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Fotografia naturalistica e post produzione


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avatarsenior
inviato il 25 Gennaio 2020 ore 16:24

Nerone l'imperatore
Lasciamo che chi faccia queste elaborazioni eccessive si renda conto da solo del risultato ottenuto confrontandolo con foto migliori, magari aiutandoli concretamente con qualche consiglio pratico.


io spero proprio in questo, tornare a parlare di:

avvicinamento dei soggetti, tecniche di ripresa e postproduzione come è stato per me in passato possa aiutare chi si avvicina a questo genere fotografica.

avatarsenior
inviato il 25 Gennaio 2020 ore 18:11

Opinioni e punti di vista diversi aggiungono interesse alla discussione. Non allarghiamo però, perché rischiamo o di perderci o di finire in “cul de sac” come dicono a Parigi, (la questione analogico-digitale, decisamente interessante, meriterebbe un post dedicato). A mio avviso la questione in tema si risolve in due parole molto simili nell'assonanza; ETICA ed ESTETICA. Voglio dire che il fotonaturalista prima che fotografo deve essere naturalista, in avifauna ad esempio quando riesci a identificare un uccello dal canto significa che lo hai studiato, lo hai seguito ti sei documentato, acquisisci una mentalità per la quale prevale l'esigenza di documentare una realtà che non solo hai visto ma che hai profondamente vissuto. La fotografia di fatto diviene un pretesto per documentare a prescindere dalle qualità tecniche del file e dove, proprio in quanto documento, la scena ritratta dovrebbe essere lasciata il più possibile rispondente a come l'hai vista, con PP contenuta al minimo indispensabile, secondo un preciso codice etico. Un esempio in questa foto, tecnicamente mediocre ma di alto significato documentativo www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=717409 Tutt'altro discorso per colui che invece, dotato indubbiamente di attrezzatura di alto livello, evidentemente appassionato di elettronica e buon conoscitore dei software di fotoritocco ritrae avifauna con il preciso scopo di esaltare la qualità del file mettendo in evidenza dettaglio e nitidezza. In questo caso si può parlare di estetica. Il problema è non eccedere nella ricerca dell'estetica e sto parlando sia di postproduzione esagerata che alla fine può produrre immagini perfette, gradevoli, ma spesso irreali; ma anche per chi nella ricerca del file perfetto di un soggetto, va nei boschi col machete a tagliare rami impallanti o si avvicina a dismisura al nido delle upupe per riprendere da vicino l'imbeccata. E quest'ultimo assunto vale anche per sedicenti naturalisti, (ne ho viste davvero di tutti i colori). Per cui, sempre evidenziando di non essere depositario di alcuna verità, condanno ETICAMENTE parlando, comportamenti scorretti, vasche con pesce per il martino, carnai per i rapaci, disturbo dei nidi, e insieme critico ESTETICAMENTE parlando, foto (di qualsiasi genere ma in modo particolare di animali selvatici), super elaborate al computer che nemmeno la perfezione dell'occhio umano potrebbe vedere.
Paolo

avatarsenior
inviato il 25 Gennaio 2020 ore 18:21

"Super elaborate al computer che nemmeno la perfezione dell occhio umano potrebbe vedere". Direi che in queste poche righe hai reso benissimo il concetto. ;-)

avatarsenior
inviato il 25 Gennaio 2020 ore 19:46

Caro Imperatore, immagine dura, durissima lo so ma io queste cose le documento, così come quel senza cervello che la primavera scorsa è stato beccato mentre spostava le uova degli svassi perché così la nitidezza della foto era migliore, solo la privacy lo ha salvato. E non credo sia più violenta di chi nei capanni da 50 euri a sessione posa i carnai per le poiane a pochi metri così che poi il fotografo possa mostrare la bellezza suo file, ovviamente post prodotto. Ma che se andassero affa....

avatarjunior
inviato il 25 Gennaio 2020 ore 19:55

Ciao Pmaffio,
a ben leggere tutti gli interventi ,ed i vari post del forum, questo è il nuovo intendimento della fotografia naturalistica , purtroppo. Anche in TV programmi nati per la natura sono ormai diventati passerelle di cuochi , cucina ecc

avatarsenior
inviato il 25 Gennaio 2020 ore 21:15

Il risultato di pesanti interventi in post produzione volti a cambiare lo sfondo, a togliere svariati elementi di disturbo dall'inquadratura, a rendere leggibili le ombre profonde e al pari le alte luci sono inaccettabili per il semplice fatto che la fotografia naturalistica deve mostrare ciò che vedono i nostri occhi e non un'immagine ideale che vive soltanto nella mente del suo autore

Super elaborate al computer che nemmeno la perfezione dell occhio umano potrebbe vedere

