| inviato il 23 Dicembre 2014 ore 18:03
Riporto quest'articolo: smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2014/12/22/non-per-quello- Che si rifà al documento originale bit.ly/Integrity-of-the-Image (21 pagine, importanti). E tratta di “ «Bisogna spostare l'attenzione da ciò che le fotografie sono a ciò che le fotografie fanno. Il problema della veridicità dell'immagine va considerata in relazione alle sue funzioni e finalità, e non al suo status filosofico» „ Ovvero la posizione di un grande numero di professionisti atta a trovare una "base comune" per definire l'integrità dell'immagine. Visto che anche qui se ne parla un giorno sì ed uno anche, vediamo cosa ne dice il World Press Photo? |
| inviato il 26 Dicembre 2014 ore 21:45
Prometto di leggere tutto! Stefano |
| inviato il 26 Dicembre 2014 ore 21:53
scaricato, ora mi metto a leggere:D |
| inviato il 26 Dicembre 2014 ore 22:03
Uno sbrodolamento di seghe mentali e di pseudo ovvietá. Piú o meno come il parlamento italiano |
| inviato il 26 Dicembre 2014 ore 23:14
“ Il problema della veridicità dell'immagine va considerata in relazione alle sue funzioni e finalità „ Quello che ho sempre sostenuto, se una foto viene presentata come documento deve essere tale (e questo dovrebbe andare oltre alla sola postproduzione comprendendo un'onestà intellettuale anche al momento dello scatto e poi nel modo di presentarlo..ma andiamo nel difficile.. e in quella realtà che non piace raccontare ai giornali ) Quindi d'accordo sul succo del discorso.. se poi la si smettesse d'affibbiare nomignoli a ciò che non ci piace forse si potrebbe veramente cominciare a discutere in modo serio di questi argomenti |
| inviato il 27 Dicembre 2014 ore 0:11
dall'articolo linkato: “ Nessuna regola aurea e infallibile e parametrabile, dunque, si può imporre, così come non esiste alcuna verginità platonica dell'immagine a cui fare riferimento „ “ ... non esiste più nulla di paragonabile al negativo analogico ...Non c'è mai stata una verità primordiale dell'immagine analogica che possa essere contrapposta a un relativismo digitale „ Ohooooo finalmente, come non quotare. Spero che lo leggano quei simpaticoni di ultra-conservatori che con risentimento intavolano spesso paragoni fra il digitale e la pellicola. “ se "spingo" il verde di una mia foto fino a confondersi con un blu, la bandiera italiana diventa bandiera francese, e ho cambiato un contenuto, non solo una sfumatura stilistica. Ma senza arrivare a questo estremo, se scurisco un cielo fino trasformare il giorno in crepuscolo o in notte, ho cambiato l'ora della giornata in cui dico di aver visto quella scena, dunque ho alterato un'informazione determinante nell'interpretazione di un evento. Clonazioni, messinscena, staging, desaturazioni, non c'è poi tanta differenza, nessuno di questi interventi è il male in sé, lo diventano quando si passa il limite dell'inganno non riconoscibile. „ Questo invece è senza dubbio vero, ma credo di difficile attuazione umana. |
| inviato il 27 Dicembre 2014 ore 0:13
quoto Caterina |
| inviato il 27 Dicembre 2014 ore 0:35
“ Uno sbrodolamento di seghe mentali e di pseudo ovvietá. Piú o meno come il parlamento italiano „ Ah Ah concordo... “ forse si potrebbe veramente cominciare a discutere in modo serio di questi argomenti „ A meno che si voglia discutere per il gusto di discutere, direi che non c'è nulla da discutere. La fotografia come ama dire Scianna, "mostra, non dimostra". E' da quando è nata che viene manipolata, anche con didascalie forvianti. Non ricordo se fossero i russi di Stalin o i cinesi di Mao o forse entrambi, a togliere dalle fotografie ufficiali i personaggi caduti in disgrazia, mediante una manipolazione in camera oscura e con una meticolosa ricostruzione dello scenario dietro il "buco" dello sventurato. Le fotocamere, analogiche o digitali che siano non contano niente, perchè non sono loro che fanno lo scatto, ma "l'uomo" che c'è dietro. Se "l'uomo" è onesto, la foto sarà onesta, altrimenti sarà furba come chi la scatta. Ma l'utente che guarda la fotografia non lo saprà mai, se non viene dichiarato. Quindi concludendo possiamo discutere per anni sull'opportunità di un'etica fotografica, ma sarà sempre un'utopia, perchè l'uomo per sua natura ....ops stavo per dire che è uno s.t.r.o.n.z.o., ma non tutti è ovvio. ciao |
| inviato il 27 Dicembre 2014 ore 0:48
