito che vi ho fregatoMrGreen!
Dunque, se continuate la lettura siete avvertiti: come sa chi mi conosce, anche qui sarò il solito professorone snob, vanitoso, autoreferenziale, antidemocratico e parlerò di tutto tranne che di tecnica (al massimo, solo di striscio)MrGreen;-).
Visto che obblighi non ce ne sono, non solo non mi offenderò, ma anzi ringrazierò infinitamente chi, non interessato o annoiato, passerà ad altro.
Scusate se non risponderò a tutti gli interventi (se ce ne saranno!): scrivete, ovviamente, quanto e quello che volete ma, abbiate pazienza se il mio poco tempo mi costringerà ad essere selettivo. Non interpretatelo come una scelta di scortesia;-).

Per i pochi "superstiti" che mi hanno letto fin qui, entro subito nel merito:

Il nostro tempo ci porta alla ricerca ossessiva di immagini perfette, superdefinite nelle quali tutto deve essere visibile e chiaro. Tutto è in linea con l'attuale tendenza a voler dare sempre delle risposte esaurienti, immediate.
L'immagine si guarda per pochi secondi e più i suoi significati sono saturi, immediati alla prima occhiata, e più è tranquillizzante e meno tempo si perde. Nella nostra mente restano, per poco, solo le istintive reazioni ai bei colori e ad una bellezza formale spesso stucchevole e fine a se stessa. Tutto si riduce in forma didascalica e si passa ad altro. Quante discussioni abbiamo letto poi sulla capacità dei sensori di aprire le ombre e svelare quello che sfugge anche all'occhio umano?
Intendiamoci, non sono affatto contrario al progresso di sensori e obiettivi ma, mi domando, è questa ricerca spasmodica della perfezione che ci può permettere di fare immagini migliori? La risposta è complessa e non ho la pretesa di dare risposte esaurienti. Nemmeno mi rivolgo a certi generi fotografici, macro, foto naturalistica etc., nei quali certe caratteristiche sono indispensabili.
Ma per la fotografia che, per comodità, definisco impropriamente "d'espressione"?
In questo campo credo che le immagini imperfette, dal significato insaturo, non immediato, quelle che portano a molteplici interpretazioni e che lasciano spazi all'immaginazione, finiscano per essere quelle di maggior qualità. Lo sono perché richiedono un'osservazione più attenta, costringono chi le guarda a scavare nel suo inconscio dal quale possono affiorare sensazioni, emozioni inaspettate e non preventivate nemmeno da chi quelle immagini le ha scattate.
L'osservazione, il primo impatto lasciano spazio ad una sedimentazione più lenta e duratura che può portare alla riscoperta del nostro vissuto, di emozioni che pensavamo sopite. Ci può far vedere ciò che non si vede e perfino sentire odori e musica, perché è dagli anfratti più nascosti, dalle ombre più scure, nei particolari meno definiti che si alimenta la fantasia, lo stimolo alla scoperta e a quelle domande che non hanno una facile ed immediata risposta. L'immagine pulsa, ha una vita propria.
Il pericolo (faccio anche un mea culpa) è che un siffatto agire, nel realizzare le nostre immagini, ci porti a scambiare il fine con i mezzi: mossi, ombre nere, sfocature nate dal desiderio di dare significato e peso anche a quello che non ne ha. Il risultato è un manierismo formale che spesso ci porta fuori strada confondendolo con stile personale.
L'antidoto? Come sempre la nostra sincerità, consapevolezza ed autenticità di pensiero. L'unico valore in grado di dare qualità espressiva (se c'è in noi!) alle nostre scelte.
Se qualcuno vuole approfondire consiglio la lettura de "L'esuberanza dell'ombra" di Carlo Riggi (non prendo percentuali!).
Franco



avatarsenior
inviato il 18 Agosto 2015 ore 0:59

Superstite numero uno.
Io consiglio la frequentazione di siti che parlano di fotografia senza parlare di macchine fotografiche. Enrico Prada, ad esempio, nella sua Valigia promuove continuamente la coltivazione dello sguardo. Vi consiglio di visitarlo e di farvi ispirare.
Un saluto.