Continuate a ribadire questo concetto , importante, perchè la mia prima citazione si riferisce alla prima pagina del post , e su cui si basa tutta la logica del discorso dell'autore, esternato come fosse il vangelo , nonostante le continue precisazioni di non possedere la verità , è , secondo me , la chiave per interpretare il tutto , il mezzo che utilizziamo per registrare le immagini è una creazione dell'uomo e quindi molto limitato rispetto alla perfezione creata dalla natura , sei proprio certo che la macchina fotografica analogica o digitale veda nelle ombre meglio di quello che vedono i tuoi occhi ? Se rispondi sì ti consiglio una visita dall'oculista , e sei certo che tu con lo sguardo vedi lo sfuocato nella realtà , pensaci e vedrai che tu non lo vedi , perchè l'occhio umano registra solo ciò che mette a fuoco e se ti trovi davanti a due lupi posti su piani diversi quando guardi il primo lo vedi nitido e quando guardi il secondo lo vedi nitido uguale , poi sul concetto che si voleva trasmettere io potrei anche essere d'accordo ma non basandomi su affermazioni fallaci , ognuno dovrebbe chiedersi con che scopo fa fotografia e domandarsi se con le sue foto ottiene il raggiungimento di quello scopo , di conseguenza diventa impossibile affermare una sola visione di cos'è la fotografia o cos'è la fotografia naturalistica , e se ognuno ha la sua visione soggettiva non ci possono essere etichette da attaccare , questo è giusto e questo è sbagliato , soprattutto le critiche dovrebbero essere sempre ben soppesate senza dare per scontato che tu hai fatto così o hai fatto cosà , perchè per poter ipotizzare un comportamento di un altro, gli esseri umani possono solo ipotizzare quello che avrebbero fatto loro in quella circostanza , e l'accusa diventa una confessione .

avatarsenior
inviato il 26 Gennaio 2020 ore 6:58

Concordo al 100% con PMaffio

Grazie Paolo, fotograficamente parlando mi fai sentire meno solo.

Mi sa che invece siamo tanti e che, forse, chi fa certe cose è parte di una minoranza rumorosa e di grande visibilità.

avatarsenior
inviato il 26 Gennaio 2020 ore 7:58

Questo approccio, per quanto ragionevole possa sembrare, non tiene conto delle caratteristiche basilari della fotografia digitale, dove infiniti parametri possono essere regolati da zero a infinito. A differenza della fotografia analogica in cui solo 4 o 5 parametri potevano essere regolati e quasi mai da zero a infinito.
Dovremo aspettare l' estinzione per vecchiaia di tutti i fotografi che come me hanno iniziato con l'analogico per uscire dagli schemi (analogici) in cui è tuttora invischiata la fotografia nei concorsi?
L'analogico é morto, e se per qualcuno la vera fotografia é quella, allora fotografate in analogico, fate come Berengo Gardin che fotografa ESCLUSIVAMENTE in analogico, siate coerenti. ;-)

La fotografia digitale non può in alcun modo essere scambiata per riproduzione fedele della realtà, questo è incompatibile con la sua natura numerica (zero, uno perché si basa sul codice binario del computer). Può anche essere usata per documentare la realtà, ma a condizione che sia affiancata da un negativo digitale immodificabile.

Ora qualcuno si scandalizzera'. Ma come! Ci cambiate la Fotografia! Eeeek!!!
Mettetevi tranquilli e comodi. La fotografia digitale ha GIA' cambiato la fotografia. 0,1: codice binario, con infinite possibilità espressive.

La fotografia digitale è in sostanza un disegno, non ha le pretese né le caratteristiche documentarie della fotografia analogica.
E ora.... scatenate l' inferno!!!!MrGreen


Trovo questo punto molto interessante.

La fattibilità tecnica di una determinata azione, non ne costituisce di per sé la giustificazione.
Semmai è il contrario: essa dovrbbe stimolare alla comprensione dell'esistenza di un limite. Etico, di buon gusto, di manitenimento di un minimo di contatto con la realtà.

Per chiarezza, non mi riferisco solo alla naturalistica, che vedo del tutto fuori dalle mie possibilità, ma anche alla paesaggistica.

Per un certo periodo ho seguito degli pseudo tutorial su youtube, che in realtà sono solo pubblicità ai corsi organizzati da certi ragazzotti baldanzosi, a mio modo vedere emblematici di una certa scuola di pensiero.

In uno di essi si diceva più o meno così: "Ecco, ora togliamo questo particolare dalla roccia perché nnn ha alcun senso".

Quel particolare esiste, in natura, allora perché lo devi togliere?
Per esercitare il senso di onnipotenza oggi regalato dalla tecnica digitale in molti settori?
Di fatto cosa se ne ottiene se non l'esasperazione di una virtualità che a lungo termine conduce proprio all'incapacità di confrontarsi col mondo reale, cosa del resto che si vede sempre più spesso anche su questa piattaforma?