Probabilmente si tratta di ovvietà. Forse sono anche limiti irritanti perchè soffusi. Negli ultimi anni, anche le menti sono diventate digitali e considerano solo i bianchi ed i neri, i si ed i no. ma, per quanto la tecnologia avanzi non potrà corrispondere a pieno al il mondo che è analogico (natura non facit saltus) e come tale dev'esserlo anche l'uomo. Fino a quando a parlare di "contraffazione" o fotoritocco siamo noi nell'ambito del faceto, poco male. Ma quando a parlare sono i giudici, esperti in fatti umani ma impreparati in sensori, diaframmi, gamme dinamiche, bilanciamenti (ecc.), le cose possono complicarsi. Ed è qui che i fotografi, autoregolandosi, possono reimpossessarsi dello scettro di un "potere" che li coinvolge ogni volta che scaricano la loro compactflash sul pc. |
| inviato il 27 Dicembre 2014 ore 0:58
E' difficile. Io applico la regola di non alterare la realtà, nel senso che chi guarda la foto deve avere una rappresentazione veritiera di quello che avrebbe potuto vedere se fosse stato presente. Un rametto clonato è accettabile perché non altera il soggetto principale. Un HDR eccessivo, con saturazioni che rappresentato un cielo , un mare, ecc ... come in realtà i miei occhi in quel momento non hanno visto è foto art. A volte, invece, vedo scagliarsi contro la clonazione di un rametto o di altri soggetti secondari che disturbano il soggetto principale e panorami apprezzati quando è evidente che si è calcato un tramonto o un cielo nuvoloso all'inverosimile. |
| inviato il 27 Dicembre 2014 ore 8:37
"La-fotografia-non-mostra-la-realtà mostra l idea che se ne ha" Per come la vedo io questa frase é l'essenza della'arte fotografica. E non solo. Ciao |
| inviato il 27 Dicembre 2014 ore 8:52
La manipolazione digitale è una diatriba sempre aperta . In questo caso sostanzialmente sono d'accordo :non cambiare l'immagine alterando la realtà, e onestá intellettuale . se tolgo un rametto perché mi sta impallando la macro , va bene , se tolgo un fucile da una scena di guerra magari no... |
| inviato il 27 Dicembre 2014 ore 8:57
“ "La-fotografia-non-mostra-la-realtà mostra l idea che se ne ha" Per come la vedo io questa frase é l'essenza della'arte fotografica. E non solo. „ Assolutamente d'accordo, la fotografia per me è essenzialmente l'esteriorizzazione di immagini interiori. Però se non ho capito male nell'articolo non si parla della fotografia come espressione/arte ma solo di quella parte che si occupa di documentazione e cronaca e li, al netto delle mille ipocrisie che citavo prima, chiedere una post rispettosa non è sbagliato..si possono anche causare grossi guai |
| inviato il 27 Dicembre 2014 ore 9:30
" ... non esiste più nulla di paragonabile al negativo analogico ...Non c'è mai stata una verità primordiale dell'immagine analogica che possa essere contrapposta a un relativismo digitale " ma perchè una volta si guardavano i negativi nei libri o nelle mostre? Io nelle mostre ho sempre visto delle gran belle foto, ben stampate, ben elaborate (in stampa o in collage analogici) ma a volte anche no, proprio elaborate male oppure ritagliate. Quindi il negativo che significato ha se non un semplice punto di partenza? Uno strumento per arrivare all'immagine che vuoi far vedere? Pari pari alla stampa? Cosa è cambiato dall'analogico al digitale? Forse adesso c'è solo più consapevolezza, una volta era magia perchè ignoravamo come facessero... |
| inviato il 27 Dicembre 2014 ore 14:14
“ "La-fotografia-non-mostra-la-realtà mostra l idea che se ne ha" „ Scusa se mi permetto, ma questa frase non la ritengo ancora corretta dal punto di vista dell'usofruitore finale, cioè il pubblico che vede la fotografia, perchè non può sapere che idea aveva il fotografo al momento dello scatto. Ci vorrebbe sempre allora, anche nelle mostre, una didascalia esplicativa dell'autore. (non del curatore). La stessa foto con didascalie diverse può dare un'immagine dal significato diverso, e quindi anche questa è una manipolazione indiretta. (E' la stessa cosa del clonare o aggiungere qualcosa con Photoshop). Ciò e valido per il fotogiornalismo, ma anche per tutti gli altri generi fotografici. Come dice Scianna ancora una volta la foto "mostra e non dimostra"... Dall'analogico al digitale non è cambiato niente, se non che è più facile manipolare. |
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