avatarsenior
inviato il 18 Agosto 2015 ore 1:47

Superstite numero due.
Temo che questo post parli molto di me.. spesso mi dico che io produco immagini, talvolta gradevoli, ma non "fotografie".. probabilmente non ci arriverò mai. La tecnica si impara, ma artisti si nasce..
Grazie comunque per lo spunto di riflessione... resto sintonizzato nella speranza ne arrivino altri (da te o da superstiti vari MrGreen )

avatarjunior
inviato il 18 Agosto 2015 ore 2:27

Superstite numero tre (non ho resistito MrGreen )
Condivido in pieno il tuo pensiero Jeromin, mi ritrovo spesso a immaginare le mie foto, prima che le scatto, in modo diverso, non palese. O altre volte mi ritrovo scatti del tutto sbagliati che trovo "magnifici".
Ovviamente non trovo riscontri in chi guarda le mie foto, e vorrei approfondire questo discoso. Quindi vi ringrazio e approfitto subito degli spunti da voi proposti.

avatarsenior
inviato il 18 Agosto 2015 ore 6:32

...medaglia di legno Cool
L' iperdefinizione come l' effetto vintage, con dominanti, sfocature ecc ecc non sono altro che mode e tutti chi più e chi meno ne è influenzato.

user33346
avatar
inviato il 18 Agosto 2015 ore 7:53

Grazie alla tecnologia Photoshop e al proliferare di schiacciabottoni più o meno evoluti oggi è molto facile vedere belle fotografie tecnicamente perfette con tutti i livelli curve ecc al posto giusto.. Non è sufficiente.. Non basta più.. Non è interessante.. Il plus oggi è saper raccontare storie.. Scrivere attraverso le immagini.. Storie vere o anche inventate....
(Da un workshop sullo storytelling)

user67843
avatar
inviato il 18 Agosto 2015 ore 8:22

Sono un superstite pure io! Buonagiornata

user3834
avatar
inviato il 18 Agosto 2015 ore 8:40

Il nostro tempo ci porta alla ricerca ossessiva di immagini perfette, superdefinite nelle quali tutto deve essere visibile e chiaro. Tutto è in linea con l'attuale tendenza a voler dare sempre delle risposte esaurienti, immediate.
L'immagine si guarda per pochi secondi e più i suoi significati sono saturi, immediati alla prima occhiata, e più è tranquillizzante e meno tempo si perde. Nella nostra mente restano, per poco, solo le istintive reazioni ai bei colori e ad una bellezza formale spesso stucchevole e fine a se stessa.


Jeronim, reputo la maggior parte delle tue foto molto belle e rispecchiano in pieno la descrizione qui sopra, forti contrasti, elaborazioni che inducono l'occhio al piacere, colori intriganti... e quindi? cosa c'è di male?
Ovvio che in giro ce ne siano di più "mosce" e ripetitive, altre con hdr esagerati ma il problema non lo vedo nella tecnica, casomai nell'assenza di un idea iniziale oppure nella difficoltà di trasferire quello che si è visto e provato con un immagine.

avatarsenior
inviato il 18 Agosto 2015 ore 8:41

Ho letto e riletto...Ho vinto qualche cosa ? ;-)

Benissimo ha fatto l'autore a separare la cosiddetta foto d'espressione dal resto. Anche se si sta assistendo pure nella Macrofotografia, per esempio, ad un abbandono della resa scientifica, documentaristica, a favore di un'immagine più sognante, e secondo me più "artistica" (ho paura ad usare questo termine) :-). Vedi ad esempio Guz, Cave11 e Silo 78 solo per citarne alcuni.

Per ciò che mi riguarda, parlo per me così non turbo nessuno, la ricerca della foto d'effetto, iperrealista, con colori saturi e nitidezza spinta può avere un senso, purché non si esageri, altrimenti si passa direttamente allo stucchevole, all'interno di un filone documentaristico. Se la ricerca è volta all'estetica pura sfociando in esagerazioni da hdr spinto, per esempio, si finisce per sconfinare nell' ipertecnicismo, nella foto d'effetto che colpisce ma lascia il tempo che trova.
Per ciò che mi riguarda ho scoperto di aver bisogno anche di una fotografia più intimista, che si lasci guardare e interpretare, che racconti senza magari colpire solo nell'immediatezza, che comunichi emozioni. Dal dirlo al farlo passa un abisso, certo.
Però mi sono accorto che se ricerco uno scatto più intimista, oltre alle impostazioni di scatto, sento il bisogno di modificare anche l'approccio alla postproduzione, chiudendo, contrariamente al solitole ombre e incrementando i contrasti. (Così ho parlato anche un po'di tecnica) :-)
Forse quella sorta di vedo e non vedo che dona una marcia in più allo scatto.
Sono grave ? ? :-)
Il resto al prossimo post...che il cliente mi aspetta e devo entrare.


user3834
avatar
inviato il 18 Agosto 2015 ore 8:41

Grazie alla tecnologia Photoshop e al proliferare di schiacciabottoni più o meno evoluti oggi è molto facile vedere belle fotografie tecnicamente perfette con tutti i livelli curve ecc al posto giusto.. Non è sufficiente.. Non basta più.. Non è interessante.. Il plus oggi è saper raccontare storie.. Scrivere attraverso le immagini.. Storie vere o anche inventate....