Oltretutto quella roccia, senza quel particolare che poteva essere del muschio, un ciuffo d'erba o persino una piantina riuscita non si sa come a sopravvivere in un luogo tanto ostile, secondo quello che è un vero miracolo della natura e quindi oltremodo meritevole di essere documentato, perdeva tutto il suo significato. Dimostrando meglio di mille parole a cosa conduce l'esercizio di determinate possibilità con la sola giustificazione della loro fattibilità tecnica.

avatarsenior
inviato il 26 Gennaio 2020 ore 8:39

Continuo a non seguire bene il discorso....
A tratti si parla di etica coinvolgendo il fatto che un fotografo naturalista deve in primis essere un appassionato di natura.... Bene, concordo.... Continuo a vedere esempi di azioni che dimostrano che nella maggior parte così non è....

Poi però si annette al discorso "LA NITIDEZZA"....e qui mi perdo completamente....
Si ribadisce che uno scatto "DEVE" essere aderente alla realtà (nello specifico ho fatto esempi di grandiosi lavori di naturalistica in cui molti scatti non sono per nulla aderenti alla realtà, ma che la realtà la raccontano magnificamente)....

Quello che noto è che quando si parla di post produzione si finisce nel 90% dei casi (e non me ne voglia l'autore del post che peraltro dagli scatti direi essere un bravo fotografo naturalista) si finisce per banalizzare la questione....

Il tema del ritocco in fotografia è parecchio complicato, si "SI DEVE" o "NON SI DEVE", a mio avviso hanno poco significato, messi giù così

avatarsenior
inviato il 26 Gennaio 2020 ore 8:52

Si deve a parer mio senza esagerare. Quindi correggendo giusto i parametri principali (quando necessario). Perché modificare uno sfondo? Perché rendere i colori artificiali? Perché creare una nitidezza assurda? Per fare a gara a chi la fa più figa?

avatarsenior
inviato il 26 Gennaio 2020 ore 8:55

A proposito date un occhiata alle foto di Federico Pelliccia. Poi ne parliamo.

avatarsenior
inviato il 26 Gennaio 2020 ore 9:04

Quello che noto è che quando si parla di post produzione si finisce nel 90% dei casi (e non me ne voglia l'autore del post che peraltro dagli scatti direi essere un bravo fotografo naturalista) si finisce per banalizzare la questione....

Non so. A me sembra che non solo quando si parla di PP a buttarla in caciara sono sempre i fedelissimi.
Sbaglierò...

Fermo restando il fatto che non solo il "bravo fotografo naturalista" ha diritto di esprimere le sue idee in merito.
Proprio perché all'assaggio di un vino, per dire che è buono e che ci piace o meno, non è necessario essere viticoltori e possessori di una cantina e relativa etichetta da 250 a bottiglia.

avatarjunior
inviato il 26 Gennaio 2020 ore 9:29

"A proposito date un occhiata alle foto di Federico Pelliccia. Poi ne parliamo"

Bavassano style. Digital Art a tema natura. Con quel workflow (dodge and burn, Orton, sfocature radiali) risulterebbe interessante anche una bottiglia di aceto: eterea, sognante, lucida, brillante, soffusa. Sono realizzazioni che con la fotografia c'entrano poco, ma che uno magari appenderebbe.

avatarsenior
inviato il 26 Gennaio 2020 ore 9:35

Angus

Più che altro si dovrebbe parlare con cognizione di causa come per tutte la cose nella vita, spesso, troppo si filosofeggia su cose che non si conoscono, o lo si fa per sentito dire, alcuni che parlano poi senza darti la possibilità di vedere i lavori che eseguono, altri che lo fanno e spesso per come usano la PP, sono la rappresentazione delle cose che dicono che non andrebbero fatte. Come è stato detto :

... con PP contenuta al minimo indispensabile....


L'errore è in termini, la PP non deve stravolgere la realtà, perché basta uno slide usato a cavolo in ACR e si fanno danni, non ne è stata data poca? Certo ma male.

Mi ripeto la PP per dare un risultato ottimale va studiata e compresa, non è una sequenza di passaggi che abbiamo scritto su un foglietto, ma i giusti interventi per sopperire alle mancanze dell'attrezzatura, il recupero di ciò che era rappresentato e che abbiamo perso in termini di esposizione, ecc..,..

Non è un demone, ma una opportunità per rappresentare il momento percepito.

avatarsenior
inviato il 26 Gennaio 2020 ore 9:46

Perché rendere i colori artificiali


Fabrizio a me capita di avere una situazione che vorrei ritrovare nelle mie fotografie, soggetto fotografato prima del sorgere del sole quando per pochi minuti i colori sono magenta, sembra che gli acquatici stiano in un lago di vino rossastro, soggetto ripreso correttamente, arrivi a casa apri il file e non c'è quel colore che hai visto, lo cerchi nel file facendo modifiche, ma non esce, purtroppo la post non sempre può ridarti un momento che hai vissuto, ma posso garantirti che spesso quel momento c'è stato.
Altro è stravolgere la foto per ottenere effetti irreali.

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