Della serie tutte capre dietro a quello che va di moda oggi MrGreen

avatarjunior
inviato il 18 Agosto 2015 ore 8:56

www.juzaphoto.com/galleria.php?t=1397984&l=it

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1323727

Queste due mie foto (ma anche alcune altre) sono foto che "hanno una storia".... ovvero le ho pensate prima dello scatto immaginandone sia il contenuto visivo, sia quello scritto sulla didascalia!!! Lo scatto e lo scritto erano già precostituiti nella mia mente prima ancora di recarmi sul posto a farle... Questo è il genere di fotografia che amo molto affrontare, ovvero foto con storie! Non mi nego altri generi perché ogni genere (still life, portrait, ecc.) è stimolo per una crescita tecnica e quindi mi piace confrontarmi o almeno provarci con tutto lo scibile fotografico che esiste!
Se poi tecnicamente le foto sia perfettibili questo è vero ma il percorso di crescita fotografica è stato imboccato e la strada adesso è senza ritorno!!!!

Buonissima luce a tutti ragazzi, e che ognuno possa essere soddisfatto innanzitutto dei propri scatti, delle proprie emozioni, delle proprie storie!!!

user46130
avatar
inviato il 18 Agosto 2015 ore 10:15

In questo campo credo che le immagini imperfette, dal significato insaturo, non immediato, quelle che portano a molteplici interpretazioni e che lasciano spazi all'immaginazione, finiscano per essere quelle di maggior qualità. Lo sono perché richiedono un'osservazione più attenta, costringono chi le guarda a scavare nel suo inconscio dal quale possono affiorare sensazioni, emozioni inaspettate e non preventivate nemmeno da chi quelle immagini le ha scattate.
L'osservazione, il primo impatto lasciano spazio ad una sedimentazione più lenta e duratura che può portare alla riscoperta del nostro vissuto, di emozioni che pensavamo sopite. Ci può far vedere ciò che non si vede e perfino sentire odori e musica, perché è dagli anfratti più nascosti, dalle ombre più scure, nei particolari meno definiti che si alimenta la fantasia, lo stimolo alla scoperta e a quelle domande che non hanno una facile ed immediata risposta. L'immagine pulsa, ha una vita propria.

Concordo pienamente, l'immagine appare più profonda se non mostra tutto e subito. Il problema su come non oltrepassare il sottilissimo limite che c'è tra lo scambiare il fine con i mezzi (un po' come quello che divide la sensualità dalla volgarità) è un argomento che merita molto approfondimento. Partendo dal presupposto che una foto priva di magnetismo non può acquistare forza solo con una PP decisa, secondo te, Jeronim, esiste una regola per sfiorare quel confine senza superarlo?
Luca

avatarsenior
inviato il 18 Agosto 2015 ore 10:43

Se posso...
Nel primo post viene fatta una distinzione che trovo fuorviante: quella tra foto perfette ed imperfette; se riconosciamo che la perfezione è, in ambito artistico, soggettiva allora credo che la questione vada rianalizzata soffermandosi sul fatto che quelle d'espressione (bella definizione) siano diversamente perfette e non imperfette come detto prima...

avatarsenior
inviato il 18 Agosto 2015 ore 11:08

Pero' è una foto che a quanto pare piace...e allora quando vedo ,la solita immagine che non ha niente da dire con 50 e passa commenti,dove il punto di scatto è stato suggerito nessun controllo della luce e per via del tramonto si sprecano i complimenti,che basterebbe un rigo di una sintesi,che va ancora alla ricerca di un minimo di contenuto...si pensa a "fotografi"viziati e coccolati dal forum dal sistema social,alla giusta misura ,ai mezzi di lettura, alla struttura di pensiero,alla copia della copia della copia che ha smarrito la sua identita',quel barlume di luce e allora c'è chi si scaglia con le riviste l'editoria, le scelte commerciali...

avatarsenior
inviato il 18 Agosto 2015 ore 11:14

Caputo
Ti quoto .......
La soluzione in questo caso è seguire altri lidi .......
Qua su Juza funziona così e tocca accettare il compromesso !

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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